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Giovedi, 18 aprile 2024 - San Galdino ( Letture di oggi)

Vangelo secondo Giovanni 1


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Il verbo è Dio, vita, e luce, che ogni uomo illumina. Per lui sono state fatte tutte le cose, ed egli si e fatto uomo. A lui rende testimonianza Giovanni Battista, dicendo, se esser voce, e indegno di sciogliere le corregge de' sandali di lui; e che egli è l'Agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo. Andrea uno de' due discepoli di Giovanni, i quali avevano seguitato Cristo, conduce a lui anche Simone suo fratello. Filippo anch' esso chiamato da Gesù conduce a lui Natanaele.

1Nel principio era il Verbo, e il Verbo era appresso Dio, e il Verbo era Dio.2Questo era nel principio appresso Dio.3Per mezzo di lui furon fatte le cose tutte: e senza di lui nulla fu fatto di ciò, che è stato fatto.4In lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini:5E la luce splende tra le tenebre, e le tenebre non la hanno ommessa.6Vi fu un uomo mandato da Dio, che chiamavasi Giovanni.7Questi venne qual testimone, affin di render testimonianza alla luce, onde per mezzo di lui tutti credessero:8Ei non era la luce; ma era per rendere testimonianza alla luce.9Quegli era la luce vera, che illumina ogni uomo, che viene in questo mondo.10Egli era nel mondo, e il mondo per lui fu fatto, e il mondo nol conobbe.11Venne nella sua propria casa, e i suoi nol ricevettero.12Ma a tutti que', che lo ricevettero, die potere di diventar figliuoli di Dio, a quelli che credono nel suo nome:13I quali non per via di sangue, nò per volontà della carne, nè per volontà d'uomo, ma da Dio sono nati.14E il Verbo si è fatto carne, e abitò tra noi: e abbiamo veduto la sua gloria, gloria come dell'Unigenito del Padre, pieno di grazia, e di verità,15Giovanni rende testimonianza di lui, e grida, dicendo: Questi è colui, del quale io diceva: Quegli, che verrà dopo di me, è da più di me; perchè era prima di me.16E della pienezza di lui noi tutti abbiam ricevuto, e una grazia in cambio di un'altra:17Perché da Mosè fu data la legge: la grazia, e la venuta per Gesù Cristo fu fatta.18Nissuno ha mai veduto Dio: l'unigenito Figliuolo, che è nel seno dei Padre, egli ce lo ha rivelato.19Ed ecco la testimonianza, che rendè Giovanni, quando i Giudei mandarono da Gerusalemme i sacerdoti, e i Leviti a lui per dimandargli: Chi se' tu?20Ed ei confessò, e non negò: e confessò: Non son io il Cristo.21Ed essi gli dimandarono: E che adunque? Se' tu Elia? Ed ei rispose: Nol sono. Se' tu il profeta? Ed, ei rispose: No.22Gli disser pertanto: Chi se' tu, affinchè possiam render risposta a chi ci ha mandato? Che dici di te stesso?23Io son, disse, la voce di colui, che grida nel deserto: Raddirizzate la via del Signore, come ha detto il profeta Isaia.24E questi messi erano della setta de' Farisei.25E lo interrogarono, dicendogli: Come adunque battezzi tu, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?26Giovanni rispose loro, e disse: Io battezzo nell'acqua: ma v'ha in mezzo a voi uno, che voi non conoscete:27Questi è quegli, che verrà dopo di me, il quale è da più di me: a cui io non son degno di sciogliere i legaccioli delle scarpe.28Queste cose successero a Betania di là dal Giordano, dove Giovanni stava battezzando.29Il giorno dopo Giovanni vide Gesù, che venivagli incontro, e disse: Ecco l'Agnello di Dio, ecco colui, che toglie i peccati del mondo.30Questi è colui, del quale ho detto: Dopo di me viene uno, che è da più di me: perché era prima di me:31E io nel conosceva; ma affinchè egli fosse riconosciuto in Israele, per questo son io venato a battezzare nell'acqua.32E Giovanni rendette testimonianza, dicendo: Ho veduto lo Spirito scendere dal cielo in forma di colomba, e si fermò sopra di lui.33E io nei conosceva: ma chi mandommi a battezzare nell'acqua, mi disse: Colui, sopra del quale vedrai discendere, e fermarsi lo Spirito, quegli è colui, che battezza nello Spirito santo.34E io ho veduto: t'ho attestato,com'egli è il Figliuolo di Dio.35Il di seguente di nuovo trovandosi Giovanni con due de' suoi discepoli,36E mirando Gesù, che passeggiava,disse: Ecco l'Agnello di Dio.37E udiron le sue parole i due discepoli, e seguitarmi Gesù.38E rivoltosi Gesù, e vedutili, che lo seguivano, disse loro: che cercate voi? Ed essi gli risposero: Rabbi (che vuol dir maestro), dov' è la tua abitazione?39Rispose loro: Venite, e vedete. Andarono, e videro, dove egli stava, e si stetter con lui per quel giorno: era allora circa la decima ora.40Andrea fratello di Simon Pietro era uno dei due, che avevan udito le parole di Giovanni, ed avean seguitato Gesù.41Il primo, in cui questi s'imbattè, fu il suo fratello Simone, e dissegli: Abbiano trovato il Messia (che vuol dire il Cristo).42E lo condusse da Gesù. E Gesù fissato in lui lo sguardo, gli disse: Tu sei Simone, figliuolo di Giona: tu sarai chiamato Cepha (che si interpreta Pietra).43Il di seguente Gesù volle andare nella Galilea, e trovò Filippo, e gli disse: Seguimi.44Filippo era di Betsaida, patria di Andrea, e di Pietro.45Filippo trovò Natanaele, e gli disse: Abbiam trovato quello, di cui scrisse Mosè nella legge, e i profeti, Gesù di Nazareth figliuolo di Giuseppe.46Natanaele gli rispose: Può egli mai uscir cosa buona da Nazareth? Filippo gli disse: Vieni, e vedi.47Vide Gesù Natanaele, il quale veniva a trovarlo, e disse di lui: Ecco un vero Israelita, in cui non è froda.48Natanaele gli disse: Come mai mi conosci tu? Gesù gli rispose: Prima che Filippo ti chiamasse, io ti vidi, quando eri sotto il fico.49Natanaele rispose, e dissegli: Maestro, tu sei Figliuolo di Dio, tu sei il Re d'Israele.50Gesù gli rispose, e disse: Perché ti ho detto, che ti ho veduto sotto il fico, tu credi: vedrai cose maggiori di questa.51E dissegli: In verità, in verità io vi dico, vedrete aperto il cielo, e gli Angeli di Dio andare, e venire il figliuolo dell'uomo.

