Scrutatio

Venerdi, 29 marzo 2024 - Santi Simplicio e Costantino ( Letture di oggi)

Genesi 1


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Della creazione del mondo. Distinzione, e ornato delle cose create. Formazione dell'uomo, a cui Dio sottopone tutto quello, che avea creato.

1Al principio creò Dio il cielo e la terra.2E la terra era informe e vota, e le tenebre erano sopra la faccia dell'abisso: e lo spirito di Dio si movea sopra le acque.3E Dio disse: Sia fatta la luce. E la luce fu fatta.4E Dio vide, che la luce era buona: e divise la luce dalle tenebre.5E la luce nominò giorno, e le tenebre notte. E della sera e della mattina si compié il primo giorno.6Disse ancora Dio: Sia fatto il firmamento nel mezzo alle acque: e separi acque da acque.7E fece Dio il firmamento, e separò le acque, che eran sotto il firmamento da quelle che erano sopra il firmamento. E fu fatto così.8E al firmamento diede Dio il nome di cielo. E della sera e della mattina si compié il secondo giorno.9Disse ancora Dio: Si radunino le acque, che sono sotto il cielo, in un sol luogo: e l'arida apparisca. E così fu fatto.10E all'arida diede Dio il nome di terra, e le raunate delle acque le chiamò mari. E Dio vide, che ciò bene stava.11E disse: La terra germini erba verdeggiante, e che faccia il seme, e piante fruttifere, che diano il frutto secondo la specie loro, che in sé stesse contengono la lor semenza sopra la terra. E così fu fatto.12E la terra produsse l'erba verdeggiante, e che fa il seme secondo la sua specie; e le piante, che danno frutto, e delle quali ognuna ha la propria semenza secondo la sua specie. E vide Dio, che ciò bene stava.13E della sera e della mattina si compié il terzo giorno.14E disse Dio: Sieno fatti i luminari nel firmamento del cielo, e distinguano il dì, e la notte; e segnino le stagioni, i giorni e gli anni.15E risplendano nel firmamento del cielo, e illuminino la terra. E così fu fatto.16E fece Dio due luminari grandi: il luminar maggiore, che presedesse al giorno; e il luminar minore, che presedesse alla notte: e le stelle.17E le collocò nel firmamento del cielo, affinché rischiarasser la terra.18E presedessero al dì, e alla notte, e dividesser la luce dalle tenebre. E vide Dio, che ciò bene stava.19E della sera e della mattina si compié il quarto giorno.20Disse ancora Dio: Producano le acque i rettili animati e viventi, e i volatili sopra la terra sotto il firmamento del cielo.21E creò Dio i grandi pesci, e tutti gli animali viventi, e aventi moto: prodotti dalle acque secondo la loro specie, e tutti i volatili secondo il genere loro. E vide Dio, che ciò bene stava.22E li benedisse dicendo: Crescete, e moltiplicate, e popolate le acque del mare: e moltiplichino gli uccelli sopra la terra.23E della sera e della mattina si compié il quinto giorno.24Disse ancora Dio: Produca la terra animali viventi secondo la loro specie; animali domestici, e rettili, e bestie salvatiche della terra secondo la loro specie. E fu fatto così.25E fece Dio le bestie salvatiche della terra secondo la loro specie, e gli animali domestici, e tutti i rettili della terra secondo la loro specie. E vide Dio, che ciò bene stava.26E disse: Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza; ed ei preseda a' pesci del mare, e a' volatili del cielo, e alle bestie, e a tutta la terra e a tutti i rettili, che si muovono sopra la terra.27E Dio creò l'uomo a sua somiglianza: a somiglianza di Dio lo creò: lo creò maschio, e femmina.28E benedisseli Dio e disse: Crescete e moltiplicate: e riempite la terra, e assoggettatela: e abbiate dominio sopra i pesci del mare: e i volatili dell'aria, e tutti gli animali, che si muovono sopra la terra.29E disse Dio: Ecco ch'io v'ho dato tutte l'erbe, che fanno seme sopra la terra e tutte le piante, che hanno in sé stesse semenza della loro specie, perché a voi servano di cibo.30E a tutti gli animali della terra, e a tutti gli uccelli dell'aria, e a quanti si muovono sopra la terra animali viventi, affinché abbiano da mangiare. E così fu fatto.31E Dio vide tutte le cose, che avea fatte, ed erano buone assai. E della sera e della mattina si formò il sesto giorno.

