Scrutatio

Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

Salmi 143


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Rende a Dio grazie delle vittorie riportate contro i nemici, e lo prega della continuazione del suo celeste aiuto.

1Salmo di David, contro Goliath.
Benedetto il Signore Dio mio, il quale alle mani mie insegna a combattere, e alle mie dita a trattare l'armi.
2Egli mia misericordia, e mio asilo: mia difesa, e mio liberatore: Protettor mio, e in lui ho sperato: egli è che a me soggetta il mio popolo.3Signore, che è l'uomo, che a lui ti se' dato a conoscere, o il figliuolo dell'uomo, che tal tu ne mostri concetto?4L'uomo è diventato simile al nulla: i giorni di lui passan com' ombra.5Signore, abbassa i tuoi cieli, e discendi: tocca i monti, e andranno in fumo.6Fa lampeggiare i tuoi folgori, e dissiperai costoro: scocca le tue saette, e li porrai in ispavento.7Stendi la mano tua dall'alto, e salvami, e liberami dalla piena dell'acque, dalla mano de' figliuoli stranieri.8La bocca de' quali di cose vane ragiona, e la loro destra, destra di iniquità.9O Dio, io canterò a te un cantico nuovo: inni di laude dirò a te sul saltero a dieci corde.10A te, che dai salute a' regi, che liberasti Davidde tuo servo dalla spada micidiale: liberami,11E toglimi dalle mani de' figliuoli stranieri, la bocca de' quali di cose vane ragiona, e la loro destra, destra d'iniquità.12I figliuoli de' quali sono come piante novelle nella lor giovinezza. Le loro figliuole abbigliate, e ornate da ogni lato, come l'idolo di un tempio.13Le loro dispense ripiene, e ridondanti per ogni lato.14Feconde le loro pecore escono fuori in branchi copiosi: pingui le loro vacche.
Da ruina sono esenti le loro mura, e da incursione, né lebil grido si ode nelle lor piazze.
15Beato, hanno detto quel popolo che ha tali cose: beato il popolo, che per suo Dio ha il Signore.

Note:

143,1:Alle mani mie insegna a combattere. ec. Egli non avea fatto mai altro mestiere, che quello di pascolare la greggie, non sapea che si fosse il maneggiare le armi quando venne a battaglia con un campione famosissimo, e lo uccise. Alcuni dotti Rabbini applicano questo salmo a' tempi del Messia, e i Padri lo spiegano di Gesù Cristo, il quale vestito di nostra debil carne mortale, contro un potentissimo nemico, il demonio, prese la pugna, e lo vinse.

143,2:A me soggetta il mio popolo. Davidde era già stato unto da Samuele quando uccise il gigante, onde con queste parole dimostra la sua ferma credenza di avere a regnare sopra Israele secondo la promessa fattagli da Dio per mezzo del Profeta.

143,3-4:Che è l'uomo, che a lui ti sè dato a conoscere? Hai rivelato te stesso e i tuoi misteri all'uomo per mezzo degli Angeli, per mezzo delle Scrittura e de' profeti, per mezzo finalmente del tuo proprio Figliuolo. Certamente con tutte queste cose tu mostri, o Signore, di far casa dell'uomo, come se qualche cosa di grande egli fosse. Per altro l'uomo in se stesso e un nulla, e un' ombra e la sua vita: per la qual cosa tutta la sussistenza dell'uomo è in te, e nell'amorosa tua protezione. Vieni adunque in mio soccorso contro i nemici, che mi restano ancor da combattere.

143,5:Abbassa i tuoi cieli, e discendi. Vedi Psal. XVII. 20. Si rappresenta Dio sopra un cocchio formato dalle nuvole e sembra che i cieli si abbassino quando si veggon le nubi più vicine alla terra. Tocca i monti fulmina le montagne, e arderanno, e si ridurranno in fumo. Per questi monti si intendono da S. Agostino le superbe grandezze del secolo; da S. Ilario le potenze invisibili, i demoni.

143,6:Dissiperai costoro. I miei nemici.

143,7-8:Stendi la mano tua dall'alto. Manda il tuo Cristo. S. ilario. S. Agostino ec. Dalla piena dell'acque. Da' pericoli, ne' quali sto quasi per esser sommerso. Dalla mano de' figliuoli stranieri. Dal potere di gente, che a te è straniera e nemica. Può indicare o i popoli idolatri, come i Filistei, od anche tutti i perversi ed empi uomini, e finalmente anche i maligni spiriti avversi a Dio. Questi non ragionano se non di cose vane e danno se, e non operano se non cose inique: a tali cose è sempre occupata la loro destra, cioè la loro forza e possanza.

143,10:Che dai salute a' regi. Dio, che se' il principio e il fondamento di tutta la possanza e felicità de' regi. Dalla spada micidiale: dalla spada di Goliath, ovvero dal furore de' miei nemici esteriori e del demonio.

143,12:Come piante novelle ec. Avea detto nel versetto 8., che i cattivi ragionano di cose vane, e in queste fondano la loro superbia: spone adesso quali sieno le cose delle quali si vantano, e s' insuperbiscono. E in primo luogo: Hanno buon numero di figliuoli, i quali come piante novelle crescon vegeta e rigogliose nel fiore di lor giovinezza. In secondo luogo hanno figliuole, le quali a1la naturale bellezza sanno aggiungere tutte le grazie dell'arte. In terzo luogo la copia di tutti i beni necessari al sostentamento comodo della vita. Quarto in fecondità del bestiame minuto, e del grosso. Quinto e le case e le città ben munite. Sesto l'esenzione dalle miserie.

143,14:Da ruina sono esenti le lora mura, e da incursione. Le mura delle loro città son salde, e senza aperture, onde non han da temere incursione di nemici.

143,15:Beato hanno detto quel popolo, ec. Un popolo, che ha tutte queste temporali felicità, dal mondo è creduto beato: ma io dico, che o ricco, o povero, o nella prosperita, o nelle miserie non è beato se non quel popolo, che conosce e onora, ed ama il suo Dio. Come la vita della carne ella è l'anima, così la vita beata dell'uomo egli è Dio. August. de civit. XIX. 26.