Scrutatio

Giovedi, 28 marzo 2024 - San Castore di Tarso ( Letture di oggi)

Salmi 34


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E salmo profetico, ed ottimamente si applica a Cristo, il quale prega il Padre, che prenda le sue difese contro i nemici non tanto suoi, guanto del medesimo Padre.

1Salmo dello stesso Davidde.
Giudica, o Signore, coloro, che mi offendono: combatti coloro, che mi combattono.
2Prendi l'armi, e lo scudo, e levati a darmi aita.3Tira fuori la spada, e serra la strada a coloro, che mi perseguitano: dì all'anima mia: Io sono la tua salute.4Rimangan confusi, e svergognati tutti coloro, che tendono insidie alla, mia vita. Sian messi in fuga, e in scompiglio quei, che ordiscon del male contro, di me.5Siano come polvere al soffiar del vento, e l'Angelo del Signore li prema.6La loro via sia tenebrosa, e sdrucciolevole, e l'Angelo del Signore gli incalzi.7Perocché senza ragione mi tesero occultamente il loro laccio di morte: ingiustamente caricarono di obbrobrj l'anima mia.8Venga sopra di lui un laccio, a cui egli non pensa, e dalla rete tesa occultamente da lui egli sia preso, e cada nello stesso suo laccio.9Ma l'anima mia esulterà nel Signore, e si rallegrerà per la salute, che vien da lui.10Tutte quante le ossa mie diranno: Signore, che è simile a te? Tu, che liberi il povero dalle mani di quei, che ne possono più di lui, l'abbandonato, e il povero da quelli, che la spogliavano.11Testimoni iniqui, levatisi su, mi domandavan conto di cose, ch'io ignorava.12Pel bene mi rendevan dei mali: la sterilità all'anima mia.13Ma io mentre quelli mi molestavano, mi rivestii di cilizio. Umiliai col digiuno l'anima mia, e nel mio seno si aggirava la mia orazione.14Quasi parente, e quasi fratello lo trattai con amore: mi umiliai come uno, che è in duolo, e in tristezza.15Ed essi eran lieti, e si adunaron contro di me: furon messi insieme flagelli contro di me, e io non li conosceva.16Vennero in discordia, ma non si compunsero: mi tentarono, mi insultarono grandemente, digrignavano i denti contro di me.17Signore, quando porrai tu mente? Sottraggi l'anima mia dalla malignità di costoro, dai leoni l'unica mia.18Te io confesserò in una Chiesa grande; in mezzo a un popolo numerosa ti loderò.19Non abbiano da goder del mio male quelli, che ingiustamente mi sono avversi; quelli, che mi odiano senza cagione, e ammiccan cogli occhi.20Imperocché meco parlavan parole di pace; ma nella commozion della terra meditavano inganni.21Dilatarono la loro bocca contro di me; dissero: Bene sta, bene sta, i nostri occhi han veduto.22Tu hai veduto, o Signore, non restare in silenzio: Signore, non ritirarti da me.23Levati su, e abbi a cuore il mio giudizio; la mia causa, Dio mio e Signor mio.24Giudicami secondo la tua giustizia, o Signore Dio mio, e coloro di me non trionfino.25Non dicano ne' loro cuori: Bene sta, buon per noi: e non dicano: Lo abbiam divorato.26Siano tutti insieme confusi, e svergognati quelli, che si rallegrano de' miei mali. Siano vestiti di confusione, e di rossore coloro, che parlan superbamente, contro di me.27Esultino, e si rallegrino quei che favoriscono la mia giustizia; e dicano sempre: Sia magnificato il Signore, quei, che la pace desiderano del servo di lui.28E la mia lingua mediterà la tua giustizia: le lodi tue tutto il giorno.

Note:

34,1:Giudica, o Signore, coloro, ec. Parla di Dio in questi tre primi versetti, come si parlerebbe di un gran campione, e tale il descrisse Mosè, Exod. XV. 3.: il Signore, quel forte campione, il Suo nome è l'Onnipotente.

34,3:E terrà la strada. Ponendoti di mezzo tra me e i miei nemici. Dì all'anima mia, io sono la tua salute. E il dire, e il comandare in Dio porta seco l'azione detta o comandata. Di'all'anima mia, che tu mi salverai, e io sarò salvo.

34,4:Rimangan confusi. ec. Abbiam qui una forte profezia dei terribili mali, onde saranno oppressi gl'ingiusti e ostinati persecutori del giusto, cioè di Cristo.

34,5:E l'Angelo del Signore li prema. Si può intendere l'Angelo buono; perocchè anche per mezzo de' buoni Angeli punisce Dio i cattivi e adempie i suoi giudizii.

