Scrutatio

Sabato, 20 aprile 2024 - Beata Chiara Bosatta ( Letture di oggi)

Seconda lettera a Timoteo 1


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Rende grazie a Dio per la fede di Timoteo, la quale ordina a lui di dimostrare con predicare intrepidamente il vangelo: Cristo distrusse la morte, ed elesse Paolo maestro delle genti, e a lui serba il premio dovuto alle sue fatiche: racconta, come tutti gli Asiatici lo avevano abbandonato, e loda la famiglia di Onesiforo, dalla quale gli era stata prestata molta assistenza.

1Paolo Apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, secondo la promessa della vita, la quale è in Cristo Gesù:2A Timoteo figliuolo carissimo, grazia, misericordia, pace da Dio Padre, e da Cristo Gesù Signor nostro.3Rendo grazie a Dio, cui co' pro genitori io servo con pura coscienza, perché assiduamente ho memoria di te nelle orazioni mie notte, e giorno,4Bramoso di vederti (ricordandomi delle tue lagrime) per ricolmarmi di gaudio,5Richiamandomi alla memoria quella, che è in te, fede non finta, quale ella fu prima nell'avola tua Loide, e nella madre tua Eunice, e sono certo, che è anche in te.6Per la qual cosa ti rammento di ravvivare la grazia di Dio, che è in te mediante l'imposizione delle mie mani.7Imperocché non ha dato a noi Iddio uno spirito di timidità, ma di fortezza, e di dilezione, e di saggezza:8Non volere adunque arrossirti della testimonianza del Signor nostro, né di me prigioniero per lui: ma partecipa ai travagli del vangelo secondo la virtù di Dio:9Il quale ci ha liberati, e ci ha chiamati con la vocazione sua santa, non per le opere nostre, ma secondo il suo proponimento, e secondo la grazia, la quale a noi è stata data in Cristo Gesù, prima che cominciasser i secoli.10Ma si è manifestata adesso per l'apparizione del Salvator nostro Gesù Cristo, il quale e ha distrutta la morte, e ha rivelata la vita, e l'immortalità per mezzo del vangelo:11Pel quale sono stato io costituito predicatore, e Apostolo, e dottor delle, genti.12Per la qual cagione eziandio queste cose io patisco, ma non ne arrossisco. Imperocché conosco, di chi mi sono fidato, e son certo, che egli è potente a conservare il mio deposito sino a quella giornata.13Tieni la forma delle sane parole, che hai udite da me con la fede, e la carità in Cristo Gesù.14Custodisci il buon deposito per mezzo dello Spirito Santo, che abita in noi.15Tu sai, come si sono da me alienati tutti quelli, che sono nell'Asia, tra' quali è Figello, ed Ermogene.16Faccia il Signore misericordia alla famiglia di Onesiforo: perché spesso mi ha ristorato, e non si è vergognato della mia catena:17Anzi arrivato egli a Roma, cercò premurosamente di me, e mi trovò.18Diagli il Signore di trovare misericordia presso il Signore in quel giorno. E quante cose fece per me in Efeso, tu lo sai benissimo.

Note:

1,1:Apostolo... secondo la promessa della vita, la quale è ec. Vale a dire, Apostolo eletto da Dio ad annunziare agli uomini la promessa della vita eterna, la qual vita si ha per mezzo di Cristo Gesù, il quale l'ha a noi meritata con la sua morte. Rammemorando l'obbietto della sua predicazione risveglia la speranza, e il coraggio di Timoteo, affinchè a vista di tanto bene, quanto è quello che aspettiamo da Cristo, non si perda di animo nelle afflizioni di questa vita.