Note:

1,1:Nel principio. Vale a dire, nel principio del tempo, quando col mondo principiò ad essere il tempo, prima del quale fu non tempo, ma eternità. Molti Padri hanno intese queste parole in principio, come se volesser significare, che il Verbo divino era nel Padre, come in suo principio, e in sua origine. Ma la prima spiegazione è più semplice, e naturale, e viene illustrata da quel luogo de' Proverbi, dove la Sapienza increata, il Verbo di Dio di se stesso dice: Il Signore mi ebbe con seco nel cominciamento del suo operare, prima che principiasse a far cosa alcuna, cap. VIII. 22.
Era. Vuol dire esisteva, sussisteva. E osservisi, come il Vangelista non disse: Da principio è, perchè nissuno s'immaginasse, che allora principiasse ad essere: nè disse: Da principio fu, perchè nissun forse credesse, che egli avesse di poi cessato di essere; ma disse: Era, col la qual voce stabilì l'eterna, e immutabile esistenza del Verbo.
Il Verbo. Questo è il nome del Figliuolo di Dio nel nuovo testamento, il qual nome però è fondato anche nel vecchio testamento. Del Verbo di Dio furon formati i cieli, dice Davidde, Ps. XXXIII. 6.; e Mosè stesso con quelle parole: Disse Dio: Sia la luce, e la luce fu, e la stessa formola Disse Dio tante volte ripetendo, questo stesso nome volle accennare, facendoci da per tutto vedere, la Parola, o sia il Verbo, dar l'essere a tutte le cose. Quindi è, che da Gregorio di Neocesarea nella sua sposizione della fede il Verbo è chiamato la virtù fattrice di tutte le creature.
Il Figliuolo di Dio è la parola della mente del Padre: imperocchè siccome havvi nell'uomo una parola interiore, e della mente, che è quella, che chiamasi l'idea della cosa che intendiamo, e l'altra esteriore, che è la manifestazione della stessa idea colle espressioni della lingua; cosi in Dio havvi una parola della mente, che è il Figliuolo generato da lui nell'intendere, e conoscere se stesso; parola manifestata poscia al di fuori, allorchè la stessa parola conceputa ab eterno nella mente del Padre, o sia il Verbo divino, si fece carne, e allorchè per mezzo della stessa parola, e dello stesso Figliuolo parlò agli uomini il Padre, il quale in molti modi avea prima parlato loro pe' suoi profeti. Hebr. 1. I. 2.
Il Verbo era appresso Dio. Si può ancora tradurre era con Dio. Ha voluto con questo l'Evangelista darci ad intendere la stretta unione del Verbo col Padre, e dove egli risedesse da tutta la precedente eternità. Queste parole di più mostrano la distinzione della persona del Figliuolo dalla persona del Padre, e che egli era ab eter no, come il Padre.
Il Verbo era Dio. Riuniamo le tre altissime verità annunziate in questo solo primo versetto da s. Giovanni: I. il Verbo era ab eterno: 2. il Verbo era distinto da Dio (padre): 3. il Verbo era Dio.

