Scrutatio

Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

Salmi 21


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Gesù Cristo sulla Croce prega il Padre, affinchè lo aiuti: espone i patimenti sofferti, e dice, che risuscitato dà morte annunzierà la gloria di lui a tutta la terra.

1Salmo di Davidde.
Dio, Dio mio, volgiti a me; perché mi hai tu abbandonato? la voce de' miei delitti allontana la mia salute da me.
2Dio mio, io griderò il giorno, e tu non mi esaudirai: griderò la notte, e non per mia colpa.3E tu pure nel luogo santo risiedi, o gloria di Israele.4In te sperarono i padri nostri: sperarono, e tu gli liberasti.5A te alzarono le loro grida, e furon salvati; in te sperarono, e non ebber da vergognarsi.6E io sono un verme, e non un uomo, l'obbrobrio degli uomini, e il rifiuto della plebe.7Tutti coloro, che mi vedevano mi schernivano; borbottavano colle labbra, e scuotevan la testa.8Pose sua speranza nel Signore, egli lo liberi: lo salvi dacché lo ama.9E se' pur tu, che fuor mi traesti dall'utero, speranza mia fin da quando io suggeva il latte materno.10Dall'utero fui rimesso nelle tue braccia: dal sen della madre tu se' il mio Dio,11Non allontanarti da me: Perocché la tribolazione è vicina; perocché chi soccorra non è.12Mi han circondato un gran numero di giovenchi, da grossi tauri sono assediato.13Spalancaron le loro fauci contro di me, come lione, che agogna alla preda, e ruggisce.14Mi son disciolto come acqua, e le ossa mie sono slogate. Si è liquefatto come cera il mio cuore in mezzo alle mie viscere.15Il mio vigore è inaridito come un vaso di terra cotta, e la mia lingua è attaccata al mio palato, e mi hai condotto fino alla polvere del sepolcro.16Una frotta di cani mi si è messa d'intorno; una turba di maligni mi ha assediato. Hanno forate le mie mani, e i miei piedi:17Hanno contate tutte le ossa mie. Ed eglino stavano a considerarmi, e mirarmi;18Si divisero le mie vestimenta, e la veste mia tirarono a sorte.19Signore, non allontanar da me il tuo soccorso; accorri in mia difesa.20Libera dalla spada, o Signore, l'anima mia, e dalla violenza del cane: l'unica mia.21Salvami dalla gola del Leone, e dalle corna degli unicorni la mia miseria.22Annunzierò il nome tuo a' miei fratelli: canterò laude a te in mezzo alla Chiesa.23O voi, che temete il Signore, laudatelo: seme di Giacobbe, quanto tu sei, rendi a lui gloria:24Lo temano tutti i posteri d'Israele, perché non disprezzò, né ebbe a vile l'orazione del povero:
Né da me rivolse i suoi sguardi: e quando alzai a lui le mie grida, mi esaudì.
25Da te le laudi ch'io ti darò nella Chiesa grande; in presenza di color, che lo temono scioglierò i miei voti.26I poveri mangeranno, e saranno satollati, e al Signore daranno lodi quei, che lo cercano; viveranno i loro cuori in eterno.27Si ravvederanno, e si convertiranno al Signore tutte le estreme parti della terra.
E davanti a lui porteranno le adorazioni tutte quante le famiglie delle genti.
28Imperocchè del Signore è il regno, ed egli sarà il dominatore delle nazioni.29Hanno mangiato, e hanno adurato lui tutti i potenti della terra: dinanzi a lui si prostreranno tutti quelli, che scendono nella terra.30E l'anima mia per lui viverà, e la mia stirpe a lui servirà.31Sarà chiamata col nome del Signore la generazione, che verrà, e i cieli annunzieranno la giustizia di lui al popolo, che nascerà, cui fece il Signore.

