Scrutatio

Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

Salmi 109


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Cristo siederà alla destra del Padre. Il suo regno comincerà dalla Giudea, e si stenderà a tutte le nazioni. Sarà sacerdote secondo l'ordine di Melchisedech, e Giudice di tutti gli uomini. Sua vita penosa.

1Salmo di David.
Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra:
2Fino a tanto che io ponga i tuoi nemici sgabello a' tuoi piedi.3Da Sionne stenderà il Signore lo scettro di tua possanza: esercita il tuo dominio in mezzo de' tuoi nemici.4Teco è il principato nel giorno di tua possanza tragli splendori della santità: avanti la stella del mattino io dal mio seno ti generai.5Il Signore ha giurato, ed ei non si muterà: tu se' sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedech.6Il Signore sta al tuo fianco: egli nel giorno dell'ira sua i regi atterrò.7Farà giudizio delle nazioni: moltiplicherà le rovine: spezzerà sulla terra le teste di molti,8(E dirà): Egli nel suo viaggio berà al torrente: per questo alzerà la sua testa.

Note:

109,1:Disse il Signore al mio Signore: Siedi ec. Egli è Davidide, che parla e introduce il Padre eterno, il quale al Figliuol suo incarnato dice quello, che segue. Davidde da al Cristo il titolo di suo Signore, ed egli veramente non sol come Figliuolo di Dio consustanziale al Padre e Signor di Davidde e di tutti gli uomini, ma anche in qualità di uomo si per dono del medesimo Padre, e si in virtù della sua redenzione, per cui un nuovo diritto si acquistò sopra tutte le cose, anche sopra degli Angeli. Quindi il popol Cristiano dall'Apostolo Pietro e chiamato popolo d'acquisto. A questo figliuolo suo (e figliuol di Davidde secondo la carne) dice il Padre: siedi alla mia destra: governa, regna con me, godi della mia gloria, partecipa di mia possanza e della mia maestà. Sta' sopra tutte le virtù e potestà, sopra tutte le cose create, sta' vicino a me, accanto a me nel luogo più eccelso e più orrevole: regna meco con potestà eguale come Dio, con potesta simile in quanto uomo, e questa potestà esercita sopra tutte le cose in cielo e in terra. Sedere alla destra del Padre vuol dunque dire aver parte alle ricchezze, alla magnificenza, alla gloria del Padre.

109,2:Fino a tanto che io ponga ec. Si potrebhe tradurre: anche fino a tanto che ec. Regna con me anche in questo tempo, nel quale restano ancora de' nemici del tuo regno, i quali non sono ancora domati: regna anche in questo tempo, che io finalmente a' tuoi piedi soggetterò tutti questi nemici, riducendoli ad estrema e ignominiosa soggezione, a soggezione dura, forzata, e servile, a differenza della dolce, amorosa, volontaria soggezione degli amici, e figliuoli. I nemici del regno di Cristo sono il demonio, i Giudei, i Gentili e tutti gli empi.

109,3:Da Sionne stenderà il Signore ec. Dalla Giudea, e da Sionne avrà principio il tuo regno, e lo scettro tuo potentissimo, cioè l'assoluta regia tua potestà da Sionne si estenderà per tutta la terra, e in mezzo de' tuoi nemici tu pianterai e manterrai il tuo regno: in mezzo agli Ebrei, in mezzo a' Gentili, tralle nazioni pin barbare e più aliene dalla santità, e perfezione delle tue leggi. Era scritto ne' profeti, che il Cristo dovea cominciare la predicazione di sua parola da Gerusalemme, e ivi dovea gettare i fondamenti del suo regno. Vedi Isai. II. 3.. Mich. IV. 2., Gal. IV. 27. Luc. XXIV. 47.

109,4:Teco è il principato nel giorno di tua possanza ec. La voce principium in significazione di principato si trova anche presso gli scrittori profani (Sveton. in August.); e tutti i Padri Greci nello stesso senso espongono la voce Greca corrispondente, e anche s. Agostino. Posto ciò il Padre dice al Verbo incarnato: teco, ovver presso di te sarà il regno, e l'impero in questo giorno di tua possanza, cogli splendori, cioè colla magnificenza e colla gloria dovuta a te, che se' santissimo e principio di tutta santità. Tu otterrai il principato in questo giorno, in cui risplende la tua possanza, principato pieno di splendore e d'immensa gloria, qual si conviene all'altissima tua santità. La voce sanctorum e di genere neutro, e significa le cose sante, la santità. Ma qual è il giorno, in cui il Figlio di Dio fatto uomo prenderà possesso dello spirituale eterno suo regno? Quantunque alcuni intendano per questo giorno il dì del giudizio, mi sembra però molto più giusto il parere di quelli, che dicono significarsi il tempo della gloriosa risurrezione; perocchè fin d'allora cominciò egli a regnare, e ad avere per suo retaggio le genti, e per suo dominio l'estremità della terra, Psal. II. I., e allora fu egli costituito Giudice de' vivi e de' morti, e capo delle dominazioni e dei principali, onde nel nome di lui si piega ogni ginocchio in cielo, in terra e nell'inferno. Avanti la stella del mattino io dal mio seno li generai. Il seno, ovver l'utero di Dio dinota la divina fecondità, per cui il Padre della sua propria sostanza genera il Figlio non solo simile a se nell'essenza, ma della stessa sua essenza, essendo il Figlio consustanziale al Padre, e una sola sostanza col Padre. La stella del mattino è quella, che precede il levar dei sole. Il Padre adunque espone in queste parole la divina eterna generazione di quei Figliuolo, a cui ha detto di sedere alla sua destra, e a cui disse, che appartiene il sovrano impero sopra tutte le creature. Prima della creazione delle cose, prima che fosse la stella del mattino io dal mio seno, vale a dire (come spiega s. Girolamo) della mia natura, delle mie viscere, della mia sostanza, della sostanza di mia divinità ti generai. È adunque dimostrato in questo parole, che Cristo è Dio come il Padre, perché è della stessa sostanza del Padre, ed è ab eterno, perché la generazione di lui e avanti a tutte le cose create, e prima de' secoli. Queste stesse parole possono ancora adattarsi alla natività temporale di Cristo dal seno della Vergine in questo senso: prima che io creassi la stella dei mattino ab eterno dall'utero di una Vergine senza opera d'uomo io ti generai, cioè determinai di generarti. Perocchè spessissimo nelle Scritture si dice fatto da Dio quello, che egli da tutto l'eternità determinò di fare nel tempo.

