Scrutatio

Venerdi, 19 aprile 2024 - San Leone IX Papa ( Letture di oggi)

Salmi 31


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Sentimenti di Davidde penitente; onde questo salmo è talora chiamato dagli Ebrei il cuore di Davidde. L'Apostolo Paolo, e i Padri ci fanno qui riconoscere la grazia della giustificazione come un effetto della sola divina misericordia.

1Dello stesso Davidde, salmo di intelligenza.
Beati coloro, ai quali sono state rimesse le iniquità, e i peccati, de' quali sono stati ricoperti.
2Beato l'uomo, cui Dio non imputò peccato, e nello spirito di lui simulazione non è.3Perché io mi tacqui si consumarono le mie ossa, mentre io per tutto il giorno alzava le strida.4Perché dì, e notte si aggravò sopra di me la tua mano; mi avvolgeva nella mia miseria, mentre portava fitta la spina.5A te il delitto mio feci noto, e non tenni ascosa la mia ingiustizia.
Io dissi: Confesserò contro di me stesso al Signore la mia ingiustizia, e tu mi rimettesti l'empietà del mio peccato.
6Per questo porgerà preghiere a te ogni uomo santo nel tempo opportuno. Certo, che quando inonderanno le grandi acque a lui non si accosteranno.7Tu se' mio asilo nella tribolazione, da cui son circondato: tu mia letizia, liberami da coloro, che mi assediano.8Io ti darò intelligenza, e ti insegnerò la via, per cui tu hai da camminare: terrò fissi gli occhi miei sopra di te.9Guardatevi dall'esser simili al cavallo, e al mulo, i quali son privi del bene dell'intelletto. Stringi col morso, e colla briglia le mascelle di coloro, che si ritiran da te.10Molti i flagelli pei peccatori: ma la misericordia sani a guardia di colui, che spera nel Signore.11Nel Signore rallegratevi, ed esultate, o giusti, e gloriatevi voi tutti, che siete di retto cuore.

Note:

31,1:Di intelligenza.Sono dodici i salmi, che hanno questo titolo, il quale in varie guise è spiegato dagli antichi e moderni Interpreti. Gli Ebrei per lo più lo intendono dei la cognizione. che ebbe Davidde del suo peccato, supponendo, che il salmo fosse composto quando, dopo commesso l'adulterio e l'omicidio, le afflizioni e i mali del corpo. co' quali Dio lo travaglio, gli facevan sempre più conoscere la gravem de' snoi peccati. Altri vogliono. che s'intenda, che il salmo per esserben capito richiede. che si domandi a Dio il dono dell'intelligenza per essere gravissime e molto difiicili e astruse le cose, delle quali in esso ragionasi.

Beati coloro, ai quali sono state rimesse le iniquità, e i peccati de' quali sono ec. Beati coloro, ai quali sono state condonate per grazia le iniquità e i peccati de' quali sono stati ricoperti mediante la giustizia e la innocenza ottenuta, senza alcun loro merito, ma per misericordia di Dio. In questo senso furono citate queste parole da Paolo, Rom. IV. 7. Un antico scrittore Greco dice, che la prima parte del versetto riguarda i peccati commessi prima del Battesimo, i quali dallo stesso Battesimo sono rimessi; la seconda parte riguarda i peccati, i quali si cuoprono mediante la penitenza. Questa sposizione non è contraria alla prima; perocchè e la grazia del Battesimo e la conversione del cuore, o sia la penitenza, sono dono di Dio. Vedi S. Gregorio in sept. psal. poenitent.

31,2:Beato l'uomo, cui Dio non imputò ec. Cui Dio non più riguarda come peccatore; perocchè peccator più non è, e i suoi peccati sono come se mai non fossero stati, essendo stati lavati e cancellati. Vedi s. Agostino in questo luogo. Così il profeta in tre diverse maniere espone con gran sentimento la felicità di un uomo, a cui Dio concede la grazia del perdono delle sue colpe. Uno de' più grandi filosofi dell'antichità teneva per uno de' grandi e incomprensibili misteri la maniera, onde l'uomo reo di lesa maestà divina potesse riconciliarsi e tornare in grazia col suo Creatore. Questo mistero non dovea essere inteso, se non mediante la fede.
E nello spirito di lui simulazione non è. Non e in quest'uomo ne finzione, ne ipocrisia; egli cammina retto con Dio, e non seduce se stesso con falsa e apparente conversione.

31,3:Perché io mi tacqui ec. Perché io non confessai il mio peccato, perchè io non implorai la misericordia di Dio, si consumarono le mie ossa, cioè tutte le mie forze, ed io caddi in estremo languore, mentre per la grandezza delle afflizioni e del dolore alzava acutissime strida. S. Agostino, seguendo un senso morale, dice, che si tacciono a un tempo stesso, e gridano i peccatori, quando i loro peccati nascondono e predicano i loro meriti e le, buone opere, imitando il Fariseo del Vangelo. L'Ebreo qui legge: Perché io mi tacqui si consnmarono le mie ossa, ruggendo io tutto il giorno.

31,4:Perché dì, e notte si aggravò ec. Parla dei terrori e dei rimorsi della coscienza e delle violenti agitazioni, che li cagionava di e notte la vista del suo peccato. In tal misero stato io mi avvolgeva, non potendo aver pace con me medesimo, e non potendo fuggirmi, stimolato dall'amor del mio bene ad uscire da tanta miseria, ma sentendomi senza forze per superare gli umani rispetti, e l'ingiusto rossore di comparir penitente, mentre credeva di non esser conosciuto dagli uomini per peccatore: portava frattanto sempre fitta profondamente nel cuore la spina, cioè il rimorso della coscienza, che mi pungeva senza posa e senza contorto.

