Scrutatio

Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

Salmi 9


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Solenne rendimento di grazie a Dio, che libera il giusto dalla prepotenza de' nemici. Preghiera al Signore, affinchè non lasci il povero senza difesa.

1Te io loderò, o Signore, con tutto il mio cuore; racconterò tutte lo tue meraviglie.2In te mi rallegrerò, e tripudierò, canterò inni al tuo nome, o Altissimo.3Perché tu hai messo in fuga il mio nemico: ei diverranno impotenti, e dal tuo cospetto saran dissipati.4Perocché tu hai presa in mano la mia causa, e la mia difesa: ti se' assiso sul trono tu, che giudichi con giustizia.5Tu hai sgridate le nazioni, e l'empio è ito in rovina: hai cancellato il nome loro in eterno, e per tutti i secoli.6Sono senza forza per sempre le spade dell'inimico: tu hai distrutte le loro cittadi.7Svanì col suono la loro memoria: ma il Signore sussiste in eterno.8Egli ha preparato il suo trono per far giudizio: ed egli stesso giudicherà il mondo con equità, giudicherà i popoli con giustizia.9E il Signore è stato rifugio al povero, aiutatore al tempo opportuno, nella tribolazione.10E sperino in te quei, che conoscono il nome tuo, perché tu, o Signore, non hai abbandonato color, che ti cercano.11Cantate inni al Signore, che abita in Sion, annunziate i consigli di lui tralle nazioni:12Imperocché colui, che fa vendetta del sangue, si è ricordato di essi: non hai posto in dimenticanza le grida del povero.13Abbi misericordia di me, o Signore, mira la umiliazione mia per opera de' miei nemici.14Tu, che mi rialzi dalle porte di morte, affinchè annunzi io tutte le lodi tue alle porte della figliuola di Sion.15Esalterò per la salute, che viene da te: si son sommerse le genti nella fossa, che aveano fatta,
In quel laccio stesso, che tenevan nascoso, è stato preso il loro piede.
16Sarà conosciuto il Signore, che fa giustizia: nelle opere delle mani sue è stato preso il peccatore.17Sian gettati nell'inferno i peccatori;
le genti tutte, che di Dio si di menticano.
18Imperocché non per sempre sarà dimenticato il povero; la pazienza del povero non sarà vana per sempre.19Levati su, o Signore, non cresca l'uomo in possanza; sian giudicate le genti dinanzi a te.20Poni sopra di loro, o Signore, un legislatore, affinchè conoscan le genti, ch'elle son uomini.21E perché, o Signore, ti se' ritirato in lontananza, ci hai negletti nel maggior uopo, nella tribolazione.22Mentre l'empio insolentisce, il povero è nella fornace; sono presi nei consigli, che hanno ideati.23Imperocché e lode riscuote il peccatore nei desideri dell'anima sua, e l'iniquo benedizione.24Il peccatore ha esacerbato il Signore, secondo la molta sua arroganza egli nol cercherà.25Dinanzi a lui Dio non è: le di lui vie sono sempre contaminate.
I tuoi giudizj son lungi dalla vista: e i trionferà di tutti i suoi avversarj.
26Imperocché egli ha detto in cuor suo: Io non sarò scosso, d'una in altra età (sarò) senza infortunio.27La bocca di lui è piena di maledizione, e di amarezza, e di fraude; sotto la lingua di lui affanno, e dolore.28Sta in aguato co' facoltosi, all'oscuro per uccidere l'innocente.29Ei tiene gli occhi rivolti contro del povero: sta in aguato, come un lione nella sua tana.
Sta in aguato per porre le unghie sopra del povero: per porre le unghie sopra del povero, attraendolo a se.
30Ne' suoi lacci lo abbatterà; si inchinerà egli, e si getterà a terra, quando si farà padrone de' poveri.31Imperocché egli ha detto in cuor suo: Dio non tiene ricordanza, ha rivolto altrove la faccia per non vedere giammai.32Levati su, Signore Dio, si alzi la mano tua: non ti scordare de' poveri:33Per qual motivo ha l'empio irritato Dio? perché ha detto in cuor suo: Ei non faranno ricerca.34Tu vedi; tu l'affanno, e il dolore consideri: per abbandonar coloro nello tue mani. Alla tua cura è rimesso il povero: aiuto dell'orfano sarai tu.35Spezza il braccio del peccatore, e del maligno: si farà ricerca del peccato di lui, e non troverassi.36Il Signore regnerà in eterno, e per tutti i secoli: nazioni, voi sarete sterminate dalla terra di lui.37Il Signore ha esaudito il desiderio' de' poveri: il tuo orecchio ha ascoltata la preparazione del loro cuore.38Per far giustizia al pupillo, e all'oppresso, affinché non seguiti più a farla da grande l'uomo sopra la terra.

