Scrutatio

Venerdi, 19 aprile 2024 - San Leone IX Papa ( Letture di oggi)

Salmi 72


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Prosperità degli empj nella vita presente. I buoni, che di ciò talora si affliggono, debbono consolarsi colla certezza del fine, che ogni uomo avrà buono, o cattivo secondo le sue operazioni.

1Salmo di Asaph.
Quanto è mai buono Iddio con Israele; con quelli, che son di cuor retto!
2Ma poco mancò, che i miei piedi non vacillassero, e che non uscisser di strada i miei passi.3Perché io fui punto da zelo verso gli iniqui, in osservando la pace de' peccatori:4Perché non pensano alla loro morte, e non son di durata le loro piaghe.5Non hanno parte alle afflizioni degli uomini, e con gli uomini non son flagellati.6Per questo la superbia li prese: son ricoperti della loro iniquità, ad empietà.7Dalla grassezza in certo modo scaturì la loro iniquità: si sono abbandonati agli affetti del loro cuore.8Pensano, e parlano malvagità: da luogo sublime ragionano di far del male.9Han messa in cielo la loro bocca: e la loro lingua va scorrendo la terra.10Per questo il popolo mio a tali cose si rivolge: e giorni trova di piena afflizione.11E hanno detto: Come mai Iddio sa questo? e l'Altissimo ne ha egli notizia?12Ecco che i peccatori medesimi, e i fortunati del secolo han raunate ricchezze.13E io dissi; Senza motivo adunque purificai il mio cuore, e lavai le mani mie cogli innocenti:14E fui tutto dì flagellato, e fui sotto la sferza di gran mattino.15Se io pensassi di ragionare così: ecco che io condannerei la nazione de' tuoi figliuoli.16Mi studiava di intender questo: cosa laboriosa è questa, che mi si pone davanti:17Per sino a tanto ch'io entri nel santuario di Dio, e intenda qual sia la fine di coloro.18Peraltro in ingannevole felicità gli hai posti: tu gli hai gettati a terra nell'atto, che si levavano in alto.19Come mai son eglino ridotti in desolazione; son venuti meno a un tratta; sono andati in perdizione per la loro iniquità.20Come il sogno di un che si sveglia, cosi tu nella tua città, o Signore, ridurrai nel nulla l'immagine di costoro.21Ma perché il mio cuore fu in tormento, ed ebber tortura gli affetti miei, ed io fui annichilato senza sapere il perché;22E fui qual giumento dinanzi a te, e mi tenni sempre con te;23Mi prendesti per la mia destra, e secondo la volontà tua mi conducesti, e con onore mi accogliesti.24Imperocché qual cosa havvi mai per me nel cielo, e che volli io da te sopra la terra?25La carne mia, e il mio cuore vien meno, o Dio del mio cuore, e mia porzione, o Dio, nell'eternità.26Imperocché ecco che coloro, che da te si allontanano, periranno: tu manderai in perdizione tutti coloro, che a te rompon la fede.27Ma per me buona cosa ell'è lo star unito con Dio: il porre in Dio Signore la mia speranza:28Affinchè tutte le tue laudi io annunzi alle porte della figliuola di Sion.

Note:

72,1:Asaph fu celebre cantore a' tempi di Davidde. Vedi I. Paralip. VI. 18. XVI. 30. Forse egli messe in musica questo e gli altri salmi, che hanno il di lui nome, come si e detto Psalm. XLIX.

72,1:Quanto è mai buono Iddio ec. Questa è una esclamazione, che fa il profeta dopo aver lungamente pensato sopra le varie vicende delle umane cose. Quanto è buono, benigno, liberale Iddio con Israele, ma particolarmente con que' figliuoli di Giacobbe, i quali camminano con cuore retto e sincero, con animo puro e con buona coscienza.

72,2-3:Ma poco mancò, che i miei piedi ec. Ma io, poco mancò, che non vacillassi e non soccombessi a una forte tentazione, e non mi abbandonassi a una maniera di pensare non vera, e uscissi dalla via della verità; perocchè l'animo mio in punto da zelo ardente, considerando le opere de' malvagi, e vedendo come vivono felici e tranquilli. Ecco la tentazione, che talora assale il giusto: Signore (dice il profeta) per qual motivo è prosperata la via dell'empio? Jerem. XII. I.

72,4:Non pensano alla loro morte, e non son ec. Sanno di avere a morire, ma alla morte non pensan giammai, ne il pensiero di essa gl'inquieta: e se talora son percossi con qualche afflizione, la piaga è presto sanata, e presto passano i loro dolori.

