Scrutatio

Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

Salmi 30


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I Padri hanno veduto in questo salmo i sentimenti, e gli affetti di Cristo nel tempo di sua passione, ed anche i sentimenti della sua sposala Chiesa perseguitata. Comincia colla preghiera; indi celebra la providenza di Dio verso de' giusti, e questi esorta ad amar lui, che a ciascheduno dà la mercede secondo le opere sue.

1Salmo di David.
In te ho posta, o Signore, la mia speranza, non resti io confuso giammai: salvami tu, che se' giusto.
2Piega le tue orecchie verso di me: affrettati a liberarmi. Sii tu a me Dio protettore, e casa di asilo per farmi salvo.3Imperocché mia fortezza, e mio rifugio se' tu; e pel nome tuo sarai mia guida, e mi darai il sostentamento.4Mi trarrai fuora da quel laccio, che mi han teso occultamente, perché tu se' mio protettore.5Nelle mani tue raccomando il mio spirito: tu mi hai redento, o Signore Dio di verità.6Tu hai in odio coloro, che senza prò vanno dietro alle vanità. Ma io sperai nel Signore:7Esulterò, e mi rallegrerò nella tua misericordia. Perocché tu gettasti lo sguardo sopra la mia abbiezione, salvasti dalle angustie l'anima mia.8Né mi chiudesti tralle mani dell'inimico: apristi spazioso campo a miei piedi.9Abbi misericordia di me, o Signore, perché io sono afflitto: per l'indignazione o turbato il mio occhio, il mio spirito, e le mie viscere:10Perché nel dolore si va consumando la vita mia, e ne' gemiti gli anni mei. Si è infiacchita nella miseria la mia fortezza, e le ossa mie sono in tumulto.11Presso tutti i miei nemici son divenuto argomento d'obbrobrio, e massimo pe' miei vicini, e argomento di timore pe' miei familiari. Quelli, che mi vedevano fuggivan lungi da me:12Si scordaron di me in cuor loro, come d'un morto. Fui stimato qual vaso rotto:13Perocché io udiva i rimproveri di molti, che mi stavano intorno. Quando si raunarono contro di me, consultarono di por le mani sulla mia vita.14Io però in te sperai, o Signore; io dissi: tu se' il mio Dio;15Nelle mani tue la mia sorte. Strappami dalle mani de' miei nemici, e di coloro, che mi perseguitano.16Splenda il chiarore della tua faccia sopra il suo servo: salvami nella tua misericordia:17Ch'io non sia confuso, o Signore, perocché ti ho invocato. Siano svergognati gli empj, e condotti all'inferno:18Ammutoliscano le labbra ingannatrici: Le quali perversamente parlano contro' del giusto per superbia, e disprezzo.19Quanto è grande, o Signore, la molteplice bontà, che tu ascosa serbi per color, che ti temono!
E la hai tu dimostrata perfettamente a vista de' figliuoli degli uomini con quelli, che sperano in te.
20Li nasconderai nel segreto della tua faccia dai turbamenti degli uomini. Li porrai in sicuro nel tuo tabernacolo dalla contraddizione delle lingue.21Benedetto il Signore, perché la sua misericordia mostrò a me mirabilmente nella forte città.22Ma nella costernazione dell'anima mio io dissi: Sono stato rigettato dalla vista degli occhi tuoi. Per questo tu esaudisti la mia orazione, mentre io alzava a te le mie grida.23Santi del Signore, voi tutti amatelo; perché il Signore sarà fautore della verità, e renderà misura colma a coloro, che operano con superbia.24Operate virilmente, e si fortifichi il cuor vostro, o voi tutti, che nel Signore avete posta speranza.

Note:

30,1:Per la estasi. Questo in aggiunto nella versione dei LXX Le ha relazione alle parole del versetto 29., dove si dira in qual senso sia qui usata la voce estasi.

Tu, che sei giusto. E come giusto giudice sei protettore di quelli, che sono oppressi iniquamente, e senza alcun loro delitto.

30,2:Casa di asilo. Ovvero una cittadella ben fortificata.

30,4:Mi trarrai fuora da quel laccio, ec. Mi salverai da' pericoli e dalle insidie preparate e tese a me occultamente, da' miei nemici.

30,5:Nelle mani tue raccomando il mio spirito. Questo parole proferì sulla croce Cristo nel suo morire, e le ripetè il suo primo martire Stefano, Atti VI. 68.
Mi hai redento, ec. Mi hai liberato, o Dio di verità, cioè verace nelle tue promesse, fedele nell'adempirle.

