Scrutatio

Martedi, 23 aprile 2024 - San Giorgio ( Letture di oggi)

Salmi 103


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Lotta Dio per la creazione delle cose, e per la sua providenza.

1Dello stesso Davidde.
Benedici il Signore, o anima mia: Signore Dio mio, tu ti se' glorificato potentemente.
2Ti se' rivestito di gloria, e di splendidezza: cinto di luce come di veste.3Tu stendi il cielo come un padiglione, e di acque e cuopri la parte sua superiore.4Tu, che monti sopra le nuvole, o cammini sull'ali de' venti.5Che i tuoi Angeli fai (come) venti, e i tuoi ministri fuoco fiammante.6Tu, che la terra fondasti sopra la propria stabilità: ella non varierà di sito giammai.7L'abisso quasi veste la cinge: si innalzeranno le acque sopra de' monti.8Alle tue minacce elleno fuggiranno: si atterriranno al tuono della tua voce.9Si alzano i monti, e si appianan le valli ne' luoghi, che tu loro assegnasti.10Fissasti un termine alle acque, cui elle non trapasseranno: e non torneranno a coprire la terra.11Tu nelle valli fai scaturir le fontane, filtrando le acque pel seno de' monti.12Con esse saranno abbeverate tutte mie bestie de' campi: queste sospirano gli asini salvatici quando sono assetati.13Presso di esse abitano gli uccelli dell'aria: di mezzo ai sassi fanno udire le loro voci.14Tu da' superiori luoghi innaffi i monti: de' frutti, che son tuo lavoro, sarà saziata la terra.15Tu produci il fieno per le bestie, e gli erbaggi in servigio degli uomini.16Per trarre dalla terra il pane, e il vino letificante il cuor dell'uomo. E perch'ei possa esilarar sua faccia coll'olio, e col pane le sue forze corrobori.17Avranno a sazietà nudrimento gli alberi della campagna, e i cedri del Libano, i quali egli piantò: ivi faranno a loro nidi gli angelli.18La casa della cicogna sovrasta ad essi: gli alti monti servon di asilo ai cervi, i massi agli spinosi.19Egli fece la luna per la distinzione de' tempi: il sole sa dove abbia da tramontare.20Tu ordinasti le tenebre, e si fè notte: nel tempo di essa vanno attorno le bestie selvagge.21I leoncini ruggiscono bramosi di preda, e da Dio chieggono il loro nudrimento.22Ma spunta il sole, ed ei si ritirano in truppa, e nelle tane loro si sdraiano.23Se ne va l'uomo alle sue faccende, e a' suoi lavori infino alla sera.24Quanto grandiose son le opere sue, o Signore! ogni cosa hai tu fatto con sapienza: la terra è piena di tue ricchezze.25Questo gran mare, e spazioso nelle sue braccia: in esso animali che non han numero.26Animali piccoli, e grandi: ivi cammineranno le navi.27Ivi quel dragone, cui tu formasti perché vi scherzi: tutte le cose aspettan da te, che tu dia loro sostentamento nel tempo opportuno.28Tu lo dai, ed elleno lo raccolgono: quando tu allarghi la mano tutte le cose son ricolme di bene.29Ma quando tu rivolgi altrove la faccia, tutte le cose sono in turbamento: tu le privi di spirito, e vengon meno, e ritornano nella lor polvere.30Manderai lo spirito tuo, e saranno create, e l'innovellerai la faccia della terra.31Sia celebrata pe' secoli la gloria del Signore: si allegrerà il Signore nelle opere sue:32Ei, che mira la terra, e la fa tremare: tocca i monti, e gettan fumo.33Io canterò il Signore finché viverò: a lui darò laude fino che io sarò.34Siano accette a lui le mie parole: quanto a me il mio diletto sarà nel Signore.35Spariscano dalla terra i peccatori, gli iniqui talmente che più non siano: benedici, anima mia, il Signore.

Note:

103,1:Dio mio, tu ti se' glorificato potentemente. La maestà infinita e la grandezza di Dio non può dall'uomo conoscersi qual'ella e in se stessa: ma le invisibili cose di lui, dopo creato il mondo per le cose fatte comprendendosi si veggono; anche l'eterna potenza e il divino essere di lui: Rom. I.20. Quindi dopo una profonda meditazione sopra le opere di Dio prorompe il Profeta in quest' espressioni di ammirazione e di lode del Creatore.