72,5:Non hanno parte alle afflizioni degli uomini, ec. Sono esenti dalle miserie, che soffrono gli altri, e non ne partecipano neppure per sentimento di compassione, perché hanno cuor duro. Per questo son pieni di superbia, e fanno arditamente tutto il male, che possono, e vogliono, e sono ripieni d'iniquità e di empietà: non temono Dio, e non han rispetto per gli uomini.

72,7:Dalla grassezza in certo modo scaturi ec. Dalla troppo grande felicità e abbondanza nacque la loro perversità: la facilità di soddisfare le loro passioni li rendette scellerati; e veggendo, che tutto lor riusciva, si abbandonarono a tutti i desiderii del canotto loro cuore.

72,8:Da luogo sublime ragionano ec. Dallo stato di felicità e di elevazione, in cui si considerano collocati, con una specie di autorità, e di gravità parlano e diseorrono del male, che voglion fare, ne parlano senza vergogna e senza temere contraddizione, come se dovesse esser lecito e buono tutto quello, che piace ad essi.

72,9:Han messa in cielo la lora bocca: ec. Hanno parlato di Dio, di Dio stesso perfidamente. E quanto agli uomini della terra, non ne risparmian veruno: la loro lingua colle mormorazioni, colle maldicenze, colle calunnie scorre la terra, e la riempie di disordini e di guai. È molto vivamente dipinta la passione di dir male con queste parole: è la lingua di lui va scorrendo la terra: come se si parlasse di qualche fiera crudele, che va qua e là: correndo, e cercando su chi gettarsi per istraziare e uccidere.

72,10:Per questo il popolo mio ec. Notisi primo, che nel Latino hic e avverbio, ed è posto in vece di huc, anzi huc lessero s. Ambrogio, Cassiodoro e vari Manoscritti dell'antica volgata. In secondo luogo la voce pleni è genitivo, e si sottintende calicis, dies pieni calicis. Il vero senso adunque di questo versetto, senso, che è confermato da tutto quello che segue, egli è: per questo il popol mio (è Dio, che parla pel profeta). Il popol dei giusti si rivolge qua, cioè si rivolge a considerare tali cose, e ne concepisce grande amarezza. Il calice è simbolo delle afflizioni e delle amarezze, onde Cristo disse: passi da me questo calice; e così altrove ne' salmi.

72,11-12:E hanno detto: Come mai Iddio su questo? Ecco un combattimento della carne contro la spirito. I ginsti veggendo gli empi in piena prosperità da un interno pensiero si senton dire: iddio sa egli tali cose? L'Altissimo ne ha egli cognizione? E se le conosce, come le tollera? Ecco che le ricchezze e tutti i beni vanno ai peccatori, i quali in questo mondo sono felici.

72,13-14:E io dissi. Senza motivo ec. Dal plurale passa al singolare, perché suppone una tentazione, che può venire a qualunque giusto. Io ho detto: dunque indarno ho procurato di conservar puro il mio cuore, e indarno ho procurato, che le mani mie (cioè le opere) fossero monde, non contaminate dal consorzio con gli empi; peracche io vissi sempre cogl'innocenti e co' giusti. E indarno soffrii i flagelli, co' quali Dio punì i miei mancamenti, e fin dalla tenera eta vissi sotto la correzione di questo buon Padre.

72,15:Se io pensassi di ragionare ec. Ma ecco, che un altro pensiero parla nella mia mente, e mi dice: se io, o Signore, la discorro cosi, se io dirò, che tu trascuri il bene de' tuoi figliuoli, che con amore ti obbediscono, mentre li tieni nelle afflizioni, e dai agli empi prosperità, se io ragionerò cosi, io vengo a condannare tutta la nazione de' tuoi stessi figliuoli, pensando, che essi la sbagliano, mentre in tutto e per tutto rimettonsi alla tua Providenza, e sopra di essa riposano, sicuri dell'amor tuo.

72,16:Mi studiava d'intender questo, ec. Pensai attentamente ai modi e alle ragioni di sciogliere questi miei dubbi, ma vidi, che un tal tentativo era casa troppo penosa, e difficile per me sino a tanto che io sia entrato nel ciela, e vegga qual debba essere il fine degli empi nella vita futura; perocchè questo fine non può conoscersi adesso. Alcuni pel Santuario di Dio intendono la Chiesa, da cui siamo istruiti anche riguardo alla soluzione di tali difficoltà. Egli è però vero, che non si potrà mai conoscere pienamente in questa vita la ragione della condotta tenuta da Dio riguardo ai buoni e riguardo ai cattivi: onde il Nazianzeno illustrando questo luogo dice cosi: Dopo che Davidde si è riscaldato, e messo in ardenza per ragion di coloro, che senza averlo meritato, nuotano nell'abbondanza di tutti i beni, i suoi pensieri finalmente rivolge ai tribunali dell'altra vita, e alla retribuzione, che serbasi alla vita degli uni, e degli altri, e in tal guisa calma i suoi turbamenti, e medica la tristezza dell'animo suo, ep. 66. ad Philagr.

