Scrutatio

Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

Salmi 39


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E' salmo profetico, col quale Cristo rende grazie al Padre, che lo ha esaudito: si offerisce a fare la volontà dello stesso Padre, gli domanda la continuazione delle sue grazie pel suo mistico corpo, che è la Chiesa. Può convenire a qualunque anima giusta, che a Dio ricorra nella afflizione.

1Salmo dello stesso Davidde.
Aspettai ansiosamente il Signore, ed egli a me si rivolse.
2Ed esaudì le mie orazioni, e dall'abisso della miseria mi trasse, e dal sordido fango.
E a' piedi miei diè fermezza sopra la pietra, e assicurò i miei passi.
3E mise a me in bocca un nuovo cantico, una lauda al nostro Dio. Vedranno molti, e temeranno, e spereranno nel Signore.4Beato l'uomo, di cui la speranza è il nome del Signore: e gli occhi non rivolse alle vanità, e alle follie dell'errore.5Molte sono le meraviglie fatte da te, o Signore Dio mio; e i tuoi consigli non v'ha chi possa raggiungerli. Gli annunziai, e li raccontai; la lor moltitudine sorpassa ogni numero.6Non hai voluto sagrifizio, né obblazione: ma a me tu formasti le orecchie. Non hai richiesto olocausto, e sagrifizio per lo peccato:7Allora dissi: Ecco che io vengo, (Nel complesso del libro di me sta scritto)8Per fare la tua volontà: Dio mio. Io volli in mezzo al cuor mio aver la tua legge.9Ho annunziato la tua giustizia in una Chiesa grande: ecco, che io non terrò chiuse le labbra: tu'l sai, o Signore.10Non ascosi dentro di me la tua giustizia: dimostrai la tua verità, e il tuo Salvatore.
Non tenni ascosa la tua misericordia, e la tua verità alla numerosa adunanza.
11Ma tu, o Signore, non allontanare le tue misericordie da me: la tua pietà, e la tua verità mi sostennero in ogni tempo.12Imperocché sono circondato da mali, che non han numero: mi hanno cinto le mie iniquità, ed io non potea vederle. Sono di maggior numero, che i capelli della mia testa; e il cuore mi è mancato.13Piaccia a te, o Signore, di liberarmi: Signore volgiti a darmi aita.14Siano confusi, e svergognati coloro, che cercano la mia vita, affin di rapirla. Siano messi in fuga, e svergognati coloro, che a me bramano il male.15Ricevano tosto l'ignominia ohe meritano color, che a me dicono: Bene sta, bene sta.16Esultino, e in te si rallegrino tutti coloro, i quali ti cercano; e quelli, che amano la salute, che vien da te, dicano in ogni tempo; Glorificato sia il Signore.17Io per me son mendico, e senza aiuto: Il Signore ha cura di me. Tu sei aiuto mio, e mio protettore: Dio mio, non tardare.

Note:

39,2:Dall'abisso della miseria... e dal sordido fango. Con tali espressioni si descrive una tribolazione grande, e in cui evidente è il pericolo di perire, anzi è certa la morte. Da tal tribolazione e da tal morte, dice Cristo, che il Padre lo liberò e lo pose in istato di sicurezza, risuscitandolo a vita immortale, e dandogli tal virtù e tal potestà, che non avesse più da temere o contraddizione, o inciampo in quello, ch'ei dovea ancor fare per la gloria del Padre e per la salute degli uomini. A' piedi miei diè fermezza sopra la pietra, e assicurò i miei passi. Tale è il senso di questi due versetti applicati a Cristo: ma siccome egli da se non divide quel corpo, di cui è capo e Salvatore, perciò le sue parole son tali, ch'a' membri di lui ottimamente convengono; onde i Padri spiegano con esse la sorte dell'anima Cristiana liberata per la Grazia di Gesù Cristo dall'abisso, in cui l'avean precipitata i suoi peccati, e stabilita sopra la pietra, che è Cristo, in cui ella trova tutto il soccorso per conservare il bene acquistato, e per battere le vie di Dio.

