Scrutatio

Venerdi, 19 aprile 2024 - San Leone IX Papa ( Letture di oggi)

Salmi 138


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Providenza di Dio ammirabile particolarmente verso i giusti. Gli empj periranno.

1Salmo di David.
Signore, tu hai fatto saggio di me, e mi hai conosciuto: tu hai conosciuto il mio stare, e il mio andare.
2Tu da lungi vedesti i miei pensieri: osservasti il filo de' passi miei.3E le mie vie tutte tu prevedesti; anche quando parola non è sulla mia lingua.4Ecco che tu, o Signore, le cose tutte hai conosciute, le ultime, e le antiche: tu mi formasti, e ponesti sopra di me la tua mano.5Mirabile si è rendnta in me la tua sapienza: ella è molto elevata, e ad essa non potrò io aggiungere.6Dove anderò io lontan dal tuo spirito, e dove fuggirò io lontano dalla tua faccia?7Se salirò al cielo ivi se' tu; se scenderò nell'inferno, tu se' presente.8Se io prenderò le ali al mattino, e anderò a stare nelle ultime parti del mare:9Colà pure mi guiderà la tua mano, e sarò sotto il potere della tua destra.10E io dissi: Forse mi occulteranno le tenebre: ma la notte è luce, che mi disvela ne' miei piaceri.11Perocché le tenebre non sono oscure per te, e la notte sarà illuminata come il giorno: il buio, e la luce son la stessa cosa per lui.12Perocché tu se' padrone de' miei affetti: prendesti cura di me fin dal seno di mia madre.13Darò lode a te, perché sommamente grande ti se' dimostrato: le opere tue son mirabili, e troppo bene il conosce l'anima mia.14Non sono ignote a te le mie ossa lavorate, nel segreto, la mia sostanza lavorata nelle viscere della terra.15Gli occhi tuoi mi videro quand'io era informe: or tutti nel tuo libro saranno scritti: nuovi giorni si formeranno, e neppur uno ne mancherà.16Ma sono grandemente onorati da me, o Dio, gli amici tuoi: grandemente possente è divenuto il loro impero.17Se vorrò contarli saran più che l'arene del mare: mi alzai, e sono ancora con te.18Se tu, o Dio, porrai a morte i peccatori: ritiratevi da me, o uomini sanguinarj:19Perché voi dite drento di voi: inutilmente si farann' eglino padroni di tue cittadi.20E non ho io odiati, o Signore, quelli, che ti odiano? E mi struggeva a cagione de' tuoi nemici?21Con odio perfetto io gli odiava, e ni si son fatti nemici.22Provami, o Signore, e il mio cuore disamina: interrogami, e riconosci i miei andamenti.23E vedi se per la via di iniquità io cammini: e per la via dell'eternità mi conduci.

Note:

138,1:Hai fatto saggio di me, e mi hai conosciuto. Hai fatto saggio di me, mi hai provato, non perché tu avessi bisogno di ciò per conoscermi; perocchè io era a te cognitissimo; ma perché io stesso mi conoscessi, e perché gli altri ancora mi conoscessero. Vuolsi adunque osservare, che una stessa cosa significano le prime parole: hai fatto saggio di me, e le seconde: e mi hai conosciuto, onde possono esponi in tal guisa: Signore in mi hai conosciuto, come si conosce dagli uomini un uomo provato e sperimentato per rilevarne i sentimenti e gli affetti. Hai conosciuto il mio stare, e il mio andare: tu sai, e vedi quei ch'io lo sedendo, quel ch'io fo camminando: tutto la vita mia, e le più minute circostanze della mia vita a te sono presenti. Ciò tu sai, e vedesti fino ab eterno.

138,2:Da lungi vedesti i miei pensieri: ec. Da tutta la eternità furono noti a te, e a te presenti tutti ad uno ad uno i miei pensieri e affetti del cuore. Osservasti il filo dei passi miei. Conoscesti, e notasti il filo de' miei andamenti, e delle inclinazioni mie, che dirigevano i miei passi. La voce funiculus come apparisce dal Greco è qui posta a significare la lune di giunco, che era misura delle strade e dei terreni, onde queste due parole funiculum, e semitam sono sinonimi. Vedi Plin. XXII.14.

