Scrutatio

Giovedi, 28 marzo 2024 - San Castore di Tarso ( Letture di oggi)

Salmi 17


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Rende grazie al Signore, il quale da gravissimi, e tremendi pericoli lo ha liberato, e gli ha dato il regno per se, e per la sua stirpe. In molte cose si ravvisa qui il Cristo.

1Salmo di Davidde servo del Signore il quale indirizzò al Signore le parole di questo cantico nel giorno, in cui liberollo il Signore dalle mani di tutti i suoi nemici, e dalle mani di Saul, onde disse:
Te amerò io, o Signore, fortezza mia:
2Il Signore mia fermezza, e mio rifugio, e mio liberatore. Il mio Dio, mio soccorso, e in lui spererò. Protettor mio, e mia potente salute, e mio difensore.3Loderò, e invocherò il Signore, e sarò liberato da' miei nemici.4Mi circondarono i dolori di morte, e i torrenti d'iniquità mi atterrirono.5Mi circondarono i dolori d'inferno, mi impigliarono i lacci di morte.6Nella mia tribolazione invocai il Signore, e al mio Dio alzai le mie grida,
Ed egli dal santo tempio suo esaudì la mia voce, e il gridar ch' io feci dinanzi a lui alle orecchie di lui arrivò.
7Si commosse, e fu in tremore la terra; agitate furono, e scosse le fondamenta delle montagne, perché egli era sdegnato con essi.8Dall'ira di lui saliva il fumo, e fuoco ardeva nella sua faccia: da questo furono accesi i carboni.9Abbassò i cieli, e discese, e una nebbia caliginosa era sotto i suoi piedi.10E salì sopra i Cherubini, e sciolse il suo volo: volò sull'ale de' venti.11Si occultò nelle tenebre, nel padiglione, che d'ogni parte il copriva (che è) la nera acqua delle nubi dell'aria.12Al fulgore di sua presenza si sciolser le nubi (e ne venne) grandine, e carboni di fuoco:13E tuonò il Signore dal cielo, e l'Altissimo bociò: grandine, e carboni di fuoco.14E vibrò sue saette, e li dissipò: mandò in copia le folgora, e gli atterrì.15E si rendetter visibili le sorgive delle acque, e si scoprirono i fondamenti della terra.
Per effetto di tue minacce, o Signore (per effetto) dello spirare del fiato dell'ira tua.
16Mi porse la mano dall'alto; e mi prese, e dalle molte acque mi trasse.17Liberommi da' potentissimi miei nemici, e da color che mi odiavano, ed erano più forti di me:18Venner sopra di me repentinamente nel giorno di mia afflizione: ma il Signore si fè mio protettore.19Trassemi fuora all'aperto: mi fece salvo, perché mi amò.20E il Signore renderà a me seconda la mia giustizia, renderà a me secondo la purezza delle mie mani:21Perché io seguitai attentamente le vie del Signore, ed empiamente non operai contro il mio Dio.22Perché io ho davanti agli occhi tatti i suoi giudizj, e i suoi comandamenti non ho rigettati lungi da me.23E sarò senza macchia dinanzi a lui, e mi guarderò dalla mia iniquità.24E il Signore renderà a me secondo la mia giustizia, e secondo la purezza delle mani mie, ch'ei vede cogli occhi suoi.25Col santo tu sarai santo, e coll'uomo innocente sarai innocente:26Coll'uomo sincero sarai sincero, e con chi mal fa tu sarai malfacente.27Perocché tu salverai il popolo umile, e umilierai gli occhi degli orgogliosi.28Perchè tu, o Signore, alla mia lampa dai luce: Dio mio, rischiara tu le tenebre mie.29Imperocché per te sarò tratto fuori dalla tentazione, e col mio Dio sormonterò le muraglie.30Immacolata ell'è la via del mio Dio; le parole del Signore son provate col fuoco: egli è protettore di tutti quelli, che sperano in lui.31Imperocché chi è Dio fuori che il Signore? e chi è Dio fuori che il nostro Dio?32Dio che mi cinse di robustezza, e la via ch'io batto rendette immacolata.33Che fece i miei piedi simili a quei de' cervi, e in luogo sublime mi ha collocato.34Che insegna alle mie mani la guerra: e tu le mie braccia facesti quasi arco di bronzo.35E mi desti in mia difesa la tua salute, e la destra tua mi sostenne:
E la tua disciplina mi corresse in ogni tempo, e la tua disciplina stessa mi istruirà.
36Tu allargasti le vie ai miei passi, e le mie gambe non vacillarono.37Terrò dietro a' miei nemici, e li raggiungerò, e non tornerò indietro fin ché siano consunti.38Gli abbatterò, e non potranno più reggersi; cadranno sotto i miei piedi.39E tu mi cingesti di valore per la guerra, e facesti cadere sotto di me quei, che si levavano contro di me.40E a' miei nemici facesti volger la schiena, e dispergesti color, che mi odiavano.41Alzaron le grida, e non era chi li salvasse: (alzaron lo grida) al Signore, e non gli esaudì.42Li stritolerò come al soffiar del vento la polvere: come il loto delle piazze io li conculcherò.43Tu mi salverai dalle contraddizioni del popolo: mi stabilirai capo delle nazioni.44Un popolo, ch'io non conosceva mi ha servito: tosto che ebbe udito si rese a me obbediente.45I figliuoli adulteri negarono fede a me: i figliuoli adulteri sono alla vecchiaia, e zoppicando van fuori di loro strada.46Viva il Signore, e diasi benedizione al mio Dio, e sia glorificato il Dio di mia salute.47Dio, che a me dai potere per far vendetta, e soggetti a me le nazioni, tu che mi salvasti dall'ira de' miei nemici.48E sopra color, che si levano contro di me, tu mi innalzerai; mi torrai dalle mani dell'uomo iniquo.49Per questo ti loderò io, o Signore, tralle nazioni, e canterò inni al nome tuo.50A lui, il quale maravigliosamente ha salvato il suo re, e fa misericordia a Davidde suo cristo, e al seme di lui pe' secoli.

