Scrutatio

Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

Salmi 68


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Orazione di Cristo al Padre: espone quello, che egli patisce, e chiede soccorso: predice il gastigo de' nemici, e la fondazione della nuova Chiesa sulle ruine della sinagoga.

1Per quelli, che saranno cangiati, di Davidde.
Salvami, o Dio: imperocché son penetrate le acque fino all'anima mia.
2Son fitto in profondissimo fango, che non ha consistenza.3Son venuto in alto mare, e la tempesta mi ha sommerso.4Mi sono stancato a gridare: le mie fauci sono inaridite: si sono ottenebrati gli occhi miei, mentre aspettando li tengo rivolti al mio Dio.5Son cresciuti di numero sopra i capelli della mia testa coloro, che mi odiano senza ragione.
Son divenuti più forti i nemici miei, che mi perseguitano ingiustamente: io allora pagai quello, che io non aveva rapito.
6Tu conosci, o Dio, la mia stoltezza? e i miei peccati non sono nascosi a te.7Non abbian per causa mia da arrossire coloro, i quali aspettano te, o Dio degli eserciti.
Non sian confusi per cagion mia coloro, che cercano te, o Dio d'Israele.
8Perocché per amor tuo ho sofferta ignominia, e di confusione è stato coperto il mio volto.9Son divenuto straniero a' miei fratelli, e ignoto a' figliuoli della mia madre.10Perché lo zelo della tua casa mi divorò, e gli insulti di coloro, che ti insultavano son ricaduti sopra di me.11E umiliai col digiuno l'anima mia, e tutto questo si è per me convertito in obbrobrio.12E presi per mia veste il cilicio, e fui il loro ludibrio.13Contro di me parlavano quei, che stavano assisi alla porta: e sopra di me i bevoni cantavano delle canzoni.14Ma io a te, o Signore, rivolgo la mia orazione: tempo di favore, o Dio, egli è questo.
Esaudiscimi secondo la moltitudine della tua misericordia, secondo la verità della salute, ch'io aspetto da te.
15Trammi dal fango, aftinché io non ti resti sommerso: liberami da coloro, che mi odiano, e dalle acque profonde.16Non mi sommerga la tempesta, e non mi assorbisca il mar profondo, e il pozzo non serri la sua bocca sopra di me.17Esaudiscimi, o Signore, perché benefica ella è la tua misericordia: secondo la molta tua pietà a me rivolgi lo sguardo.18E non perder di vista il tuo servo: esaudiscimi prontamente, perché io son tribolato.19Fatti dappresso all'anima mia, e dalle salute: a riguardo de' miei nemici conducimi a salvamento.20A te son noti gli obbrobrj, ch'io soffro, e la confusione mia, e la mia ignominia.21Sotto degli occhi tuoi sono tutti quelli, che mi tormentano: il mio cuore mi aspettò obbrobrj, e miserie.
E aspettai chi entrasse a parte di mia tristezza, e non vi fu, e chi mi porgesse consolazione, e noi trovai.
22E il fiele dettero a me per cibo: e nella sete mia mi abbeverarono coll'aceto.23La loro mensa diventi per essi lacciuolo, e scandalo per loro retribuzione.24Si offuschino i loro occhi, sicché non veggano: e aggrava mai sempre il loro dorso.25Scarica sopra di loro l'ira tua, e gli serri il furore dell'ira tua.26La loro abitazione diventi un deserto, e non siavi chi abiti sotto i loro padiglioni.27Perocché hanno perseguitato colui, cui tu avevi percosso, e al dolore delle mie piaghe aggiunser dolore.28Aggiungi iniquità alle loro iniquità, e alla giustizia tua non pervengano.29Siano cancellati dal libro de' viventi, e non sian descritti trai giusti.30Io son povero, e addolorato; la tua salute, o Dio, mi ha sostenuto.31Loderò il nome di Dio co' miei cantici, e lo glorificherò coi rendimenti di grazie:32E questi piaceranno a Dio più, che un giovane vitello, che butti fuora le corna, e le unghie.33Veggan ciò i poveri, e si consolino: cercate Dio, e l'anima vostra avrà vita:34Imperocché il Signore ha esauditi i poveri, e non ha posti in non cale quei, che sono per lui in catene.35Dian lode a lui i cieli, e la terra: il mare, e gli animali tutti, che sono in lor contenuti:36Imperocché Dio salverà Sionne, e saranno edificate le città di Giuda. Ed ivi avran ferma stanza, e la possederanno come proprio retaggio.37E i figliuoli de' servi di lui avràn di essa il possesso: e in essa dimoreranno quelli, che amano il di lui nome.