103,2:Ti se' rivestito di gloria e di splendidezza. Omero: di laude e di splendidezza: Tu se' tutto laudabile, e tutto splendore. Non si può pensare a te, se non per lodarti e per ammirarti. Cinto di luce come di veste. Parla di quella luce incorporea, e increata derivante dalla divina essenza, per la qual luce egli splende tra' cori de' beati spiriti, e gl'illumina e li beatifica. Questa è quella luce inaccessibile, nella quale Dio abita, come dice l'Apostolo. 1. Tim. VI. 16.

103,3:Tu stendi il cielo come un padiglione. Tu i cieli si vasti, si ricchi e pieni di corpi smisurati e d'incredibil bellezza, tu questi cieli stendesti colla stessa facilità, e prontezza, colla quale da un uomo si stende un padiglione fatto di pelli. E di acque cuopri ec. indica le acque superiori, delle quali è parlato, Gen. I.7., le quali egli pone sopra de' cieli.

103,4:Monti sopra le nuvole, e cammini ec. Le nubi servono a te di cocchio, e i venti, quasi alati corsieri tirano questo cocchio. La nube era il simbolo della maestà del Signore. vedi Exod. XVI. 10. XIX. 9. ec.;II Paralip. V. 13., e anche nel Nuovo Testamento, Marc. II. 6., Matt. XVII.5. XXIV.30. Qui si rappresenta Dio come un Re grande, il quale vola in un attimo da una estremità del suo impero fino all'altra, visitando il tutto colla sua Providenza, onde è dimostrata la celerità e facilità, con cui Dio agisce e provede alla conservazione e al buon ordine dell'universo.

103,5:I tuoi Angeli fai (come) venti. ec. Tu agli Angeli tuoi, de' quali ti servi per l'esecuzione de' tuoi voleri, dai la speditezza e la velocita de' venti, e a questi ministri tuoi dai l'attività, e la veemenza del fuoco. Vedasi dalle Scritture, come Dio si serve degli Angeli e per beneficare e per punire gli uomini. Vedi Heb. I. 7.

103,6:Tu, che la terra fondasti sopra la propria stabilità. Giobbe dice, che la terra fu fondata da Dio sul niente, XXVI. 9. Ella è fondata sul suo equilibrio, è fondata sopra se stessa; ed ella non varierà giammai la posizione datale fin da principio dal Creatore.

103,7-9:L'abisso quasi veste la cinge: ec. Il mare profondo la circonda, e la veste per ogni parte. Ma sembra assai meglio di riferire queste parole alla storia della creazione. Il Profeta adunque si rappresenta la terra, com'ella era al principio coperta dalle acque fino nelle parti sue piu elevate, fin sopra i monti. Le acque al tuo minaccioso comando, al tuono della tua voce atterrite si fuggirono, e nelle vaste conserve, si ritirarono preparate da te, e la terra restò scoperta, e si videro qua i monti elevati, la le valli appianate, il tutto ordinato e disposto secondo l'ordine della tua Previdenza. Ciò combina perfettamente col racconto di Mosè, Gen. I. 2. 6. 7

103,10:Firmati un termine alte acque no. Un elemento si fiero e turbolento e impetuoso com'è il mare si terrà sempre dentro i limiti fissati da te, benchè in moltissimi luoghi non abbia altro argine, o ritegno, se non la sabbia, nella quale si rompono gli orgogliosi suoi flutti. Questo grandissimo miracolo della sapienza e possanza del Creatore è toccato altre volte ne' libri santi, e in questi salmi specialmente.

103,11-12:Tu nelle valli ec. Dio avea ridotte tutte le acque inferiori negli ampli lor serbatoi: ma la terra è arida per se medesima. Dio, dispone, che l'azione del sole, e la forza de' venti alzino dal mare una immensa quantità di tenui vapori, i quali addensati nell'aria, e divenuti piu pesanti di essa si sciolgono in piogge e in rugiada e in guazze copiose. I vasti corpi de' monti ricevono i primi grandissima parte di questo umore, che penetra nelle lor viscere, di dove si in poi la strada, e sgorga lentamente in lontane, che scendono ad irrigare le valli, e a preparare la lor bevanda non solo agli uomini, ma anche a tutti gli animali delle campagne. E in queste acque spera l'asino salvatico, il quale amando i luoghi solitari, ed ermi, e asciutti, sovente patisce la sete; ma egli sa che anche a lui ha pensato la tua previdenza, e non ha mancato di preparargli dove ristorarsi, e cerca, e trova da bere.

103,13:Presso di esse abitano gli uccelli ec. Presso a queste lontane Dio ha preparato grata e dolce stanza agli uccelli, i quali amano la verzura e l'ombra delle piante e l'acqua viva e corrente. Ivi adunque essi albergano, e l'anno i loro nidi, e cantano or tralle fronde degli alberi, or sopra i sassi de' rivi.