Note:

17,1:Te amerò io, io Signore, fortezza mia: ec. in questi primi quattro versetti accumula il profeta molte espressioni di tenerezza e di affetto, colle quali vuol accendere la sua gratitudine, e il suo amore rappresentandosi i molti benfizi ricevuti dal Signore, il quale è stato per lui ogni cosa, e non solo lo ha protetto, lo ha salvato, lo ha tratto da tanti pericoli, ma lo ha ancora ingrandito e glorificato. Non e difficile di vedere sotto l'ombra del re profeta nascosto il mistico Davidde, il Cristo figliuolo di lui secondo la carne, i combattimenti di Cristo contro il demonio e contro i nemici della verità e le sue vittorie, come anche i combattimenti, e le vittorie non solo della Chiesa di Cristo, ma anche di ogni anima fedele, la quale uscita salva dalle tentazioni, e dalle tribolazioni del secolo rende tributo di ringraziamento e di lodi ai sovrano suo liberature.

17,4:I dolori di morte. Dolori e affanni acerbissimi, quali nella morte soglion provarsi. Così nel versetto 5, dolori d'inferno, vale a dire quali nell'inferno si soffrono. I torrenti d'iniquità mi atterrirono il furore degl'ingiusti nemici miei (che io vedea venir sopra di me quasi rovinoso torrente) mi ricolmò di spavento. Amplifica la grandezza dei benefizi di Dio colla descrizione delle terribili angustie, nelle quali si era trovato, e dalle quali la sola bontà di Dio l'avea tratto. A Cristo ancora mirabilmente convengono queste parole, a Cristo crudelmente e iniquamente perseguitato dagli Scribi, da' Farisei e dagli stessi demonii, e condannato ad atrocissimi patimenti, e ad una morte sommamente ignominiosa e crudele.

17,5:M'impigliarono i lacci di morte. Fui sorpreso e legato, e stretto dai lacci di morte: così accenna le insidie tesegli dai nemici per sopraffarlo.
Dal santo tempio suo esaudì ec. Dal cielo, che è suo trono, esaudì il Signore le mie preghiere.

17,7:Si commosse, e fu in tremore la terra; ec. Da questo versetto fino a tutto il diciottesimo si ha una vivissima e fortissima pittura de' terribili effetti dell'ira di Dio sdegnato contro degli empi a motivo principalmente della persecuzione mossa da questi contro de' giusti. Il senso di tutto questo luogo si è: nel forte delle mie afflizioni, ne' miei maggiori pericoli venne improvvisamente in mio soccorso il mio Dio, venne portato da' Cherubini, ed egli avea per suo corteggio i tremuoti, le procella, le folgore, i tuoni, le grandini, le bufere e le altre armi, colle quali suole atterrire, e fiaccare l'orgoglio degli empi. Era sdegnato con essi, vale a dire co' miei e suoi nemici.

