Scrutatio

Giovedi, 28 marzo 2024 - San Castore di Tarso ( Letture di oggi)

Salmi 55


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Orazione di un uomo afflitto, e perseguitato, il quale spera, che il Signore lo aiuterà contro i suoi nemici, e finalmente rende grazie di sua liberazione. I Padri riconoscono qui i sentimenti di Cristo nella sua passione.

1Per la gente allontanata dalle cose sante: iscrizione da mettersi sopra una colonna, per Davidde: quando gli stranieri lo ebbero in Geth.
Abbi misericordia di me, o Dio; perocché l'uomo mi ha conculcato:, tutto giorno assalendomi mi ha afflitto.
2Tutto giorno mi han conculcato i miei nemici; perocché sono molti quei, che combattono contro di me.3Nel pieno giorno sarò in timore; ma io spererò in te.4In Dio loderò la parola detta a me, in Dio ho posta la mia speranza; non temerò quel, che possa farmi la carne.5Tutto giorno ebbero in abbominazione le mie parole: tutti i loro pensieri son rivolti contro di me ad offendermi.6Si uniranno insieme, e si terranno nascosi: noteranno però i miei passi.7Siccome essi sono stati attendendo al varco l'anima mia tu per nissun modo li salverai: nell'ira tua dispergerai questi popoli.8A te, o Dio, ho esposto qual sia la mia vita: le mie lagrime ti se' tu poste dinanzi agli occhi tuoi,9Come sta nelle tue promesse: e allora saran messi in fuga i miei nemici:10In qualunque giorno io ti invochi, ecco che io riconosco, che tu se' il mio Dio.11In Dio loderò la parola, nel Signore loderò la promessa: ho sperata in Dio, non temerò quel, che possa farmi un uomo.12Son presso di me, o Dio, i voti di laude, che ho a te fatti, i quali io scioglierò.13Perocché liberasti l'anima mia dalla morte, e i miei piedi dalle cadute, ond'io sia accetto dinanzi a Dio nella luce dei vivi.

Note:

55,1:Per la gente allontanata dalle cose sante. Quando Davidde per salvare in vita contraffacendo l'insensato si ritirò dalla corte di Achis, andò a nascondersi nella caverna di Odollam, dove andarono a trovarlo molti suoi parenti e altra gente fino al numero di 400 persone. Per consolare questa gente, la quale si trovava con gran dispiacere lontana dal partecipare alle cose sante, vuolsi accennare, che fu scritto questa salmo.
Iscrizione da mettersi ec. Vedi Psal. XV. Quando gli stranieri ec. vale a dire quando si trovò tragl'infedeli, tra uomini di altra nozione e di altra religione in Geth.

L'uomo mi ha consultato. Contrappone Dio sempre giusto, e sempre misericordioso agli uomini sovente in giusti e crudeli. È posto il singolare pel plurale. Riguardo a Davidde egli era perseguitato da Saul, e da' suoi cortigiani, e riferendo il salmo a quello, che gli avvenne in Geth possiamo intendere aggiunti agli altri nemici da lui i cortigiani del re di Geth. Quanto a Cristo veramente nella sua passione ogni specie di uomini, e quelli di sua nazione, e gli estranei si unirono ad affliggerlo, e a procurar la sua morte.

55,3:Nel piena giorno sarà in timore. Pei giorno pieno, o sia giorno alto intendono alcuni i pericoli maggiori, e più evidenti di grave sciagura; altri nel senso più semplice interpretano questa parola, come se volesse dire, in pien meriggio. Comunque sia, dee esporsi questa versetto in tal guisa: se io mi troverò in tali circostanze, che anche nel pieno giorno io abbia cagion di temere, io non lascerò mai di servire in cuor mio la speranza, che ho in te. Se non solo la notte, ma anche il pieno meriggio sarà per me tempo di timori e di spaventi; io però spererò sempre nella tuo bontà. Egli è da uomo il temere ne' pericoli, ma è proprio dell'uomo giusto il sostenersi colla viva, e forma speranza dell'aiuto divino.

55,4:In Dio loderò la parola detta a me. Notisi questa maniera di parlare laudabo sermones meos le parole mie, cioè date a me, e vuol dire: in Dio, e mediante il suo aiuto io in qualunque stato mi trovi loderò, celebrerò le promesse, che egli mi ha fatte, e benché egli ne differisca l'adempimento io non mi scorderò di sperare in lui e di aspettare le sue misericordie. Un antico e dotto interprete osserva qui molto utilmente, che le lodi di Dio, e il diffondersi nel celebrare le sue misericordia fu sempre per Davidde e per tutti i giusti un preservativo contro la tristezza, e l'abbattimento di cuore. Quel che possa farmi la carne: vale a dire: l'uomo di carne, l'uomo mortale, l'uomo impotente a salvare, impotente anche a attendere, se Dio nol permette.