Note:

9,1:Pegli occulti (misteri) del Figlio. S. Girolamo, e gli antichi Ebrei tradussero: sopra la morte del Figlio, intendendo per questo Figlio il medesimo Gesù Cristo, come s'intende nella nostra volgata. Tutto ciò ci avvisa, che nel senso principale inteso dallo Spirito santo si parla qui de' misteri di Cristo, e della sua sposa: quindi è, che qualunque sia stata l'occasione, in cui questo salmo fu scritto (perocchè non abbiamo sopra di ciò nulla di certo) tutti i sentimenti espressi qui dal profeta mirabilmente convengono alla Chiesa di Cristo, la quale, dopo le vittorie riportate sopra il nemico dell'uman genere, e sopra la dominante idolatria, canta un bell'inno di laude al suo Liberatore, e l'aiuto di lui implora pelle afllizioni, ch'ella avrà da soffrire in ogni tempo, ma principalmente alla fine del mondo dall'Anticristo e dal ministri dell'Anticristo. In questo senso è esposto questo salmo da' Padri, particolarmente da S. Girolamo, da S. Giovanni Grisostomo e da s. Agostino.

Tutte le tue meraviglie. I prodigi di tua bontà e di tua possanza. Spiccò certamente nella fondazione della Chiesa, e il tenero amore di Cristo verso questa sua sposa, pella gloria di cui non risparmio egli se stesso, ne in sua propria gloria; spicco la possanza infinita di lui, il quale, con mezzi in apparenza si deboli, la stabilì, la dilatò, e vincitrice la stese per tutta quanto la terra.

9,3:Il mio nemico: e' diverranno impotenti, ec. Questo nemico è il demonio; debellato questo, gli altri avversari della Chiesa, i ministri dello stesso demonio, i persecutori, i nemici della pietà restarono senza forze, e più non furono.

9,5:Tu hai sgridate le nazioni, ec. Dio sgrida, riprende, quando colle pene, e co' flagelli gastiga il peccatore. Le nazioni congiurate contro il Signore, e contro il suo Cristo, le quali furiosamente perseguitarono la Chiesa nascente, furon punite da Dio con infinite calamita. Gli Ebrei increduli furono i primi a sentire il peso della mano di lui, che faceva vendetta del sangue de' servi suoi; indi i Romani Imperadori e tutte le potestà, che impugnaron la spada contro la Chiesa. Di tutti i nemici, infiniti di numero, che l'afflissero, quasi più non si parla; la loro gloria, la lor potenza andò in fumo, ma la Chiesa sussiste, e sussisterà in eterno. L'empio e ito in rovina. L'empietà' dominante nel mondo, ovvero tutti gli empi, che si opposero al regno di Cristo sono l'un dopo l'altro andati miseramente in rovina. Il profeta l'avea veduto, e l'avea predetto, e l'effetto giustifica pienamente la profezia. Vuolsì però osservare, che queste parole: l'empio è ito in rovina, hai cancellato ec. possono ottimamente intendersi dell'empietà abolita presso tutte le genti, mediante la predicazione dell'Evangelio; onde tolta via ogni distinrzione di circonciso, e incirconciso, di servo e di libero, di Greco e di Barbaro, furon le genti stesso riunite tutte per sempre in un sol corpo, ed ebbero un nuovo nome. Intorno a questo' nome. vedi Apocal. II. 17.