17,8:Dall'ira di lui ec. Descrizione poetica di Dio irato. Il fuoco è simbolo della vendetta, e Mosè disse, che il Signore è un fuoco divoratore. I carboni accesi dal fuoco, cioè dall'ira dell'Onnipotente secondo molti Interpreti sono i fulmini, de' quali si serve a punir l'empietà.

17,9:Abbasso i cieli, e discese. Queste parole, e quello che dicesi nel versetto che segue: sali sopra i Cherubini ec. esprimono mirabilmente la sollecita provvidenza di Dio nel soccorrere a tempo i suoi amici, e nel reprimere l'ardimento de' cattivi. Ma i Padri della Chiesa vidder qui indicato un miracolo infinitammte più grande della carità di Dio verso di noi, che fu allor quando il Verbo di Dio abbassò la sua maestà infinita, discese, e si umiliò sino alla forma di servo per liberar noi dalla servitù del demonio. Sovente Davidde in mezzo ad altri argomenti l'occhio della mente rivolge ai misteri di Cristo. E una nebbia caliginosa, allude alla discesa di Dio sul monte Sinai, allorchè fu data la legge: perocchè ivi egli era velato da densa caligine, affinchè lo splendore di tal maestà non atterrisse di soverchio gl'israeliti, che stavano appiè del monte. Vedi Exod. XIX. 18. 19.

17,10:Sali sopra i Cherubini, ec. Non poteva darci una idea più grande, ne più forte della celerita somma, con cui Dio corre, anzi volti al soccorso de' suoi. Da a Dio un cocchio tirato dai Cherubini alati, e portato sulle ali de' venti. Vedi Ezech. 1-6. I Padri notaron qui adombrata l'ascensione di Cristo al cielo. Hieron. Athan. ec.

17,11:Si occulta nelle tenebre, ec. Ecco un Dio sommamente presente, e sommamente nascoso. Egli si fa come un grandioso padiglione delle dense e nere nubi, dalle quali manda rovinose pioggia, e grandini, e tuoni, e. lampi, e fulmini sopra la terra. La caligine, che regna intorno a questo padiglione ci avverte, che l'essenza, la maestà, la gloria, la possanza di tal Signore non può essere da uman pensiero compresa, né immaginata. Contuttociò da queste tenebre istesse trapela sempre qualche raggio di tanta luce, come è indicato nel versetto seguente.

17,12:Al fulgure di sua presenza ec. Lo splendore diifuso dalla presenza di Dio fa si, che le nubi si spaccano, e gettano grosaa grandine e fulmini accesi contro i nemici del Signore. È molto probabile, che in questa descrizione si alluda alla rotta de' Filistei nella valle de' giganti, 2. Reg. v. 24., e a quella dei cinque re presso Gabaon, Jos. x. 10, 11. e ai prodigi operati da Dio in tali occasioni.

17,13:E l'Altissimo baciò. Voce di Dio è detto il tuono anche in altri luoghi della Scrittura: alla voce di Dio, la grandine, e i folgori ministri dell'ira di lui volano a far vendetta degli oltraggi, ch'ei riceve dagli empi.

17,14:E li dissipò. Saette di Dio sono i fulmini, la grandine ec. con esse (dice Davidde) il Signore dissipò, e conquise i miei, e suoi nemici.

17,15:E si rendetter visibili le sorgenti delle acque ec. Scossa, e squarciata in più luoghi la terra (vers. 9.) poteron vedersi le sorgenti dei fiumi nascoste nel cupo seno dei monti, e nelle cavità delle rupi, e i luoghi sotterranei profondi, dove occhio umano non avea mai penetrato. Descrizione grande poetica dell'effetto dei tremuoti, e degli altri flagelli mandati sopra la terra, co' quali Dio fa sentire la sua possanza, e il suo sdegno ai malvagi; imperocchè (soggiunge il profeta) tutto questo avvenne, perchè tu eri sdegnato, onde minacciasti e facesti sentire vicino a coloro l'ultimo esterminio, e il soffio dell'ira tua in cagione di tanto sconvolgimento.

17,16:Mi porse la mano dall'alto, ec. Dapo aver detto come Dio si mostri terribile co' peccatori, celebra la carità di lui verso dei giusti ne' loro pericoli e nelle loro afflizioni. Io mi trovavo vicino a perdermi in un mare di affanni, ma il mio Dio la man mi porse dal cielo, e da tal morte mi trasse. È assai inutile l'andar cercando a quale particolar circostanza della sua vita voglia qui alluder Davidde: egli si era trovato molte e molte volte in grandi affanni e pericoli, ne' quali tutti riconosce e confessa, che il suo liberatore fu Dio.