Note:

68,1:Son penetrate le acque ec. Le acque significano le afflizioni, le calamità. Sono assediato e investito dalle afflizioni come uno che si trovi talmente immerso nell'acque, che queste penetrando dentro di lui vanno a soffogare il cuore e ad estinguere la sua vita.

68,2-3: Sono immerso in profondissimo fango,ec. Sono immerso nel limo profondissimo del mare, e in esso sempre più mi sprofondo, perchè il piede non trova in esso dove fermarsi. In vece di tempesta l'Ebreo può tradursi la rapida corrente.

68,4:A gridare. A chiedere aiuto. Mentre aspettando li tengo ec. Mentre aspettando dal mio Dio il desiderato soccorso gli occhi rivolgo al cielo continuamente per vedere se egli venga a darmi sito.
Io allora pagai ec. È una maniera di proverbio, che vuol significare, pngal la pena de' peccati da me non commessi: onde con gravissima espressione dice l'Apostolo, che Dio fece per noi peccatore colui, che non conoscea peccato, 2. Cor. V. 22. Vedi anche Rom. VII.3.

68,6:Tu conosci, o Dio, la mia stoltezza. ec. È una volgar maniera di parlare, ma assai forte, come quando un uomo per rigettare da se un' accusa dategli dice per esempio al giudice: tu sai, non è ignoto a te, com'io sia capace di tal delitto. Così Cristo: ec. in me è stoltezza, se io ho commesso qualche delitto tu 'l sai, o Dio, cui nulla è nascosto.

68,7:Non abbiam per causa mia da arrossire ec. Non permettere, che le mie, tribolazioni arrechino confusione e vergogna a quelli, che in te pongono le loro speranze, o Dio fortissimo e potentissimo. Or avrebbon da vergognarsi per causa mia i tuoi amici, se tu non mi esaudissi. Può anche intendersi, che Cristo preghi il Padre, affinchè non permetta, che i buoni sieno scandalizzati della ignominia de' suoi patimenti e della sua Croce. Vedi Isai. LIII. 5., Matth. XI.23.

68,8:Per amor tuo ho sofferto ignominia, ec. Per amore della tua gloria patisco ogni specie di obbrobri, le derisioni, gli sputi, la nudità ec.

68,9:Straniero a' miei fratelli. A' miei discepoli anche più cari. Tutti mi hanno abbandonato: taluno ha negato ancor di conoscermi: A' figliuoli della mia madre: a' Giudei, che hanno con me per comune madre la sinagoga.

68,10:Perché lo zelo ec. Tutto questo mi è avvenuto per l'ardentissimo zelo, che io ho per l'onore della tua casa e non tanto per l'onore del tuo tempio materiale, ma molto più per l'onore del tempio spirituale, per l'onore della tua Chiesa, la quale io vedea deformata e avvilita dai vizii di quegl'istessi, che dovean essere maestri di verità e di virtù, i pontefici, i dottori della legge, i seniori del popolo. Così son io entrato a parte, anzi ho portati sopra di me gli oltraggi, che dagl'ipocriti e dagli empi erano tutti a te. Vedi Rom. XV. 3., dove dell'Apostolo son citate queste parole.

68,11-12:E umiliai col digiuno l'anima mia, ec. Digiunai sovente, affissi la carne mia con un tenore di vita sempre penitente e stentata, offerendo al Padre i miei patimenti in espiazione delle colpe del popolo mio; e tutto questo non mi produsse, se non obbrobri e ludibri dal canto de' miei ostinati nemici avvezzi a interpretare sinistramente le stesse opere di pietà, che lo faceva. S. Agostino pel cilizio intende l'umanità santa di Cristo, di cui egli si rivestì come di un sacco: in questa umanità era il prezzo del nostro riscatto; questo sacco ebbe le derisioni e gli schemi degli empi, ma rotto questo sacco nella passione, ne venne ai credenti la liberazione dalla schiavitù del demonio e dalla colpa.

68,13:Che stavano assisi alla porta. I Principi, i Giudici del popolo, i quali secondo l'antico costume alla porta stavano a udire e decidere le cause. Vedi Ruth. IV.I. 2. Prov. XXII. 21. E sopra di me i bevoni ec. E nelle osterie dalla gente più vile che le frequenta per bere, io era messo in canzona.

68,14:Ma io..., la mia orazione: ec. In mezzo a tali e tanti obbrobrii e patimenti il mio conforto se' tu, o Signore , e a te ho sempre rivolta la mia orazione: e certamente il tempo del tuo favore è venuto: e venuto il tempo, in cui tu mi libererai e ti placherai cogli uomini secondo la buona tua volontà.
Secondo la verità della salute, ch'io aspetto da te. Per le promesse fedeli e veraci che tu hai fatte di salvarmi, cioè di risuscitarmi, affinchè io sia principio e fonte di salute per gli altri uomini.

