Scrutatio

Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

Isaia 63


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Il Signore dice, che e stato asperso di sangue quando egli solo combattè, e vinse i nemici. Dio fece molti favori agl'Israeliti, ma questi per la loro ingratitudine sono statiabbandonati. Preghiera del Profeta, che invoca la misericordia del Signore a favore del popol suo, ch'ei vede abbandonato.

1Chi è questi, che viene da Edom, e di Bosra colla veste tinta di rosso? questi bello a vedersi nel suo paludamento, nella cui andatura spicca la sua molta possanza? Io sono, che parlo giustizia, e sono il protettore, che dà salute.2Ma, e perchè rossa è la tua roba, e le tue vesti quasi di chi preme le uve nello strettoio?3Io da me solo ho premuto il torchio, e delle genti nissuno è con me. Io gli ho spremuti nel mio furore, e nell'ira mia gli ho conculcati, e il sangue loro è schizzato sulla mia roba, ed ho macchiate tutte le mie vestimenta.4Perocché ecco il di fissato in cuor mio per la vendetta; l'anno della redenzione mia è venuto.5Mirai all'intorno, e non era chi porgesse la mano; cercai, e non v'ebbe chi desse aiuto: e mi diè salute il mio braccio, e l'ira mia ella stessa mi consortò.6E nel furor mio conculcai i popoli, e della mia indignazione gli inebriai, e gettai a terra la loro fortezza.7Io mi ricorderò delle misericordie del Signore, e loderò il Signore per tutte le cose, che ha fatte per noi il Signore, e per la moltitudine de' beni donati da lui alla casa d'Israele secondo la sua benignità; e secondo la moltitudine delle sue misericordie.8Ed ei disse: Certamente egli è il popol mio, sono figli, non mi rinnegheranno: ed egli fu lor Salvatore.9Di qualunque loro tribolazione egli non fu tribolato; e l'Angelo, che sta a lui davanti, li salvò: pella sua carità, e per sua benignità li riscattò, e li sostentò, e gl'ingrandì in ogni tempo.10Ma eglino provocarono ad ira, e contristaron lo spirito del suo Santo, ed ei diventò loro nemico, ed ei medesimo li conquise.11Ma si ricordò degli antichi giorni di Mosè, e del suo popolo. Dov' è colui, che dal mare li trasse con que', che pastori erano del suo gregge? Dov'è colui, che in mezzo a loro pose lo spirito del suo Santo?12Che stando al fianco di Mosè lo condusse col braccio della sua maestà, che in faccia ad essi divise le acque, per acquistarne rinomanza sempiterna?13Che per mezzo agli abissi guidolli, come si fa di un cavallo, che in piano deserto non ha inciampo.14Come giumento, che scende per una valle, lui condusse lo spirito del Signore: così tu (o Dio) fosti condottier del tuo popolo per farti nome di gloria.15Pon mente dal cielo, e mira dal luogo santo, dove abiti tu, e la tua gloria: dov'è il tuo zelo, e la tua fortezza, la compassione delle tue viscere, e la molta tua misericordia? Elle si sono rattenute riguardo a me.16Ma tu se' il nostro padre, e Abramo non ci conosce, e Israele non sa chi noi siamo. Tu, Signore, padre nostro, redentor nostro, questo è ab eterno il tuo nome.17E perchè, o Signore, facesti tu, che noi deviassimo dalle tue vie; indurasti il cuor nostro, onde noi non avessimo timore di te? Volgiti a noi per amore de' servi tuoi, e delle tribù, che son tua eredità.18Come di cosa da nulla si son fatti padroni del tuo popolo santo: i nostri nemici han conculcato il tuo santuario.19Siam divenuti come da principio, quando tu non avevi preso dominio di noi, e noi non portavamo il tuo nome.

