Scrutatio

Martedi, 23 aprile 2024 - San Giorgio ( Letture di oggi)

Salmi 125


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Sono la figura della liberazione dalla cattività di babilonia, la Chiesa domanda la sua liberazione per Gesù Cristo.

1Cantico dei gradi.
Quando il Signore fè tornare quelli di Sion dalla cattività, noi fummo come uomini ricolmi di consolazione:
2Allora fu ripiena di gaudio la nostra bocca, e la nostra lingua di giubilo.3Allora dirassi tralle nazioni: Il Signore ha fatte cose grandi per essi.4Il Signore ha fatto cose grandi per noi: siamo inondati di letizia.5Riconduci, o Signore, i nostri dalla cattività, quasi torrente al soffio dell'austro.6Quei, che seminano tralle lagrime, mieteranno con giubilo.7Camminavano, e andavan piangendo a spargere la loro semenza.8Ma al ritorno verranno con festa grande, portando i loro manipoli.

Note:

125,1:Quando il Signore fe' tornare ec. Quando il Signore liberò il popol suo dalla orrenda schiavitù, sotto di cui gemeva tutto il genere umano, allora tutti noi, che credemmo in Cristo, fummo quasi fuori di noi per l'eccesso della consolazione.

125,2:Fu ripiena di gaudio la nostra bocca. Fu ripiena di parole, di cantici indicanti la nostra somma allegrezza, e la nostra lingua non altro sapeva esprimere, se non l'interno incredibil giubilo de' nostri cuori.

125,3:Allora dirassi tralle nazioni: ec. Le genti tutte, alle quali sarà portata la notizia di si gran fatto, diranno: Veramente il Signore ha fatte cose grandi a favore del popoi suo, a favore de' credenti, e comprendendo la grandezza de' beni recati al mondo da Cristo, si accenderanno di desiderio di avere ad essi parte.

125,4-5:Il Signore ha fatto cose grandi ec. Il popolo dei credenti risponde: Veramente il Signore ha fatto per noi cose grandi, e noi siamo pieni di letizia in considerando tali cose. Ma il mondo, o Signore, e pieno tuttora di schiavi infelici, e tanto più infelici, quanto meno conoscono la loro miseria, e questi schiavi sono nostri fratelli; perocchè sono anch' essi tuoi figli. Libera, o Signore, anche questi dalla schiavitù dell'infedeltà, dalla schiavitù del peccato. Vengono a unirsi alla tua Chiesa con quella celerità, e in tanta moltitudine, con quanta celerità e abbondanza di acque corre al mare un torrente ingrossato dalle nevi, che si squagliano al soffiar dei vento di mezzodì. Questo vento di mezzodì è sommamente caldo nella Giudea. Vedi Luc. XII. 55. Captivitatem nostram è lo stesso che captivos nostros, e significa tutti quegli uomini, i quali dopo la venuta e dopo la redenzione di Cristo o per ia loro infedeltà, o per altre colpe rimangono tuttora Ischiavi del demonio, e rei di eterna dannazione. Così il profeta c' insegna a pregare con vero affetto di carità per quest'infelici, affinchè godano anche questi una volta della libertà, che Cristo ci ha meritata.

125,6:Quei, che seminano tralle lacrime, ec. Potea dirsi al profeta: Ma per qual motivo tanta festa e tanto giubbilo di questa liberazione? i discepoli di Cristo non passan forse la loro vita tra' patimenti e le afflizioni e le croci? A questo risponde il profeta: Noi siamo adesso figliuoli di Dio, ma non ancora si è manifestato quello, che saremo, 1. John. III. 2. Questi figliuoli di Dio adunque seminano semente di buone opere in questa vita piena di tribolazione e di pianto: ma mieteranno con infinita allegrezza eterna il frutto delle stesse buone opere, e questo frutto è la beatitudine, che non ha fine.

125,7-8:Camminavano, e andauan piangendo a spargere ec. Vanno adesso camminando la via stretta de' divini comandamenti tralle lacrime di penitenza. afflitti e disprezzati dal mondo, ma operando il bene e sopportando in pazienza i mali presenti. Lo che e come il seme, da cui aspettano eterna retribuzione; ma tornando da questo pellegrinaggio alla vera loro patria si vedranno pieni di giubbilo e di contentezza come quelli, che averanno per fine della loro giustizia la vita eterna, e saranno lieti, come è lieto il contadino, il quale dopo le lunghe faticheèe giunto al tempo di mietere, e di tutti i suoi sudori è consolato col frutto di una bella ubertosa raccolta.