9,6:Sono senza forza per sempre le spade ec. Queste spade dinotano tutti i mezzi, e per così dire, le armi, colle quali il demonio tentò, e tenta di abbattere la Chiesa e di distruggere la pietà. Le armi, che son rimase al nemico sono insufficienti e inette a combattere, e tu hai distrutti quegli stessi luoghi, ne' quali egli si confidava, dove egli assolutamente regnava, ed esercitava più sicuramente la sua potestà. E questo avvenne allor quando di quelle stesse nazioni, le quali sotto l'impero del diavolo erano pìu ingolfate ne' vizii, e in ogni maniera di superstizione, mediante la predicazione Evangelica si formarono tante Chiese illustri non men per la santità de' costumi, che per la purità della fede. Le lettere di Paolo a quelli di Roma, di Corinto, di Efeso, ec. fanno fede di questa prodigi a trasformazione operata dall'Evangelio.

9,7:Svanì col suono la loro memoria: ec. Di questi nemici, che fecero tanto strepito sopra la terra, di costoro che la sconvolsero e la messero sossopra a lor capriccio. La memoria passo, e andò in fumo, con quanta celerità si perde, e svanisce un suono, che passa per l'aria; perchè tutta la loro possanza è di breve durata; ma il Signore in eterno e l'istesso, e il suo potere non vien mai meno.

9,8:Ha preparato il suo trono ec. Egli sta assiso qual giudice sopra il suo trono per giudicare tutti quanti gli abitatori della terra: egli è la stessa giustizia, ed è la stessa equità, e i suoi giudizii son sempre retti; e perciò immutabili. Ma qual sorta di giudizio è egli quello, di cui parla il profeta? Egli è quello stesso, di cui Cristo parlava, quando diceva, adesso si fa giudizio del mondo: adesso il principe di questo mondo sarà cacciato fuora, Joan. XII. II. Il mondo tutto alla venuta di Cristo gemeva sotto la tirannia del demonio; ma questo Salvatore divino presa in mano la causa del genere umano ottenne, che con giudizio di misericordia gli uomini fossero tolti dalla potestà dell'antico avversario, e rimessi nella libertà de' figliuoli di Dio; ottenne, che con giudizio di condannazione il forte armato, che aspirava a ritener per sempre l'ingiusto dominio, fosse legato, e delle rapite spoglie fosse spogliata. Vedi Luc. XI. 12.; ottenne, che fossero suo acquisto tutti coloro, i quali egli alzato da terra (vale a dire messo in croce) doveva a se trarre per virtù della stessa ma croce. Joan. XII. 12 Tutto quello, che leggesi ne' versetti seguenti, con questa sposizione combina.

9,9:Il Signore è stato rifugio al povero, ec. il Grisostomo con ragione ammirava questo gran Re, il quale in mezzo alle sue grandezze celebra di continuo, ed esalta i privilegi del povero, e la parzialissima bontà di Dio verso lo stesso povero. Sentiamo in qual modo i sentimenti dello stesso Re sieno esposti da S. Agostino (in Psal. 106. 4.) sono rigettati i superbi, e l'umile è istruito. Il mendico e quello, che nulla attribuisce a se stesso, e tutto aspetta dalla misericordia di Dio. Dinanzi alla porta del Signore egli grida, e picchia, affinchè siagli aperto; egli è nudo e tremante, e chiede di essere vestito: tiene gli occhi fissi sul suolo, e il petto si batte. Questo mendico, questo povero, questo umile lo aiuta Dio... E questo povero sono molte famiglie; questo povero sono molti popoli, molte Chiese, e questa paura egli e' ancora una sola Chiesa, un solo popolo, una sola famiglia, una sola pecorella. Grandi misteri son questi, grandi arcani e quanto profondi! Ed è certamente un gran mistero, che tutta la chiesa sia un solo popolo, il quale solo è aiutato, è protetto, e salvato. Questo mistero è accennato in questo luogo, ed è molte volte ripetuto dal nostro profeta.
Aiutatore al tempo opportuno, ec. Dio è alutatore opportuno nella tribolazione, perché non permette che noi siamo tentati sopra le forze nostre, come dice l'Apostolo, e vuole anzi che dalla tribolazione ricaviamo profitto per la vita spirituale, aiutando colla sua grazie la nostra debolezza per vincere la tentazione.

