Scrutatio

Martedi, 23 aprile 2024 - San Giorgio ( Letture di oggi)

Salmi 18


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Dio è conosciuto nella formazione de' cieli, e ancora per mezzo della tua legge, di cui celebrasi la eccellenza, e la perfezione. Chiede il perdono de' peccati commessi contro la stessa legge. Predizione della legge di grazia, e della predicazione del Vangelo.

1Salmo di David.
I Cielli narrano la gloria di Dio, e le opere delle mani di lui annunzia il firmamento.
2Il giorno al giorno fa noia questa parola, e la notte ne da cognizione alla notte.3Non havvi linguaggio, né favella, presso di cui intese non siano le loro voci.4Il loro suono si è diffuso per tutta quanta la terra, e le loro parole sino a' confini della terra.5Ha posto nel sole il suo padiglione, e questi come uno sposo, che esce dalla stanza nuziale,
Spunta fuor qual gigante a fornir sua carriera:
6Dall'una estremità del cielo si parte; E corre fino all'altra estremità di esso, e non havvi chi al calore di lui si nasconda.7La legge del Signore immacolata, che converte le anime: la testimonianza del Signore è fedele, e ai piccoli da saggezza.8I precetti del Signore sono retti, e rallegrano i cuori: il comandamento del Signore è lucente, e gli occhi rischiara.9Santo il timor del Signore, che sussiste per tutti i secoli: i giudizj del Signore son verità, giusti in se stessi.10Più desiderevoli che l'oro, e le pietre molto preziose, e dolci più del miele, e del favo di miele.11Imperocché il tuo servo diligentemente gli osserva, e grande è la mercede dell'osservarli.12Chi è che gli errori conosca? Mondami da' peccati, che a me sono occulti,13E da' perversi uomini tienimi lontano. Se questi non prevarranno sopra di me, sarò allor senza macchia, e da delitto gravissimo sarò mondato.14E a te accette saranno le parole della mia bocca, e la meditazione del cuor mio alla tua presenza in ogni tempo,
O Signore, aiuto mio, e mio Redentore.

Note:

18,1:I cieli narrano la gloria di Dio. I cieli dimostrano all'uomo la grandezza, la sapienza, la possanza di Dio. I cieli adunque (come dice il profeta) hanno il loro linguaggio, linguaggio intelligibile a qualunque creatura, che abbia senso e ragione. Il bell'ordine, che regna nei movimenti de' corpi celesti, la loro immensa grandezza, la lor lucentezza; tutto questo ci pone sotto degli occhi la maestà del Signore. E le opere delle mani di lui annunzia il firmamento. La parola firmamento secondo alcuni può significare in questo luogo gli stessi cieli; ma piu verisimil mi sembra, che di sopra per nome di cieli abbia inteso i corpi celesti, e per nome di firmamento, il vastissimo e mirabilissimo padiglione, dentro di cui si fanno i movimenti de' medesimi corpi. Nel senso allegorico i cieli sono gli Apostoli, il sole egli è Cristo, il tabernacolo di Dio è la Chiesa, la legge è il Vangelo. Vedi Rom. X. 18.

18,2:Il giorno al giorno ec. Per questa parola intendesi la predicazione di Dio Creatore, la di cui gloria e narrata da' cieli, come disse, vers. 1. Or la vicissitudine fissa, e costante del giorno e della notte, della notte e del giorno, questa vicissitudine parla di Dio, annunzia Dio, e ne fa conoscere la potenza. Con bellissima prosopopeia dice letteralmente: un giorno parla all'altro giorno, valea dire il dì precedente a quello che gli vien dopo, e la notte che precedette parla a quella, che viene appresso, e il giorno al giorno, e la notte alla notte annunziano Dio, e la sua grandezza e beneficenza. Così la scienza di Dio si propaga per tutti i giorni e, per tutte le notti, e per tutti i secoli, perocchè questa vicissitudine si adattata al bene dell'uomo, dimostra in providenza del Creatore. Ma tutto quello che fu fatto, pel Verbo di Dio fu fatto, e questo Verbo, questa parola sostanziale del Padre sembra indicata in questo luogo, talmente che s' intende, che e i cieli e il firmamento e la vicissitudine dei giorni e delle notti annunziano, e celebrano non solo il Padre, ma anche il Figliuolo del Padre, conciossiachè per la parola del Signore i cieli furono formati, come dice altrove lo stesso Davidde.