Note:

1,1:Al principio creò Dio ec. Con queste parole Mosè fa In primo luogo conoscere, che il mondo non è eterno; ma ha avuto un principio, togliendo così di mezzo le false idee degli antichi filosofi: secondo fa conoscere l'autore stesso del mondo e della natura: ed è cosa a notarsi, che in tutta la storia della creazione, la stessa voce adopera Mosè a significare il Creatore del mondo. Questa voce esprime la potenza di Dio, colla quale non solo creò il tutto; ma il tutto ancora conserva e governa: questa voce è nel numero plurale, onde letteralmente si tradurrebbe: A principio gli Dii creò: lo che non solamente ad Origene, a S. Girolamo, e a S. Epifanio, ma anche a qualche amico Rabbino parve argomento dell'unità di essenza, e della pluralità delle persone, che è in Dio. La parola originale, che noi esponghiamo con quella creò, questa parola benché non sempre significhi trarre dal nulla, ha nondimeno questa significazione principalmente; e in questo luogo evidentissimamente esprime la creazione dal nulla: verità confermata eziandio della Scrittura (Mach. II. cap. VII.) oltre il consenso degli antichi e moderni interpetri.
Il cielo a la terra. S. Agostino per queste due cose intese tutta la materia creata dal nulla; della qual materia dovea poi formarsi il cielo, e la terra, e tutte le cose, che nell'uno e nell'altra comprendonsi; onde il nome di cielo, come quello di terra sono qui messi anticipatemente; l. 1. de Gen. Cont. Manich. cap. VII. Simile a questa è la sposizione di S. Gregorio Nisseno. Alcuni moderni spositori, Pererio, ec. hanno creduto, che sotto il nome di cielo s'intendano i corpi celesti, e sotto il nome di terra il globo stesso terrestre coll'acqua, col fuoco e coll'aria, ond'è circondato lo stesso globo. Forse è più naturale e semplice il dire, che Mosè racconta qui in generale la creazione dell'universo, di cui le parti principali sono il cielo e la terra, per venire dipoi alla descrizione particolare di ciascuna parte. Mosè tutto inteso a risvegliare nell'uomo l'idea del suo Creatore e il sentimento della bontà, colla quale questi avea create tante cose per lui, non parla della creazione degli Angeli, i quali, secondo il parere de' più antichi padri greci e latini, furono primogeniti tralle opere di Dio (Basil. Nazianz. Hieron. ec.) e più probabilmente creati ne' primi momenti del primo giorno.

1,2:La terra era informe e vota. Era una massa priva di tutti quegli ornamenti, onde ella fu poscia abbellita, animali, piante, erbe, ec. Vedi Isai. XXXIV. II. Jerem. XV. 23. Le acque sono comprese insieme colla terra.
E le tenebre erano sopra la faccia dell'abitato: e lo spirito ec. Da un passo di Giobbe XXXVIII. 9. sembra chiaro, che queste tenebre non erano una semplice privazione di luce, ma una specie di caligine, che investiva tutta la mole delle acque, e le ingombrava. Dov'eri tu, (dice Dio a Giobbe) quand'io involgeva nella caligine il mare, come un bambino nelle sue fasce? Lo spirito che si moveva sopra le acque, egli è lo Spirito Santo, Spirito vivificante, il quale infondcva nelle acque la virtù di produrre i rettili, i volatili, i pesci, ec.

