Scrutatio

Mercoledi, 24 aprile 2024 - San Fedele da Sigmaringen ( Letture di oggi)

Sapienza 1


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Esorta i regi, e i magistrati a fare, e amar la giustizia. Il Signore si trova dà chi con cuor semplice, e con fede lo cerca; ma egli fugge i peccatori; egli il tutto riempie, e nissuna cosa a lui è nascosta. Detestabil cosa è la mormorazione, la detrazione, e la bugìa. Dio non fece la morte, ma i peccatori a se la chiamaron.

1Amate la giustizia, voi che governate la terra: pensate bene di Dio, e lui cercate colla semplicità del cuore.2Perocché egli si trova da quei, che nol tentano: e si da a vedere a quelli, che in lui hanno fede.3Conciossiache i pensieri malvagi allontanano da Dio, e la dimostrata possanza di lui corregge gli stolti:4Perocché in anima malevola non entrerà la sapienza, e non abiterà in corpo venduto al peccato.5Perocché lo spirito di disciplina santo fugge l'ipocrita, e si tien lungi dagli imprudenti pensieri, ed è disonorato dalla sopravvegnente iniquità.6Or lo spirito di sapienza è benigno, e non lascerà impunite le labbra del maldicente; perché degli affetti di lui è testimone Iddio, scrutatore vero del cuor di lui, e uditore di sue parole.7Perocché lo spirito del Signore riempie il mondo tutto: e questi, che il tutto contiene, ha cognizione fin d'una voce.8Per questo chi parla male non può star nascosto, e non sarà risparmiato dal giudizio di vendetta.9Perocché si farà ricerca de' pensieri dell'empio, e a Dio giungerà il suono di sue parole, affinchè sian punite le sue iniquità.10Conciossiachè un'orecchia gelosa ascolta ogni cosa; e non rimarrà nascosto lo strepito delle mormorazioni.11Guardatevi adunque dalla mormorazione, che non è utile; e rattenete la lingua dalle detrazioni; perocché i segreti discorsi non saranno senza castigo: e la bocca, che proferisce menzogna, da morte all'anima.12Non andate cercando la morte cogli errori di vostra vita, e guardatevi dal tirarvi addosso la perdizione colle opere delle vostre mani.13Perché Dio non ha fatta la morte, né gode della perdizione de' viventi.14Perocché tutte le cose egli creò, perché fossero, salubri fece le cose, che nascono nel mondo, nelle quali non è veleno sterminatore, e il regno dell'inferno sopra la terra non è.15Imperocché perpetua, ed immortale ell'è la giustizia.16Ma la morte e co' fatti, e colle parole la chiamarono a se gli empj, e credendola amica si consumarono, contratta avendo con lei alleanza, come quelli, che degni sono di appartenere a lei.

Note:

1,1:Amate la giustizia voi, che governate ec. Propone qui il Savio quasi il tema di tutto questo libro, e questo tema si è d'insegnare agli uomini, e particolarmente ai principi, ai magistrati, ai giudici la vera e perfetta giustizia, la quale consiste nel conoscere e amare Dio, e cercarlo, e onorarlo con cuore schietto e sincero; e la giustizia egli la insegna come mezzo infallibile ad acquistar la vera sapienza, onde sta scritto: Se tu brami la sapienza, conserva la giustizia, e Dio a te la darà. Eccl. I. E notisi ch'ei non dice siate giusti, ma amate la giustizia, e con ciò viene a richiedere, che abbiano zelo della giustizia, onde non solo sien eglino giusti, ma procurino, che sieno giusti anche quelli, che ad essi sono soggetti. Vedi s. Bernardo de confid. II. 2.
Pensate bene di Dio. Abbiate sentimenti retti riguardo a Dio, riguardo alla sua providenza, giustizia, sapienza, potenza ec.: guardatevi dall'empie dottrine degli Epicurei, degli Atei, dei libertini.
È lui cercate colla semplicità del cuore. Cercate Dio con cuore semplice, cioè sincero, non doppio, non corrotto da ipocrisia e finzione; ovvero, con cuore semplice, cioè intiero e perfetto, non dimezzato, non languido. La voce Ebrea riceve l'una e l'altra sposizione, ed anche la voce semplicità della nostra Volgata, secondo l'uso delle Scritture.