9,10:Quei, che conoscono il nome tuo. Pel nome di Dio sono intesi tutti gli attributi di Dio, la bontà, la possenza, la misericordia ec.. i quali attributi sono conosciuti più specialmente per mezzo della fede: onde quei che conoscono il nome di Dio, sono quelli, che credono in lui. Questi spereranno in lui, perchè conoscerànno, che egli non abbandona giammai coloro, che di tutto cuore lo cercano; perocchè quando talvolta per provare la loro fede del temporale aiuto li lasciasse mancare, assiste sempre cogli aiuti interiori e colle consolazione della sua grazia.

9,11-12:Cantate inni al Signore, che abita in Sion, ec. monte di Sion dove fu messo il tabernacolo, e l'arca (2 Reg. VI 17.), e dove il Signore voleva, che dal Figliuolo e successore di Davidde fosse eretto il famoso tempio, questo monte e posto sovente nelle Scritture, per una figura della Chiesa di Cristo, nella quale abita Iddio, perché nella Chiesa egli comunica le sue grazie, e l'abbondanza de' doni celesti. Si esortano adunque scambievolmente i giusti a cantare le lodi del Signore, e a celebrare tralle nazioni i consigli, e le opere di lui, che ascoltò le grida de' poveri, e li salvò, ne dtmenticossi di far vendetta del loro sangue sopra gl'iniqui oppressori. E intendesi del sangue de' Martiri di Gesù Cristo, e del sangue di lui medesimo, che fu il capo de' Martiri, il qual sangue ricadde per loro sciagura sulle teste dei persecutori. E l'amorosa cura e lo zelo che Dio fa vedere per l'autore dei Giusti perseguitati per la giustizia serve di forte incoraggiamento pe' medesimi Giusti a non risparmiare il sangue, e lor vita alle occorrenze, quando si tratta dell'onore di Dio, onde ad essi nel Vangelo si dice: Non vogliate temer coloro che uccidono il corpo, ma l'anima non possono uccidere.

9,13:Abbi misericordia di me, ec. Al vivo e tenero ringraziamento succede la umile, e fervente preghiera; perocchè nel tempo presente la Chiesa (e lo stesso è di ogni anima fedele) la sua gratitudine dee continuamente mostrare al Signore per le antiche e per le presenti misericordie, e domandare la continuazione degli aiuti celesti, senza de' quali non potrebbe resistere a' nemici, dai quali è circondata. Mira (dice ella al Signore), e considera l'afflizione e la umiliazione, ch'io soffro da' miei nemici, e abbi di me pietà.

9,14:Tu, che mi rialzi dalle porte di morte, ec. Esser tratto dalle porte della morte vuol dire esser liberato da' pericoli gravissimi, ed estremi, ne' quali non altro piu era da aspettarsi, che di perire. Quand'io era già alle porte di morte, tu con mano forte, e amorosa venisti a prendermi, per ricondurmi fino alle porte di Sion. Quando pel furore della persecuzione sembrava, ch'io fossi poco men che distrutta, tu mi sollevasti, tu mi rialzasti, e accresciuta di nuova prole mi concedesti di celebrare co' popoli riuniti nel nome tuo tutte le nuove tue misericordie. Sion, ovvero figliuola di Sion nel linguaggio profetico ella è l'adunanza delle nazioni congregate nella Chiesa di Cristo, la quale ebbe sua culla in Sionne: vedi Isai. LXII, Zac. IX. ec. Il Caldeo tradusse: racconterà a tutti le tue meraviglie all'ingresso delle porte della Chiesa di Sion.

9,15:Esulterà per la salute, che viene da te: ec. La mia consolazione più grande ell'e, che la mia salute, la mia liberazione, le mie vittoria sieno effetto della tua protezione, e dell'amorosa attenzione, con cui tu vegli alla mia difesa. Quindi con inni festosi io canterò come per tua volontà egli è avvenuto, che tutti i mezzi inventati dall'immensa turba de' miei nemici per abbattermi, e soverchiarmi, a' danni loro siensi rivolti, e a me la stessa persecuzione sia stata principio d'ingrandimento, e di propagazione ammirabile. Sono in questi due versetti due metafore prese da' cacciatori, i quali alcune bestie feroci prendono per mezzo di fosse cieche, e molti de' volatili prendono co' lacciuoli.

