Scrutatio

Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

Isaia 45


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Delle vittorie, che Dio concederà a Ciro, il quale nol conosce. Predice la natività di Cristo, e colla liberazione de' Giudei per mezzo di Ciro adombra la salute di tutti gli uomini per Gesù Cristo. Dio solo è Signore, Giusto, e Salvatore, e adempie le sue promesse.

1Queste cose dice il Signore a Ciro mio unto, cui io ho preso per mano, per soggettare a lui le nazioni, e porre in fuga i re, e aprire davanti a lui le porte, e le porte non saran chiuse.2Io anderò innanzi a te, ed umilierò i grandi della terra: spezzerò le porte di bronzo, e romperò i catenacci di ferro.3E darò a te i tesori nascosti, e le ricchezze sepolte; affinchè tu sappi, che son io il Signore, che ti chiamo per nome, il Dio d'Israele.4Per amor del mio servo Giacobbe, e d'Israele eletto mio, ti ho chiamato pel tuo nome, ti ho dato un cognome, e tu non mi hai conosciuto.5Io il Signore, e altri non v'ha; non è Dio fuori di me: io ti ho cinta la spada al fianco, e tu non mi hai conosciuto:6Affinchè sappian tutti dove il sol nasce, e dov' egli tramonta, che nissuno è fuori di me. Io il Signore, e non havvene un altro.7Io, che formo la luce, e creo le tenebre, io che io la pace, e creo le sciagure. Io il Signore, che fo tutte queste cose.8Mandate o cieli di sopra la vostra rugiada, e le nubi piovano il giusto: si apra la terra, e germini il Salvatore, e nasca insieme la giustizia. Io il Signore lo ho creato.9Guai a colui, che contraddice a lui, che lo formò, vaso di terra di Samos. La pasta di terra dice ella forse al vasaio; Che fai tu? Il tuo lavoro non è opra di mano.10Guai a colui, che dice al padre: Perchè mi generavi tu? E alla madre: Perchè mi concepivi tu?11Queste cose dice il Signore, il Santo d'Israele, cui egli formo: Interrogatemi sopra le cose future? sopra i miei figliuoli, e sopra le opere delle mie mani datemi i vostri ordini.12Io feci la terra; e in essa creai l'uomo: le mani mie disteser i cieli, e alla loro milizia io feci comandamento.13Io lo ho suscitato per la giustizia,e reggerò tutti i suoi passi: egli edificherà la mia città, e a' miei schiavi darà libertà, non a prezzo, né per donativi, dice il Signore Dio degli eserciti.14Queste cose dice il Signore: Le fatiche dell'Egitto, e il mercimonio dell'Etiopia, e i Sabei uomini di grande statura passeranno dalla tua parte, e saran tuoi: cammineran dietro a te colle mani legate; e te adoreranno, e a te porgeranno preghiere. Teco solamente e Dio, fuori del quale altro Dio non è.15Veramente un Dio ascoso se' tu, Dio d'Israele Salvatore.16Son confusi, e svergognati tutti: sono caduti insieme nell'obbrobrio i fabbricatori degli errori.17Israele dal Signore è stato salvato con salute eterna: non sarete confusi, né arrossirete per tutti i secoli.18Perocché queste cose dice il Signore, che crea i cieli; lo stesso Dio, che forma, e produce la terra; egli è il suo faccitore: non invano la ha creata: la formò, perchè fosse abitata: Io il Signore, ed altro non v'ha.19Non di nascosto ho parlato, in qualche tenebroso luogo della terra: non ho detto alla stirpe di Giacobbe: Cercatemi inutilmente. Io Signore, che insegno la giustizia, e predico la rettitudine.20Raunatevi, e venite, e appressatevi voi tutti, che siete usciti salvi di mezzo alle nazioni: sono senza intelletto coloro, che alzano statua di legno scolpita da loro, e fan preghiere a un dio, che non salva.21Parlate, e venite, e fate consiglio insieme: chi fu, che fin da principio annunziò cosa tale, chi fin d'allora la predisse? Non son io quello, io il Signore, e altro Dio non è fuori di me? Dio giusto, e che salvi, non è altri che io.22Convertitevi a me da tutte le estremità della terra, e avrete salute; perocché io son Dio, e altri non v'ha.23Per me stesso ho giurato; parola di giustizia è uscita dalla mia bocca, e non sarà rivocata:24A me piegherassi ogni ginocchio, e per me farà giuramento ogni lingua.25Diranno adunque nel Signore, che a me appartiene la giustizia, e l'impero: a lui verranno, e saranno confusi tutti quelli, che se gli oppongono.26Dal Signore sarà giustificata, e glorificata tutta la posterità d'Israele.