39,3:E mise a me in bocca un nuovo cantico, ec. Questo cantico è il cantico dell'amore e della gratitudine; questo cantico lo canta al Padre l'unico Figlio per quello, che il Padre fece per innalzarlo e gloriticarlo: lo cantano i fedeli per dimostrare la loro riconoscenza allo stesso Padre, che diede loro tal Salvatore, onde dicono coll'Apostolo: grazie a Dio per lo inenarrabile dono suo.
Vedranno molti, e tenteranno, e opereranno ec. Temere vuol qui dire adorare, rendere il culto dovuto a Dio. Veggendo come il Padre mi ha liberato e mi glorifica, abbracceranno molti la fede e il culto del vero Dio, e in lui spereranno un infinito numero d'uomini, che prima nol conoscevano.

39,4:Beato l'uomo, ec. Questo versetto e i seguenti fino a tutto il quindicesimo son forse il cantico di lode, che Cristo canta al celeste suo Padre. Qui dice, che è veramente beato quell'uomo, il quale nel nome del Signore, nel nome del vero Dio pone la sua speranza, e lui adora, e non va dietro alle follie dell'idolatria. Fu effetto della Passione di Cristo il liberare il mondo dalla superstizione degli idoli, la quale a grande scorno dell'umana ragione infettava e corrompeva tutta la terra.

39,5:Molte sono le meraviglie ec. Celebra i miracoli della sapienza e della bontà e carità di Dio nella economia della redenzione degli uomini. I consigli tuoi, le invenzioni di tua sapienza sorpassano tutto quello, che o un uomo, od un Angelo possa immaginare; e questi consigli tuoi io annunziai agli uomini, e li spiegai e da me stesso, e per mezzo de' miei Apostoli; certamente il numero di tali miracoli è senza numero. In questa sposizione la voce moltiplicati del versetto 8. corrisponde alla voce cogitationibus del 7., dove un Grammatico noterà una bella sconcordanza nel genere, ma di questo ne sono altre nelle Scritture. Vedi Psal. CXXXI. 6., Sap. I. 7.; perocchè nell'Ebreo non si fa gran caso di tali mutazioni di genere. Del rimanente tutte le antiche versioni concordano qui coll'Ebreo e si uniscono in tal modo colla nostra Volgata.

39,6:Non hai voluto sagrifizio, ec. Ma di tutte le meraviglie, che io annunziai per tua volontà agli uomini la principale si fu, che tu, o Padre, per riconciliarti cogli uomini, e liberarli dal peccato non volevi ne sacrifizi di animali, ne offerta di altre cose, che in cuor tuo si consumassero. Ma a me tu formasti le orecchie: l'Apostolo Iesse: ma a me tu formasti un corpo, e così al presente leggesi nei LXX: ma uno è il senso; perocchè nell'originale e nella nostra Volgata la parte, cioè le orecchie, è posta per significare tutto il corpo; ma è posta questa parte con gran senso, perché le orecchie in un servo sono gli strumenti per udire i comandi e intendere la volontà del padrone, onde dicendo Cristo: a me tu formasti le orecchie viene a dichiarare la perpetua altissima sua obbedienza ai voleri del Padre, a cui obbedì fino alla morte e morte di croce. Vedi quello che abbiam detto, Hebr.X. 5. 6.
Olocausto e sagrifizio per lo peccato. Distingue l'olocausto dal sagrifizio per lo peccato; perocchè nell'olocausto si abbruciava tutta la vittima; nel sacrifizio per lo peccato il sangue e il grasso della vittima era dell'altare, il rimanente restava ai sacerdoti. Nissuna specie di sagrifizio Mosaico tu volesti, o Padre, perché nissuno di essi era di sufficiente pregio alla redenzione degli uomini e alla espiazione de' peccati. E ciò intendendo io dissi: ecco che io tuo Verbo, tuo unico Figlio vengo a prendere umana carne e ad offerirti il sagrifizio del corpo e del sangue mio. (Nel complesso del libro di me sta scritto). Queste parole si chiudano in parentesi, e quelle che seguono, legano colle ultime del versetto precedente. Nelle Scritture, e particolarmente nel Pentateuco di Mosè (il qual Pentateuco è detto il libro per eccellenza), nelle Scritture tutte si parla di me, ed è figurato il mio sagrifizio in quello d'Isacco e in tutti i sagrifizi legali. In tutte queste Scritture adunque è predetta la mia venuta nel mondo, la mia incarnazione, e io vengo, o Dio, per fare la tua volontà, e nel mezzo del cuore bramo di avere, e avrò sempre la tua legge, cioè i tuoi comandamenti, i tuoi voleri. Discesi dal cielo per fare non la mia volontà, ma la volontà di lui, che mi ha mandato, Joan. VI. 83.