1,3:Per mezzo di lui furon fatte le cose tutte. Per lui come causa efficiente di tutto.
E senza di lui nulla fu fatto di ciò, ec. Tutte le cose sono fattura del Verbo eterno. Non si eccettua (dice s. Ireneo) nè pur una di tutte quante le cose; ma tutte per lui le fece il Padre, tanto le visibili, quanto le invisibili. Che questo sia il vero senso di queste parole, apparisce da s. Ignazio martire, dal Grisostomo, e da altri Padri, e dalle antichissime versioni Siriaca, e Arabica.

1,4:In lui era la vita. In lui come in principio, e in fonte risedeva la vita, tanto la naturale, che egli comunica agli esseri animati, come la spirituale, che egli dona con la sua grazia alle creature intelligenti, e anche la vita eterna, che egli dà a'giusti. Principalmente però con queste parole il s. Evangelista principia a toccare la massima delle opere del Verbo, il discender che fece dal seno del Padre a render la vita dell'anima agli uomini giacenti nelle tenebre, e nell'ombra della morte, a mostrare ad essi la via della vita, e preparare i mezzi della loro eterna salute. Dimostra egli, secondo la riflessio ne di s. Ireneo, come per quel Verbo, per cui il Padre esegui la creazione dell'universo, per lui medesimo apportò vita, e salute agli uomini da lui stesso creati.
E la vita era la luce degli uomini. Il Verbo vivificante era luce degli uomini, le menti de' quali illustra con la superior cognizione delle cose celesti: luce celestiale, e divina, alla quale indirizzino con sicurezza i loro passi. Tacitamente si fa comparazione della luce tanto maggiore portata dal Vangelo con quella, che fu comunicata per mezzo della legge, e si oppone la illuminazione di tutti gli uomini per mezzo del Verbo alla vocazione di un solo popolo chiamato alla cognizione, e al culto del vero Dio per mezzo della legge.

1,5:E' la luce splende tra le tenebre, ec. Vuolsi intendere tra le tenebre della cecità, e della ignoranza prodotta dal peccato del primo uomo. ln mezzo a queste densissime tenebre il Verbo era la luce degli uomini, la sola luce, e la sola speranza, a cui rivolger potessero i miseri gli affannosi loro pensieri. Egli, che fu tante volte promesso, e in tante guise profetizzato nel vecchiotestamento, non lasciò fin dal principio del mondo di offerire agli uomini la cognizione di Dio sì con la interiore inspirazione, e sì ancora per mezzo de' patriarchi, e de' profeti, e venne finalmente egli stesso in persona a far l'ufficio di luce del mondo.
E le tenebre non l'hanno ammessa. Una gran parte degli uomini accecati dalle loro concupiscenze non vollero prevalersi di questa luce; ma chiusero ad essa gli occhi, amaron di restar ciechi piuttosto, che abbandonare i vizi, ne' quali erano immersi. La voce tenebre è presa qui da s. Giovanni nello stesso senso, in cui fu usata dall'Apostolo laddove dice ai nuovi cristiani: Foste una volta tenebre, ma ora poi luce nel Signore.

