Scrutatio

Giovedi, 28 marzo 2024 - San Castore di Tarso ( Letture di oggi)

Salmi 48


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Esortazione alla virtù, e alla fuga del vizio.

1Udite queste cose, o nazioni quante voi siete: porgete le vostre orecchie, tutti voi abitatori della terra:2E voi di stirpe oscura, e voi di nobil lignaggio: il povero insieme, ed il ricco.3La mia bocca parlerà saggezza; e la meditazione del mio spirito parole di prudenza.4Terre intente le orecchie alla parabola: esporrò sul saltero il mio tema.5Per qual ragione sarò io timoroso nel cattivo giorno? l'iniquità delle opere mie mi premerà d'ogni parte.6Cosi quelli, che si confidano nella loro potenza, e si gloriano dell'abbondanza di lor ricchezze.7Il fratello non riscatta, e un altr'uomo riscatterà? nissuno darà a Dio cosa atta a placarlo,8Né il prezzo di riscatto per l'anima sua: ed ei sarà eternamente nell'afflizione,9E tuttavia viverà perpetuamente.10Non vedrà egli la morte, mentre ha veduto, che muoiono i saggi? l'insensato, e lo stolto perirerà egualmente.11E lasceranno le loro ricchezze ad estranei, e i loro sepolcri saranno le loro case in eterno,
E i loro tabernacoli per tutte le generazioni: diedero essi i loro nomi alle loro terre.
12E l'uomo posto in nobile condizione non ha avuto discernimento; è stato paragonato ai giumenti senza ragione, ed è divenuto simile ad essi.13Questo far di costoro è per essi uno scandalo, e quelli, che vengon dopo si compiaceranno de' lor dettati.14Sono stati messi nell'inferno a gregge, come le pecore: saran pascolo della morte. E i giusti al mattino avran dominio sopra di essi: e dopo la loro gloria ogni soccorso verrà meno per essi nell'inferno.15Iddio però riscatterà l'anima mia dal potere dell'inferno, quando egli mi prenderà.16Non ti faccia specie, quando un uomo sia diventato ricco, e sia cresciuta: in gloria la casa di lui.17Imperocché morto che sia non porterà nulla seco, e non andrà dietro a lui la sua gloria.18Imperocché sarà benedetta l'anima di lui, mentre ei viverà: ti loderà quando tu gli avrai fatto del bene.19Anderà fin laggiù a trovare la progenie de' padri suoi, e non vedrà lume in eterno.20L'uomo posto in nobile condizione non ha avuto discernimento: è stato paragonato a' giumenti senza ragione, ed è divenuto simile ad essi.

Note:

48,1:Udite queste cose, ec. Nei primi quattro versetti il profeta si concilia l'attenzione degli uomini col dimostrare, che l'argomento, di cui prende a trattare, è di somma importanza per tutti.

48,4:Temi intente le orecchie alla parabola: ec. Presso gli Ebrei la parabola e una sentenza dotta, grave, erudita. Queste sentenze erano per lo più scritte in versi da cantarsi, e i nostri salmi, ne' quali lo Spirito santo si è adattato al genio degli uomini, sono anch essi una prova di tal costumanza degli antichi. Dice adunque il profeta: io terrò le orecchie del mio cuore intente alle sentenze, che d'altronde mi saranno dettate, cioè dallo Spirito del Signore, e al suono del mio Saltero esporrò la materia, di cui debbo parlare.

48,5:Per qual ragione sarò io timoroso nel cattivo giorno? Questa e la parabola, e insieme il tema, di cui il profeta vuoi cantare sul suo saltero. Che è quello, che io temerò nel giorno cattivo, nel giorno della morte, e del giudizio di Dio? Ecco quello che io avrò da temere, la mia iniquità e la pena, che io ho meritata colla mia iniquità.

48,6:Così quelli, che confidano nella loro potenza, ec. Così avran da temere quelli, che la speranza loro ripongono nella potenza e si gloriano delle grandi ricchezze. Si potrebbe tradurre ancora: a voi, che confidate ec. Usando sovente gli Ebrei pel vocativo la terza persona.

48,7-8:Il fratello non riscatta, e un altr'uomo riscatterà? Dimostra la stoltezza di chi candida nella potenza, o nelle terrene ricchezze: un tal uomo avrà egli un fratello, che sia capace di riscattarlo, di liberarlo dalle augustie e dalle miserie della morte? O troverà altro uomo, che possa fare lo stesso in suo conforto? Il minimo darà a Dio cosa atta a placarlo, ne il prezzo di riscatto per l'anima sua: ec. Nessun uomo in quel giorno cattivo avrà oblazione da fare a Dio, che servir possa a liberare il ricco potente dalla severità del giudizio divino: nissuno avrà offerta da fare al Signore per renderlo placato verso quell'infelice: nissun uomo ha il prezzo da dare per riscattare quell'anima dalle pene, che ha meritate colle sue colpe, per la qual cosa sarà il misero in terribile e perpetua afflizione e vivera sempre per sempre penare. Dimostra il profeta, che se l'uomo non pensa a meritare le misericordie del Signore nel tempo, che Dio gli da di vita, venuta la morte, ne i beni del mondo, ne tutti gli uomini del mondo non potranno essergli di alcun soccorso: a nulla gioveranno le ricchezze nel dì della vendetta: la giustizia e quella, che libera dalla morte, Prov. XI. 9.

48,10:Non vedrà egli la morte, mentre ha veduto che muoiono i saggi? ec. Si lusinga forse quest' uomo di non morire giammai? Ma egli ha veduto come gli uomini saggi, gli uomini pieni di virtù, i quali sembravan degni di essere immortali, han sofferta la morte. Gli stolti e gl'insensati, i peccatori e gli empi morranno egualmente, che i saggi e virtuosi, anzi non morran solamente, ma morranno e periranno. I saggi muoiono per ritornare un dì a vivere felici, ma gli stolti muoiono e periscono per sempre.