72,18:Peraltro in ingannevole felicità gli hai fatti. Seguendo le vestigia della nostra volgata mi è parum, che debba sottintendersi la voce bona, con che si toglie ogni oscurità, e si ha un sentimento, che confina coll'Ebreo, il qual si traduce: veramente tu gli hai posti in luogo da sdrucciolare: dice adunque il profeta: per altro benché io non intenda le arcano ragioni de' tuoi consigli divini. io veggo che la loro felicità presente non e soda, non è ferma ne stabile, e anzi non serve ad altro, che a ingannare costoro: perocchè mentre sognano ingrandimenti sempre maggiori, repentinamente tu li getti per terra.

72,19:Come mai son eglino ridotti in desolazione; ec. Son divenuti simili ad una città desolata, e distrutta, dove non altro vedesi, se non rovine. A ciascheduno de' membri di questo versetto si intende ripetuto: come mai; come mai son venuti meno ec.

72,20:Come il sogno di un, che si sveglia, ec. Ii sogno non dura se non quanto l'uomo dorme; svegliato l'uomo il sogno finisce: due cose adunque con questa bella similitudine accenna il Profeta: primo la vanità delle umane prosperità, che non possono far l'uomo veramente felice, come le felicità sognate non sono felicità. In secondo luogo la durata brevissima di queste false prosperità degli empi, le quali sussistono quanto sussiste il sogno d'un uomo, che si sveglia. Vedi Isai. XIX. 8. Nella tua città, ec. Nella città, che tu desti loro da abitare, annichilerai l'immaginario loro grandezza e felicità. L'Ebreo non dice: Nella tua città, ma nella città; e la sposizione, che molti danno a questa parole dicendo che per la città di Dio debba intendersi la celeste Gerusalemme, non mi pare che convenga in questo luogo, dove non si parla di quello, che Dio farà degli empi in futuro, ma di quello, che fa sovente nel tempo stesso di questa vita, dove repentinamente umilia e atterra, e distrugge questi superbi colossi con istupore e terrore delle città, dove abitano.

72,21-23:Ma perché il mio cuore fu in tormento ec. Ho aggiunto la particella ma per vie più schiarire il senso dei tre versetti, nell'ultimo de' quali si compie il discorso del profeta. Al contrario di quello, che agli empi succede, perché nella mia vita il mio cuore fu in angustie, e tormenti, e perché tutti gli alieni miei ebber croci e patimenti, ed io lui umiliato, e ridotto all'ultima abbiezione senza sapere il motivo per cui in tale annientamento io fossi ridotto, e perché dinanzi a te io fui qual giumento, che di peso si carica senza riguardo, e contatto questo io non mi distaccai da te giammai, ma fui sempre tuo servo, tuo adoratore pieno di amore per te: per questo tu mi prendesti per mano, mi conducesti a far la tua volontà in tutte le cose, e con onore mi ricevesti nella società de' tuoi fedeli per ricevermi una volta nella società de' beati. Osserverò per illustrazione del testo; primo, che ardere, esser bruciato presso i Latini significa patire, esser martoriato. In secondo luogo per quelle parole: e i miei affetti ebber tortura, ovvero (come dice l'Ebreo) fui punto, ferito nei miei reni può significarsi la mortilicazione delle passioni, esercizio penoso del giusto in questa vita, dove egli in sè porta come tutti gli uomini la infausta legge della carne, che contraria la legge dello spirito.

72,24:Imperocchè qual casa havvi mai per me ec. Bellissimo trasporto d'amore. Disse, in qual modo Dio lo ha trattato e guidato sopra la terra? ma e in terra e nel cielo stesso, che v' ha egli mai, che io ambisca, o desideri fuori di te, ovver senza di te?

72,25:La carne mia e il mio cuore ec. La carne mia e il mio spirito del pari si consumano e vengon meno per l'ardente brama di posseder te, o Dio, obbietto di tutti gli affetti miei e unica mia porzione e mio retaggio per tutta l'eternità.

72,26:Che a te rompon la fede. Violano le promesse a te fatte. Gli Ebrei nella circoncisione si facevano debitori a Dio dell'osservanza di tutta la legge. E lo stesso avviene de' Cristiani nel santo Battesimo, nel quale una spirituale unione si contrae con Dio o con Cristo, onde i peccati de' fedeli sono rassomigliati al trascorsi di una donna in fedele, che viola le promesse fatte al suo Sposo.

72,28:Alle parte della figliuola di Sion. Nelle adunanze del popolo di Gerusalemme, nelle adunanze del popolo fedele, dinanzi ai quale pubblicamente e solennemente predicherò a tua lode tutte le tue misericordia.