Note:

45,1:A Ciro mio unto, cui io ho preso per mano, ec. Dà a Ciro il titolo di unto, alludendo a' re degli Ebrei, i quali erano unti coll'olio della consacrazione. Dice adunque Dio, che Ciro è suo unto, cioè re suo, perchè fatto da lui, e destinato dallo stesso Dio a distruggere l'impero dei Caldei, e liberare gli Ebrei dalla loro cattività, e ad essere testimone solenne tra' Gentili della potenza del vero Dio, il quale tanto tempo prima avea fatto predire il suo nome e le sue grandezze. La voce ungere ed unto si prende talora nelle Sritture semplicemente per significare la scelta e la destinazione, che Dio fa di una persona per eseguire qualche grave incumbenza. Così nel libro terzo de' Regi XIX. 15. 16. Dio ordina a Elia che vada verso Damasco, e aggiunge: E' giunto colà ungerai Hazael in re della Siria, e Jehu figliuolo di Namsi lo ungerai re d'Israele, vale a dire dichiarerai e predirai ad Hazael, ch'ei sarà re della Siria, e n Jehu, ch'ei sarà re d'Israele, avendoli ambedue destinati al regno il Signore, che volea servirsene per isterminare gli adoratori di Baal. Vedi 4. Reg. VIII. 12. 13.
E porre in fuga i re. I re della Lidia, dell'Assiria, de' Caldei, e molti altri. Egli fu in tutte le sue imprese sempre felice, come racconta Erodoto. Fu principe dotato di molte virtù morali, generoso, clemente, temperante, e osservantissimo della sua religione.

45,2:Spezzerò le porte di bronzo. Babilonia, secondo Erodoto, avea cento porte di bronzo, e lo stesso autore racconta, che Ciro fece entrare il suo esercito per le porte, ovver condotti, pe' quali l'acqua entrava in Babilonia, avendoli rasciugati col deviare in altra parte l'Eufrate.

45,3:Darò a te i tesori nascosti, e le ricchezze sepolte: ec. Ciro vinse Creso re della Lidia famosissimo per le sue immense ricchezze. Babilonia poi, di cui egli s'impadroni, era piena de' tesori messi insieme da' re Caldei, i quali aveano saccheggiato si può dir quasi tutto l'Oriente. Vedi il novero dell'oro e dell'argento acquistato da Ciro presso Plinio XXXIII. 3. Ciro non poteva immaginare un adempimento più intiero e perfetto della promessa del Signore.

45,4:Per amor del mio servo Giacobbe ... ti ho chiamato pel tuo nome. Ovvero: ti ho eletto al regno, ti ho chiamato ad essere esecutore dei miei disegni. In questo senso è usata questa frase, chiamare o conoscere uno pel suo nome, Exod. XXXI. 2., XXXIII. 17.; Isaia XLIX. I. Ti ho dato un cognome: ti ho fatto simile al Cristo, vero Re e Pastore del popol mio, dandoti il titolo di mio pastore e mio cristo, perchè come tu da Babilonia libererai i Giudei, così il Cristo dalla potestà dell'inferno libererà i credenti. Or io per amor del mio popolo, per amor della Chiesa mia, ti ho innalzato e felicitato sì altamente: ma tu non hai conosciuto me, autore e cagion vera e prima di ogni tuo bene. Egli simile a que' filosofi, de' quali dice l'Apostolo che, avendo conosciuto Dio, nol glorificarono come Dio, nè a lui grazie rendettero, ma infatuirono ne' lor pensamenti, Rom. I, 21..benchè avesse conosciuto il vero Dio, come si spiegò nel suo editto, non abbandonò per questo l'idolatria, nè delle sue vittorie a lui rendette la gloria.