17,18:Venner sopra di me repentinamente ec. Mi assalirono quant'io meno temeva, in tempo, che io mi trovava in grande calamità, e abbattimento di spirito.

17,19:Trassemi fuora all'aperto. Dalle angustie mortali mi liberò e mi condusse in luogo ampio e spazioso e sicuro. Con bellissima metafora esprime come Dio rivolse in consolazione e in gaudio le precedenti afflizioni. Mi fece salvo, perché mi amò. L'amore di Dio, la predilezione di Dio fu il solo vero principio di mia salute, non i meriti miei, non le mie forze. non alcuna cosa, che io potessi aver fatto per rendermi degno di esser salvato da lui: non come se non avessimo amato Dio, ma che egli il primo ci abbia amati ec. 1. Joan. IV. 10.

17,20:Renderà a me secondo la mia giustizia. Alcuni per questa giustizia vogliono, che sia intesa dal profeta non una assoluta e perfetta innocenza, non la giustizia sua propria, ma la giustizia della sua causa; come se egli dicesse: il Signore mi proteggeva, ovvero il signore mi ha protetto, perch' ei sa, che a veruno non ho fatta ingiustizia, e che iniquamente mi aflliggono quelli, che mi affliggono. S. Atanasio, Eusebio, Teodoreto e altri intendono la rettitudine del cuore, e la ferma volontà di essere fedele a Dio, e di osservar la sua legge.

17,22:Ho davanti agli occhi tutti i suoi giudizi. Per questi giudizi S. Girolamo e s. Agostino intesero i premi dei giusti, la punizione de' cattivi, i flagelli, co' quali Dio corregge i traviamenti degli uomini, le tentazioni, colle quali fa prova della fede e della virtù. Ecco (dice Davidde) gli oggetti grandi, che io ho sempre dinanzi agli occhi della mia mente, il pensiero de' quali fa si, che io non mi allontani dai comandamenti del Signore.

17,23:Dalla mia iniquità. Dall'iniquità, alla quale per la corruzione della natura sono inclinato, iniquità in cui son caduto altra volta, e in cui potrei nuovamente cadere, se Dio col suo aiuto non sostenesse la mia debolezza.

17,25-26:Col santo tu sarai santa, ec. in vece di santo potrebbe tradursi secondo l'originale pio, misericordioso, ma il senso non varia. L'uomo santo, l'uomo innocente, l'uomo, che cammina con sincerità e purità di cuore ti sperimenterà santo, amico della santità, dell'innocenza e della rettitudine; ma l'uomo perverso, l'uomo, che ama il male, e fa il male, da te avrà il male e la giusta pena di sua ingiustizia. Questo luogo è assai bene illustrato da un altro del Levitico, cap. XXVII, dove dopo le promesse di felicità e di ogni bene annunziate a coloro, che osserveranno la legge, si predicono le più acerbe sventure al trasgressori di essa.

17,27:Salverai il popolo umile, ec. Tu salvi, tu glorifichi la nazione degli umili, e umilii l'alterigia de superbi. Dice umilierai gli occhi ec. perchè negli occhi principalmente si manifesta la superbia dell'uomo.

17,28:Alla mia lampa dai luce. Questi sono i sentimenti propri di quei popolo umile, a cui disse, che il Signore dia la salute. La lampana, la luce si prende più volte nelle Scritture per la prosperità e felicità, come le tenebre sono poste a significare l'avversità, l'afflizione; ma in questo luogo mi sembra più naturale d'intendere con Eutimio la luce dell'anima, l'intelligenza e la cognizione delle cose utili per la salute. Se qualche lume io ho riguardo alle cose spirituali, tutta mi vien da te la mia luce: ma questa luce non è ancor piena, nè perfetta; accrescila tu, o mio Dio, e discaccia totalmente dal mio intelletto le tenebre.

17,29:Sormonterò le muraglia. Espressione militare, colla quale vuol dire, che coll'aiuto del suo Dio egli sarà abbastanza forte per superare qualunque difficoltà, come un valoroso soldato, il quale burlandosi de' difensori sale arditamente le mura d'una città assediata, e se ne rende padrone.