31,5:A te il delitto mio feci noto. Parla con Dio come con un uomo, e come se Dio allora soltanto saputo avesse il suo peccato, quand'egli con tanta umiltà lo confessò. Ovvero dicendo a te feci noto, volle dire lo confessai al tuo ministro, che teneva il tuo luogo e la tua persona rappresentava. Così un dotto Rabbino. Eran tenuti anche nell'antica legge a confessare il peccato e ad offerire il sacrifizio per impetrarne la remissione. Questa confessione, faceasi dinanzi al sacerdote, e il penitente poneva le mani tralle corna della bestia, che dovea immolarsi e distintamente manifestava il peccato, di cui faceva penitenza, e prometteva l'emendazione. Tale e la dottrina degli Ebrei intorno alla confessione e remissione de' peccati. Dice adunque Davidde, che in tanta miseria trovandosi pel suo peccato, si risolse ad aprire li suo cuore, a farne la confessione e chiederne il perdono. E Dio, che e buono, e Dio, che vuole non la morte del peccatore, ma che si converta e viva, non rigettò, ne disprezzò il cuore contrito e umiliato del re peccatore, ma la empietà del suo peccato immediatamente gli perdonò.
Io dissi: Confesserò contro di me ec. confessa talora il peccatore la propria iniquità non contro se stesso, e ciò avviene quando non nella propria malizia, ma in altri, o nelle disposizioni stesse della providenza tenta rifondere la cagione de' suoi peccati: non così il profeta.

31,6:Per questo porgerà preghiere ec. Per questo, valea dire, perché benigno sei tu, e rimetti i peccati, per questo gli uomini pii, gli uomini fedeli a te ricorreranno mai sempre, e la tua misericordia imploreranno per le loro colpe, ben sapendo, che tutti gli uomini son peccatori, e che, se diremo, che non abbiamo peccato, seduciamo noi stessi, e non è in noi verità, 1. Joan. I. A te adunque ricorreranno nel tempo accettevole, ne' giorni di salute (Isai. XLIII. 2.), vale a dire, nel tempo di questa vita, nel qual tempo siamo invitati a cercarti, perché in questo tempo trovarti possiamo: Isai. LV. 6. Vedi pure il. Cor. VI. 2. l'Ebreo legge: Nel tempo di trovare, nel tempo, in cui Dio e la sua misericordia può trovarsi. Alcuni pel tempo opportuno intendono più strettamente il tempo, in cui Dio non sia ancora pienamente sdegnato, ma sia disposto tuttora ad esaudire: perocchè è certissimo, che secondo la parola di Cristo vi è un tempo, in cui l'uomo, che abuso della pazienza e longanimità di Dio, lo cercherà, e nol troverà: onde agli Ebrei disse Cristo: Mi cercherete, e non mi troverete, e morrete nel vostro peccato.
Certo, che quando inonderanno ec. l'uomo fedele, che a Dio ricorre, e da lui impetra la remissione de' peccati sarà al coperto dalle calamità e dalle sciagure, nelle quali saranno un giorno sommersi i peccatori impenitenti, come lo furono al tempo del diluvio. Per le acque son qui intese le afflizioni e i mali d'ogni specie, co' quali Dio punisce i peccatori impenitenti.

31,7:Liberami da coloro, che mi assediano. Dai nemici, che mi stringono per ogni parte, e cercano di farsi padroni dell'anima mia per perdermi.

31,8:Io ti darò intelligenza, ec. introduce me che risponde, e da salutevoli avvertimenti al peccator convertito. Io coll'interiore illustrazione ti darò intelligenza, io ti mostrerò la strada, che tu dei seguitare, e le regole per viver da giusto, e di più non ti perderò mai di vista, terrò fisso sopra di te lo sguardo amoroso della mia providenza, e della mia carità, ti darò consiglio ne' dubbi, ti aiuterà ne' pericoli, ti darò le forze per fare il bene, e per operare la tua salute.

31,9:Guardatevi dall'esser simili al cavallo e al mulo, i quali con privi del bene dell'intelletto. Passa dal singolare al plurale secondo l'uso de' profeti. Io farò tutto quello, che ho detto per voi, purché siate docili alla mia voce, e con un'umile, volontaria obbedienza vi soggettiate a fare la mia volontà, nella quale è la vostra salute, e non siate simili a un indomito cavallo, o ad un mulo ricalcitrante, bestie prive di ragione, le quali han bisogno di morso e di briglia e di sprone, perché alloro padrone obbediscono.
Stringi col morso ec. Sono parole del profeta, che prega il Signore, affinché co' trattamenti severi, colle afflizioni e co' dolori richiami a se que' peccatori, i quali per l'abitudine di secondare le sfrenate loro passioni, essendo già quasi piuttosto bruti feroci, che uomini ragionevoli, non si ridurrebbon per altra via ad accostarsi a lui e ad obbedirlo. Per render più chiaro il senso della nostra volgata in vece di tradurre: di coloro, che non si avvicinano (ovvero, non si accostano) a te, ho tradotto: di coloro, che si ritiran da te, che è per altro il vero senso.

31,11:Nel Signore rallegratevi ec. Notisi come la letizia, il gaudio, la gloria del giusto e tutto nel Signore, il quale e per lui ogni bene.