Scrutatio

Sabato, 20 aprile 2024 - Beata Chiara Bosatta ( Letture di oggi)

Salmi 136


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Il popolo esule a Babilonia desidera il suo ritorno. Si predice la punizione degl'Idumei, e de' Babilonesi.

1Salmo di David.
Sulle rive de' fiumi di Babilonia ivi sedemmo, e piangemmo in ricordandoci di te, o Sionne:
2Ai salci appendemmo in mezzo a lei i nostri strumenti.3Perché ivi domandarono a noi quelli, che ci avevano menati schiavi, le parole de' nostri cantici:4E coloro, che ci avevano rapiti dissero: cantate a noi un inno di que', che si cantano in Sionne:5E come mai canteremo un cantico del Signore in una terra straniera?6Se io mi dimenticherò di te, o Gerusalemme, sia messa in oblìo la mia destra.7Si attacchi la mia lingua alle mie fauci, se io non avrò memoria di te:8Se io non metterò Gerusalemme ai di sopra di qualunque mia allegrezza.9Ricorditi, o Signore, de' figliuoli di Edom, i quali nel giorno di Gerusalemme10Dicevano: Distruggete, distruggete fino a' suoi fondamenti.11Figliuola infelice di Babilonia: beato colui, che farà a te quello, che tu hai fatto a noi.12Beato colui; che prenderà, e infrangerà sulle pietre i tuoi figliuolini.

Note:

136,1:A Geremia. Ovvero per Geremia. Salmo ispirato a Davidde riguardante le cose, che poi avvennero a' tempi di Geremia. Vuolsi adunque significare, che Davidde previdde, e annunzio in questo salmo la futura cattività del popolo in Babilonia, cattività predetta da Geremia quando ella era imminente, e di cui egli fu testimone.

Sulle rive de' fiumi di Babilonia. L'Eufrate, che passava pel mezzo della città di Babilonia, si divideva nelle sue vicinanze in più rami: e questi forse sono i fiumi di Babilonia. Che se pei nome di Babilonia s'intenda tutta la provincia di tal nome, i suoi fiumi sono l'Eufrate, il Tigri, l'Euleo ec. Alle rive adunque de' fiumi si adunavano gli esuli Israeliti, e ivi sedendo e meditando sopra la infelice sorte della loro patria sfogavano il loro dolore col piangere.

136,2:A' salci appendemmo in mezzo a lei. Vale a dire: in mezzo al paese di Babilonia sul margine de' fiumi appendevamo i nostri musicali strumenti, al suono de' quali eravam tanto avvezzi; perocchè ogni sorta di consolazione rigettavamo attediati non sol dell'esilio, ma ancor della vita. I Leviti in particolare erano molto versati nel canto e nel suono e nella musica. vedi I. Paralip. XV.

136,3-4:Domandarono a noi... le parole dei nostri cantici. Parte per curiosità, parte per ironia i nostri vincitori ci stimolavano a far loro sentire le parole delle sacre nostre canzoni, che si cantano con tanto giubilo in Sionne.

136,5:E come mai canteremo un cantico ec. Noi esuli, noi cattivi, noi infelici in un paese straniero avrem noi cuore di cantare un cantico del Signore? Forse ancor non volevano? gli Ebrei esporre le parole ei sensi altissimi delle divine canzoni agli scherni di gente infedele, aliena dal culto del vero Dio.

136,6:Sia messa in oblio la mia destra. Si scordi Dio di aiutare la mia destra per qualunque azione, ch'io voglia fare, se mai mi scorderò di te, o Gerusalemme, se mai cesserò di piangere la tua desolazione, se mai mi rallegrero co' lieti canti mentre tu se' nel lutto e nella tristezza.

136,8:Se io non metterò Gerusalemme al di sopra ec. Se la memoria di Gerusalemme e la sua ristaurazione non sata a me più cara di qualunque contentezza, che altronde venir mi possa. Se ella non sarà il mio primo gaudio, la mia prima consolazione, la somma de' miei desiderii. C'insegna questo popolo con tali sentimenti il amore tenero, che ogni Cristiano dee avere per la chiesa sua madre, e come i mali e i beni di essa debba sentire con pienezza di cuore e di affetto, e con essa affliggersi, e pregare nelle calamità, e con lei rallegrarsi, e render grazie nelle consolazioni, che Dio le manda.

136,9-10:Ricordati, o Signore, de' figliuoli di Edom, ec. Gl'idumei fratelli degl'Israeliti (Deuter. II. 4.) si erano uniti all'esercito di Nabuchodonosor, e istigavano i Caldei a rovinare e distruggere, e ridurre in una massa di pietre la infelice Gerusalemme. Vedi Abdia vers. II. 12. ec. Jerem. XII. 6. XXV. 14. ec. Ezech. XXV. 12. Il giorno di Gerusalemme egli è il giorno del gastigo di Dio sopra la stessa città. Vedi Psal. XXXVI.14., Jerem.XVII.16 Predice adunque il Profeta, che Dio si ricorderà della crudeltà degli Idumei, e la punirà. Furono effettivamente puniti da Dio per mano dello stesso Nabuchodonosor cinque anni dopo la ruina di Gerusalemme. Vedi Giuseppe X.11.

136,11:Figliuola infelice di Babilonia: beato colui, ec. Predice del pari il gastigo terribile, col quale sarà punita da Dio Babilonia, che era stato così crudele verso il popolo Ebreo. Sara prosperato, sarà fortunato colui, che farà a te quello, che hai tu fatto a noi, e non risparmierà in te nemmen la tenera età, e infrangerà sulle pietre i piccoli tuoi bambini. Cosa predetta anche da Isaia XIII.16. Babilonia fu grandemente umiliato da Ciro, e non ebbe dipoì se non sciagure e disastri fino all'ultima sua distruzione.