45,7:Che formo la luce, e creo le tenebre, ec. Io son l'autore di tutti i beni, e sono autore e principio di tutti i mali di pena. La seconda parte di questo versetto è una repetizione e sposizione della prima, perocchè la parola pace, come altre volte si è detto, abbraccia ogni sorta di bene, e la luce è simbolo del bene e della felicità, come le tenebre sono simbolo del male. La tranquillità, le ricchezze e tutti i beni temporali son creati da Dio, e da lui parimente è creata la povertà, la fame, la peste, la guerra, e ogni male di pena, del quale egli si serve talora a punire i peccatori per richiamargli a sè, talora per provare ed esercitare la virtù de' giusti. Queste parole di Isaia distruggono il sistema de' Marcioniti, e de' Manichei, i quali mettevano due principi, uno buono e l'altro cattivo, uno autore del bene, e l'altro del male.

45,8:Mandate, o cieli, di sopra la vostra rugiada, ec. Il Profeta profetando intorno a Ciro, che dovea esser figura di Cristo in qualità di liberatore degli Ebrei dalla cattività di Babilonia, il Profeta, dico, in tal congiuntura trasportato da estro divino, vola repentinamente con tutti i desideri del suo cuore a quell'altro migliore e più desiderato liberatore, che è il fine e il termine di tutte le sue profezie, chiedendo a' cieli, che mandino di lassù la loro rugiada, ec. Nelle quali parole, come osservò s. Agostino, l'incarnazione del verbo è sì chiaramente indicata, che non v' ha bisogno d'interpretazione. Cristo, secondo la umana natura fu germe del cielo, perchè conceputo di Spirito santo, di rugiada celeste: fu germe della terra, perchè fatto di donna, come dice l'Apostolo, formato nel seno della Vergine, e nato di lei. Il senso adunque di queste parole egli è: scenda lo Spirito santo sopra la Vergine, e feconda la renda, affinchè ella partorisca il Giusto ed il Salvatore. Così le ricchezze del cielo diver ranno ricchezze della terra, e la terra e il cielo verranno a formare un solo campo ed un solo germe, la verità è nata dalla terra, e la giustizia mirò dal Cielo, Ps. LXXXIV. 2. E a questo luogo e all'altro del Salmo LXXI.6 nascerà ne' giorni di lui la giustizia, allude Isaia, anzi le ripete dicendo: E' nasca insieme la giustizia. La terra da Adamo in poi non avea prodotto quasi se non triboli e spine: venga il Cristo, e germini la giustizia nella terra, e ne nascano i giusti, gli Apostoli, i martiri, i confessori, le vergini ec.
Io il Signore l'ho creato. A' sospiri ancor più, che alle parole del Profeta risponde Dio, che quel Salvatore, cui egli si ardentemente domanda, egli lo darà e lo creerà a suo tempo. Il passato è qui posto in vece del futuro, e serve a dimostrare la certezza infallibile delle divine promesse, le quali subito, che Dio le ha fatte, si considerano quasi come già adempiute perchè lo saranno nel tempo determinato.