Note:

63,1:Chi è questi, che viene di Edom e di Bosra colla veste tinta di rosso? ec. Figura (come si vide nel capo precedente) figura il profeta Cristo trionfante, il quale circondato da turba immensa di Gentili conquistati alla fede si avvicina a Sionne, li cui cittadini presi da gran meraviglia domandano: chi è questi, che viene da Edom? chi è questo trionfatore, che conduce a Sionne gl'Idumei e quel di Bosra, e tutto il Gentilesimo? Notisi in primo luogo, che Edom, cioè l'Idumea e Bosra, città dell'Idumea (ovvero de' Moabiti, Hieron.), significano in questo luogo tutte le genti aliene dal vero Dio e nemiche del suo popolo, come lo furon sempre gl'Idumei. Notisi in secondo luogo, che il mistero della vocazione delle genti da principio fu ignoto e non ben conosciuto dagli stessi primi fedeli, che erano tutti Giudei. Credevano questi o che i Gentili non potessero essere ricevuti nella Chiesa di Cristo, o che non vi dovessero essere ricevuti, se non dopo essersi soggettati alle cerimonie della legge di Mosè. Abbiamo avuto occasione di parlare di ciò più volte sì ne gli Atti cap. X. 12. ec., e sì ancora sopra le lettere di Paolo, e specialmente sopra la lettera a' Galati. In terzo luogo notisi ancora, che vari padri spiegano questo luogo del trionfo di Cristo, che sale al cielo, onde in vece dei cittadini di Sionne, suppongono, che gli Angeli sono quelli che interrogano: chi è questi, che viene ec., a' quali Cristo risponde: onde questo dialogo è simile a quello, che leggesi Psal. XXIII. 9. ec. Vedi s. Agostino serm. 178. de temp. Ognun vede però, che questo senso non è diverso sostanzialmente dal primo.
Colla veste tinta di rosso? Vale a dire aspersa di sangue. E allude anco al significato di Bosra, che vuol dire vendemmia, come vedremo.
Io sono, che parlo giustizia, ec. Vale a dire, io sono il Messia, giudice giusto, che ho pronunziata giusta sentenza a favore degli uomini, e contro i loro nemici, il demonio ed il peccato, e sono il protettore di tutto il genere umano per dargli salute.

63,2:Ma, e perchè ... le tue vesti ec. Ma, e perchè sono rosse le vesti tue e di color di sangue, come se tu avessi in Bosra premute le uve per trarne il vino? Perocchè al Salvatore degli uomini la mansuetudine e la clemenza par che convenga, e il candore delle vesti, non le vesti intrise di sangue.

63,3:Io da me solo ho premuto il torchio, ec. La vendemmia e il torchio da premere il vino significano nelle Scritture, uccisione e strage, a cui quelll, che son condannati, sono premuti come le uve nello strettoio. Vedi Jerem. Thren. I. 15. Risponde adunque Cristo, che la grande segnalatissima, immortale vittoria, l'ha egli riportata da se solo, senza che uomo nato a lui desse aiuto, ed ha oppressi i nemici in quella guisa, che nel torchio si premono le uve, onde meraviglia non è se le sue vesti sieno asperse tutte e macchiate di sangue. E con tutta questa figura non altro vuole egli dire, se non che ha combattuto ed ha vinto e distrutti i nemici, e della sua vittoria porta i segnali, da' quali debbe essere riconosciuto per vincitore e conquistatore, e Re glorioso. A questo luogo alludeva s. Giovanni, quando disse di lui: era vestito di una veste tinta di sangue, e il suo nome si chiama Verbo di Dio, Apocal. XIX. 13. Questo è uno di que'passi delle Scritture che indusser gli Ebrei carnali a figurarsi il loro Messia come un conquistatore di regni e domator di popoli. Non era però tanto difficile paragonando Scrittura con l'scrittura il conoscere, che tutte queste immagini non significano altro, che una vittoria grande e piena e perfetta de' veri nemici degli uomini, e perciò vittoria spirituale, e tutta differente da quel, ch'ei s'immaginavano: conciossiachè e l'ufficio del Messia descritto tanto chiaramente dal nostro Profeta, e il suo carattere di mansuetudine e di dolcezza, e i patimenti e gli strazi e la morte, che dovea soffrire lo stesso Messia, come si è veduto qui innanzi, dimostravano evidentemente, che in altro modo dovea il Cristo combattere e vincere i nemici, e soggettare a se i popoli della terra. Ma l'Ebreo superbo, piuttosto che non avere un Messia a suo modo, che a lui rendesse soggette le nazioni, arrivò a inventarne due, uno glorioso di tutta la gloria vana del secolo, e l'altro umile, paziente e ridotto ad estrema abbiezione secondo il ritratto delineato già da' profeti. Alcuni padri oltre il senso che abbiam dato, per questo torchio intendono la passione stessa del Salvatore: perocchè nello stesso torchio, in cui fu premuto il Cristo e vi diede tutto il sangue, fu premuto ancora da Cristo stesso il demonio; onde effetto del sangue di lui fu la sua vittoria, e colla sua morte uccise e la morte stessa e il nemico, e le piaghe ch' ei ricevette portò nel cielo come augusti segni della stessa vittoria: Premè il torchio egli solo (dice s. Gregorio) perchè colla sua potenza vinse la passione, a cui si soggettò, e da morte risuscitò con gloria, Hom. 31. in Ezech.