1,3:E Dio disse: ec. Fino a nove volte osservan gl'interpetri, che è ripetuta questa parola in questo racconto della creazione delle cose, inducendo così Mosè la parola di DIO, (o sia il Verbo di Dio) come principio dell'essere di tutte le cose, perché queste cose tutte per lui furon fatte. Joan. 1. Vedi quello, che si è detto in quel luogo.
Sia fatta la luce. Questa maniera di parlare, la quale convenir non può, se non all'unico Essere onnipotente, fu celebrata altamente anche da un Retore pagano. S. Basilio e S. Gregorio Nazianzeno credono, che questa luce fosse una qualità senza soggetto, o sia corpo, su cui posasse: onde lo stesso S. Gregorio la chiama luce spirituale. Ugon card., S. Tommaso e altri credono, che fosse un corpo luminoso, d'onda ne fu poi tratto il sole e le stelle. L'Apostolo II. Cor. IV. 6. applica questo fatto o queste parole ad un'altra maniera di creazione, vale a dire alla spirituale rigenerazione de' fedeli per Cristo, dicendo: Iddio, il quale disse, che dalle tenebre splendesse la luce, egli stesso rifulse ne' nostri cuori ec.

1,4:Dio vide ec. Mosè rappresenta Dio a somiglianza di un artefice, il quale fatta che ha un'opera, la contempla, e ne approva la bontà, o sia l'utilità. Tre cose (dice S. Agostino) grandemente importanti a sapersi doevano essere a noi intimate: chi fosse il facitore: per qual mezzo le cose tutte abbia fatte: il perchè le abbia fatte. Dio disse: Sia la luce: e a luce fù. E Dio vide, che la luce era buona. Non havvi né autore più eccellente di Dio, nè arte più efficace della parola di Dio, né causa migliore, che l'essere state fatte delle cose buone da lui, che è il buono.
E divise la luce dalle tenebre. Le tenebre (le quali oramai non sono, se non una privazione della luce) Volle Dio, che succedessero alla luce, e questa vicendevolmente a quelle.

1,5:E la luce nominò ec. Ordinò di poi ad Adamo di porre quel nome alla luce e alle tenebre.
E della sera e della mattina ec. La notte precede il giorno; onde da una sera all'altra contano il giorno gli Ebrei e la Chiesa. Il mondo adunque avea avute dodici ore di durazione, allorchè Dio creò la luce.

1,6:Sia fatto il firmamento ec. La parola Ebreo renduta nella vulgata con quella di firmamento, secondo S. Girolamo, e i più dotti Rabbini significa espansione, dilatazione; onde, riunendo il senso della volgata con quello del testo originale, il firmamento sarà quell'ampia stabil volta, intorno alla quale si rivolgono i corpi celesti. Questa nelle scritture e sovente rappresentata come un vastissimo padiglione, che tutto cuopre e cinge la terra, Ps. 103. 2. Isai. XL. 22. XLII. 5. Firmamento dunque è in questo luogo tutto quell'immenso spazio, che è tralle stelle e noi. Che nelle superiori parti di esso vi sieno delle acque, e ripetuto tante volte nelle scritture, che sarebbe temerario (per non dir di peggio) chiunque ardisse di negarlo. Vedi Ps. 113. 4., 103. 3. Don. III. 20. Ps. 148. 6.

1,8:E... diede... il nome di cielo.La voce Ebreo significa luogo, dove sono le acque.