109,5:Il Signore ha giurato, ec. Dopo aver parlato del regno di Cristo viene a parlare del suo sacerdozio, e siccome presso gli uomini i patti fermati con giuramento si credono, e sono realmente i più saldi e inviolabili, cosi dice: il Signore ha giurato, che tu sarai sacerdote. E ciò ha egli stabilito irrevocabilmente: Perocchè il tuo sacerdozio non sarà antiquato e abolito come quello di Aronne, ma sussisterà immutabilmente. Tu adunque se' sacerdote per placare la mia Maestà offesa, e per riconciliarmi col genere umano. Tu mi placherai col sacrifizio del tuo corpo, il quale offerto una volta sopra la croce da te, sarà in nome tuo da' tuoi ministri offerto sino alla fine dei secoli nella Chiesa. Perocchè sacerdote se' tu secondo l'ordine, Secondo il rito e' a somiglianza di Melchisedech, il quale figurò già il tuo sacerdozio, e il tuo sacrifizio. Melchisedech era sacerdote del vero Dio, di Dio altissimo e re di Salem, cioè re di pace e di giustizia, e offerse sacrifizio incruento, cioè pane e vino tra' Chananei e gli Ebrei: e benedisse gli uni e gli altri, ma particolarmente Abramo e i suoi posteri: egli (come notò l'Apostolo) senza padre, senza madre, senza conosciuta genealogia, che non si sa né quando cominciasse a vivere, e ad essere sacerdote, né quando finisse, e una bellissima figura del nostro eterno Pontefice. Questi e pe' Giudei, e pei Gentili offerse il suo sacrifizio, e l'esercizio del suo sacerdozio incominciò dall'offerirsi in sacrifizio incruento sotto le specie del pane, e del vino, e regna con pace, e con giustizia nella mistica Gerusalemme. cioè nella Chiesa. Egli nato in terra senza padre, in cielo senza madre, la di cui generazione e ineffabile e incomprensibile, vero re e vero sacerdote, il quale non ha dopo di se chi in luogo suo gli succeda. Vedi quello, che si e detto Hebr. cap. VII, Cap. V. 10. Imperocchè divinamente ha trattato questo argomento l'Apostolo particolarmente nel detto capo VII.

109,6:Il Signore sta al tuo fianco, ec. In questo luogo stare alla destra di uno vuol dire assisterlo, aiutarlo, come nel salmo XVI. 7., CVIII. 30., Atti II. 33. il profeta continuando la sua apostrofe parla a Cristo, e dice, che il padre, il quale è sempre al suo fianco, abbatterà, o (come ha l'ebreo) trafiggerà i regi, vale a dire, distruggerà i regni del demonio e degl'idoli e della dominante empietà in quel giorno, in cui egli vorrà far vendetta dell'onor suo vilipeso dagli uomini, i quali il culto dovuto a Dio trasportarono a' simulacri.

109,7:Farà giudizio delle nazioni: ec. Lo stesso Padre punirà le nazioni infedeli, che si opporranno al tuo regno, e perseguiteranno la tua Chiesa, e grandi saranno le ruine e le calamità, in cui incorreranuo queste nazioni: egli le teste de' superbi, ed empi nemici (benché sieno in gran numero) farà in pezzi sopra la terra. Lo provarono gli Ebrei, lo provò l'impero Romano. Il giudizio di cui qui si parla, non è il giudizio finale de' vivi e de' morti, il quale farassi da Cristo, ma è il giudizio di vendetta, con cui il Padre gastighera quelli, che si oppongono al Vangelo e al regno del suo Cristo.

109,8:(E dirà): egli nel suo viaggio berrà al torrente: ec. Abbiamo supplito queste due parole: E dirà: come sottintese in questo luogo per una reticenza familiare nell'Ebreo, io che si e veduto in altri luoghi de' salmi. E il Padre dirà: egli (il mio Cristo) nel suo viaggio, nel corso della sua vita mortale berà al torrente delle pene e dei dolori: per questo alzerà la sua testa: si umiliò fino alla morte, e morte di croce: per questo Dio ancor lo esaltò ec. Philip. II. 9. Vedi anche Hebr. II. 9. il torrente e simbolo di grandi afflizioni Psal. CXXII. 4., XVII. 5., LXVIII. 2. 3. 15. Questa sposizione è del Grisostomo di Teodoreto, di s. Agostino, di Arnobio, di Eutimio ec., ed ella è molto semplice, e combina con tutta la serie del ragionamento di questo grandioso salmo.