68,15-16:Trammi dal fango, ec. Con diverse espressioni usate anche di sopra chiede Cristo la sua liberazione dalla morte, o la risurrezione, come apparisce particolarmente da quelle parole; e il pozzo non serri la sua bocca sopra di me: dove pel pozzo è intesa la morte, lo stato di morte: questo pezzo, dice egli, non sia chiuso, quand'io vi scenderò, o non sia chiuso in maniera, che aprirsi non possa, ond'io debba starvi per sempre.

68,19:Fatti dappresso all'anima mia, ec. Accostati a me, vale a dire per porgermi la tua mano, per aiutarmi e salvarmi: tu lo farai, o Signore, anche per riguardo de' miei nemici, i quali veggendo come tutti i loro disegni contro di me saranno ridotti in nulla, si convertiranno, e rimarranno confusi.

68,21:Sotto degli occhi tuoi sono tutti quelli, ec. Vale a dire: tu li conosci ad uno ad uno: non solo ti sono note le mie afflizioni, ma anche gli autori di esse, ed io stesso conoscendo il loro livore e l'odio, che mi portavano, mi aspettai da loro quello, che io soffro, ignominie, e crudeltà.
E aspettai chi entrasse a parte ec. Veramente Cristo nella sua acerbissima passione e negli orribili suoi patimenti non ebbe chi stilla porgesse a lui di consolazione.

68,22:E il fiele dettero a me per cibo: ec. Il fiele e piu crasso dell'aceto, onde pote dire, che gli fu dato piuttosto per cibo, che per bevanda. A Cristo fu dato da bere due volte: la prima volta quando nel tempo che si preparavan per crocifiggerlo gli detter vino mirrato mescolato con fiele: la seconda volta quando già crocifisso ebbe detto ho sete gli fu presentata alla bocca la spugna inzuppata nel fiele e nell'aceto. Vedi Matth. XXVII. 34. 48.; Joan. XIX. 29.

68,23:La loro mensa diventi per essi lacciuolo. L'Apostolo, Rom. XI. 9., cito questi due versetti come contenenti la predizione dei funestissimo stato, in cui dovean ridursi gli Ebrei in pena della loro crudeltà verso dei loro Messia; e' caderanno in un ostinato orribile accecamento, in pena di aver chiusi volontariamente gli occhi all'innocenza del Cristo, e alla verità da lui predicata: quindi la divina parola, che dovea esser la loro mensa, cioè il loro cibo e il loro sostentamento, sarà per essi un laccio, a cui saran presi dal diavolo, e dalla stessa parola prenderanno occasion di rovina e di scandalo, carnalmente interpretandola, e ostinandosi ad aspettare un Messia, che li faccia grandi e gloriosi sopra la terra, e disprezzando la Croce di Cristo divenuta per essi argomento di scandalo (come dice l'Apostolo), e i patimenti di lui benchè predetti tante volte nelle stesse Scritture. E questa sarà retribuzione giusta e dovuta alla loro incredulità. Così un velo avranno sopra degli occhi loro, talmente che nulla più vedranno nelle Scritture di tutto quello che dovrebbe condurli alla fede di Cristo. Vedi 2. Cor. III. 14.

68,24:E aggrava mai sempre il loro dorso. Tu li opprimevi sotto il peso delle sciagure e de' mali: permetterai eziandio, che privi di ogni spirito per alzare gli occhi alle cose spirituali e celesti, non altro veggano,o sappian desiderare, se non le cose della terra.

68,25:Scarica sopra di loro l'ira tua. L'ira di Dio abbraccia tutti i mali, e quelli del corpo e dello spirito, che sono la privazione delle grazie e degli aiuti spirituali.

68,26:La loro abitazione diventi un deserto, ec. Così fu, e così è anche in oggi. Gerusalemme e la Palestina non sono più la patria degli Ebrei. Essi vivono in qualunque altro luogo piuttosto, che nella terra data da Dio a' Padri loro con promessa di tenervi stabile in perpetuo la lor discendenza, se questa fosse stata sempre fedele. E dopo l'espugnazione di Gerusalemme (dove non restò pietra sopra pietra secondo la profezia di Gesù Cristo), questa infelice città per più secoli restò deserta, e i Cristiani furon quelli, che ne risuscitarono il nome. Notisi, che la moderna Gerusalemme non è nel sito dell'antica.