Note:

21,1:Per l'aiuto del mattino. Vale a dire salmo, in cui Cristo chiede al Padre aiuto contro i suoi persecutori, e crocifissori, il qual aiuto egli non ottenne, se non la mattina della sua risurrezione.
Dio, Dio mio... perchè mi hai tu abbandonato. Queste parole furon pronunziate da Cristo vicino a morire sopra in croce, ed elle esprimono la grandezza, e l'acerbita dei dolori, che egli pativa e la condizione della umana natura, nella quale pativa perocchè (come notarono s. Girolamo e s. Agostino) l'umanità e quella, che parla in questa luogo, De gratia cap. VI. 1 LXX per meglio spiegare il senso aggiunsero le parole: volgiti a me. La voce de' miei delitti tien lungi da me la salute. I miei delitti alla mia salute si oppongono. Ma quali delitti, se non i nostri, i quali volle portare nel suo corpo sopra la croce, onde fu considerato come un lebbroso percosso da Dio, e umiliato; fu piagato per le nostre iniquità, lacerato per le nostre scelteratezze, Isai. LIII. Parocchè egli fece suoi propri i nostri peccati, affin di pagarne la pena, e riconciliarci col celeste suo Padre. Ei rappresenta tutto il genere umano, e si fa come uno di noi, che siamo rei e peccatori. Vedi Joan. Damasc. lib. 4. Orthod. cap. 20.

21,2:Griderà la notte, e non per mia colpa. L'Ebreo è piu piano: griderò la notte, e non mi taccia. Ma è ottimo il senso della nostra volgata. Dove s'intende ripetuto in questa parte del versetto quello che leggesi nella prima, e non mi esaudirai. Dio mio io grido, e te invoco il giorno, e non mi esaudisci: grido la notte, e non dal udienza alle mie preghiere, e ciò tu non fai per punire alcuna colpa, che sia in me, ma per le altrui colpe e voler tuo che io patisca. Alcuni osservano, che Cristo pregò la notte nell'orto di Gethsemani, pregò il giorno sopra la croce; ma è più secondo l'uso delle Scritture di intendere una continuata, e non intermessa orazione: perchè il giorno, e la notte abbracciano tutti i tempi. Riflette qui molto bene S. Agostino, che il non essere esauditi da Dio non dee farci perdere la speranza; perocchè forse non sarebbe utile per noi l'impetrare quello che domandiamo, onde fu negata all'Apostolo la grazia di essere liberato dallo stimolo della carne dato a lui, perchè servisse a perfezionare la sua virtù, e nella stessa fornace si consumano le paglie, e l'oro si affina.

21,3:E tu pur nel luogo santo risiedi. E io ben so, che tu nel cielo risiedi, donde tutte le cose governi, e ascolti le voci di quelli, che a te ricorrono, e non se' lento a soccorrerli: e ora sembri scordato di me, e non vieni in mio soccorso. O gloria d'Israele. Queste parole contengono un altro titolo, che Cristo rammenta al Padre, perche lo esaudisca. Tu se' il rifugio di tutti gli uomini anche più barbari, i quali nell'afflizione al cielo alzan gli occhi, e imploran la tua bontà; ma tu se' in particolare la gloria del popolo d'Israele; il quale come unico vero Dio ti riconosce, e ti adora. Or a nome di questo spirituale Israele, cui io rappresento, a nome di lui io t'invoco; imperocchè la mia liberazione dallo stato di morte, la mia risurrezione, che io ti domando colle mio grida, dee essere il principio della risurrezione dello stesso Israele.

21,4-5:In te sperarono i padri nostri. Rammenta la prodigiosa carità mostrata da Dio verso i patriarchi Abramo, Isacco, Giacobbe, Giuseppe.

21,6:E io sono un verme, e non un uomo, ec. Sono riputato anzi verme, che uomo, scudo dispregiato ed abietto, ed esposto ad essere calpestato dagli uomini anche d'intima condizione. Il Caldeo: io sono un verme inerte, e senza forza, porto i vituperii degli uomoni, sono lo schema della plebe.

21,7:Mi schernivano; borbottavano colle labbra, ec. Si paragoni la profezia coll'istoria, e col fatto. Matth. XXVII. 39. 40.