1,9:Si radunino le acque in un sol luogo, ec. Dio avea diviso le acque in due parti, come abbiam veduto, lasciandone sopra la terra quella porzione, che era necessario a' suoi disegni: or questa egli comanda, che si riunisce in un sol luogo, onde la terra rimase all'asciutto diventi visibile. Al comando di Dio il mare lascia scoperte tutte quelle parti della terra, che Dio volle, che fossero evacuate, e va a riunirsi in un sol luogo. Imperocché tutti i mari nella immensa ampiezza loro fanno un sol mare, mediante la comunicazione dell'uno coll'altro. Il mar Caspio, che solo potrebbe fare eccezione, dee aver comunicazione occulta coll'oceano, o col Ponte Eussino: la qual cosa rendesi manifesta dal vedere come detto mare, ricevendo molti e grandi fiumi, non rigonfia perciò, né inonda.
E l'arida apparisca. Conveniva perciò aprire de' vasti seni, che contenessero tutto il mare, alzare intorno ad esso le rive, e dare il pendio a' fiumi, perché andassero a scaricarsi nel mare. Tutto questo in un momento fu fatto; ma tutto questo contiene infiniti miracoli della onnipotenza e sapienza del Creatore. Imperocché, per tacere degli altri, chi ha dato alle acque del mare quella salsedine sì opportuna a preservarle dalla corruzione; la quale corruzione avrebbe portata la morte, e la distruzione a tutte le parti della terra? Chi allo stesso fine ordinò, che le acque del mare mediante il flusso e riflusso, in perpetua agitazione si mantenessere? Chi fissò ad esse que' termini, che alla non ardiscono di trapassare giammai? Vedi Job. XXXVIII. II, Prov. VIII. 27. 28. ec.
In vece di arida l'Ebreo propriamente dice asciugata, come quella, che usciva di sotto alle acque.

1,11:La terra germini erba ec. Fin qui la terra era stata infeconda, e tale potea rimanersi, se Dio avesse voluto cosi. Lezione importante per gli uomini, affinchè si avvezzino a riguardare la sola benedizione di Dio come unica sorgente di tutti i beni conceduti all'uomo. E ciò era tanto più necessario, perché dovea poi venire un tempo, in cui questa stessa terra, la quale di sua natura non ha altro, che sterilità, dovea da' ciechi uomini adorarsi,come una divinità benefica, e come cagion produttrice di que' beni, de' quali per sola bontà di Dio fu arricchita.
Che faccia il seme, ec. Cosi Dio dà una specie d'immortalità all'erbe e alle piante, ponendo in esse il principio onde riprodursi, e propagarsi all'infinito.
Secondo la specie loro. L'erbe e le piante, secondo questo comando di Dio, conserveranno in perpetuo la loro natura e tutta la loro infinita varietà; benché mescolate le une colle altre in una medesima terra non perderanno, né altereranno giammai le specifiche lor qualità. Vi voleva per ciò una sapienza, la quale tutte conoscendo le particelle e gli atomi della terra e delle acque, secondo questa regolasse la tessitura degli strumenti della nutrizione, e della vegetazione, onde dal medesimo suolo spuntassero e si nutrissero erbe si differenti nel colore, nel sapore, nella qualità delle foglie, ec. Lo stesso dicasi delle piante. Ma qual dovizia, qual magnificenza di doni prepara Dio all'uomo non solo per suo sostentamento, ma anche per sua delizia col crear tant'erbe e piante fruttifere per lui? S. Crisostomo e S. Ambrogio hann'osservato, che Dio creò le piante prima del sole e delle stelle, affinchè la formazione delle stesse piante non potesse attribuirsi all'influenza del sole o degli astri.