103,14:Tu dal superiori luoghi ec. Dalle nuvole mandi l'umore, che innaffia i monti, donde poi nascono le fontane, come si è detto nel versetti 12.13. Questa prima parte del versetto lega co' precedenti; perocchè nella seconda parte si passa ad altre cose de' frutti, che son tuo lavoro, sarà saziata la terra. Gli uomini e gli animali son nudriti da te co' frutti, che tu dal nascere. Alcuni non con uguale semplicità per frutto intendono le pioggia, le rugiade, le guazze, onde è irrigata e fecondato la terra, le quali pioggie ec. vengono dalle nuvole, che son formate da Dio, son opera di Dio.

103,15:E gli erbaggi in servigia degli uomini. Ovvero: Tu produci il fieno pe' giumenti e l'erba per questi servi dell'uomo. Per gli animali domestici, che aiutano l'uomo, e a lui servono particolarmente nella cultura della terra, affin di trarne il suo sostentamento. Questa seconda sposizione unisce meglio il versetto seguente con questo.
E perch'ei possa esilarar sua faccia coll'olio. Per l'olio s'intendon gli unguenti, de' quali il principal ingrediente era l'olio. L'uso di questi unguenti era stimato di necessità in que' paesi, e l'astenersene era una mortificazione osservata nel tempo di digiuno e di penitenza. Vedi Ruth III. 2. Judith. X. 3. E col pane le sue forze corrobori. Nel versetto 16 la parola pane è posta per ogni specie di granaglia: qui per lo special cibo dell'uomo.

103,17:Avranno a sazietà nudrimento gli alberi della campagna ec. Dio ha preparato nella terra il nudrimento proporzionato alla natura, e adattato alla tessitura delle fibre di tanti alberi così diversi di grandezza di fogliame, di corteccia, di legname, di frutto, quanti sono quelli, che ombreggiano le campagne, e lo stesso pensiero ha avuto pegli altissimi cedri, che nascon sul Libano, dove non l'industria dell'uomo, ma la mano di Dio li piantò. Ma questi alberi tanto utili all'uomo per moltissimi suoi bisogni, servon anche alla conservazione di quella immensa famiglia di volatili, de' quali Dio ha cura talmente che uno solo de' più piccoli non è dimenticato da lui, Matt. VI. 25 Su questi alberi posan sicuri gli uccelli, e vi fanno i nidi.

103,18:La casa della cicogna sovrasta ad essi. La cicogna forma il suo nido sugli alberi più alti: ovvero secondo l'interpretazione del Grisostomo e di altri, la cicogna sovrasta agli altri uccelli, perchè è loro maestra, insegnando ad essi il tempo di fare il nido, facendolo essa prima di tutti gli altri. Gli Ebrei traducono: La cicogna sugli abeti si fa sua casa. Tutti non son daccordo intorno alla significazione della voce Herodius, ma i più la prendono per la cicogna. Vedi Suida. Gli alti monti servon d'asilo a' cervi: ovvero a camosci, alle capre salvatiche ec. Mostra la Providenza di Dio nel prosiedere agli animali i mezzi di conservarsi. Perseguitati dal cacciatori i cervi si ritirano negli alti monti, gli spinosi nelle buche dei massi.

103,19:Egli fece la luna per la distinzione dei tempi. La luna fu creata da Dio, perché colle diverse sue fasi servisse a distinguere i tempi, vale a dire i mesi, gli anni, le stagioni. Vedi Genes. I. 14. il sole fu fatto per illuminare la terra, e riscaldarla, e contribuire alla vegetazione delle piante, e dirigere i lavori dell'uomo, ed egli sa benissimo qual sia quel punto del cielo, dove egli dee tramontare. ogni di;.perocchè varia ogni di questo punto, e il sole mai non isbaglia.

103,20-21:Tu ordinasti le tenebre, ec. Fu tua volontà, che alla luce del giorno succedan le tenebre della notte: in questo tempo della notte. Le fiere de' boschi vanno, e vengono cercando la loro preda: ruggiscono allora i giovani lioni, e da Dio chieggono il loro sostentamento, come un tenero fanciullo lo chiede in suo padre. E Dio ascoltò i loro ruggiti, e lor provede sostentamento. Vedi psal. CXLVI. 9.