1,6:Fu un uomo mandato da Dio. La missione di Giovanni fu autorizzata da Dio co' miracoli della sua nascita, e con la sua vita ammirabile, e con la santità della dottrina.

1,7:Affin di render testimonianza alla luce: ovvero a quella luce. Per annunziare agli uomini, esser già venuto al mondo colui, che è splendor della gloria, e immagine della sostanza del Padre, e luce del mondo.
Onde per mezzo di lui. Per mezzo del suo ministero, e della sua predicazione. Il Greco può anche tradursi affinchè per lei; vale a dire, mediante quella luce, cui rendeva Giovanni testimonianza, tutti abbracciasser la fede.

1,8:Ei non era la luce. Non era quella luce increata, eterna, immensa promessa per i profeti, ma testimone, e predicatore della luce.

1,9:Quegli era la luce vera, ec. Chiama il Verbo luce vera, perchè quello, che la luce corporale è per li corpi, lo è egli più veracemente, e perfettamente per le anime.
Illumina ogni uomo, che viene ec. Illumina tutti gli uomini, ai quali tutti questa luce divina è pronta a far di sè copia, e de' quali nissuno può essere senza di lei illuminato. Imperocchè e il lume naturale, o sia della ragione, e il lume della fede, e della grazia tutti lo ricevon dal Verbo.

1,10:Era nel mondo. Fu agli uomini fin da principio presente per la sua divinità, dipoi ancora nella sua, umanità.

1,11:Venne nella sua propria casa. Nella chiesa Giudaica, nella casa d'Israele, chiamata tante volte nelle Scritture eredità di Dio, possessione di Dio, popolo di Dio.

1,12:Diè potere di diventar figliuoli ec. Diede loro la prerogativa di essere figliuoli di Dio, come fratelli di Gesù Cristo, e per tal filiazione il diritto alla eterna felicità.

1,13:I quali non per via di sangue, ec. Significa, che la fede non ha origine dalla generazione naturale, o carnale, ma bensì dalla rigenerazione spirituale, la quale è effetto dello Spirito di Dio, per mezzo del quale e le prave inclinazioni correggonsi, e le tenebre della mente si discacciano, e il cuore si purifica, e avvivasi col santo amore. Dice adunque, che l'adozione de' figliuoli di Dio non ha per fondamento nè l'origine da Abramo secondo il sangue, nè le forze della natura, o del libero arbitrio, ma la buona volontà di Dio, da cui il principio della nuova vita ricevono i figliuoli dell'adozione.

1,14:E il Verbo si è fatto carne. Per varie ragioni non disse il Verbo si è fatto uomo; ma piuttosto il Verbo si e fatto carne: primo: per istabilire più chiaramente la distinzione delle nature in Gesù Cristo: imperocchè nel linguaggio degli Ebrei carne, e sangue si dice per opposizione a Dio (Vedi s. Matth. XVI. 17.): in secondo luogo, per maggiormente esaltare la bontà, e la carità di Dio, il quale non ebbe a schifo di assumere anche la porzione più vile, e abietta dell'uomo: in terzo luogo, per dimostrare, come il Verbo si rivestì di questa porzione dell'uomo, la quale era stata viziata, e depravata in Adamo per la colpa, affine di sanarla, perchè alla malattia fosse corrispondente la medicina, come dice il gran martire s. Giustino.
Si è fatto carne, non mutando il suo essere, nè cangiandosi il Verbo in carne, ma assumendo la natura umana, e congiungendola colla divina in tal modo, che questa umana natura nella persona del Verbo sussiste; onde una sola è la persona dell'uomo Dio, intera restando l'essenza, e le proprietà dell'una, e dell'altra natura.
Abitò tra di noi. Visse, e conversò tra di noi, come uno di noi. Fu veduto sopra la terra, e conversò con gli uomini, dice il Profeta.
E abbiamo veduto ec. Abbiam veduti i segni, e gli effetti della maestà divina, la quale in lui risiedeva: e si diede a conoscere in molti modi sì per mezzo de' miracoli, e sì ancora nel saggio, che ne comunicò un giorno a tre de' suoi discepoli (de' quali uno fu il nostro Evangelista); e finalmente negl' infiniti tratti di sapienza, di potere, e di carità infinita, che in lui si videro in tutto il corso della sua vita mortale.
Gloria come dell'Unigenito. Vale a dire, gloria, quale all'Unigenito del Padre si conveniva; e perciò non terrena, e caduca, ma gloria di santità, di giustizia, e di verità.
Pieno di grazia, e di verità. Dicesi il Verbo pieno di grazia, perchè e noi liberò dalla maledizione della legge, e la grazia, e la riconciliazione con Dio ci meritò con la sua morte. Pieno di verità, non tanto perchè egli è la verità medesima, ma molto più strettamente in questo luogo, perchè le ombre, e le figure della legge adempì col suo sagrifizio.