1,14-15:I luminari nel firmamento del cielo, ec. Sembra verisimile che in questa parola generale i luminari sieno comprese le stelle, e anche i pianeti; ma si descrive più particolarmente la creazione del sole e della luna, perché e l'uno e l'altra servono in tante guise a' bisogni dell'uomo. Dio pone il sole nel firmamento del cielo in quella distanza dalla terra, che conveniva al bene degli uomini; talmente che nè per la troppa vicinanza di lui la terra fosse abbruciata nè per la lontananza restasse senza il necessario calore. Questo immenso globo di luce e di fuoco è per un milione di volte più grande della terra: e con tutta l'immensa quantità di materia, ch'egli getta da tanti secoli, non si vede in lui diminuzione di sorte alcuna, paragonando le più antiche colle più recenti osservazioni: Io che è tanto più mirabile, quanto che sappiamo, ch'egli non è un corpo solido e denso, ma come un abisso di luce. La luna, che di per se è oscura, riflettendo a noi la luce del sole, si fa luminosa ella stessa. Il cangiamento delle sue fasi sì ammirabile, e sì ben regolato, e il volgersi, che ella fa attorno alla terra che ella ha per suo centro, dimostrano, come per la terra ella è fatta: quando ella e crescente, continua e allunga il giorno: previene il giorno, quand'ella è scema, e quando è piena, lo raddoppia, facendo nella notte le veci del sole. Notisi, che il sole e la luna sono qui chiamati i due grandi luminari, quantunque e la luna sia minore assai delle stelle nella luce e nella massa, e alcune delle stelle uguaglino, e anche sorpassino il sole in grandezza: ma relativamente alla loro situazione, e a' loro effetti sopra la terra, giustamente la Scrittura da tra tutti i corpi celesti il principato al sole, e alla luna.
Segnino le stagioni, i giorni, ec. Il sole e la luna c'insegnano a distinguere il di dalla notte; e insegnano a dividere il tempo in settimane, in mesi, e in anni, osservando il lor corso. Forse ancora volle qui Mosè accennare, come il corso del sole e della luna dovea servire di poi a segnare i tempi a i giorni destinati in modo speciale al culto di Dio.

1,16:E le stelle. Queste sono come tanti soli ricche della propria loro luce: le più piccole sono più grandi assai della terra, la quale è meno, che un punto riguardo alle maggiori: elle sono anche innumerabili. Lo spirito umano si perde in considerando la sterminata mole di tali corpi, la distanza loro quasi infinita dalla terra, l'inesausta luce, l'ordine e il con certo de' lor movimenti, e domanda, a qual fine mai tanta magnificenza e tanta profusione il Dio solo che conta il numero delle stelle, e ciascheduna di esse chiama pel suo proprio nome. (Ps. 103. 2.) Dio solo conosce tutti i fini delle opere sue; ma noi dobbiamo e conoscerlo per esse, e benedirlo.

1,20:Producano le acqua i rettili animati e viventi. Rettili si chiamano nella scrittura i pesci, perché, generalmente parlando, sono privi di piedi e si strascinano sulle acque. Qui al comando di Dio un popolo immenso di natanti riempie il mare: questi sono di specie infinite: i più piccoli non sono meno ammirabili pella prodigiosa loro fecondità, e pella somma loro agilità e destrezza, che i grandi pella lor mole e pella lor forza. La maniera, onde si mantiene in un elemento, dove nulla nasce, questa immensa popolazione, non dee recar meno di maraviglia: i grossi divorano i piccoli; ma questi e moltiplicano in tanto numero, e son tanto lesti alla fuga, a san cosi bene per tempo rifugiarsi ne' luoghi, dove per la bassezza dell'acqua non possono andare i grandi, che e questi trovano a sufficienza per sostentarsi, e quegli a dispetto della crudeltà e voracità de' loro nemici conservano la loro specie, senza che apparisca diminuzione. Tutti questi miracoli della Provvidenza sono accennati da Davidde, Ps. 103. 28.
Quel mare grande, vastissimo, dove sono rettili senza numero, animali minuti insieme co' grandi.
E i volatili sopra la terra. L'Ebreo e il volatile voli sopra la terra; ma nissuna varietà è per questo tra l'originale e la Volgata, ove in quello si supplisca l'articolo, il quale, secondo il genio della lingua, di leggeri si omette, ed è supplito sì nell'Arabo e si ancor ne' LXX; onde dovrà tradursi: e il volatile, che voli sopra la terra. Così animali sì differenti, i pesci, e i volatili hanno comune l'origine dalle acque del mare per virtù di questa onnipotente parola. La natura di questi è ancor più nota all'uomo, che quella de pesci, e in essa infinite sono lo maraviglie, alle quali perché ordinarie e continue, assai poco si riflette, e con estrema ingratitudine l'uomo resta insensibile a tanto numero di creature, ond'egli tanta ritrae utilità, e diletto, e le quali eziandio son fatte per istruirlo. La brevità, che io mi son proposto non mi permette di stendermi sopra tali cose quant'io amerei; ma non mancano autori e libri da potere soddisfarsi in questa materia.