55,5:Ebbero in abominazione le mie parole. Siccome la voce parola nell'Ebreo si usa ancora a significarsi i fatti, le opere di un uomo, può perciò intendersi questo passa nell'uno e nell'altro modo; riguardavano come tante bestemmie le mie parole, ovvero aveano in esecrazione e calunniavano tutto quel ch'io faceva. Le parole, e le opere di Gesù Cristo, le opere dico anche più ammirabili, tutto era da' suoi nemici convertito in occasione di maldicenza, e di ampia mormorazione fino a dire che in virtù di Beelzebub egli cacciava i demoni.

55,6:Si uniranno insieme, ec. Sono descritti i frequenti conciliaboli de' nemici di Cristo, la cautela, che usavano almeno nei primi tempi di non mostrarsi si apertamente suoi nemici per soggezione del popolo, che lo rispettava e amava, e l'infinita cura, che aveano di notare tutti i suoi passi, e raccogliere tutte le sue parole per malignare sopra di esse.

55,7:Siccome essi sono stati attendendo al varco l'anima mia. Per farmi perire: tu per nissun niodo li salverai: ho preferito questa traduzione, perché più chiara. Il senso più rigoroso sarebbe una maniera d'ironia, e di gravissimo avvertimento: costoro hanno atteso al varco l'anima mia. Veramente per questa bella vanità tu li salvereri, tu li renderai felici; lasciando, che s'intenda, che ciò non farà Dio certamente per essi, che anzi (come segue) tu, o Dio, nell'ira tua dispergerai questi popoli. E popoli, cioè popolo grande chiama la turba de' nemici che d'ogni parte si levavano contro di lui.

55,8-9:A te o Dio, ho esposto ec. Ho spiegate, e dimostrate a te tutte le mie afflizioni, e da quanti mali travagliata sia la mia vita, e tu buono, e misericordioso, tu delle mie lacrime fai conserva, e tutte le tieni presenti agli occhi tuoi, e una sola io non ne spargo inutilmente, e che non sia contata da te: così tu avevi promessa, e cosi fai tu non iscordandoti giammai de' patimenti del povero, in vece di quelle parole come sta (scritto) nelle lue promesse, l'Ebreo si traduce letteralmente non sono elleno (scritte le mie lacrime) nel libro tuo? E allora saran messi in fuga ec. Questo allora significa in questo luogo un tempo stabilito dalla Providenza divina per la liberazione perfetta del giusto, onde potrebbe tradursi: e un dì saranno ec.

55,10:Ecco che io riconosca, ec. Frattanto però mentre tu vuoi, che io sia tuttora in affanni, ogni volta che io ricorro a te, sperimentalmente conosco, che tu se' il mio Dio, perché mi aiuti e mi consoli.

55,11:In Dio loderò la parola, ec. È una stessa cosa la parola, e la promessa. vedi vers. 4.

55,12:Son presso di me, o Dio, i vati di laude, ec. Il Greco e molti Salteri Latini in vece di laudationes leggono laudationis, ovvero laudis, e così forse dee stare nella nostra Volgata. Ho presenti, o mio Dio, le promesse che io ti ho fatto di offerirti sacrifizio di laude, e di rendimento di grazie; e queste promesse adempirò.

55,13:Liberasti l'anima mia dalla morte, ec. l'ordine naturale porterebbe: hai liberati i miei piedi dalle cadute, salvandomi dall'insidie de' miei nemici. Hai liberato l'anima mia dalla morte. Così Cristo viene qui a ringraziare il celeste suo Padre d'averlo tratto dalle mani de' suoi nemici, e dalla morte, risuscitandolo, onde egli soggiunge che sarà accetto a Dio dopo il penoso suo sacrifizio, e goderti presso a lui della luce de' vivi, vale a dire della eterna felicità dei cielo, goderà di quella luce immortale, in paragon della quale la luce del nostro mondo ha piu sembianza di tenebre, che di luce. E alla stessa felicità aspirava Davidde dietro al primogenito di tutti gli eletti Gesù Cristo, onde anche in bocca di lui bene stanno queste parole, quando a lui voglia riferirsi questo salmo.