21,8:Pose sua speranza nel Signore, egli lo liberi. L'Ebreo puù tradursi: si abbandona a Dio, si rimesse totalmente in Dio. Così gli empi al Cristo rinfacciano non i peccati, ch'ei non ha fatti, ma la sun pietà. Vedi Matth. XXVII. 43. E in oltre modo stupenda la cecità degli i quali leggendo continuamente questi salmi, e avendoli a memoria, e sapendo per la tradizione perpetua della loro Chiesa, che dei misteri di Cristo in essi parlavasi, in vece di riconoscere a tali prove il loro Messia si ostinarono nel rigettarlo: lo salvi, daacchè lo ama. Alludono alle parole venute dal cielo, allorchè Gesù tu battezzato da S. Giovanni. Questi è il mio Figliuolo diletto, nel quale io mi sono compiaciuto, voi ascoltatelo. Matth. III. 17. Ed è da credere, che simili fatti fossero assai generalmente divulgati, e noti alla massima parte del popolo. Così dopo aver bestemmiata la pietà del Figliuolo bestemmiano il Padre, e delle parole di lui si fan belle.

21,9:E se pur tu, che fuorii traesti dall'utero. Tu unico Padre, e autore della umana mia natività senza aiuto e concorso di nome dal materno utero mi facesti venire in luce, in nuova miracolosa maniera, salva restando, e inviolata la Verginità della Madre.

21,11:La tribolazione è vicina. Comincia qui la forte vivissima pittura della Passione di Cristo descritta dal profeta con similitudini facilissime a intendersi.

21,12:Mi han circondato un gran numero di giovenchi. I Giudei nemici di Cristo, e i principi de' sacerdoti, gli scribi ec., e gli stessi soldati di Pilato sono figurati sotto l'immagine di giovenchi indomiti, di tori furiosi, invece di grossi, ovver grassi tori l'Ebreo porta: tori di Basan, nel qual paese per l'abbondanza, e bontà delle pasture questi animali venivano molto grossi, e robusti.

21,14:Mi son disciolto come acqua. Abbiamo una simile espressione, Jos. VII. 1., per indicare un sommo abbattimento di spirito e di forze. Alcuni riferiscono queste parole all'angoscia mortale, e al copioso sudor del sangue nell'orto. Ma perché non piuttosto alla crudele flagellazione, e alla crocifissione stessa, ne' quali tormenti sparso in grandissima copia il sangue rimase il corpo di Cristo languido e spossato e senza vigore? che di questo si parli sembra indicarsi da quel che segue: tutte le me ossa sono slogate. Dove è significata l'acerbità de' tormenti sofferti.
Si è liquefatto come cera ec. Ne'grandi timori e nelle veementi afflizioni si dice, che il cuore si scioglie, come se si fondesse. Vedi 9. Reg. XVII. 10.

21,15:Il mio vigore è inaridito ec. il vigor vitale, il sugo e l'umore, per cui la vita sostiensi, è ridotto a nulla, e il mio corpo e come un vaso, od un coccio di terra cotta nella fornace, in cui non resta niente di umidità. Quindi segue a dire, che per la siccità eccessiva, e per la sete la sua lingua e attaccata al palato, onde non può parlare, e in tale stato può dirsi vicino alla morte, e vicino ad esser depositato nella polvere del sepolcro. Notisi come non dice il Salvatore, che egli sia per ridursi in polvere nel sepolcro, ne dirlo poteva, perché (come si vede Psal. v. 10.) il Padre non dovea permettere, che il suo santo vedesse la corruzione, ma dice, che il Padre lo ha condotto in istato di dover passare alla polvere del sepolcro, o sia al sepolcro, dove gli altri uomini si riducono in polvere, onde e una nuova umiliazione per l'uomo Dio, che il suo corpo dopo la morte sia portato nel sepolcro, benché ivi non debba stare, se non per poco tempo, e come in deposito.