17,30:Immacolata ell'è la via del mio Dio. Si è notata altre volte, che in voce via si pone sovente a significare ia maniera di agire, di operare. La maniera, onde Dio si diporto verso degli uomini è tutta santa e giusta e irreprensibile. Le parole del Signore sono provate col fuoco: le parole del Signore sono oro puro, purgato e ripurgato col fuoco: queste parole sono qui le promesse, che egli ha fatte ne' libri santi a favore de' suoi amici: queste promesse sono certissime, esenti da ogni ombra di falsità o d'inganno. Ed una di queste promesse si è, che egli protegge e proteggerà mai sempre chi spera in lui.

17,31:Chi è Dio fuori che il Signore? ec. Ecco in qual modo si prova, che le promesse divine sono certissime e purissime, e avranno sicurissimo effetto. V'ha egli altro Dio fuori del vero unico Dio, fuori di quello che noi adoriamo? Chi potrà adunque o dubitare delia lealtà di sue promesse, o del loro adempimento? È stato osservato, che si hanno in questo versetto quattro nomi di Dio; uno che è il proprio nome Jehovah, e tre, che sono appellativi, onde e qul adombrata la Trinità delle persone in un solo Dio. Ciò non poteva esprimersi nella versione Latina, ne in alcun' altra per mancanza di termini, che corrispondano all'Ebreo.

17,32:E la via ch'in ballo rendette ec. colla sua grazia mi confortò a battere la via dell'innocenza e della purità de' costumi. Da Dio mi venne la fortezza e il valor per combattere contro de' miei nemici, da Dio l'amore del bene e la santità della vita.

17,33:Fece i miei piedi ec. Mi die la celerità nel fuggire i pericoli, e sottrattomi agli assalti dei miei nemici mi collocò in luogo alto e sublime, dove i loro dardi non potevan più nuocermi; mi pose in luogo di sicurezza e di pace. Non posso qui rattenermi dal pregare i lettori a riflettere in qual maniera lo Spirito santo, che destinava tutti questi divini cantici alla istruzione ed edificazione della Chiesa, ha temperato e ordinato tutto il discorso del profeta in tal guisa, che tutto quello, che può secondo un primo senso letterale applicarsi alle vicende temporali di Davidde, alle sue persecuzioni, alle sue guerre, a' suoi nemici visibili, possa egualmente convenire, e mirabilmente adattarsi alle tentazioni, ai combattimenti e ai nemici invisibili e del re profeta e di ogni anima, la quale (per usar la parola di Paolo) combatte nel buon certame della fede, 1. Tim. VI.12., e anche più al Capo della Chiesa venuto a combattere contro il gran nemico degli uomini, e a cacciarlo dall'usurpato regno. Vedi la prefazione.

17,34:E in te mie braccia facesti, ec. Parlava di Dio in terza persona, qui con una mutazione usata frequentemente ne' nostri libri santi, si volge a Dio stesso, e gli rende grazie della fortezza grande, che gli ha dato per ben combattere; fortezza tale, ch'ei dice avergli Dio date braccia simili ad un saldissimo arco di bronzo. E certamente Davidde fu insigne e famoso grandemente per la sua virtù militare, e per le sue grandi imprese, e anche questa gloria egli riconobbe da Dio: ma tutta la tessitura di questo bellissimo salmo ci porta da se ad intendere simboleggiate altre imprese e altre conquiste infinitamente più pregevoli, che le terrene. Notisi, che gli antichi davano al rame una tempera, per cui acquistava una somma durezza. Non ho voluto però tradurre arco di rame, perocchè nella maniera, che si usa oggi giorno questo metallo, sembrerebbe poco saldo un tal arco, e la similitudine perderebbe della sua forza.

17,35:E mi desti in mia difesa la tua salute. La protezione tua fu per me scudo impenetrabile, che mi salvò dal furore e dalla possanza di tutti i nemici. Osservisi come questo soldato ancorché forte e addestrato alla pugna ha bisogno di essere e coperto e sostenuto dalla protezione e, dalla mano di Dio ad ogni momento.
E la tua disciplina mi corresse ec. La tua disciplina, vale a dire le umiliazioni, le percosse, colle quali tu punisti i miei anche leggeri traviamenti, questa disciplina mi corresse e mi fe' crescere nella cognizione e nell'amore del bene, e questa amorosa tua disciplina io bramo, che non si ritiri giammai da me, ed ella sia il mio precettore.

17,36:Allargasti le vie ai miei passi, ec. Dopo le tue correzioni io camminai, tua mercè, con franchezza e ilarità, perché tu mi allargasti la strada e l'appianasti, e io non conobbi stanchezza.

