Scrutatio

Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

Salmi 146


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Dio dee lodarsi per la providenza verso il suo popolo, e per altre opere sue.

1Alleluia. Lodate Dio.
Lodate il Signore, perché buona cosa è il salmo: diasi al nostro Dio lauda gradevole, e conveniente.
2Il Signore, che edifica Gerusalemme radunerà i figliuoli d'Israele dispersi.3Egli è, che risana i contriti di cuore, e fascia le loro piaghe.4Egli, che conta la moltitudine delle stelle, e tutte le chiama pel loro nome.5Grande il Signore Dio nostro, e grande la potenza di lui, e la sua sapienza non ha misura.6Il Signore è difensore de' mansueti, ma umilia fino a terra i peccatori.7Cantate inni al Signore con rendimento di grazie: celebrate le lodi di lui sulla cetera.8Egli, che il cielo ricuopre di nuvole, e alla terra prepara la pioggia. Egli, che produce su' monti il fieno, e gli erbaggi per servigio dell'uomo.9Egli, che da il loro cibo a' giumenti, e ai teneri corvi, che lo invocano.10Ei non fa conto della forza del cavallo, né che l'uomo stia ben in gambe.11Il Signore si compiace di que',che lo temono, e di quei, che sperano a misericordia.

Note:

146,1:Buona cosa è il salmo. Cosa giusta, cosa per noi buonissima ed utilissima ella e il celebrare co' salmi le glorie del Signore. Diasi al nostro Dio lauda ec. Si lodi il nostro Dio in quel modo, che dee lodarsi, perché la nostra lauda sia conveniente e grata a lui: si lodi adunque con cuor sincero, con cuore pieno di riconoscenza e di amore: così saranno convenienti e gradite le nostre lodi.

146,2:Il Signore, che edifica Gerusalemme radunerà ec. Alcuni per ragion di queste parole riferiscono questo salmo al tempo della ristorazione di Gerusalemme dopo il ritorno del popolo dalla cattività di Babilonia. Ma noi possiamo intendere significata la ristorazione della Gerusalemme spirituale, vale a dire della chiesa, ristorazione operata da Cristo, il quale venne a questo fine di radunare insieme i figliuoli di Dio, che erano dispersi, come dice S. Giovanni XI. 42. Imperocchè l'Israele, di cui qui si parla, egli è lo spirituale Israele, vale a dire gli uomini, i quali delle vie dell'errore e dell'empietà Cristo ritrasse, e riunì in una stessa fede, e in una medesima chiesa, avendoli liberati dalla schiavitù del demonio, e avendoli fatti figliuoli di Dio adottivi. Il versetto seguente favorisce questa sposizione piuttosto, che la prima.

146,3:Egli è, che risana i contriti di cuore, ec. Egli a' contriti di cuore dà la salute rimettendo loro i peccati e le piaghe de' peccati stessi (come il pietoso Samaritano) medica coll'olio, e col vino, Luc. X. 34.

146,4:Conta la moltitudine delle stelle, e tutte le chiama ec. Celebra la scienza di Dio dalla cognizione, che egli ha non solo del numero delle stelle, ma anche delle qualità di ciascheduna di esse; perocchè dicendosi, ch'ei le chiama pel loro nome vuolsi significare, che ei le conosce perfettamente; lo che è necessario per dare a ciascuna il nome che le conviene. Riguardo al numero delle stelle, egli è certamente grandissimo, ne si è potuto fissarlo finora dagli astronomi. Veggasi il Riccioli nel suo Almagesto.

146,6:È difensore de' mansueti, ma umilia ec. Egli è il protettore degli umili, ma umilia e atterra i superbi.

146,8:Il cielo ricuopre di nuvole, e alla terra ec. I vapori per la forza del sole e de' venti si alzan dal mare, e nell'alto si addensano, e compressi, pel loro peso si sciolgono, e cadono regolatamente a inumidire in terra. Tutto questo esigeva una intimità di combinazioni, delle quali la solamente di un Dio era capace. E gli erbaggi per servigio dell'uomo. Ovvero: E l'erba per le bestie, che servono all'uomo. Vedi quel che si è detto Psal. CIII. 14., dove sono le stesse parole in questo luogo la prima traduzione conviene più, perché degli animali, che servono all'uomo, degli animali domestici si parla nella prima parte del versetto seguente.

146,9:E a' teneri corvi, che lo invocano. Vedi Giobbe XXXVIII.41. I piccoli corvi, bestiuole voraci, carnivore, neglette da tutti, non sono disprezzate da Dio, e quando tormentate dalla fame col lor noioso gracidare lo invocano, egli non manca di provvederle di cibo. Qual argomento ed esempio più atto di questo a risvegliare la speranza nei cuori piccoli e pusillanimi? Vedi Luc. XII. 24.

146,10-11:Ei non fa conto della forza del cavallo. Dio nel beneficare e salvare gli uomini non bada s' ei son destri nel cavalcare, ovvero se sono robusti di gamba, non bada a veruna dell'esteriori loro doti, ma all'interna pietà dell'animo, e alla viva e ferma speranza, che l'uomo ha nella sua misericordia. Egli ama e favorisce e salva quei, che lo temono, e sono umili, talmente che nulla confidino in loro stessi, e tutto aspettino da lui.