18,3:Non havvi linguaggio, né favella. Gli uomini più stupidi e ignoranti e barbari di costumi e di lingua intendono queste voci de' cieli. Seguendo più strettamente l'Ebreo può darsi alla nostra volgata ancor questo senso: il linguaggio e la favella de' cieli non sono un parlare oscuro, o poco distinto, e spiccato talmente, che le orecchie degli uomini o non lo odano, o non l'intendano. Ma visibile è qui l'annunzio di quello che avvenne nel dì della Pentecoste, allorché diffuso lo Spirito santo sopra li Apostoli, e sopra i Discepoli di Cristo, in ogni linguaggio e favella cominciarono a celebrarsi le glorie del vero Dio, e dell'unico Salvatore, onde il suono della predicazione Evangelica si sparse per tutta quanta la terra.

18,4:Il loro suono si è diffuso ec. Questo versetto, e per la stessa ragione il precedente contengono secondo l'Apostolo una grandiosa profezia della predicazione dell'Evangelio, portato dagli Apostoli e da' lor successori per tutto quanta la terra, Rom. X. 18.

18,5-6:Ha posto nel sole il suo padiglione. L'Ebreo legge: pose il sole nel suo padiglione, e più letteralmente: al sole assegnò il sua padiglione in essi, cioè ne' cieli. E questa lezione e seguitata da s. Atanasio, da Eusebio, Teodoreto, e molti altri antichi e moderni. I LXX traducendo nella maniera tenuta dalla nostra volgata ebber riguardo ad un gran mistero, perocchè, vollero significare come in Cristo vero sole di giustizia Iddio avea sua mansione; conciossiachè Dio era in Cristo per riconciliare con ecco il mondo, 2. Cor. V. 19. Vedi Joan. X.38. E questi conte una sposo ec. Paragona la bellezza del sole a quella di uno sposo, il quale nel giorno delle sue nozze esce fuora ornato splendidamente; paragona la forza, e la veemenza del sole ad un gigante, e alla stanza dello sposo paragona l'emisperio inferiore, da cui il sole venendo a noi nel levarsi spande tesori di luce, che abbella tutte quante le cose. Dall'una estremità del cielo ec. Dal punto dell'oriente, donde egli spunta, corre fino al punto dell'occidente per una curva linea d'infinita estensione, senza che mai si noti diminuita la sua incredibil celerità. E non havvi chi al calore ec. Gli uomini tutti e tutta la natura in qualunque parte del globo terraqueo, anche ne' più intimi e cupi nascondigli delle montagne, anche ne' più profondi ricettacoli del mare senton la forza, l'efficacia, l'influsso di questo astro possente e benefico. Tutto questo mirabilmente conviene in un senso più elevato e più nobile al nostro Sol di giustizia, al più specioso trai figliuoli degli uomini, a lui, che è chiamato l'Oriente, e dal sommo cielo venne a correre la sua penosa carriera, e con incredibil amore e prontezza di spirito la forni, morendo per noi, e risuscitato riempie tutte le parti del mondo della sua luce, e del suo calore, vale a dire della sua fede, e dell'amor suo.

18,7:La legge del Signore immacolata, ec. Come i cieli e il sole annunziano la gloria di Dio e la sua possanza infinita; così la legge del Signore annunzia la sua sapienza, la sua santità, e il suo amor verso degli uomini; imperocchè effetto di questa divina legge si è di ritrarre gli uomini dall'errore e dal male. La testimonianza del Signore è fedele, e ai piccoli ec. La legge si dice testimonianza in quanto ella rende testimonianza a noi della volonta di Dio e delle promesse, che egli ha fatte a favore de' buoni e delle minacce contro i cattivi. Testimonianza fedele, cioè verace, e infallibile, e degna di tutta fede; testimonianza, che da ai semplici in vera sapienza, quella sapienza, che dai sapienti e prudenti del secolo non fu conosciuta, Matth. XI. 25.: perocchè la legge del Signore insegna all'uomo a ben vivere, per vivere eternamente felice.

18,8:I precetti del Signore sono retti ec. La legge del Signore mostra la diritta via per arrivare alla virtù, la legge del Signore rallegra i cuori di quei, che la osservano colla testimonianza della buona coscienza e colla dolce speranza del premio, che aspettano. La legge del Signore è lucente, anzi ella e luce, e gli occhi del cuore rischiara a conoscere tutto il bene.