9,16:Sarà conosciuto il Signore, che fa giustizia: ec. Si conoscerà quanto il Signore sia buono, quanto sia giusto e terribile e verace, allorchè salvando i suoi servi, punirà gli empii facendo giustizia; imperocchè non a Dio, ma alle perverse opere sue attribuir dee la sua perdizione il peccatore: conciossiachè Dio non ha fatta la morte, e non gode della perdizione de' viventi... ma la morte e co' fatti, e colle parole la chiamarono a sè gli empii. Sap. I. 13. 16.

9,17-18:Sien gettati nell'inferno ec. il versetto 13, dimostra evidentemente (per quanto a me pare), che queste parole sieno gettati ec. contengono non una imprecazione, ma una vera profezia, e suonan lo stesso che saranno gettati ec. Il profeta adunque annunzia, e approva l'ordine stabilito da Dio di punire coll'eterna perdizione i malvagi, e di ricompensare la pazienza del povero oppresso da essi.

9,19:Non cresca l'uomo ec. L'uomo nemico oppressore, l'uomo di perdizione. Imperocchè per quest' uomo alcuni Padri intesero accennato l'Anticristo, il terribile avversario, col quale avrà da combattere la Chiesa negli ultimi tempi (vedi l'Apocalisse). E questo senso è molto a dattato a quello, che segue. Sian giudicate ec. Siano condannate e punite al tuo tribunale.

9,20:Poni sopra di loro... un legislatore ec. Alle genti stolte e superbe, che si sono scordate di te, da nell'ira tua, per rettore, e legislatore un crudo tiranno, qual sarà l'Anticristo, ed elle impareranno allora a conoscere la loro miseria e l'estremo bisogno, che hanno di te e della tua protezione. S. Agostino e S. Girolamo seguirono questo senso; altri (come Eutimio e Teodoreto) per questo legislatore intesero il Cristo, e preser queste parole come una preghiera a Dio, perché alle nazioni, che aveano corrotte le loro vie sopra la terra, mandi il Cristo a istruirle, e a far loro conoscere la miseria in cui giacciono schiave del peccato e del demonio.

9,21:E perché, o Signore, ti se'ritirato ec. È qui un'amorosa querela della Chiesa, la quale conoscendo la somma bontà del suo Dio, e la parzialissima protezione, che egli ha di lei, si duole di vedersi di tempo in tempo quasi abbandonata da lui al furore degli empi. Querela simile a quella del suo capo e sposo divino, quando sulla croce gridò: Dio, Dio mio: perché m'hai abbandonato Matth. XXII. 4. 6.

9,22:Sono presi nei consigli, ec. i consigli, i disegni stessi inventati da essi contro del giusto saranno il principio della loro rovina.

9,23:Nei desiderii dell'anima sua. Ne, disegni, ch'ei forma in cuor suo a' danni del giusto. Questi disegni quantunque scellerati e perversi trovano degli approvatori e de' lodatori tra gli uomini del secolo: per questo il peccatore arditamente procede, e nel mal fare vie più s'indura, nè teme, che in suo danno abbiano a rivolgersi gli stessi suoi pravi disegni.

9,24:Egli nol cercherà. Il peccatore ostinato nel suo mal fare, indurato sempre maggiormente, perché vede approvata e lodata la sua condotta, irrita ogni di più il Signore, ne più si mette in pensiero di lui, nol cerca piu, non si cura di lui. Tale sembra essere il vero senso di questo lungo. La parafrasi Caldea espone: Nell'ignoranza del suo spirito non cercherà Dio dicendo: non sono davanti a Dio palesi i miei pensieri.

9,25:Dinanzi a lui Dio non è. Egli vive e opera come se Dio non fosse, o come se Dio non avesse cura delle umane cose; non lo teme, non ha pensiero di Dio.
I tuoi giudizi son lungi ec. Le tue leggi, o mio Dio, le tue leggi sante, immacolate sono troppo sublimi ed elevate per questo uomo carnale, ed egli ne le conosce, né si cura d'intenderle. il suo grande impegno si e di abbattere e di conquidere tutti quelli, che a lui si oppone sono, e gli contrastano l'adempimento de' suoi scellerati disegni.