103,22-23:Ma spunta il sole, ed essi si ritirano in truppa, ec. Ma questi animali trovato gia il lor nudrimento al primo spuntar del sole si ritirano, e vanno a nascondersi, ordinando così il Signore, affinchè non disturbino i lavori dell'uomo, come certamente avverrebbe se si facesser vedere di giorno. Ritirati questi animali selvaggi, l'uomo senza timore abbandona la propria casa, e va ai lavori della campagna, nei quali si occupa fino alla sera, venuta la quale egli stanco ritirasi al necessario riposo.

103,24:Quanto grandiose le opere tue, ec. Esclamazione piena di affetto e di stupore di un uomo, alla mente di cui si presentano infiniti miracoli della bontà e potenza e sapienza divina, il quale vede di non poterne esporre una minima parte; onde dopo questa esclamazioue soggiunge in generale: La terra è piena di tue ricchezze. Noterò, che la lezione, che trovasi in alcuni salteri, che dicono: La terra è piena di tue creature, viene dalla sbaglio commesso da' copisti in una lettera della parola greca.

103,25:Quello gran mare e spazioso ec. Come se dicesse: ho detto qualche cosa della terra, ma che dirò del mare, del mare si grande e si vasto e spazioso ne' diversi suoi seni? il popolo de' natanti, che vive in questo mare è immenso: perocchè la ricchezza e fecondità del mare sorpassa quella della terra, trovandosi nello stesso mare animali simili a tutti quelli, che ha la terra, e moltissimi, che nella terra non sono come ne' gabinetti di storia naturale si osserva. Vedi Plin. I. IX. 2. 3. Vers 26 Ivi cammineranno le navi. Dio fu quegli, il quale coll'arca, che fece fabbricar da Noè mostrò agli uomini, come il mare potea servire ad aprir la corrispondenza, e strignere le relazioni di un popolo coll'altro dall'una all'altra estremità della terra per mezzo della navigazione: cosi quel mare, che parea posto come segno di divisione divenne un mezzo di commercio e di comunicazione.

103,27:Ivi quel dragone, cui tu formasti, ec. Per questo dragone comunemente intendesi la balena, e gli altri mostri marini, questa balena, questo mostro si smisurato è come il tiranno del mare: ivi egli scherza senza temere il furore di questo elemento: ivi in suo pasto degli altri pesci. Tutte le cose aspettan da te, ec. Tutti gli animali e dell'aria e della terra e dell'acque aspettano il nudrimento da te; la balena non meno, che il più minuto pesce, che vive nel mare. o ne' fiumi.

103,28-29:San ricolme di bene, ec. Sono in quello stato di prosperità, che alla lor natura conviensi. Ma se tu sottraessi a queste creature l'aiutatrice tua mano, e togliessi ad esse la cura di tua Providenza, tutto sarebbe allor confusione e disordine, tu terresti loro il respiro, e verrebber meno e perirebbono. Ma notinsi queste parole: torneranno nella lor polvere: perocchè ciò non può dirsine dei pesci, ne degli uccelli, i quali non dalla terra, ma dalle acque furono prodotti. Quello adunque, che il Profeta dice delle altre creature, vuole egli che lo appropri a se l'uomo, e intenda la somma sua dependenza da Dio, e riguardo all'esser suo naturale, e molto più riguardo alla sua eterna salute. Quindi segue:

103,30:Manderai lo spirito tuo e saranno create; e rinnovellerai ec. Manderai il tuo santo Spirito, Spirito vivificante, la grazia del quale risusciterà gli uomini dalla morte della colpa, e li farà nuove creature, viventi non secondo la carne, ma secondo lo spirito onde la faccia della terra sarà cangiata e rinnovellata, divenendo abitazione di santi dove era prima abitazione di morti.

103,31:Si allegrerà il Signore ec. Veggendo come tutte le cose fatte da lui son buone assai: Gen. I. 31. Si può anche tradurre: Rallegrisi il Signore ec. Vale a dire: sia egli servito e amato e obbedito dalle sue creature, e da nissuna sia mai offeso e disgustato.

103,32:Ei, che mira la terra, e la fa tremare. ec. Dopo averci dato una si bella pittura della bontà, e generosità di Dio ci rappresenta quant'ei sia terribile nell'ira sua. S'ei guarda sdegnato la terra, la fa tremare, e se tocca i monti li mette in combustione, dove allude a quello, che avvenne sul Sina, il qual monte tutto quanto fumava, perche vi era sceso il Signore. Exod. XIX.18. XX. 18.

103,35:Spariscano dalla terra i peccatori e gli iniqui, ec. Gli uomini ingrati, i quali non si dilettano di meditare le opere di Dio, e non pensano a' benefizi di lui, ma in degnamente ne abusano, avran fine degna della loro ingratitudine, la perdizione; il giusto poi benedica sempre il Signore.