17,37:Terro dietro a' miei nemici, ec. Quali nemici avea omai tragli uomini questo gran re, allorché compose questo salmo? Egli era pacifico possessore del regno d'Israele, ed avea soggettati già tempo i Filistei, gl'Idumei, i Moabiti, gli Ammoniti. Parla egli adunque d'un'altra specie di nemici, e di un' altra guerra, parla di quella guerra che il Cristo suo figliuolo secondo la carne dovea intraprendere contra il demonio, e contro l'inferno, di quella guerra che ebbe fine colla vittoria di Cristo, il quale soggettò alla Fede i Gentili, e sterminò i Giudei ribelli al Vangelo, omicidi del Messia, e persecutori ostinati della sua Chiesa. Questa vittoria e rappresentata grandiosamente ne' versetti seguenti.

17,40-41:Dispergesti color, che mi odiavano: alzaron le grida, ec. Chi son eglino questi nemici del re d'Israele. che saranno messi in fuga e dispersi e annichilati? omne parole alzeran le grida al Signore ec., non permettono, che noi possiamo ingannarci, perocchè il vero Dio, Jehovah, a cui costoro ricorreranno, non fu conosciuto. se non in Israele. E sono adunque i Giudei, i quali, rigettato il Cristo, ridotti in estreme calamità invano ricorreranno a Dio, da cui non saranno esauditi.

17,42:Li conculcherò. Così il Caldeo. L'Ebreo può tradursi: gli annichilerò, onera li getterà fuora. In ogni maniera è espresso l'avvilimento sommo del popolo Ebreo dopo il gran rifiuto del suo Messia.

17,43-44:Tu mi salverai dalle contraddizioni del popolo: ec. Egli è Cristo, che parla al celeste suo Padre. Tu libererai me e i miei fedeli dalle ingiurie, dalle persecuzioni, dalla guerra crudele, che farà a me, e alla mia chiesa il popolo, a cui tu mi mandasti, e mi costituirai Capo e duce delle nazioni, di quelle nazioni, che io non conosceva, e alle quali io non annunziai la parola: questo appena udito il mio nome a me correranno da tutte le parti della terra, mi serviranno, mi obbediranno.

17,45:I figliuoli adulteri ec. Così nel Vangelo diede Cristo agii Ebrei il titolo di generazione prava e adultera: questi uomini, i quali non son degni di aver per loro padre nè Dio, nè Abramo: questi figliuoli bastardi mi negaron fede, mi rigettarono allorché dissero: Non abbiamo altro re fuori di Cesare, Joan. XIX. 15. Sono alla vecchiaia: or quello, che è antiquato e invecchia, è vicino a finire, Hebr. VIII. 13. E zoppicando van fuori di loro strada. Escono sgraziatamente fuori della via insegnata ad essi dai Padri loro: questa via è il Cristo promesso da Dio alla nazione Ebrea, conosciuto e adorato da lungi da' patriarchi, annunziata dai profeti, il quale venne nella sua propria casa, e i suoi nol ricevettero, Joan. I. Perderono adunque la vera via i Giudei, i quali indarno si lusingano di avere per loro Re il Padre, mentre han rigettato il Figliuolo.

17,46-48:Viva il Signore, e diasi benedizione ec. Tenerissimo ringraziamento di Cristo al Padre, al Padre che e lui, e il suo mistico corpo, cioè la Chiesa salvò dal furore dei perfidi Ebrei, e al medesimo Cristo diede il potere di far giudizio e vendetta de' nemici, e nella gloriosa sua risurrezione lo esaltò a confusione di quelli, che vollero sottrarsi al suo impero, e iniquamente lo avean condannato alla morte.

17,49:Per questo ti loderò ec. Questo versetto è citato dall'Apostolo a provare la vocazione del Gentili, Rom. XV. 9.

17,50:Ha salvato il suo re. Il re eletto, mandato da lui. A Dio (dice Cristo per bocca del profeta) io canterò inni di lode. A Dio, il quale meravigliosamente, magnificamente ha salvato ed esaltato il re eletto da lui, e ha fatta misericordia al suo Cristo e a figliuoli del Cristo, vale a dire alla Chiesa. Col nome di Davidde è inteso il Messia nelle Scritture. Or Dio fece misericordia al Cristo, e alla Chiesa delle genti fondata da lui, allorché a dispetto di tutte le persecuzioni degli Ebrei e delle potestà del Gentilesimo stabili la Chiesa, e le diede per suo capo e suo re questo Salvatore divino.