1,3:Rendo grazie a Dio, cui co' progenitori io servo ec. L'Apostolo nato nella nazione de' patriarchi, e dei profeti, dice, che secondo lo spirito e l'esempio di questi serve con pura coscienza al medesimo Dio, a cui quelli hanno servito, dimostrando in tal guisa, che non dovevano i Giudei perseguitarlo, quasi abbandonata avesse l'antica religione, mentre a colui serviva, che era stato in ogni tempo la speranza de' patriarchi e dei profeti, e di tutto Israello. E i patriarchi, e tutti i giusti dell'antica legge conseguirono la salute mediante la fede della futura passione di Cristo, come i cristiani per la fede della passione gia sofferta da Cristo.
Dice ancora l'Apostolo, che rende grazie al Signore dell'orare, che egli fa di continuo pel suo Timoteo, perchè, come osserva il Grisostomo, è un dono di Dio l'orazione. E con ciò dà ancor segno del vivissimo affetto suo verso Timoteo, dicendogli, che non solo ha memoria di lui, ma questa memoria è per lui sì dolce e preziosa, che ne rende a Dio grazie come di un gran beneficio.

1,4:(Ricordandomi delle tue lagrime). Memore delle la grime da te sparse nella mia partenza da Efeso. Vedi gli Atti, XX. 37. 38.

1,5:Nell'avola tua Loide, e nella madre tua Eunice, ec. S'intende l'avola materna Giudea, come la madre; ambedue avevano molto contribuito a formare il giovine Timoteo nella soda pietà, e l'esempio di esse ricorda allo stesso Timoteo, perchè di sprone gli serva a seguitare i domestici esempi di virtù e di fede.

1,6:Ti rammento di ravvivare la grazia ec. Il fuoco, coperto che è dalla cenere, non dà luce, nè calore; cosi la grazia rimane talora quasi coperta, e senza effetto nell'uomo per la negligenza, e infingardaggine, o per umano timore. Ella si ravviva, e si riaccende con l'orazione, con la meditazione delle sagre lettere, coll'uso dei doni da Dio ricevuti. In tal guisa vuole l'Apostolo, che Timoteo ravvivi in se stesso la grazia dello Spirito Santo, con feritagli mediante l'imposizione delle mani nella sua ordinazione.

1,7:Non ha dato a noi Iddio uno spirito di timidità, ec. Dal versetto precedente, e molto più da questo, e da quello che segue, venghiamo ad intendere, che Timoteo era di naturale alquanto timido; onde gli dice l'Apostolo, che lo spirito, che egli ha ricevuto nella sua ordinazione, lo spirito dei ministri evangelici, non è uno spirito di timore mondano, per cui si negligentino le obbligazioni del ministero, ma uno spirito di fortezza, che non ceda alle tentazioni, e ai pericoli, e ai mali tutti di questa vita; uno spirito di amore, per cui non dei nostri in teressi siamo solleciti, ma di quelli di Cristo;uno spirito di saggezza, qual si conviene al Vescovo destinato al governo del gregge di Cristo.

1,8:Non volere adunque arrossirti della testimonianza del Signor nostro, nè di me ec. La predicazione del Vangelo è sovente chiamata da Paolo testimonianza renduta da' ministri dello stesso Vangelo alla verità, e a Cristo. Vuole adunque l'Apostolo, che Timoteo non si ritragga dal predicar Gesù Cristo, e la croce di esso per timore delle ignominie, che gli avvenga d'incontrare per tal causa, e col proprio esempio vie più lo accende, e mostrandogli le sue catene,gli dice: se queste tu credi argomento non di disonore, ma di gloria e di felicità, batti coraggiosamente la strada che io batto, e con grand'ani mo procura di aver parte alle persecuzioni, e alle con tradizioni, che il mondo muove contro il Vangelo, tua fidanza ponendo non nelle tue proprie forze, ma nella virtù di Dio, il quale al fiacco dà valore, e a quei, che non sono, la forza raddoppia, e la robustezza, Isai. XL.