39,9:Ha annunziato la tua giustizia ec. Quella giustizia, di cui tu se' giusto, e colla quale giustifichi il peccatore mediante la fede. Questa giustizia la ho annunziata in una Chiesa grande, in una copiosa adunanza, avendola predicata per mezzo de' miei Apostoli alla Chiesa delle nazioni, e tu ben sai che io non tacerò e non cesserò giammai di annunziarla.

39,10:Non ascosi ec. Propalai la dottrina dell'Evangelio, che giustifica i credenti, esposi e dichiarai le tue veraci promesse a favor dei fedeli, e mi feci conoscere per quel Salvatore mandato nella tua misericordia da te a dar vita e salute a tutti gli uomini.

39,11:Ma tu, o Signore, non allontanare ec. Tanto queste parole, come tutto quello che segue sino alla fine del salmo può intendersi come detto da Cristo o riguardo a se stesso, o riguardo alla sua sposa la Chiesa, per cui preghi il celeste suo Padre, che colla sua carità la custodisca costantemente liberandola dalle tentazioni e dalle persecuzioni, a cui debbe essere esposta, e dalle insidie del lione infernale e dal gravissimi danni, che a lei recano ie colpe e gli scandali de' suoi propri figliuoli, onde questa orazione di Cristo è molto simile a quella, che egli fece la sera avanti alla sua Passione. Vedi Joan. XVII. La tua pietà e la tua verità ec. La tua misericordia e le tue veraci promesse furono sempre li mio sostegno.

39,12:Mi hanno cinto le mie iniquità, ec. Cristo fece sue proprie le iniquità di tutti gli uomini, che furono e saranno, ed egli portò nel proprio corpo i nostri peccati per espiarli. Ed io non poteva vederle: è una maniera di parlare, colla quale non altro vuol significarsi, se non che la moltitudine di queste iniquità era senza numero, onde l'occhio d'un puro uomo non avrebbe potuto vederle tutte e discernerle. Del rimanente Cristo conobbe e vidde e il numero e la gravezza de' peccati degli uomini, e morì pei peccati di ciascheduno come pei peccati di tutti, onde l'Apostolo: mi amò, e diede se stesso per me.
E il cuore mi è mancato. La vista dell'infinito numero de' peccati di ogni specie, pe' quali io dovea patire, fece in me si terribile, funesta impressione, che il cuore mi mancò. Da questa vista venner almeno principalmente le agonie di morte e il sudore di sangue nell'orto di Gethsemani.

39,13:Piaccia a te, o Signore, di liberarmi: ec. Domanda la liberazione dalla morte, domanda la sua risurrezione.

39,14:Siano confusi, e svergognati ec. La mia gloriosa risurrezione a coprire di confusione e d'ignominia i miei nemici, come recherà infinita consolazione a tutti quelli, che cercano Dio, e amano il lor Salvatore, vere. 22.

39,15:Coloro, che a me dicono: Bene sta, ec. Parla degl'insulti fatti a Cristo pendente sopra la croce dagli empi, che a lui dicevano: Su via tu che diastruggi il tempio di Dio, e lo riedifichi in tre giorni ec. Vedi Matth. XXVII. 40.

39,16:Che amano la salute, che vien da te. Ovvero il tuo Salvatore, il Salvatore mandato da te.

39,17:Io per me sono mendico, e senza aiuto: ec. Tale fu lo stato di Cristo, e tali i suoi sentimenti in tutto il tempo della sua vita mortale e penitente, ma particolarmente nel tempo di sua Passione; e gli stessi sentimenti insegna alla sua Chiesa, e a' figliuoli di lei, facendole veder sovente in tutte le Scritture, e particolarmente in questi divini cantici, come la misericordia di Dio, l'aiuto di Dio, i benefizi di Dio sono pei poveri, per quei poveri, i quali la propria miseria conoscono, onde sono chiamati nel Vangelo poveri di spirito, e son detti beati da Cristo.