45,9:Guai a colui, che contraddice ec. Ripiglia l'interrotto ragionamento, e sopra quello che avea detto nel vers. 7.:Io che formo la luce ... e creo le sciagure, ec. dice adesso: guai a quel vaso di terra di Samos, che disputa col vasaio, che lo formò, dicendogli: perchè mi hai fatto così? Erano celebri i vasellami di terra, che facevansi a Samos, Plinio XXXV. 12. Guai a' mormoratori, che si lamentano di Dio per quello ch' ei fa riguardo ad essi; guai alla creatura, che non si soggetta con umiltà alle disposizioni del suo Creatore. Alcuni pensano, che sia qui predetta e biasimata la vanità de' Giudei, i quali, allor chè Dio farà che Ciro li liberi dalla loro cattività, saranno poco contenti, che Dio si serva di un principe infedele per opera tale, piuttosto che mandar loro un salvatore della loro nazione, un nuovo Mosè,un Giosuè ec. Ma tocca egli a te, creatura vilissima, di prescrivere a Dio la forma e l'ordine e la maniera di farti del bene? Vedi la stessa similitudine del vaso di terra ripetuta da Paolo Rom. IX. 20.
Il tuo lavoro non è opra di mano. Tu hai fatto di me un vaso, che par lavorato non colle mani, ma co' piedi.

45,10:Guai a colui, che dice al padre: ec. Stolto ed empio sarebbe quel figliuolo, che non essendo contento della sua sorte dicesse al padre e alla madre, che non do veano generarlo. Molto più stolto ed empio è colui che si lamenta di quello, che il Padre celeste ha disposto riguardo allo stato suo, e vorrebbe prescrivere a Dio quello, che debba fare o non fare per lui.

45,11-12:Queste cose dice il Signore, il Santo d'Israele, cui egli formò: Interrogatemi ec. Applica Dio a se stesso la similitudine posta nei due precedenti versetti. Israelle è la terra, di cui si forma il vaso; Dio è l'artefice, che lo formò: Israelle è il figliuolo, e Dio è il Padre. Si taccia il fango e la terra vile; sia soggetto il figliuolo al Padre. Contuttociò per far conoscere a voi la mia somma bontà, vi permetto, che domandiate a me quello, che io sia per fare riguardo a voi miei figliuoli, e ordiniate quello, che io debba fare per voi, che siete opera delle mie mani: dite liberamente il vostro parere, spiegatevi con me. La terra, e gli uomini, che l'abitano, sono anch'essi opera mia, e parimente i cieli, e le stelle, l'esercito delle quali si muove secondo il mio comandamento intimato lor da principio. Siccome voi non avreste ardimento di lamentarvi di quello, che io fo ne' cieli, così dovete adorare le disposizioni mie riguardo a quello, che io fo sulla terra, e riguardo a voi, popolo mio.

45,13:Io l'ho suscitato per la giustizia, ec. Nel primo senso qui si parla di Ciro, ma di Ciro come figura del Cristo. Io ho suscitato questo principe per far giustizia e pu nire per mano di lui i Caldei oppressori e tiranni del mio popolo. Egli edificherà Gerusalemme col dare la permissione di rifabbricarla, dando il suo favore e la protezio ne sua a quelli, che anderanno a ristaurarla, e gratuitamente donerà la libertà a' cattivi del popol mio. Cristo (come dice egli stesso Jo. XII. 31.) venne a far giudizio, e a cacciar fuora dell'usurpato dominio il principe delle tenebre, e a spandere la vera giustizia sopra la terra: egli, fondatore della nuova santa città, della Chiesa, liberatore degli uomini, a' quali diede gratuitamente vita spirituale, e salute, pagando egli stesso col sangue suo alla divina giustizia il prezzo del loro riscatto.