63,4:Ecco il di fissato ... per la vendetta; l'anno della redenzione mia è venuto. Ecco il giorno stabilito da me per la distruzione de' nemici, e pel riscatto de' miei fedeli. Egli è ndunque il medesimo Cristo, che vince i nemici, il demonio, il peccato e nel tempo stesso, e colla medesima azione riscatta e salva il suo popolo.

63,5:Mirai all'intorno, e non era chi porgesse la mano; ec. Vidi la grandezza e difficoltà dell'impresa, e mirai, se alcuno mi desse la mano, ma non fu chi mi desse aiuto, e la sola potenza mia e l'indegnazione mia stessa contro il superbo e crudele nimico degli uomini, e lo zelo di lor salute mi fecer forte per vincere.

63,6:E nel furor mio conculcai i popoli, ec. Dopo aver detto che col suo braccio e col suo zelo d'indegnazione egli avea operata la salute, dice adesso, che siccome vinse e domò il demonio, così vincerà e domerà i popoli, che non vorranno averlo per loro Re e Salvatore; li conculcherà, gl'inebrierà col calice dell'ira sua e gli sterminerà: le quali cose sono intese particolarmente de' Giudei, i quali con tanta ostinazione e furore fecer guerra alla chiesa, e dipoi delle potestà del Gentilesimo, che perseguitarono per tre interi secoli la stessa chiesa. Vedi s. Cirillo, Girolamo, ec. Così in questo versetto il passato è sempre in vece del futuro. Quello che segue, conferma questa sposizione.

63,7:Io mi ricorderò delle misericordie del Signore, e loderò ec. Il Profeta dopo di avere grandiosamente descritto il trionfo di Cristo, veggendo col suo spirito, come la massima parte di sua nazione non riceverà questo Salvatore, e si escluderà volontariamente dalla grazia e dalla salute, si rivolge al Signore, e in primo luogo rammenta le misericordie di lui verso Israele; in secondo luogo ripete le querele de' Giudei, le tribolazioni sofferte dagli Assiri e da altri nemici; dalle quali per essere liberati chiedono la venuta del loro Messia; ma venuto il Messia non diviene perciò migliore la condizione di quel popolo, anzi il Profeta vede Gerusalemme abbruciata cap. LXIV. II. Indi nel capo 65, risponde il Signore e rende ragione de' suoi giudizi.
Dice adunque il Profeta: io mi ricorderò delle misericordie del Signore per avvivare con tal memoria le mie speranze, e il fervore della mia orazione.