1,9-10:Ci ha liberati, e ci ha chiamati... non per le opere nostre, ec. Con la ricordanza de' benefizi di Dio anima il coraggio del suo Timoteo. Dio è quegli, che ci ha liberati dalle mani del nemico, e ci ha chiamati con una vocazione santa, vale a dire, ci ha chiamati dalla morte del peccato per santificarei: e cio egli ha fatto non per alcun nostro merito, ma in virtù del suo eterno proponimento, e in virtù della grazia, la quale fu preparata per noi ab eterno a riflesso de' meriti di Gesù Cristo. Questo proponimento, e questa grazia di Dio si è pubblicamente, e chiaramente manifestata al mondo alla venuta di Gesù Cristo, il quale, distrutto il peccato, ha anche distrutta la morte, ed ha manifestata per mezzo del Vangelo al mondo quella vita immortale, e incorruttibile, la quale noi già abbiamo in isperanza. Si notano dall'Apostolo (secondo l'osservazione di s. Tommaso) due cause della nostra salute, la predestinazione, o sia il proponimento eterno, che ebbe Dio di usare con noi misericordia; secondo, la grazia giustificante; imperocchè siccome Dio volle la nostra salute, cosi volle ancora il modo, onde pervenir dovessimo alla salute, vale a dire, non pe' meriti nostri, ma per la grazia di Gesù Cristo. questo Salvatore divino soddisfatto avendo pe' nostri peccati, abolì con la sua morte l'impero, che aveva la morte sopra di noi come peccatori, e colla dottrina del suo Vangelo, e con la sua risurrezione pose in chiaro lume, ed avvivò la speranza di quella vita immortale, e incorruttibile, della quale non aveasi quasi più tra gli uomini nissuna idea.

1,11:Pel quale ec. Ad annunziare al mondo questa dottrina, e questo Vangelo.

1,12:Conosco, di chi mi sono fidato, e sono certo, ec. Non è a me di confusione, o di pena il patire pel Vangelo, perchè conosco, quanto verace sia nelle sue promesse,. e quanto potente per eseguirle quel Dio, nelle mani del quale ho rimesso come in deposito tutto me stesso, e la mia salute, e le fatiche, e i patimenti, i quali della mia predicazione son frutto, e diverranno nelle mani di lui preziosa semente di gloria, e di felicità in quel giorno, in cui egli renderà a ciascheduno la mercede delle opere, che avrà fatte.

1,13-14:Tieni la forma delle sane parole, ec. Conformati nell'esercizio del tuo ministero a quel modello della dottrina salutare, che io ti ho lasciato; questo modello va' tu ricopiando colorito, e avvivato con la fede e con la carità, e in tal guisa custodisci il deposito degli insegnamenti e de' dommi evangelici mediante l'assistenza dello Spirito Santo, il quale in modo particolare abita ne' pastori della Chiesa, depositari, e custodi della vera dottrina. Imperocchè in qual altro modo potrebbon'essi (dice il Grisostomo) custodire il tesoro della celeste dottrina in mezzo a tanti ladri, e a tante insidie del demonio, e de' suoi ministri, se non hanno abitante in se lo Spirito Santo?

1,15:Tu sai, come si sono da me alienati ec. Dovevano trovarsi in Roma alcuni o ministri, o semplici fedeli delle Chiese dell'Asia minore, i quali o per viltà di animo, o per poco buon cuore verso l'Apostolo, lo avevano nella sua prigionia abbandonato, e si erano ritirati da lui; e di questo numero erano Figello, ed Ermogene, de' quali null'altro sappiamo di certo, che quello che in questo luogo ne dice lo stesso Apostolo.

1,16-18:Faccia il Signore misericordia alla famiglia di Onesiforo: ec. Onesiforo, di cui si celebra come di martire la memoria nella Chiesa greca e nella latina, avea renduto de' grandi servigi all'Apostolo, e alla Chiesa in Efeso, e di poi anche in Roma aveva con gran coraggio, ed amore consolato e assistito Paolo nella sua prigionia. L'Apostolo ne dà notizia a Timoteo, probabilmente affinchè ne informi in Efeso la famiglia dello stesso Onesiforo, verso la quale prega egli il Signore, che usi della sua misericordia. Questa maniera di parlare sembra, che evidentemente dimostri, che Onesiforo era già morto, e lo stesso dimostrasi vers. 19. cap. IV., dove Paolo manda i saluti alla famiglia senza dare altra nuova di lui, come avrebbe certamente fatto, se egli o fosse stato tuttavia in Roma, o almeno fosse stato in vita; e ancora nel vers. 18., dove si domanda a Dio, che lo stesso Onesiforo trovi misericordia dinanzi allo stesso Dio nel giorno estremo. Quindi con molta ragione si conclude, aversi in questo luogo un pregevolissimo monumento della orazione pei defunti.