45,14:Le fatiche dell'Egitto, e il mercimonio dell'Etiopia, ec. Riferendo a Ciro queste parole, ognun vede, che elle significano, che questo principe sarà padrone dell'Egitto, dell'Etiopia e de' Sabei, i quali incatenati lo seguiranno e lo adoreranno e a lui porgeranno preghiere dicendo, che veramente Dio è in lui, e aggiungendo: non è Dio fuori di te, o Dio, che se' con Ciro. In tal guisa con viene spiegare questo versetto nel primo senso: dove notisi, che pel Mercimonio dell'Etiopia, s' intendono i ne gozianti Madianiti del paese di Chus all'oriente del mare rosso; ad una caravana de' quali fu venduto Giuseppe, Gen. XXXVII. 28. Che i Madianiti fossero di questo paese di Chus si vede chiaramente da questo, che la moglie di Mosè Sephora è chiamata Chusite,Num. XII. I., e altrove è detta Etiopissa, cioè dell'Etiopia, di cui si parla in questo luogo e di cui si è ancora parlato di sopra, cap. LXIII.3. I Sabei sono detti uomini di grande statura, e in fatti erano, per quanto dicesi, i più grandi e belli uomini di tutta l'Arabia. Ma veramente tutto questo versetto e il seguente dee spiegarsi e intendersi di Gesù Cristo come l'intesero i Padri, perocchè di lui solo con piena ed esatta verità può dirsi tutto quello che è detto dal Profeta. Le ricchezze dell'Egitto, e dell'Etiopia, e de' Sabei, e di tutti i popoli della terra anche i più rimoti, serviranno a Cristo, a cui il mondo tutto sarà soggetto, come vinto da lui colle armi della grazia, e conquistato colla predicazione della parola di verità. Le nazioni adunque, abbandonati i loro idoli, seguiranno te, o Cristo, in te crederanno, in te spereranno, te adoreranno con tal pienezza di obbedienza e di fede, che si considereranno come tuoi schiavi volontari legati dall'amore e dalla grazia dello Spirito santo, li cui legami sono del diamante più forte, come dice s. Ambrogio: e tale era Paolo incate nato per Cristo, Ephes. III. I. E queste nazioni ancora diranno, che in te solo, o Cristo, è veramente Dio, che abita in te, come in suo tempio; perchè in Cristo abita tutta la divinità corporalmente, come dice l'Apostolo Coloss. II. 9. E non è Dio fuori di te. Con queste parole applicate a Cristo non si esclude dalla divinità il Padre e lo Spirito santo, ma qualunque altro essere, e particolarmente li falsi dei de' Gentili. Le genti veggendo i prodigi senza numero, che saranno operati dagli Apostoli e dai predicatori del Vangelo, e veggendo soprattutto la incredibile mutazione di costumi, che sarà fatta negli uomini dalla grazia dell'istesso Vangelo, non potranno non riconoscere che l'autore di una legge sì santa e sì divina non può essere se non vero Dio, come e colleparole e co' fatti dimostrato avea il medesimo Cristo.

45,15:Veramente un Dio ascoso se' tu, ec. Ecco la sposizione di queste parole, ove alla figura si riferiscano, cioè a Ciro: veramente tu, Dio d'Israelle, Salvatore del popol tuo, tu se' un Dio ascoso e velato, che celi il tuo braccio servendoti di un principe idolatra, a cui gli uomini infedeli attribuiranno la liberazione d'Israelle, e la punizione de' Caldei piuttosto, che a te. Ma ognun vede, e noi il confessiamo, che questa spiegazione non aggiunge alla forza della frase profetica, nè dee aggiungervi, perocchè dee restare una distanza grande tralla figura e la verità, tra l'ombra e il corpo. Noi qui abbiamo il nome di Gesù non a caso postoci dal Profeta, perocchè Gesù e Salvatore sono la stessa cosa, e intendiamo subito come questo Salvatore è veramente un Dio nascosto per ragione della umanità, cui egli assunse con tutte le infermità della carne tolto il peccato. E veramente un Dio nascosto fu Gesù Cristo per quegli stessi Giudei, i quali con tanti aiuti per riconoscere il suo essere di Dio, si ostinarono a non credere, che in un uomo povero, umile, alieno da tutte le terrene grandezze si nascondesse quel Salvatore, che aspettavano. E siccome la comparsa, che fece Cristo nel mondo, non appagava la loro vanità e superbia, non si degnarono nemmeno di riflettere alle opere d'infinita possanza, con cui egli facea conoscere, che era Dio e Salvatore, e per loro dannazione lo rigettarono, e con lui rigettarono la salute, di cui per la loro fede fecero acquisto le genti, che credettero in questo Dio Salvatore non sola mente ascoso, ma di più crocifisso dalla perfidia d'Israelle.