138,3:E le mie vie tutte tu prevedesti. Prevedesti ancora ab eterno tutte a una a una le opere mie. Anche quando parola non è sulla mia lingua. Tu non hai bisogno, che io parli, e ch'io dica quello, che voglio fare: tu lo sai senza ch'io apra bocca, senza che la mia lingua articoli una parola.

138,4:Le ultime e le antiche. Le future e le passate. E ponesti sopra di me la tua mano. Dopo avermi con tanta bontà formato. Tu ponesti la mano conservatrice sopra di me, e mi custodisti colla tua Providenza.

138,5:Mirabile si è renduta in me la tua sapienza: ec. L'infinito tuo sapere si è mirabilmente dimostrato nella formazione mia: la considerazione della macchina umana fa quasi toccar con mano la infinita sapienza dell'artefice, che la formò. Veggasi Lattanzio de apit dei. e Galeno de usu parlium. Ma l'uomo debbe ancor confessare ch'ei non conosce, ne comprende tutto quello, che e da ammirarsi in ciascuna delle opere del Creatore: per questo dice il Profeta, che la sapienza di Dio è tanto alta che egli ad essa non può aggiungere, ne intenderla neppur in piccola parte.

138,6:Dove anderò io lontan dal tua spirito ec. Il tuo spirito è per tutto. Il tutto vivifica, il tutto riempie. Per lo spirito di Dio alcuni intendono lo stesso essere di Dio, che è spirito: altri intendono lo Spirito santo, la terza persona della santissima trinità, la di cui divinità e qui dimostrata mentre di lui dicesi, ch'egli è immenso. Dio è essenzialmente e attualmente (come dicono i Teologi) in ogni luogo; e questo vuol significare il Profeta dicendo con molta enfasi: dove audere io per nascondermi al tuo spirito, dove fuguiro per ischivare la tua presenza?

138,8:Se io prenderò le ali al mattino, ec. Onora come altri l'intendono, se io prese le ali a Levante andero' ad abitare nell'estreme parti del mare, cioè dell'Occidente: perocchè in questo significato di Occidente e presa la voce mare in altri luoghi, come abbiam veduto.

138,9:Colà pure mi guiderà la lua mano, ec. Lungi, che ciò servir mi potesse per fuggire in tua presenza, io non potrei andare cola senza l'aiuto della tua mano: e: ivi pure mi avresti soggetto alla tua possanza.

138,10:Ma la notte è luce, che mi si disvela ec. Ma la notte stessa visibilissimo e manifestissimo mi farà a te, e se io tralle tenebre cercherò di soddisfare le mie passioni anche con offesa di te, negli stessi miei ignominiosi piaceri tu mi vedrai.

138,11:Il buio e la luce son la stessa cosa per lui. Dio conosce e vede le opere nostre, e il bene e il male, che facciamo, sia che da noi si faccia di giorno, sia che si faccia di notte. Gli occhi di Dio più lucenti del sole non han bisogno della luce del giorno, e illuminano le più cupe tenebre.

138,12:Tu se'padrone de' miei affetti: ec. Secondo il Grisostomo per la parte è qui inteso il tutto, onde vuoi dire tu mi facesti cosa tua, cosa di tuo dominio allorché mi credesti, e fin nel sen di mia madre fin dal punto del mio concepimento prendesti cura di me.

138,13:Sommamente grande ti se' dimostrato. Nella formazione del mio corpo, nella struttura ammirabile di questa macchina, nella quale infiniti sono i prodigi, che fan conoscere all'anime quanto grandi, e stupende sieno le opere tue.

138,14:Le mie ossa lavorate nel segreto, ec. Le interiori parti del corpo mio non sono ignote, ne occulte a te, che le lavorasti nel segreto del ventre materno, nè ti è ignoto qual sia la sostanza, ond'io sono formato; perocchè questa sostanza fu lavorata da te nelle viscere di mia madre, dov' io era nascosto e a tutti ignoto, come sono le cose, ascose nelle viscere della terra.