1,2:Si trova da quei, che nol tentano ec. Cercate Dio con cuore schietto e sincero: perocchè chi in tal modo lo cerca (e non con cuore finto, incostante) lo trova; e se di lui vi fiderete, egli si darà a conoscere a voi. Tenta Dio l'ipocrita, e chi a Dio nega la providenza, la sapienza ec., ed anche chi nella propria capacità e virtù, e non in Dio ripone la sua speranza. In Dio poi hanno fede, primo, quelli che la vera fede professano colla Chiesa cattolica: secondo, quelli, che in lui confidano: terzo, quelli, che fedelmente a lui e a' suoi comandamenti obbediscono; nel secondo senso principalmente è qui usata questa frase, aver fede in Dio, come apparisce dal testo greco. Dio si dà a conoscere all'uomo nelle cose create, si dà a conoscere ancor meglio nelle Scritture sante, nelle quali un cuore retto e fedele troverà il fonte stesso della sapienza.

1,3:I pensieri malvagi allontanano da Dio. Siccome il pensare rettamente intorno a Dio giova a congiungere l'uomo con Dio, così l'avere cattivi e storti sentimenti intorno a lui, alla sua provvidenza, sapienza ec. separano l'uomo da Dio, perchè dalla vera religione e dalla pietà lo allontanano.
E la dimostrata possanza di lui ec. La potenza di Dio dimostrata in tante guise, e provata con tante stupende operazioni di lui, questa potenza corregge gli stolti, vale a dire convince di stoltezza e di frenesia gli empi, che non ebbero rispetto e timore di tal potenza, e vollero piuttosto provarne le vendette, che averla per protettri ec. Tradurrei più volentieri questo luogo in tal guisa: La potenza (di Dio) messa alla prova convince gli stolti. Intendendo degli empi, che tentano Dio, negando la sua providenza, potenza ec. La stoltezza de' quali sarà cono sciuta nella stessa tremenda loro punizione.

1,4:In anima malevola non entrerà la sapienza, ec. In anima di cattiva volontà, in anima maliziosa non entrerà la sapienza, ed ella non abiterà in un uomo impegnato, o (come dice l'Apostolo, Rom. VII.) venduto al peccato. Invece di dire: non abiterà nell'uomo: il Savio dice: non abiterà in corpo ec. per farci intendere, che i vizi della carne principalmente degradano, avviliscono l'uomo, e quasi alla condizione de' bruti il riducono, onde incapace affatto diventi di aspirare alla saviezza. Pel nome di peccato si intende la concupiscenza, come in molti altri luoghi della Scrittura, e particolarmente nella lettera ai Romani.

1,5:Lo spirito di disciplina santo ec. Rende ragione di quello, che avea detto, che la sapienza non entra in anima malevola: perchè lo Spirito santo autore e maestro di sapienza fugge, cioè detesta gl'ipocriti, i quali sono privi affatto di quella semplicità di cuore, con cui Dio si cerca, come disse vers. I.; e lo stesso Spirito santo, Spirito di consiglio, non può stare insieme con gli stolti pensieri de' malvagi, e la iniquità, che entri in un'anima lo contrista, lo disonora, e lo scaccia.

1,6:Or lo spirito di sapienza è benigno ec. Il Greco in vece di benigno, porta amante degli uomini; e perchè egli ama gli uomini e il loro bene, per questo non lascerà impunite le colpe, che il maldicente, il detrattore commette colle sue labbra: dove è da notare, che alla benignità di Dio si attribuisce il punire il detrattore, sì perchè a lui si appartiene il dimostrarsi protettore de' buoni, che sono offesi e maltrattati dai cattivi, e sì perchè la pena di uno è ordinata alla correzione di molti; e sarebbe crudele quella benignità, la quale con danno di molti ad un reo perdonasse. Perchè degli affetti di lui è testimone ec. E nè il detrattore, nè alcun uomo, che pecchi, si lusinghi di poter tener nascosto il male ch'ei fa, perchè Dio è testimone sempre presente degl'intimi affetti dell'uomo, ed è scrutatore vero del cuore, cioè de' pensieri, i quali tutti egli sa e comprende, come tutte ascolta le parole dell'uomo.

1,7:Perocchè lo spirito del Signore riempie il mondo ec. Lo Spirito santo conosce e vede tutto, perchè egli è immenso, ed ogni luogo riempie di sua presenza. Nella stesse guisa Davidde (Psal. CXXXVIII. 14.) dimostra, che Dio sa tutto colla descrizione della sua immensità: Dove anderò io lontano dal tuo spirito ec. Or questo spirito, che il tutto abbraccia, e il tutto conserva e sostenta, di tutto quel che si dice ha cognizione e notizia. Notisi, che è qui una sconcordanza, o piuttosto un grecismo in quele parole: Et hoc quod continet omnia; perocchè elle debbono intendersi dello Spirito santo, onde dovrebbe essere: Et hic qui continet ec. Ma la voce greca significante lo spirito è di genere neutro, e l'autore della Volgata tenne lo stesso genere. S. Agostino nel suo Specchio lesse: Et hic qui ec.