1,15:Giovanni rende testimonianza di lui, e grida. Giovanni attestò, come il Verbo si fe' carne, abitò tra noi pieno di grazia, ec. La voce grida non è qui posta a caso, alludendosi con essa a quel bellissimo passo di Isaia, dove dello stesso Batista si dice: Voce di un, che grida nel deserto: Preparate la via del Signore.
Del quale io diceva. Anche prima che egli venisse da me per essere battezzato.

1,16:E della pienezza di lui ec. Da lui pienissimo di grazia, di verita, e di tutti i doni spirituali (de' quali fu Cristo ricolmo in quanto uomo, affinchè ne facesse parte a' suoi fedeli ), da lui abbiam tutti ricevuto i doni dello Spirito secondo la misura, che a lui piacque di compartircene.
E una grazia in cambio di un' altra. In luogo della grazia della legge, la quale passò, ricevuto abbiamo la grazia permanente dell'Evangelio; e in luogo delle ombre, e delle immagini del vecchio testamento, la grazia, e la verità è stata fatta per Gesù Cristo; così spiega s. Agostino, ep. II., e s. Girolamo in cap. IV. Zachar.

1,17:La grazia, e la verità per Gesù Cristo fu fatta. Sopra queste parole s. Agostino tract. 3. in Joan. dice: Per mezzo di un servo fu data la legge, e fece de' rei; dal supremo Imperante fu data la remissione, e i rei prosciolse. La legge fu data da Mosè; non si attribuisca nulla di più il servo, eletto a un gran ministero come fedele nella casa del padrone, ma però servo: può agire secondo la legge; ma non può sciogliere dal reato della legge. La legge adunque fu data da Mosè; ma la grazia, e la verità fu fatta per Gesù Cristo. Dunque la grazia in questo luogo significa il gratuito favore, e la benignità di Dio verso degli uomini: la verità dinota la costanza, e fedeltà di Dio nell'adempiere le sue promesse; e l'uno, e l'altro di questi beni dobbiamo a Gesù Cristo, che è il fonte della grazia, e nel quale (come dice l'Apostolo, 2. Cor. I. 20.) le promesse di Dio sono Si, e Amen.

1,18:Nissuno ha mai veduto Dio. Sembra, che l'Evangelista voglia adesso farci intendere, a chi egli fosse debitore delle grandi cose dette da lui intorno al Verbo. Nissun uomo mortale, nè men lo stesso Mosè, potè colle proprie forze conoscere l'esser di Dio, e particolarmente il più sublime de' suoi misteri, la Trinità delle persone divine. L'Unigenito del Padre, che è nel seno del Padre, cioè intimo al Padre, e partecipe di tutti gli arcani del Padre, manifestò agli uomini, e nella sua stessa persona rappresentò i caratteri della essenza divina, e di nuova insolita luce ci arricchì intorno alle cose divine.

1,19:Quando i Giudei mandarono ec. Intorno a questa deputazione fatta dalla Sinagoga a Giovanni per sapere da lui, chi egli si fosse, vuolsi osservare: primo, come la nazione Ebrea era allora persuasa, che quello era il tempo della venuta del Messia: la qual cosa non altronde potevano avere appresa, che dalle Scritture; e di questa espettazione de' Giudei ne abbiamo testimonianza anche presso autori profani. Secondo, che era tradizione ricevuta tra gli stessi Ebrei, che al Messia riserbato fosse un battesimo, come speciale carattere della sua missione; tradizione fondata anch'essa nelle Scritture. Terzo, che fu altissima disposizione della Providenza, che il gran Sinedrio residente in Gerusalemme mosso da quel che udito avea della nascita, della vita, e della santità di Giovanni, a lui ricorresse pronto a riconoscerlo per Messia, e da lui stesso apprendesse, chi fosse il Messia.