30,6:Vanno dietro alle vanità. Col nome di vanità sono intesi sovente gl'idoli e il loro culto, Deat. XXXII. 21.,3. Reg. XVI. 26 e altrove. Son intese ancora tutte le cose terrene, le quali son passeggere e caduche e non possono render veramente felice uno spirito immortale. Tanto quelli che questi adoratori stolti di cose sane sono odiati da Dio, dice il profeta.
Ma io sperai nel Signore: ec. Io però non nelle vanità, ma in Dio e nella sua misericordia ho riposte le mie speranze, e Dio e la sua misericordia sono la mia esaltazione e la mia vera allegrezza.

30,7:Tu gettasti lo sguardo sopra la mia abbiezione, ec. ovvero sopra la mia miseria, sopra lo stato di umiliazione, in cui era ridotto da' miei nemici. E ho ben ragione di porre la mia fidanza in te, o Signore; perocchè tu già tanta volte con occhio di pietà nell'afflizione mi riguardasti, mi salvasti dalle angustie, in cui mi trovai, non permettesti, che io fossi chiuso in potere de' miei nemici, ma largo e sicuro mi apristi il varco per fuggire dalla lor mani.

30,9:Abbi misericordia... perché io sono afflitto: ec. La vita del giusto è in una perpetua vicissitudine di beni e di mali, di consolazione, e di afflizione, e tale è ancora lo stato della Chiesa sopra la terra. Per l'indignazione è turbato ec. l'indignazione, il dolore, la tristezza, ch'io provo nel vedere la sfacciata insolenza de' miei nemici mi altera e mi turba e dentro e fuori di me: e i sensi e l'anima e il cuore sono in grande scompiglio.

30,11:Presso tutti i miei nemici ec. Nella traduzione della prima parte di questo versetto ho seguito s. Girolamo. I miei nemici mi riguardavano come un uomo carico d'ignominia e di obbrobri, e ancor più di questi mi disprezzano i miei vicini, vale a dire quelli, che avevano qualche stima e affetto per me: quanto poi a' miei familiari, a' quali e veramente nota la mia innocenza sono tutti intimoriti, e non vorrebbono, che il mondo si ricordasse, che sono stati miei amici. Gesù Cristo nella sua Passione ebbe a soffrire i mali trattamenti de' suoi furiosi nemici, la incostanza e il cangiamento di molti, che lo aveano stimato pell'avanti, e riverito, e la debolezza e timidità de' suoi più cari discepoli, che lo abbandonarono. Ma questi stessi sentimenti possono applicarsi alla Chiesa di Cristo, che tanto motivo ha di dolersi non tanto de' suoi nemici, quanto massimamente de'propri figliuoli, de' vicini e de' familiari, i quali co' loro mali esempi e nella loro mala vita non solo recano a lei disonore, ma alienano da essa molti che a lei si accosterebbono se dalli scandali de' familiari non fossero rattenuti. Vedi il versetto seguente.

30,12:Fui stimato qual vaso rotto:ec. Fecer di me quel caso che si fa di un vaso rotto, il quale essendo inutile a tutto, si sprezzo e si getta via. infatti ebbi io a sentire le accuse, e i calunniosi rimproveri di que' molti, che mi stavano intorno per insultarmi.

30,13:Quando si raunarono ec. Quando tenner consiglio contro di me, non si trattò già di vedere, s'io fossi reo, o innocente, ma di trovare il modo di tormi la vita. Sembra qui prevenuta la parola dell'Evangelio: si formarono i principi de' sacerdoti, e i seniori..., e tenner consiglio per aver nelle mani per via di frode Gesù, e ucciderlo, Matth. XVII. 3. 4.

30,15:Nelle mani tua la mia sorte. L'Ebreo in vece di sorte legge i miei tempi: il tempo de' miei patimenti, e il tempo della mia esaltazione. Il Caldeo per meglio indicare il mistero disse: nelle tue mani il giorno del mio riscatto, cioè della mia risurrezione.

30,16:Splenda il chiarore della tua faccia ec. Fa' tu vedere al tuo servo il lieto volto di tua misericordia, del tuo favore celeste.