1,8:Dal giudizio di vendetta. Non sarà risparmiato, non sarà lasciato a parte libero e impunito da quel giudizio di vendetta, che Dio un giorno farà, in cui l'uomo renderà conto di ogni parola.

1,9:Si farà ricerca de' pensieri ec. Dio farà ricerca, cioè vedrà, conoscerà i pensieri tutti degli empi; molto più le parole: così le iniquità di lui avranno tutte la pena, che è ad esse dovuta.

1,10:Un' orecchia gelosa ec. Dio è chiamato sovente nelle Scritture un Dio geloso, zelatore della giustizia, onde il tutto osserva con grande attenzione, e a tutto pon mente.

1,11:Che non è utile. Vuol dire, che è dannosissima, per una figura, di cui abbiam molti esempi nelle Scritture, di cendosi il meno perchè s'intenda il più.
La bocca, che proferisce menzogna. Si parla in questo luogo della bugia, colla quale gravemente si offende il prossimo, e particolarmente per mezzo di detrazioni, calunnie ec. Perocchè dicesi, che questa menzogna dà morte all'anima, lo che si fa col peccato grave e mortale. Non è però dubbio, che la bugia di qualunque sorta, sia peccato e offesa del Signore.

1,12:Cercando la morte ec. Non peccate, perchè l'amare il peccato è un amare e cercare la morte, la qual morte manderà a voi il Signore prima del tempo, se voi vi abbandonate all'errore e al peccato.

1,13:Dio non ha fatta la morte, ec. Dio creò l'uomo non per la morte, ma per la vita, e per la immortalità; ma l'uomo peccando si tirò addosso la morte: la quale per lo peccato entrò nel mondo, come dice l'Apostolo Rom. v. 12.: e s'intende la morte non solo del corpo, ma anche dell'anima, la qual morte dell'anima è di due sorte: la prima morte è quella, per cui l'anima pel suo peccato muore a Dio perdendo la grazia; la seconda è la morte e la perdizione eterna nell'inferno, dove l'anima peccatrice soffrirà pene di morte senza giammai morire.

1,14:Tutte le cose egli creò, perchè fossero. Tutte le cose creò non perchè perissero, ma perchè sussistessero: dunque Dio non creò la morte, dunque la morte non è una condizione della natura, quale ella fu da principio, ma giusta punizione della colpa.E salubri fece le cose, che nascono nel mondo ec. Ho preso la voce nationes nel significato, in cui è presa anche da' buoni scrittori latini ( vedi Plinio lib. XXII. 24.), significato, che ottimamente conviene in questo luogo. Dio fece salubri, cioè senza contagione di morte, le cose che nascono sopra la terra (gli uomini principalmente), e nulla di velenoso, nulla di mortifero e di distruttivo è in esse, onde sieno condotte a perire. Secondo questa sposizione non ha qui luogo la quiestione, se prima del peccato certe erbe e certi animali fossero velenosi come sono di presente, intorno alla quale vedi August. de Gen. ad tit. III. 18... e s. Basil. in He xam. hom V. E il regno dell'inferno sopra la terra non è. E Dio non fece, che l'inferno e i demoni dominassero sopra la terra: non fu questo regno istituzione di Dio, ma effetto della colpa e della ingiustizia dell'uomo, il quale credette al demonio e al potere di lui si soggettò.

1,15:Perpetua, ed immortale ella è la giustizia. La giustizia di sua natura ha seco il dono della perpetuità e della immortalità: onde se l'uomo creato da Dio nella giustizia istessa avesse perseverato, non sarebbe stato mai soggetto alla morte. La giustizia immortale faceva l'uomo immortale.

1,16:La morte e co' fatti e colle parole la chiamarono a sè gli empi, ec. Rappresenta, anzi dipinge con gran vivezza la incredibile stoltezza degli empi, i quali rinunziando alla giustizia, alla immortalità rinunziarono, e la morte chiamarono con tutti gli sforzi loro quasi fosse un'amica, mentre le proprie soddisfazioni cercarono con ogni ardore, benchè sapessero dovere esser queste per essi sicura morte; quindi si consumarono e perirono e si strussero, avendo fatta alleanza con lei allorchè alleanza strinsero co'piaceri vietati da Dio; degni veramente di appartenere alla morte, e di avere con lei società. Tale fu la stoltezza di Adamo e di tutti gli altri imitatori del peccato di Adamo.