21,16:Una frolla di mai ec. Per questi cani e significata una turba di sfacciati e rabbiosi uomini, e molti intendono ciò de' soldati Romani, i quali servirono di strumenti alla rabbia, e alle malignità dei Giudei contro l'agnello senza macchia.
Hanno forate le mie mani e i miei piedi. A questo passo I Giudei si trovano molto alle strette. Egli è vero, che in oggi seguono molti di essi un' altra lezione, colla quale (mediante il solo cangiamento di Vav in un Jod) fanno dire altra cosa al profeta, ma lasciando di osservare che la loro lezione non da ragionevole senso, ne adattato a questo luogo, che in vera sia questa seguita dalla nostra Volgata, e dai LXX e così certo, che non solo negli antichi, ma anche ne' moderni Salieri Ebraici più emendati ella è stata sempre conservata. Vedi Gerardo Veltuychio, Append. al libro sebile Tobu. Quanto poi alla nuova loro lezione dobbiam noi accusare gli Ebrei di malizia, o di sola negligenza? Io credo probabile l'opinione di quel, che dicono essere stata da prima involontaria la mutazione, attesa la somiglianza di quelle due lettere, ma fatto tal cangiamento una volta da qualche copiata, il quale in vece di Caru scrisse Cari, l'errore fu avidamente abbracciato e tenuto caro dagli Ebrei per togliere da questo salmo il mistero della Croce di Cristo.

21,17:Hanno contate tutte le ossa mie. Possono contarle, tanto hanno stirate, e slogate e straziate le parti tutte del mio corpo.
Ed eglina stavano a consideranti ec. mi considerammo pendente sulla croce traforate le mani ai piedi, grondante di sangue, e pascevano gli occhi loro di si atroce spettacolo. Il popolo (dice s. Luca) se ne stava ad osservare, e con esso i caporioni lo beffavano dicendo: ha salvato altri, salvi se stesso ec. Si divisero le mie vestimenta ec. I soldati si spartirono la veste di sopra, cioè il pallio; ma la tonaca, o sia la veste di sotto fatta al telaio, che era tutta di un pezzo, la tirarono a sorte. Vedi Joan. XXX. 23. 24.

21,18:Si divisero le mie vestimenta. Nelle vestimenta di Cristo, che si diviser tra loro i soldati, s. Agostino ravvisa i Sacramenti della Chiesa Cristiana, ne' quali hanno poste le mani li Eretici, rigettandoli, o profanandoli; e nella tonaca inconsutile ravvisa la mutua carità, che dee intatta serbarsi sempre nella vera Chiesa.

21,20:Dalla violenza del cane l'unica mia. Dice Dalla violenza del cane ponendo il singolare pel plurale. La voce unica è un epiteto poetico dell'anima secondo un dotto Rabbino. Liberami, Signore, dalla spada e dalla violenza dei maligni e crudeli nemiei miei.

21,21:Dalla gola del leone. Anche qui il singolare è usato invece del plurale, dalla gola de' leoni. E dalle corna degli unicorni ec. L'unicorno, o sia Monoceronte è più feroce del toro, e piu' potente. Libera me ridotto in tanta afflizione e miseria dal potere de' nemici così potenti e crudeli. Chiede, che dallo stato di estrema umiliazione, e dal crudele supplizio, in cui egli muore, lo ritorni il Padre il vita nuova e gloriosa, onde non la vincano i suoi persecutori, anzi restino svergognati in veggendo i grandi effetti che produrrà la sua morte.

21,22:Annunzierà il nome tuo a' miei fratelli. Può intendersi degli Apostoli secondo quelle parole dette da lui risuscitato alle donne: andate, avvisata i miei fratelli, che vadano nella Galilea, Matth. XXVIII. 10 , ovvero in generale di tutti gli uomini, come spiega l'Apostolo citando questo luogo: e il santificatore e i santificati non tutti da una sola cosa (sono della stessa natura umana); per lo che non ha rossore di chiamarli fratelli dicendo, annunzierò il nome tuo a' miei fralelli, canterò laude a te in mezzo alla Chiesa, Hebr. II. 11. 12. Così l'Apostolo dimostrando, che noi siam divenuti consorti di Cristo non solo per una relazione spirituale, ma anche per la propinquità della carne.

21,23:O voi, che temete il Signore, laudatelo: seme di Giacobbe, ec. Da qui in poi parla Cristo della sua risurrezione, della gloria, che ne avrà il Padre, della conversione delle genti, dell'edificazion della Chiesa, della predicazione del Vangelo, dei sacramenti ec. o voi, che temere ec. Qualche Interprete osserva, che uomini timorati di Dio sono detti nel Nuovo Testamento quegli uomini, i quali senza essere della stirpe di Abramo conoscevano e adoravano il vero Dio, e può ben essere, che questi, cioè tutti i Gentili sieno intesi in queste parole o voi, che temere il Signore, nelle quali parole verrebbe ad accennarai la preferenza data a questi nel regno di Dio, essendo nominati prima de' figliuoli di Giacobbe, cioe degli Ebrei; de' quali infatti il maggior numero nella incredulità si rimase.