30,17:Perocchè ti ho invocato. Invocare il Signore non vuol dire solamente ricorrere a lui per ottenere aiuto ne' bisogni, e nelle afflizioni; anche i cattivi in tal maniera lo invocano: invocare Dio propriamente significa pregarlo ch'ei venga in noi, prenda possesso de' nostri cuori, e ci faccia tutti suoi. Questa maniera d'invocazione e quella che può giustamente animare la nostra speranza.
Sieno svergognati gli empi, e condotti all'inferno. o intendasi per l'inferno il sepolcro, o intendasi il carcere de' dannati, la profezia va sempre allo stesso senso: perocchè gli empi, che vanno colla loro empietà al sepolcro, vanno anche alla confusione eterna e all'eterno supplizio, e questa è la sciagura, che è qui predetta ai persecutori del giusto oppresso dalle loro calunnie.

30,19:Che tu ascosa serbi. Qual preziosissimo, anzi inestimabile infinito tesoro. E così egli parla, perché la nostra eredità è riserbata nei cieli, I. Petr. I. 4. E non ancora si è manifestato quel che saremo, I. Joan. III. 2.
E la hai tu dimostra perfettamente ec. Conviene aggiungere la particella congiuntiva, perché questo versetto e legato col precedente. Di questa dolce e tenera bonta, che tu serbi per color, che ti temono, ne hai dato evidente segno pubblicamente coll'assistere e consolare quelli, che sperano in te.

30,20:Li nasconderai nel segreto ec. Non poteva con piu forti e vive espressioni dipingersi l'amorosa sollecita cura, che Dio ha de' giusti. Dio è il loro asilo ne' turbamenti e nelle tempeste suscitate contro di essi dagli uomini carnali; Dio è la loro custodia contro la violenta contraddizione delle lingue, vale a dire, contro le maldicenze, le calunnie, le ingiurie de' loro nemici. Come è sicuro di non essere offeso un uomo che sta nella casa dei re, nel padiglione del re, ed e difeso non solo dalle mura della casa reale, ma anche' dagli occhi del medesimo re; cosi e sicuro, anzi molto più e sicuro colui, che temendo Dio, e sperando in Dio vive sotto la protezione di Dio del cielo. Egli pose i suoi termini alla malizia degli uomini, e se è vero, che talora egli permette, che sieno i giusti nella tribolazione, e anche vero, che non per altro egli permette, se non per vero lor bene; perocchè tutto è per gli eletti, e al vantaggio di questi tutto coopera.

30,21:Nella forte città. Simmaco aggiunse il segno di similitudine traducendo: come in una forte città, e cosi l'intesero s. Atanasio, Eusebio e molti altri. Benedetto Dio, il quale nella sua Chiesa, ch'è come una forte in superabil città, non solo mi custodì dai nemici, ma ancora mi arricchì di grazie e di favori senza numero e senza misura.

30,22:Ma nella costernazione ec. Nella traduzione ho seguito s. Agostino e il Saltero Romano, e altri antichi Salteri. Nel tempo che io mi vedeva sopraffatto dalla piena de' mali, che venivano sopra di me, mentre per la somma apprensione era quasi fuori di me, mi credetti quasi rigettato, non che negletto da te. Ciò esprime, come notò s. Agostino, la violenza della tentazione. Ma tu venisti in mio soccorso ed esaudisti le mie preghiere. A questo passo convengono le parole di Cristo sopra la croce: Dio, Dio mio, perché m'hai tu abbandonato ec. Psal. XXI I. I LXX leggono: ma io dissi nella mia estasi, che può significar ancora sbalordimento, veemente perturbazione dell'animo: ecco le parole di s. Agostino: La paura viene dalla debolezza dell'uomo, la speranza viene dalle divine promesse: è cosa tua il temere, il dono di Dio in te lo sperare: e molto utilmente nel tuo timore riconosci te stesso, affinchè nella tua liberazione tu glorifichi colui che ti creò.

30,23:Amatelo; perché ec. Ecco la bella e giusta conclusione, che dalle cose dette finora deduce il profeta: santi tutti amate il Signore, perché il Signore favorisce e rimunera gli uomini veraci, fedeli, e punisce i superbi con supplizio proporzionato alla grande loro superbia. S. Agostino tradusse: renderà (la mercede) a quelli, che son formisura superbi. E così altri antichi Salteri.

30,24:Operate virilmente, e si fortifichi ec. Come se dicesse: a tante prove della bontà e carità, colla quale voi vedete, che Dio mi ha protetto, imparate a servire a Dio non con un cuor timido e angusto, ma con un cuore pieno di vigore, di forza per combattere nel buon certame, e vincere la corona di gloria, la quale a voi pure e preparata.