138,15:Quand'io era informe. Come un embrione, una massa informe, nella quale non si distinguevan le parti del corpo, ne l'uso di esse.
Or tutti nel tuo libro saranno scritti: nuovi giorni ec. Nella stessa guisa tutti gli uomini a uno a uno sarnn descritti nel libro di tua memoria: si moltiplicheranno i giorni, e per conseguenza il numero degli uomini, che nasceranno, e nissuno sarà, che non sia descrito in quel libro. Tutti li conoscerai, di tutti avrai cura. Ma particolare amorosissima cura avrai degli amici tuoi. Passa qui il Profeta alla seconda parte del salmo, come apparisce da quello, che segue.

138,16:Ma sono grandemente onorati da me, ec. Sopra tutti gli altri uomini io venero, o Signore, i giusti, gli amici tuoi, i quali tanto sono onorati da te, e a' quali tu hai dato un impero, una dignità oltre modo grande e illustre; perocchè gli hai messi a parte del regno del tuo diletto Figliuolo. Queste parole si applicano particolarmente agli Apostoli di Cristo.

138,17:Se vorrò contarli saran più che le arene del mare. Così nell'Apocalisse VII. 9. Vidi una turba grande, cui nissuno uomo potea contare di tutte genti, e mare popoli, e linguaggi, che stavan dinanzi al trono vestiti di bianche stole con palme nelle lor mani. Imperocchè se nelle Scritture si parla sovente del piccol numero de' giusti, questo piccol numero s'intende relativamente al numero molto maggiore de' cattivi. Mi alzai, e sono ancora con te. Può essere il passato in vece del futuro: Risorgerò, e sarà tuttora con te, come legge il Caldeo: io non temo di morire, perché la risurrezione aspetto, nella quale sarò con te nella società de' tuoi santi. Onde segue:

138,18:Se tu, o Dio, porrai a morte i peccatori. S'intende dell'estremo giorno, in cui i peccatori saran condannati all'eterna morte. Qui comincia la terza parte del salmo. o uomini sanguinari. Parla degli omicidi piuttosto, che delle altre specie di peccatori, (le quali sotto di questa si intendon comprese) perché e l'omicidio è colpa gravissima, e pell'omicidio distruggesi la mirabil fabbrica del corpo umano, di cui parlo di sopra.

138,19:Inutilmente si farann'eglino padroni di due cittadi. Questo dicono in cuor loro a Dio gli uomini sanguinari gli empi. I tuoi amici, il tuo popolo inutilmente occulte fa le città, che tu gli darai; perocchè noi non li caacceeremo, e gli uccideremo. Così dichiarano a Dio la guerra tenendosi forti abbastanza per opporsi alle disposizioni di Dio e alla sua Providenza.

138,20-21:E non ho io odiati, o Signore, quelli, che ti odiano? ec. Odiai i nemici, non i miei, ma i tuoi nemici, e mi struggeva in veggendo tutto quel ch'ei facevano contro di te; gli odiai perfettamente non per passione ma per zelo di giustizia, ed ebbi in orrore i loro vizii le loro persone; ma il mio zelo mi merito l'odio di essi e la persecuzione.

138,22-23:Provami, o Signore, e il mio cuore disamina ec. Ma io potrei ingannare me stesso, e chi dee giudicarmi sei tu: tu adunque disamina il mio cuore, che a solo è aperto e palese, e vedi se mai in qualche modo io avessi seguita la via dell'iniquità, e rimettimi nella via diritta, nella via reale, nella via de' tuoi comandamenti, che conduce alla beata eternità. Preghiera degna di essere mai sempre nel cuore di ogni uomo per quanto egli sia attento a se stesso, e sollecito di ben vivere; perocchè sarà sempre vero, ch'egli in questa vita mortale saper non potrà se sia degno di amore, o di odio dinanzi a Dio, e quando di nissuna cosa consapevol fosse a se stesso, ciò non servirebbe a farlo certo di essere giustificato, come insegna l'Apostolo.