63,8:Ed ei disse: Certamente egli è il popolo mio, ec. Iddio disse; certamente Israele è mio popolo: gli Ebrei sono miei figli e non mi rinnegheranno. Parla Dio, come parlerebbe un uomo: benchè egli ben sapesse, se Israele fosse per essere fedele o infedele, egli ragiona così: son mio popolo, sono miei figli: possibile, che abbiano a rinnegarmi e ad essermi infedeli? Così egli li salvò da Faraone e dagli Egiziani per mezzo di Mosè e per mezzo di mille prodigi.

63,9:Di qualunque loro tribolazione egli non fu tribolato, ec. In tutte le tribolazioni, ch'ei soffrirono in appresso, egli non mancò di potere per liberarli, non si trovò angustiato Dio in tal guisa, che non potesse subito trarli di pena, ma li lasciò qualche tempo in calamità, affinchè a lui ricorressero, e allora spedì l'Angelo, che sta sempre davanti al suo trono il quale li liberò.

63,10:Contristaron lo spirito del suo Santo. Lo spirito di Mosè, suo servo fedele. Vedi Psal. Cv. 16. 32.

63,11:Dov'è colui, che dal mare li trasse ec. Prende il Profeta dalla bocca del popolo afflitto le sue querele, e dice: ma dov'è adesso quel Dio, che ci salvò altre volte? Dove quel Dio, che dal mare ci trasse con Mosè e Aronne, che erano pastori del gregge di lui, e lo spirito del servo suo Mosè pose in mezzo al popolo, affinchè lo conducesse e lo salvasse?

63,15:Elle si sono rattenute ec. Nè il tuo zelo, nè la tua potenza, nè la tua misericordia, non si sono mosse per darmi aita.

63,16:Abramo non ci conosce, e Israele non sa chi noi siamo. Abramo e Giacobbe già morti, non ci conoscono, e non possono venire a soccorrerci. Ma tu, Padre di loro e di noi, tu Redentore nostro sempre vivente, tu puoi soccorrerci. Non voglion dire, nè che Abramo non sia il loro padre, anzi molto si gloriavano di aver avuto tal padre gli Ebrei, e lo stesso dicasi di Giacobbe; e neppur voglion dire, che questi non potesser pregare per essi nel luogo, dove erano andati dopo la morte; ma voglion dire, che la principale, la massima loro speranza è nella carità del Padre del cielo, che tanto gli ha sempre amati e protetti. Così Gesù Cristo nel Vangelo c'insegna a preferire ai genitori terreni il Padre del cielo. Non date a nissuno il nome di padre sopra la terra, il Padre vostro è solo quello che è ne' cieli, Matt. XXIII. 9.

63,17:E perchè, o Signore, facesti tu, che noi deviassimo ec. Facesti, che noi deviassimo, significa, permettesti, che noi deviassimo; e nella stessa maniera Dio non indura direttamente i cuori de' peccatori, ma sottraendo loro gli aiuti della sua grazia, non ammollisce i cuori loro, i quali colla continuazione del peccare s'indurano sempre più. Vedi Rom. IX., e quello, che ivi si è detto.
Per amore de' servi tuoi. Per amore di Abramo, d'Isacco, Giacobbe, Mosè ec.

63,18:Come di cosa da nulla ec. Si sono fatti padroni di noi tuo popolo santo (cioè segregato, e distinto da tutti gli altri per la vera religione), e ci trattano come se noi fossimo la feccia de' popoli, gente di nissun conto, e, quel che è più, hanno conculcato il tuo tempio istesso. Ed è dal Profeta in persona del popolo deplorata la profanazione del tempio, fatta da' vincitori Romani, come notò s. Girolamo.

63,19:Siam divenuti come da principio, ec. Siam derelitti adesso, come quando eravamo nell'Egitto, prima che tu riscattandoci acquistassi nuovo dominio sopra di noi, prima che dando a noi la tua legge, e il tuo culto tu formassi di noi un popolo a te consacrato, che avesse il glorioso nome di popolo del Signore.