9,26:Non sarò scosso, ec. Sarò stabilmente e costantemente felice e potente.

9,27:La bocca di lui ec. La bocca di lui è una impura sorgente di maledizioni e di bestemmie contro Dio, di maldicenze e di amare calunnie e di fraudi contro del prossimo: questa lingua è strumento innesto di affanno e di dolore pe' buoni, i quali egli affligge non solo coi fatti, ma anche colle parole.

9,28:Coi facoltosi. Con que', che possono aiutarlo a spogliare, a uccidere, a divorare il povero innocente. Questa descrizione del prepotente, che fa suo giuoco di straziare i poveri, è sommamente viva e patetica.

9,29:Attraendolo a se. Tirandolo fraudolentemente nelle sue reti.

9,30:Si inchinerà egli, e si getterà a terra, ec. È qui una viva pittura di quel che far suole un cacciatore, il quale per prendere più sicuramente una fiera, si china, si getta a terra, e si nasconde per saltarle addosso improvvisamente, e farla sua preda.

9,31-32:Dio non tiene ricordanza, ha rivolto ec.O Dio non tien memoria, ne cura si prende delle cose, che si hanno da noi nel mondo; ovvero neppur le vede, ne vuol vederle. Così l'empio promettesi l'impunita de' suoi misfatti negando la Providenza. Il profeta perciò a Dio si rivolge, e lo prega di far vedere quanto male la discorra l'empio e quanto si inganni.

9,33:Ei non faranno ricerca. Non punirà, non farà vendetta delle iniquità degli uomini.

9,34:Tu vedi: ec. Tu vedi e osservi la malizia dei persecutori, tu consideri gli affanni e i dolori, che riceve da questi il povero; tu pesi in giusta bilancia in perversità degli uni, la pazienza e la rassegnazione degli altri. Tu abbandonerai i primi nelle tue mani, e certamente orrenda cosa ell'è il cadere in queste tue mani. Ma sotto la tua tutela, sotto l'amorosa tua protezione viverà il povero e l'orfano, a cui non rimane altro sostegno sopra la terra; sarà aiutato e difeso e custodito da te.

9,35:Si farà ricerca del peccato di lui. ec. Quando tu avrai spezzato il braccio dell'ampio, quando tu avrai distrutta e annichilata tutta la sua possanza, l'empio e l'empietà anderanno in fumo nel tempo stesso, e vestigio non rimarrà ne di lui, ne delle opere di lui, che saranno distrutte. È qui una maniera di proverbio ebreo, secondo la quale per dire, che una cosa più non è, si dice, che si cercherà, e non si troverà. Vedi Psalm. XXXVII. 36., Job. XX. 7. 8., Apocal. XVI. 20. XVIII 21.

9,36:Il Signore regnerà... nazioni, ec. La prepotenza dell'empio, quella dello stesso Anticristo sarà di breve durata, ma il Signore regnerà in eterno: e le nazioni incredule avverse al suo Cristo saranno sterminate dalla terra, la quale e del Signore.

9,37:Il tuo orecchio ha ascoltato ec. Non solo le grida esteriori del povero, non solo i desiderii, che son le grida dell'anima, gli ascolta il Signore, ma la stessa preparazione del cuor di lui ad orare e a supplicare è ascoltata ed esaudita da lui, cui è notissima e presente; perocchè dono di lui ella è questa stessa preparazione. Alcuni in senso non molto diverso per questa preparazione del cuore intendono la parità della coscienza, il cuore libero e vuoto dall'amore del secolo, e acceso dal desiderio dei beni futuri. Fanno a questo proposito le parole di s. Agostino in Psal. 118. 29. Col cuore dobbiam gridare verso il Signore, allorché noi preghiamo: il tuo desiderio cantinuo è tua voce continua; tu tacerai, quando d'amor lascerai, il freddo della carità egli è il silenzio del cuore: il fervore della carità è il clamore del cuore.

9,38:L'uomo sopra la terra. Non faccia il grande, il potente, l'uomo di terra, l'uomo di fango vile; perocchè per quanto sia elevato in dignità in questo mondo sopra degli altri uomini, egli è un nulla dinanzi a Dio, e per la condizione stessa di sua natura egli è fragile e vile e abietto.