1,22:E li benedisse dicendo, ec. Con questa benedizione Dio dà ai pesci e agli uccelli la virtù di riprodursi ne' loro parti per la conservazione della loro specie: con questa promette di vegliare alla loro conservazione, e di provvedere al loro mantenimento: Due passerotti si vendono due denari; e un solo di essi non è dimenticato da Dio. Matt. X. 29.

1,24:Produca la terra ec. Il mare e l'aria erano già popolati di un immenso numero di creature: viene ora Dio a dare degli abitatori alla terra.
Animali domestici. Tale è il senso dell' originale; e non è dubbio, che lo stesso voglia significarsi nella vulgata colla parola jumenta, vale a dire tutti quegli animali, che servono all'uomo, e a lui obbediscono, e lo aiutano nelle fatiche, e gli somministrano onde sostentarsi e vestirsi, e supplire agli altri bisogni della vita. E certamente non altro, che la parola e l'ordine del Creatore poté rendere docili e obbedienti all'uomo questi animali, de' quali alcuni lo superano grandemente nella forza, mentre altri ve n' ha non così robusti, i quali l'uomo non può in verun modo addomesticare giammai, né ridurgli al suo servizio (Job. XXXIX. 5. 9. 10. 11.); perché Dio ha voluto, che a tal paragone riconoscesse l'uomo a chi egli sia debitore della subordinazione, che mostrano a lui gli altri animali, e dell'utile ch'ei ne ricava.
E i rettili. Vale a dire tutti quegli animali, i quali si strascinano sopra la terra, perché o sono all'alto senza piedi, o gli hanno tanto corti, che poco o nulla si alzano sopra la terra. Tutto questo s'intende da noi ed termini generali di serpenti e d'insetti.

1,25:E Dio vide, ec. Quest'approvazione di Dio è lo stesso, che la sua benedizione, e ha i medesimi effetti riguardo a tutto l'infinito popolo di animali terrestri.

1,26:Facciamo l'uomo. Ma qui si cambia linguaggio: e Dio il quale finora ha fatte tante e si grandi cose colla semplice sua parola, si dispone ad operare egli stesso, per così dire, di sua mano. Sembra (dice S. Gregorio Nisseno) che Dio a guisa di pitture rappresenti a se stesso l'idea, ch'ei vuole esprimere, e attentamente consulti l'originale eletto per suomodello, mentre dice Facciamo l'uomo. Egli avea creato il mondo per l'uomo; vuole adesso crear l'uomo per se: vuole adunque crearlo dotato di senso o di ragione, e capace perciò d'intendere il suo creatore, e ammirar le opere di lui, e per esse ringraziarlo e lodarlo. Tutta la Chiesa in queste parole: Facciamo... a nostra ec. ha riconosciuto sempre le divine Persone sussistenti in una perfettissima unità.
A nostra immagine e somiglianza. La stessa cosa significano queste due parole immagine e somiglianza; ma unite insieme denotano una immagine perfetta quanto mai fare si possa. Vedi cap. v. 3... onde potrebbe tradursi a nontra immagine similimissima. Or l'uomo è immagine di Dio secondo l'anima incorporea, immortale, dotata d'intelletto e di volontà e di libero arbitrio, e capace di sapienza, di virtù, di grazia e di beatitudine, cioè di vedere e godere Dio. L'uomo adunque e immagine di Dio secondo quein attributi, che da lui si comunicano alle creature intelligenti. E questa immagine o somiglianza con Dio è talmente naturale all'uomo, ch'ei non può perderla senza perdere la sua natura. Ben poté questo immagine oscurarsi e deformarsi per lo peccato; ma cancellarsi o togliersi non poté mai. Vedi August Retract. lib. II cap. 21. Nel corpo stesso dell'uomo riluce qualche cosa di straordirio e di grande. La sua figura è fatta per mirare il cielo a differenza degli altri animali, che son tutti piegati verso la terra. Egli ha due mani, che sono strumenti primari di sua ragione e di sua libertà: nella sua faccia, e principalmente ne' suoi occhi trasparisce un non so che di spirituale (per cosi dire) e di divino.
Ei preseda a' pesci ec. L'autorità e il dominio sopra tutti gli animali è dato all'uomo, come un distintivo e una prerogativa della sua dignità. Egli secondo l'espressione di S. Basilio nacque all'impero; ma questo impero fu limitato assai e ristretto, allorché egli si avvilì, e si degrado col peccato. Tutto obbedì, e servì all'uomo, fino a tanto che l'uomo in obbediente a Dio. Un'immagine di questo assoluto dominio l'ha Dio fatta vedere in que' santi sì dell'antico che del nuovo Testamento, i quali ebbero docili al loro comando e i muti animali e le bestie più feroci. E comune sentimento de' Padri, che gli animali, che sono adesso contrari all'uomo, non lo erano nello stato dell'innocenza.