68,27:Perocchè hanno perseguitato colui, ec. Quel figlio, cui tu a salute di tutto il genere umano soggettasti ai patimenti e ai dolori, questo figlio tuo lo hanno essi crudelmente perseguitato, e hanno aggiunto croce a croce, percosse a percosse, e piaghe a piaghe. Non ripugna alla bontà di Dio l'affliggere il giusto co' mali di pena per maggior gloria di lui e per altrui bene: e ciò si dice, che fece il Padre riguardo a Cristo: ma il perseguitare per odio il giusto, e moltiplicare le sue afflizioni non conviene, se non agli empi, ed è attribuito ai traditori e omicidi del Cristo, i quali alle orrende e non più udite crudeltà esercitate contro di lui, aggiunsero li strapazzi, le ignominie, li scherni.

68,28:Aggiungi iniquità alle loro iniquità, ec. Tu permetterai che de' loro peccati sien giusta pena, e terribile i nuovi loro peccati, che d'una in altra iniquità vadan precipitando, e non perverranno giammai a conoscer quella giustizia della fede in Cristo Gesù, per cui pervenir potrebbero alla salute. Dio punisce i peccati dell'uomo co' nuovi Peccati, non coll'infondere in lui la malizia, ma col sottrarre gli aiuti della sua grazia, non col ferire, ma col non sanare le piaghe del peccatore, come dice s. Agostino. Intorno alla giustizia della fede vedi Rom. III. 22.23.24.25., x. a. 4. a.

68,29:Sieno cancellati dal libro de' viventi. Dal libro degli eletti, i quali hanno vera vita, cioè vivono di vita della fede, onde spiegandosi più chiaramente soggiunge: non sien descritti tra' giusti.

68,30:La tua salute, ec. La salvatrice tua destra mi sosterrà, e sottratto al furore de' miei nemici, mi condurrà alla gloriosa risurrezione.

68,31-32:Loderò il nome di Dio ec. E allora ti loderò, e ti offerirò il sacrifizio di rendimento di grazie per la mia liberazione e le mie laudi e la mia gratitudine sarà a te accetta assai più, che l'immolazione di un giovine vitello atto ad esser sacrificato, perché comincia a buttar le corna e lo zoccolo.

68,33:Veggan ciò i poveri, ec. In me si specchino i giusti tribolati e afflitti, sapendo com'io son loro modello, e che se patiscono insieme con me, saranno con me pure glorificati. Giusti cercate Dio, amatelo, servitelo, e l'anima vostra viverà quaggiù della vita di grazia, e dipoi nel cielo della vita gloriosa e beata.

68,34:Ha esauditi i poveri. I giusti afflitti, e nella umiliazione. Quei, che sono per lui in catene: ciò si applica ottimamente ai martiri di Gesù Cristo. Paolo si gloria più volte del titolo di prigioniero di Cristo, cioè messo alla catena per Cristo. Si ha qui una profezia della liberazione della Chiesa e della pace renduta a lei dopo le atrocissime persecuzioni, mentre si dice, che Dio esaudirà i poveri, e non metterà in non cale quelli, che sono per lui in catene.

68,35:Dien lode ec. invita tutte le creature a render grazie del benefizio della redenzione e salvazione degli uomini.

68,36:Dio salverà Sionne, ec. Predice, che delle rovine dell'antica Sionne, cioè della sinagoga si formerà una nuova Chiesa, la quale si propagherà oltre modo, e ristorerà le rovine anche dell'altre città di Giuda, sostituendo cioè al popolo di Giuda, che non è omai più popolo, sostituendo, dico, le nazioni convertite alla fede. Le Chiese formate di queste nazioni potran dirsi città di Giuda, cioè di confessione, perché confessarono la vera fede.
Ed ivi avran ferma istanza. In Sionne, cioè nella Chiesa abiteranno costantemente i nuovi fedeli, non si separeranno da esse giammai, e come propria eredità riguarderanno l'avervi stanza e abitazione.

68,37:E i figliuoli de' servi di lui avran di essa il possesso. Si può intendere i discepoli convertiti dagli Apostoli: così Paolo sovente chiama suoi figliuoli quelli, che avea rigenerati in Cristo colla sua predicazione. Ma si può anche generalmente intendere dei figliuoli de' fedeli servi di Cristo, i quali fedeli lascieranno a' loro figliuoli e posteri il patrimonio prezioso della fede, e la sorte di essere membri della Chiesa di Cristo. E in essa dimoreranno quelli, ec. E generalmente alla Chiesa anderanno ad unirsi, e con lei si staranno tutti quelli, che ameranno il nome dei vero Dio, ovvero il nome di Cristo vero Dio, e Salvatore di Sionne. Da questo luogo evidentemente ricavasi, che indarno si penserebbe di potere stare con Dio, chi non istà unito alla Chiesa. Chiama il nome di Dio, e di Cristo non si divide giammai dalla sposa di Cristo.