45,16-17:Son confusi, e svergognati tutti ... i fabbricatori degli errori. Errori chiama i simulacri, i quali non posson essere creduti dei se non dalla stoltezza e dall'errore degli uomini. Quando i Babilonesi e le altre nazioni domate da Ciro vedranno, che i loro dei non le hanno protette nè salvate, e vedranno Israele salvato dal suo Dio, rimarranno tutte confuse e svergognate, e caderanno in grande obbrobrio. Ma quanto meglio ciò s'intenderà delle nazioni avverse al Vangelo, le quali saranno con fuse e svergognate per aver seguitato a credere ne' loro idoli, e da Cristo giudice saran condannate ad eterna ignominia, mentre lo spirituale Israele sarà con eterna salute liberato e salvato, onde nè confusione nè vergogna avrà egli, ma gloria e letizia per tutti i secoli? La libertà, e la salute procurata da Ciro a' Giudei non fu eterna, anzi non fu nemmeno di lunga durata, sendo sopravvenute dipoi le crude guerre degli Antiochi e degli altri re dell'Asia, e con questa parola eterna vuole il Profeta stesso avvertirci d'innalzare lo spirito a quella redenzione eterna che fu opera del vero Salvatore degli uomini.

45,18:Il Signore, che crea i cieli, lo stesso Dio, che forma ... la terra; ec. Chi tali cose predice, egli è il Creatore de' cieli, il Creatore della terra; il Creatore dei cieli, il quale ne' cieli stessi ha preparata abitazione felice e gloriosa ed eterna pe' credenti; il Creatore della terra, nella quale ha voluto, che abitino questi per un tempo, affinchè sobriamente,giustamente e piamente vivendo in essa, si meritino la corona di gloria, che ad essi da Dio fu promessa. Allude alla terra santa rimasa deserta, dopochè Nabuccodonosor ne trasportò a Babilonia gli abitatori; e dice, che ella debbe essere ripopolata, perchè Dio non vuole che ella resti per sempre una solitudine.

45,19:Non di nascosto ho parlato. Mette in bella vista la gran differenza, che passa tragli oracoli del vero Dio, e quelli de' falsi profeti, dei maghi, degl'indovini del gentilesimo. I profeti del Signore parlano pubblicamente: le Sibille parlavano nelle loro spelonche, i maghi in luoghi oscuri e sotterranei. Gesù Cristo si servi anch'egli di questo argomento a dimostrare la verità della sua dottrina: io ho pubblicamente parlato al mondo, e nulla ho detto di nascosto, Jo. XVIII. 20. Ma oltre a ciò Dio chiamando gli uomini a servirlo, li chiama colla speranza del premio; ei non dice: servitemi, perchè tale è l'obbligo vostro essendo voi mie creature: potrebbe dirlo, ma nol dice, e propone a' servi suoi sicura ed ampia mercede si nel tempo e si ancor nella eternità. I falsi dei nulla hanno da dare, e nulla danno a chi gli onora. Finalmente una grandissima differenza tralla vera religione e la falsa si è, che Dio non vuol essere onorato, se non con purissimo e santissimo culto, culto, che innalza l'uomo fino a rassomigliarsi al suo Creatore: Siate santi, perch'io son santo. Così disse Dio agli Ebrei. Il culto dei falsi dei serve a nudrire e rendere più potenti le passioni dell'uomo, e ad avvilirlo e degradarlo: imperocchè il Gentile trova negli stessi suoi dei l'esempio e l'incitamento ad ogni scelleratezza.

45,20:Raunatevi ... voi tutti, che siete usciti salvi di mezzo alle nazioni: ec. Chiama in testimoni di quel, che ha detto, gli Ebrei, che erano stati tanto tempo in mezzo a' Caldei, e ne erano usciti per tornare a Gerusalemme, e molto più i Cristiani del gentilesimo, i quali abbandonato l'antico culto, aveano abbracciata la fede. Che avete voi osservato di bello e di stimabile nella maniera di culto, che ivi si osserva? Non è egli vero, che bisogna aver perduto l'intelletto per credere, che sia un Dio una statua di legno, e meriti le adorazioni e le preghiere di chi la fece?