34,6:La loro via sia tenebroso, ec. La strada, per cui tenteranno di fuggire dalla spada dell'Angelo, che hanno alle spalle, questa strada sarà buia e rovinosa, onde non potranno trovarvi il loro scampo, ne reggersi in piedi. Cosi fa intendere, che non potranno fuggire il meritato gastigo. Ma in un senso più sublime, la infelice nazione, che messe a morte il suo Cristo dispersa per tutte le parti del mondo dall'ira vendicatrice, come si disperge la polvere al soffiare del vento, cammina nelle tenebre, e per una strada dove non trova terren fermo da porvi il piede; perché quantunque le Scritture conservi e le adori, nulla più in esse comprende, ne sopra di esse può riposare, ne consolarsi con esse de' suoi disastri, mentre per non aver voluto riconoscere quel Messia, che di tutte le Scritture è l'obbietto e la chiave, non può più ritrovare in esse, se non la sua condannazione.

34,8:Venga sopra di lui un laccio, ec. Dall'Ebreo apparisce, che il laccio e la rete significano in questo luogo una grande non temuta e non preveduta calamità.
E dalla rete tesa occultamente ec. Vale a dire le insidie tese da lui alla vita del giusto, si volgeranno contro di lui, ed egli sara vittima della sua propria malizia. Notisi, che il singolare e posto qui pel plurale; perocchè e s. Agostino e molti altri Salteri hanno il plurale: ma Il sentimento del profeta meglio si capirà quando si rifletta con s. Agostino, che l'uomo cattivo sempre nuoce prima a se stesso che agli altri: e può benissimo accadere che la malizia di lui non arrivi a far male ad altri, ma non è possibile che a lui non faccia del male costituendolo reo dinanzi a Dio di tutto il male ch'ei volle fare.

34,9:Per la salute, che vien da lui. Per essere stata salvata da lui.

34,10:Tutte quante le ossa mie. Vale a dire tutte le mie forze, tutte le mie membra celebreranno la tua bonta e la tua possanza. Da quelli che lo spogliavano. Che gli toglievan la riputazione e la vita.

34,11:Testimoni iniqui, ec. I testimoni non hanno luogo, se non in giudizio, e dinanzi al giudice, e Davidde non subì mai giudizio, ma ben lo subì il Cristo, a cui dinanzi a Pilato furono da falsi testimoni apposti delitti, che egli non conosceva, ne poteva conoscere.

34,12:Pel bene mi rendevan dei mali. Contraccambiarono gl'infiniti benefizi ricevuti da me con oltraggi e tormenti d'ogni maniera. La sterilità all'anima mia. Secondo ia versione dei LXX, (da cui viene questa nostra) il senso di queste parole si è: toglievano a me i figliuoli, mi priavavano de' miei discepoli, i quali atterriti dalle minacce, che si spargevano anche contro di essi, o mi rinnegavano, o procuravan di dimostrare col loro contegno di non aver ne conoscenza, ne amicizia con me.

34,13:Mi rivestii di cilizio. Portai i sentimenti e le divise della penitenza e del lutto, digiunai, feci orazione. E nel mio seno si aggirava la mia orazione. Mi son fatto lecito di seguire una lezione, che si trova in molti Salteri latini ne' quali in vece di convertetur, si trova converte batur: e di più ognun sa, come frequentemente un tempo per un altro si usi nei libri santi. Il mio petto era ripieno non di sentimenti d'ira, o d'impazienza, ma di umili e ferventi preghiere. Di queste preghiere di Cristo parla altamente l'Apostolo Hebr. V.

34,14:Quasi parente, e quasi fratello lo trattai ec. Passa dal plurale al singolare. Trattai questi miei furiosi nemici con carità pari a quella, che si ha per un prossimo parente, o per un fratello. Mi umiliai come uno, che è in duolo ec. Fui umile e mansueto verso di essi non prendendo ira pe' crudeli lor trattamenti, ma affliggendomi grandemente del male, che a se stessi facevano e piangendo con gran tristezza la lor cecità e la loro imminente rovina.

34,15:Furon messi insieme flagelli contro di me. L'Ebreo può egualmente tradursi flagellatori e flagelli, onde traspira dappertutto il mistero. E io non li conosceva. Sarebbe mai detto ciò misteriosamente per indicare, che i flagellatori di Cristo dovean esser non Ebrei, ma di altra nazione, la quale non conosceva il vero Dio, ne era da lui conosciuta?