1,27:Creò l'uomo a sua somiglianza: a somiglianza ec. Ripetizione, la quale nella bocca di Dio denota, ed esalta sempre più la grandezza di questa sua creatura, affinché questa dal suo Fattore medesimo impari a fare una giusta stima de' doni, ond'egli la ricolmò, e ad averne tutta la gratitudine.
Lo creò maschio e femmina. Dio creò l'uno dopo L'altro i due sessi, come vedremo nel capo seguente: imperocchè qui si riferisce in compendio quello, che in detto, luogo più ampiamente è descritto.

1,28:Benedisseli... Crescete e moltiplicate, ec. Dio promette all'uomo e alla donna la fecondità, la quale, supposta anche l'unione de'sessi, è sempre un dono del Creatore, e un effetto di questa benedizione. Non si ha qui adunque (checché dicano gli empi egli eretici) un comando, ma un'approvazione del matrimonio, per mezzo del quale la specie umana si conservi e si propaghi. Vedi August. de civ. lib. XXXI. c. 22. Notisi, che le stesse parole sono dette a' pesci e agli uccelli nel vers. 22, a' quali nissun dirà, che sia perciò stato dato un comando.
E assoggettatela. Occupatela come di vostro dominio, e coltivatela.
Abbiate dominio sopra i pesci... volatili ec. Non v' ha dubbio, che queste parole non diano all'uomo potestà sopra tutti gli animali per fargli servire a' propri usi e bisogni, e per cibarsene ancora quando che fosse.

1,29:Ecco che io v'ho dato tutto l'erbe. ec. Quantunque Dio abbia fatto l'uomo padrone della vita di tutti gli animali per trarne i vantaggi, ch'essi possono somministrargli: contuttociò, concedendo adesso a lui per suo cibo l'erbe e le frutta, ci dà tutto il motivo di credere, che dalle carni degli animali si astennero gli uomini fino a quel tempo, in cui l'uso di esse fa espressamente conceduto, come vedremo. Tale è il sentimento comune de' Padri e degl'interpetri.

1,30:E a tutti gli animali... uccelli ec. L'uomo è qui istruito a non fare gran caso di que' beni, che la Provvidenza ha fatti comuni anche a' più piccoli e negletti animali. Il non affannarsi di soverchio per timore di restar privo di quel sostentamento, che Dio ha preparato in abbondanza anche per quelli. Mirate i volatili dell'aria, che non seminano, né mietono, ne chiudono ne' granai le biade, e il Padre nostro celate li pasce. Non siete voi da più di loro? Matt. 6,26.

1,31:Ed erano buone assai. Dio avea approvata ciascuna parte dell'universo da se creata; ma tutto insieme il complesso, la concatenazione, per cosi dire, e l'ordine merita una particolare approvazione e più speciale. Erano buone assai. Cosi si degnasse l'uomo di dar talvolta un'occhiata alle infinite meraviglie fatte per lui da Dio, affin di eccitare la sua riconoscenza e il suo amore.