45,21:Parlate ... fate consiglio insieme: chi fu, ec. Pesate tra di voi questi miei detti; vedete se v'ha replica da opporre alle mie ragioni. Dite un po': chi potè prevedere e predire, che gli Ebrei condotti da Nabuchodonosor a Babilonia sarebbon liberati da Ciro? E chi potè prevedere e predire, che i Gentili dalla schiavitù de' de moni e de' falsi dei sarebbon liberati per Cristo? Chi tanto tempo, anzi tanti secoli prima, potè predire questo secondo prodigio, e predire il primo più d'un secolo innanzi? Non è egli indubitatamente il vero, il solo Dio? Mi si permetta di riflettere e di pregare i lettori, che riflettano anch'essi alla impressione grandissima, che dovea fare nello spirito dei primi fedeli del gentilesimo la lettura di questi divini oracoli, non solo per distaccarli sempre più dall'antico errore e far loro detestare la propria cecità, ma molto più per infiammarli nell'amore del vero Dio, il quale tanto tempo prima avea preparato per la lor cecità il rimedio, rimedio però, che a pochissimi e quasi a nissuno de' padri loro avea giovato, nè ad essi giovò, fino a tanto, che Cristo colla celeste sua grazia aperse i loro intelletti e i loro occhi, affinchè la luce divina delle Scritture si rendesse ad essi visibile ed efficace. Quello, che a' primi Cristiani fu di tanta utilità per far loro conoscere e amare la fede, dee produrre effetti simili in noi, se queste cose leggiamo in ispirito di pietà, e dee farci conoscere l'infinito pregio della fede che professiamo, e in essa stabilire i nostri cuori contro la seduzione dell'errore, e contro tutte le lusinghe delle passioni, le quali non sono meno avverse al Vangelo di quel che fossero gli stessi idoli, e sono anzi vera idolatria, secondo l'Apostolo; dicendo egli, che l'avarizia è idolatria, e pella stessa ragione intendendosi, come è idolatria l'amor de' piace ri. l'amor della gloria vana ec. Vedi ep. ad Eph. V.

45,23-24:Per me stesso ho giurato, ec. Per me stesso io giuro e pronunzio parola giustissima e irrevocabile, ed ella è questa, che si piegherà a me ogni ginocchio, e nel nome mio giurerà chiunque dovrà giurare. Abbiamo altre volte veduto, come il giuramento è portato nelle Scritture per significare ogni culto religioso, onde l'Apostolo in vece di giurerà tradusse confesserà Dio, ovvero darà lode a Dio, Rom. XIV. II. È qui una chiarissima profezia della vocazione di tutte le genti.

45,25:Diranno adunque ec. Notisi, che il verbo singolare dicet si riferisce alle parole omnis lingua del versetto precedente. Ecco la sposizione di questo luogo, ch' io credo la più vera ed esatta. Tutte le lingue pertanto di ranno con giuramento, che a me si appartiene la giustizia, vale a dire, che è mio dono ogni giustizia, e a me si appartiene l'impero sopra tutte le genti. E di poi il Profeta stesso soggiunge: a lui verranno, dinanzi a lui comparir dovranno con grande loro confusione tutti quelli, che resistono al suo Vangelo. Quella parola nel Signore è formula di giuramento, come si vede dall'Ebreo: e avendo Dio dichiarato con giuramento, che a lui si piegherà ogni ginocchio, e che tutte le lingue lo loderanno, cioè tutte le genti, molto opportunamente si mette in bocca delle stesse genti la confermazione della parola del Signore, facendo che elle ancora giurino, che del Signore, è la giustizia e l'impero.

45,26:Dal Signore ec. Avendo detto di sopra, che quelli i quali si oppongono al Signore, cioè al Vangelo di Cristo, saranno confusi, allorchè comparir dovranno dinanzi al tribùnale del medesimo Cristo, dice adesso, che sarà giustificata, vale a dire dichiarata giusta e salvata e glorificata la posterità d'Israele fedele, cioè i veri Cristiani.