18,9:Santo il timor del Signore, ec. In vece di dire la legge, che insegna il timore del Signore, dice il timor del Signore. Puri e santi sono i precetti del Signore, che insegnano quel timore santo accompagnato dalla carità, il frutto del quale dura in eterno: quel timore (dice s. Girolamo), per cui l'uomo apprende di perdere per propria colpa colui, che egli ama, questo e il timore veramente santo. Timor cum caritate I giudizi del Signore son verità: giudizi del Signore si dicon sovente nelle Scritture i decreti di Dio, e gli atti e gli esempi di misericordia, o di giustizia, co' quali ricompensa la virtù, o punisce il vizio. Ma qui, come in altri luoghi, parmi più naturale, che pe' giudizi s' intendano gli stessi comandamenti di Dio, in quanto ei mostrano quello, che Dio ha giudicato, che facciasi, o non si faccia dall'uomo. Questi giudizi son verità, e tutti dal primo fino all'ultimo sono pieni d'intrinseca bontà, e giustizia.

18,10:Più desiderevoli ec. Elogio della legge e de' comandamenti divini dettato da un cuore, che sapea ben conoscerli e ben amarli.

18,11:Imperocchè il tuo servo diligentemente ec. Io gli osservo, o Signore, questi tuoi comandamenti, perchè gli amo, perchè sono il mio tesoro, e tutta la dolcezza della mia vita: ma io so di più che l'osservanza di essi e rimunerata da te con premio stragrande.

18,12:Chi è che gli errori conosca? ec. Esclamazione patetica di gran senso. Qualunque sia la virtù dell'uomo, qualunque sia la obbedienza dell'uomo, e l'amor della legge, egli ha bisogno sempre della misericordia divina; perocchè chi può contare gli errori e i mancamenti, che si commettono contro la stessa legge? Soggiunge perciò: mondami de' peccati, che a me sono occulti, E da perversi uomini tiemmi lontano: per maggior chiarezza abbiam tradotto perversi, dove la volgata direbbe stranieri, Mestieri, di falsa e straniera religione. Tiemmi lontano dalla corruzione de' cattivi uomini, che te non conoscono, ne la tua legge. L'Ebreo porta: tiemmi lontano dalle superbia S. Agostino seguì un altro senso, il quale veramente sia meglio d'ogni altro colle parole della volgata, ed è: perdonami i peccati degli altri, quelli cioè, a' quali può essere, che io abbia avuto parte.
Se questi non prevarranno sopra di me, ec. in vece di dominati s. Agostino leggeva dominata; lo che da un senso più chiaro e facile. Se questi peccati non prevarranno sopra di me, non mi domineranno, allora io sarò senza macchia. Si dice, che i peccati dominano nell'uomo, allorché per la forza della cattiva abitudine, o pel cieco impeto de' pravi desiderii prevalgono sopra la ragione, e sopra il timore di Dio, e d'uno in altro delitto precipitano lo stesso uomo. E da delitto gravissimo sarò mondato: sarò puro dalla superbia, che e peccato massimo principio d'ogni peccato. Così s. Agostino e s. Girolamo. l'Ebreo: da molti peccati sarò inondato. Non debbo tacere, che sono notate in questi due versetti tre specie di peccati, de' quali Davidde chiede a Dio il perdono: prima i peccati d' infermità, e di debolezza; secondo i peccati d'ignoranza; terzo i peccati di malizia, o sia di presunzione.

18,14:E a te accette saranno ec. Mondato ch'io sia dal peccato massimo della superbia saranno accette dinanzi a te le mie parole e i miei pensieri, e non dinanzi agli uomini, perocchè l'anima superba agli uomini vuol piacere; ma l'anima umile solo contenta di bene operare in segreto dove Iddio vede, non cura i giudizi degli uomini. Allora adunque sarti accetta dinanzi a te la mia orazione, e saran grati ed accetti i pensieri della mia mente, e lo studio della tua santa legge, che io farò alla tua presenza in ogni tempo. Imperocchè non quelli che ascoltano, ed anche lodano la tua parola, ma quelli che la osservano, e la mettono in pratica saranno giustificati dinanzi a te. Possono questi due versetti tradursi anche in tal guisa: e tu fa', che sieno accette a te le parole della mia bocca, e la meditazione del cuor mio alla tua presenza in ogni tempo, o Signore, aiuto mio, e mio Redentore.