21,24:L'orazione del povero. L'orazione di me povero e privo di ogni umano soccorso, essentiam annichilato col prendere la forma di servo. Philipp. II. 7.
Mi esaudì. Liberandomi dalla morte, e collocandomi alla sua destra.

21,25:Da te (sono) le laudi, chi io ti darò nella Chiesa grande. Tu sei, che hai dato a me argomento e materia di lodarti nella Chiesa, non in quella Chiesa, che era piccola, perchè formata di un solo popolo, ma nella Chiesa grande composta di tutte le genti riunite in una stesa fede, onde sarà detta Chiesa Cattolica, cioè universale.
In presenza di color, che la temono scioglierà ec. Passa dalla seconda persona alla terza, lo che sovente si usa in questo libro; ma ciò in questo luogo serve a dimostrare la somma riverenza del Figlio verso del Padre. In presenza di tutti quelli, che adoreranno il vero Dio renderò grazie a lui col sacrifizio di rendimento di grazie. In questo sacrifizio Gesù Cristo offerisce se stesso nella Chiesa ogni giorno al celeste suo Padre in ricognizione del suo supremo dominio, e in ringraziamento dei benefizi tutti dal Padre a tutto il genere umano per mezzo dello stesso Salvatore.

21,26:I poveri mangeranno. ec. Questi poveri sono quelli, che sono detti nell'Evangelio poveri di spirito. Questi mangeranno, cioè parteciperanno al sacrifizio della divina Eucaristia, e saran satollati, cioè ripieni di grazie e di delizie celesti, e i loro cuori, cioè le anime loro avranno la beata immortalità, perché chi mangia di questo pane vive in eterno, Joan. VI. 58. Ed egli è semenzo d'incurruzione e d'immortalita anche pei corpi.

21,27-28:Si ravvederanno e si convertiranno ec. Manifestissima profezia della conversione delle genti, delle quali si formerà la Chiesa grande. Non vi sarà luogo, dove non sia portata la cognizione del vero Dio, e del suo Cristo. Dio è Re, e Signore di tutta la terra, e a lui debbesi il culto e l'adorazione da tutte le genti.

21,29:Hanno mangiato..., i potenti ec. I piccoli, i poveri furono i primi ad abbracciare il Vangelo: ma di poi anche i grandi e i potenti vennero a incorporarsi alla Chiesa, e a partecipare al comun sacrifizio, al sacrifizio della nostra unita, come lo chiama s. Cipriano, adorando e benedicendo Dio per Gesù Cristo. Tutti quelli, che scendono nella terra: tutti quelli, che scendono nel sepolcro, cioè tutti i mortali di qualunque ordine e condizione ei siano.

21,30:E l'anima mia per lui viverà. Sentimento simile a quello, che si ha, Joan. VI. 58. Mandò me quel Padre, che vive, e io vivo pel Padre: riferendo cioè a lui la mia vita e la mia gloria. È la mia stirpe ec. i miei figliuoli, quelli, che credono nel nome mio, i quali non per via di sangue, ne' per volontà della carne, ne per volontà di uomo, ma da Dio sono nati, Joan. I. 12,13, questi serviranno, adoreranno il Padre in ispirito e verità.

21,31:Sarà chiamata col nome del Signore. La generazione, che verrà, porterà il nome del Signore, perché sarà detto popolo del Signore, popolo Cristiano, e un numero d'uomini celesti (gli Apostoli Ps. 18. 2.) annunzieranno la giustizia di Dio, quella giustizia, colla quale per i meriti della passione di Cristo egli gratuitamente giustifica l'uomo mediante la fede: questa giustizia di Dio l'annunzieranno al futuro popolo fedele, popolo fatto da Dio; perocchè l'uomo non nasce Cristiano, ma è tutto Cristiano per sovrano benetizio di Dio meritato a noi da Gesù Cristo, onde i Cristiani sono detti da Paolo nuova creatura, e nuova creazione.