48,11:Ad estranei. Il rimprovero fatto al ricco del Vangelo: Queste cose che tu hai messe da parte, di chi saranno? Luc. XII.E i loro sepolcri saranno ec. Le case che abiteranno in perpetuo, i tabernacoli, ne' quali alloggeranno sino alla consumazione de' secoli, saranno i fetidi loro sepolcri. Non torneranno mai più a godere le loro ricchezze, ne al possesso di que' beni, ne' quali tutta fecer consistere la toro felicità. Diedero essi i loro nomi alte loro terre: come se dicesse: tale sarà la sorte di costoro, i quali per ismodata ambizione fecero delle grandiose fabbriche, fondarono delle città, alle quali diedero i loro nomi per eternare la loro vanità.

48,12:E l'uomo posto in nobile condizione ec. L'uomo creato da Dio a sua immagine e somiglianza secondo lo spirito, dotato di ragione e d'intelligenza non seppe ne conoscere, nè stimare la sua dignità, e si avvilì, si fece simile alle bestie irragionevoli coll'amare i soli beni presenti dimenticando gli eterni, col vivere come se solamente pel mondo fosse stato creato e non per Iddìo, servendo alle brutali concupiscenze, e trascurando l'anima propria.

48,13:Questo far di costoro è per essi uno scandalo. La maniera di fare e di vivere di costoro (descritta vers. 12) e scandalo e rovina per essi. E quelli, che vengon dopo, si compiaceranno de' loro peccati. Nel Latino all'avverbio postea dee intendersi premesso qui, qui pastea, illi, qui postea, cioè quelli, che vengon dopo di loro. Periscono i cattivi miseramente pel loro mal vivere, ma non lascian perciò di avere degl'imitatori: i loro dettati, le false, e perniciose loro massime saranno anzi lodate da molti, e quindi ne avviene che tanto è il numero di coloro che si perdono; perocchè si propaga sempre il contagio del male esempio e del vizio, e i peccatori sono cacciati nell'inferno a greggi come le pecore; ivi saranno pascolo di eterna morte, pascolo di eterni tormenti.
E i giusti al mattino avran dominio sopra di casi. I giusti, i quali in questa vita erano dominati e oppressi dat peccatori, venuto che sia quel mattino, dopo dei quale sera non sarà più, avran dominio sopra de' peccatori. Il mattino perpetuo egli è il tempo della vita futura, mattino, che incomincia nella risurrezione, dopo la quale non saravvi più notte, Apocal. XXII.5., e per conseguenza non saravvi più sera. Allora i giusti eserciteranno insieme con Cristo la qualità di giudici, e condanneranno i cattivi. Questi dopo tanta gloria e potenza, che ebbero in questa vita, si troveranno cacciati nell'inferno privi di tutte quelle cose, nelle quali si confidavano, nissuna delle quali sarà lor di soccorso, non le ricchezze, non le magniticenze, non l'autorità, e il potere di cui prima godevano, non l'affluenza de' servi e degli adulatori, nulla di tutto questo gli aiuterà nell'inferno, ne alleggierà i mali loro.

48,15:Riscatterà l'anima mia dal potere dell'inferno, quando egli mi prenderà. Quando Dio mi chiamerà a sé da questa vita mortale, egli non permetterà, ch'io cada nell'inferno, cioè nel purgatorio, e se vi cadessi, non vi starò lungamente, perché egli per sua misericordia ne trarrà fuori l'anima mia. S. Basilio prese queste parole come una profezia dello scender, che fece Cristo all'inferno, donde trasse le anime dei giusti. Gli Ebrei le intesero nel senso, che abbiam detto; perocchè (come da molti de' loro dottori apparisce) tengon essi la dottrina del purgatorio.

48,16:Non ti faccia specie, ec. Vuole il profeta, che l'uomo fedele si avvezzi a non tenere per cosa grande e degna d'invidia la passeggera felicità, che può acquistarsi un uomo sopra la terra, mentre questa felicità finisce con lui in questo mondo, e noi segue nell'altro mondo, e ivi l'abuso dei beni presenti lo renderà infelice per sempre.

48,18:Sarà benedetta l'anima di lui, mentre ei viverà. Questo ricco felice secondo il mondo sarà lodato mentre in vita, ma sarà dimenticato, e forse ancora vituperata e maledetto dagli uomini dopo la sua morte. Ti loderà quando tu gli avrai fatto del bene. Il profeta con un'apostrole gravissima si rivolge repentinamente al ricco felice, e gli dice: Sai tu chi e, che ti loda? Chi ha avuto del bene da te; perocchè generalmente gli uomini il tutto misurano col loro interesse: quando tu non potrai più far loro del bene, non penseranno più a te, o ti manderanno imprecazioni in vece di lodi: tanto è uno e fragile l'affetto e la stima degli uomini; e tanto e vana la stessa beneficenza e liberalità verso degli uomini, se ella non ha per principio l'amore di Dio, e per fine il farsi (come dice Cristo) degli amici, i quali ci ricevano ne' tabernacoli eterni. Vedi Lc. XVI. 9.

48,19:Anderà fin laggiù a trovare ec. Torna il profeta al suo ragionamento, e dice: questo uomo felice avrà per suo fine di andar laggiu nell'inferno a trovare la progenie de' suoi perversi maggiori, de' quali ha imitato i pravi costumi, e non vedrà luce in eterno, non vedrà la gloria del Signore, sarà in tenebre, perpetuo, nelle tenebre esteriori là dove è pianto e stridore di denti, Matth. XXV. 30.