34,16:Vennero in discordia, ma non si compunsero. L'Ebreo: ma non si tacquero: Furono discordi nelle accuse, che portavano contro di me neganda l'uno quel, che l'altro attermava. Vedi Marc. XVI. 56., ma questa discordia e questa contraddizione che dovea far loro aprire gli occhi sopra la mia innocenza non servi, perché avessero compunzione e vergogna e si tacessero. Può ancora indicarsi la discrepanza di pareri, che in tra gli Ebrei, che avevano giudicato Cristo reo di morte e Pilato, che protestò di non aver ritrovato in lui nissun reato; ma questa protesta del preside Gentile non giovò, perchè gli Ebrei avesser vergogna della loro ingiustizia e si ravvedessero. Mi tentarono, misero alla prova la mia pazienza.

34,17:Signore, quando porrai tu mente? Intendesi, quando porrai mente a quello, che fanno gli empi contro di te e contro il tuo Cristo? Dai leoni l'unica mia, l'anima mia. Vedi Psal. XXI. 21. Liberami da questi maligni, da questi affamati leoni.

34,18:Te io confesserò in una Chiesa grande; ec. Questa è la Chiesa Cristiana.

34,19:Che mi odiano senza cagione. Queste parole le applicò Gesù Cristo a se stesso, Jo. XV. 25. E ammiccan cogli occhi. Mi deridono facendosi gli uni agli altri dei cenni cogli occhi, co' quali significano quello, che covano in cuor loro contro di me.

34,20:Ma nella commozione della terra meditarano inganni. La parola terrae, che sembra di più in questo luogo, lo rende oscuro e difficile: questa parola veramente manca in molti Salteri Latini, manca anche oggidi ne' LXX, e non le lessero vari Padri Latini e Greci; ma che questa parola debba starci, come sta nella volgata, apparisce dall'Ebreo e da tutte le antiche versioni, dalla Siriaca, dall'Arabica, da quella di Simmaco e di Aquila. Posto ciò ho tradotto questo luogo nel senso, che emmi paruto più semplice e che meglio combini colle parole e col ragionamento del profeta. Egli, o piuttosto Cristo diceva, che i suoi nemici pariavan con lui parole di pace, lo chiamavan maestro, Rabbi, lo interrogavnno sopra le difficoltà della legge, mostravano eziandio di far caso della sua autorità, come quando gli condusser dinanzi l'adultera, perchè la giudicasse, e quando gli domandavano se fosse lecito, o no di pagare il tributo a Cesare: ma tutto era finzione e doppiezza, ed eglino nella commozione, in cui era la terra, cioè il popolo affezionato a Cristo per le guarigionl miracolose, per i tratti di bontà e di carità, che da lui riceveva, e per ragion della sua santità di vita, in tal movimento e commozione degli animi, questi nemici ostinati del Salvatore non altro intendevano colle loro belle maniere e colle buone parole, se non di sorprenderlo e di tirarlo a delle risposte, nelle quali trovare argomento da screditarlo presso del popolo, o da render lo sospetto e odioso a chi comandava. Iil versetto seguente, se mai non m' appongo, si unisce con questa sposizione e lo conferma.

34,21:Dilatarono la loro bocca ec. i nemici di Cristo ben che svergognati dalle sue risposte, benché nulla avessero potuto trovare, onde fondatamente riprenderlo nella sua vita, non si dettero mai per vinti, seguitarono a ripetere contro di lui le stesse accuse dicendo, che violava la legge, che sovvertiva la nazione ec.. e in aria di trionfanti si applaudiscono questi impostori di aver scoperta la sua reita, e dicono: bene sta, bene sia, noi io abbiamo conosciuto per quel, che egli è; siam testimoni di veduta di tutto quello, che egli ha fatto.

34,22:Tu hai veduto, o Signore, ec. Ma che hann' eglino mai veduto questi ciechi volontari? Tu si, a Signore, hai veduta la verità, hai veduta la mia innocenza e la fiera loro malizia: non restare in silenzio, non dissimulare, non far le viste di non vedere tanta empietà.

34,24:Giudicami secondo ec. Fammi ragione, e difendi la mia innocenza.

34,25:Non dicano ec. La preghiera di questo versetto ben si applica al giusto, che a Dio domanda continuamente di non esser divorato dal secolo e dalla malizia del secolo: perocchè divorato ne sarebbe ogni volta che si lasciasse vincere dalle massime e da' pravi esempi dello stesso secolo.

34,27:La mia giustizia. La mia innocenza.

34,28:La mia lingua mediterà la tua giustizia. Ho voluto ritenere la pretta frase Ebreo, perché in questo luogo ella esprime mirabilmente la sublimità de' ragionamenti tenuti da Cristo co' suoi Apostoli dopo la sua risurrezione, co' quali Apostoli egli parlo del regno di quaranta giorni, Atti I. 3. La lingua medita, quando parla cose meditate, cose da bene meditarsi, cose grandi: sopra quelle parole le Lodi tue tutto il giorno osservò s. Agostino che laude continua e non interrotta da a Dio la vita sempre retta e sempre innocente del giusto.