1,20:Ed ei confessò, e non negò: e confessò. Questa repetizione dello stesso sentimento serve a mostrare, che il santo, e umile Precursore non una, ma due, e tre volte dichiarò (opponendosi al pregiudizio dei deputati) com' egli non era il Cristo.

1,21:Se'tu il profeta? S. Giovanni Grisostomo, s. Cirillo, e Teofilatto riferiscono, essere stata in voga tra gli Ebrei la falsa credenza (derivante da una falsa interpretazione di un passo di Malachia, cap. IV. 5.), che non solamente Elia dovesse tornare al mondo alla venuta del Messia, ma dovesse nascer tra loro anche un Profeta simile a Mosè, cui applicavano le parole del Deuteronomio, cap. XVIII. 15., le quali di Gesù Cristo stesso debbono intendersi. Che in tale errore fossero gli Ebrei, pare, che possa ricavarsi anche dal seguente capo VII. 40. 4I., e capo VI. 14.
Dicono adunque questi deputati a Giovanni: Sei tu forse quel Profeta, che dee precedere il Messia?

1,24:Erano della setta de' Farisei. La massima parte del Sinedrio era di tal setta.

1,26:Io battezzo nell'acqua. Colla sola acqua non accompagnata dall'effusione dello Spirito santo, il quale sarà dato da colui, del quale io sono Precursore, e ministro.

1,29:L'Agnello di Dio. Vale a dire, gratissimo a Dio, degno per la sua innocenza di essere offerto a Dio per la propiziazione de' peccati del mondo. Alludesi e all'agnello pasquale, e a quello del sagrifizio perenne, il quale offe rivasi ogni dì, mattina e sera, due figure di Gesù Cristo. Avrebbe potuto dire il Batista: Ecco il Messia, ecco il Re d'Israele; ma avendo abbastanza ciò significato col precedente discorso, vuole adesso con queste parole levar dalla mente degli Ebrei l'errore nel quale vivevano, e il quale potea ritenerli dal riconoscere il Cristo nell'umile, e abietto stato, in cui compariva tra loro. Imperocchè un Messia aspettavano, che venisse con potere, e magnificenza da re. Da tali idee tutte carnali li rappella il Precursore a considerare nel Messia per suo primo carattere l'essere quell'Agnello immacolato, destinato ad essere sacrificato, e svenato per li peccati del mondo, per la salute del quale doveva morire prima di stabilire il suo regno.
Che toglie i peccati. Li toglie quasi peso grave, e insopportabile dagli omeri degli uomini, prendendolo sopra se stesso.

1,31:E io nol conosceva. Ei non conosceva Gesù personalmente, e di vista, avendo ordinato il Signore, che nissuna conoscenza passasse tra Cristo, e Giovanni, prima che miracolosamente mostrato fosse dal cielo il Messia al Precursore, affinchè la testimonianza di lui fosse più autorevole, ed efficace.

1,39:Era allora circa la decima ora. Diremmo all'uso italiano le ventidue, secondo la divisione, che facevano gli Ebrei, della quale abbiamo altrove parlato. Dee però intendersi, che non solamente quel poco, che restava di giorno, ma tutta ancora la notte la passarono con Gesù Cristo a ricevere le sue celesti istruzioni.

1,47:In cui non è froda. La difficoltà, che mostrava Natanaele di riconoscere per Messia uno, che si diceva originario di Nazareth, luogo ignobile e barbaro, veniva da animo schietto, e amante della verità; in prova di che non lasciò di fare a modo di Filippo, e di andare con lui a veder Cristo.

1,51:Andare, e venire. Questa frase Ebrea significa servire, e queste parole di Cristo pare, che debbano intendersi del giorno del giudicio finale, al quale verrà Gesù Cristo corteggiato da' suoi Angeli. Altri le riferiscono a quello, che successe nella risurrezione, e nell'ascensione.
Al Figliuolo dell'uomo. Natanaele l'aveva chiamato figlio di Dio, ed egli chiama se stesso figliuolo dell'uomo si per dimostrare la sua umiltà, e sì ancora per indicare, che come un secondo Adamo ristorar doveva i danni por tati agli uomini dal primo.