Scrutatio

Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

Isaia 44


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Dio consola il tuo popolo sopra del quale spanderà il suo spirito. Egli è il primo e l'ultimo, e il solo Dio. Vanità degl'idoli, e di quei, che li fabbricano.

1Adessi ascolta, o Giacobbe mio servo, e tu, o Israele eletto mio:2Queste cose, dice il Signore, che ti ha fatto, e ti ha formato, tuo aiutatore dal seno della madre: non temere, Giacobbe mio servo, e tu, o rettissimo, cui io elessi;3Perocché io spanderò acque sopra la terra sitibonda, e fiumane sopra la terra arida: spanderò lo spirito mio sopra la tua discendenza, e la benedizione mia sopra la tua stirpe.4E germineranno come i salci presso le acque correnti tralle erbette.5Questi dirà: Del Signore son io: e quegli si darà il nome di Giacobbe; e l'altro scriverà sulla sua mano: Sono del Signore: e avrà nome simile a Israele.6Queste cose dice il Signore Re d'Israele, e il suo Redentore il Signor degli eserciti: Io il primo, ed io l'ultimo, e non è Dio fuori di me.7Chi è simile a me? Si dichiari, e si spieghi, ed esponga a me l'ordine delle cose dal tempo, in cui fondai l'antica gente: e le cose imminenti, e le e future annunzino ad essi.8Non temete, non vi turbate: ab antico io le feci sapere a te, e le predissi: voi siete a me testimoni; v'ha egli Dio fuori di me, e faccitore, che siami ignoto?9I fabbricatori degl'idoli son tutti un niente, e queste cose, che più amano, non saran loro di alcun giovamento. Eglino per lor confusione son testimonj, come per lor vergogna quegli né veggono, né intendono.10Chi ardi di formare un Dio, e gettò una statua buona a nulla?11Ecco, che tutti coloro, che a ciò hanno parte, saranno confusi: perocché questi sono artigiani uomini: si adunino tutti quanti, e si presentino, e tremeranno, e saran tutti svergognati.12Il fabbro opera colla lima; col fuoco, e col martello forma l'idolo, lavorando a gran forza di braccia; e patirà la fame, e verrà meno, e spossato non anelerà a ber acqua.13Lo scultore in legno stende la sua regola, formai l'idolo collo scalpello, lo dirizza a squadra, gli dà il suo contorno, e fa l'immagine di un uomo, com' uomo di bell'aspetto, che risegga in un tempio.14Tronca i cedri, porta via il leccio, e la quercia invecchiata tralle piante della foresta; e pianta un pino, che si fa rigoglioso mediante la pioggia.15E gli uomini se ne servono per bruciare: egli ne prende, e si scalda; e col fuoco che ne fa, cuoce il pane: di quello poi, che rimane compone un Dio, e l'adora: ne fa un simolacro, e dinanzi a lui s'inginocchia.16E una metà la consumò a far fuoco, e coll'altra metà fé cuocere la carne per mangiare; e si saziò, e si riscaldò, e disse: bene sta, mi son riscaldato, ho visto il fuoco.17Di quello poi, che avanzò se ne fece egli un Dio, e una statua: si incurva dinanzi ad essa, e l'adora, e la prega, dicendo: Salvami, tu se' il mio Dio.18Sono ignoranti, sono senza intelletto: sono inverniciati gli occhi loro, affinchè non veggano, e col loro cuor non intendano.19Non ripensano colla loro mente, né comprendono, né hanno senso per dire: Della metà ne feci fuoco, e su' suoi carboni cossi il pane; cossi le carni, e mangiai, e di quel, che resta ne farò un idolo? Mi prostrerò davanti ad un pezzo di legno?20Una parte di esso è cenere; un cuore stolto lo adora, e non illumina sestesso con dire: Forse l'opera della mia destra è menzogna.21Ricorditi di tali cose, o Giacobbe, e tu Israele: perocché tu se' mio servo. Io ti formai: servo mio tu se', o Israele, non iscordarti di me.22Ho sciolte qual nuvola le tue iniquità, e qual nebbia i tuoi peccati; ritorna a me, perch'io t'ho redento.23Cantate laude, o cieli; perocché il Signore ha fatto misericordia: giubilate, estreme parti della terra, monti, selve, e piante tutte risuonate di canzoni di laude: perchè il Signore ha riscattato Giacobbe, e sarà esaltato in Israele.24Queste cose dice il Signore redentor tuo, che ti formò nel sen della madre: Io sono il Signore, che fo tutte le cose; che solo distendo i cieli, e fondo la terra, e nissuno è con me.25Io, che vani rendo i presagi degl'indovini, e tolgo il senno agli astrologi: e fo cadere all'indietro i sapienti, e la loro scienza fo divenire stoltezza.26Io son colui, che riduce ad effetto la parola del suo servo, e adempie gli oracoli de' suoi nunzj. Io, che dico a Gerusalemme: Tu sarai abitata; e alle città di Giuda: Voi sarete ristorate, e renderò vita a' vostri deserti.27Io, che dico all'abisso: Asciugati, e io farò seccare le tue correnti.28Io, che dico a Ciro: Tu se' il mio pastore, tu adempirai tutti i miei voleri. Io, che dico a Gerusalemme: Tu sarai riedificata: e al tempio: Tu sarai rifabbricato.

Note:

44,1:Ascolta, o Giacobbe mio servo, ec. Questo popolo d'Israele egli è il popolo di Cristo, lo spirituale Israele, al qual popolo composto di Giudei e di Gentili Dio promette la specialissima sua protezione e il suo riscatto e le grazie celesti per Gesù Cristo. Di tutto questo è figura l'Israello carnale, e la sua liberazione dalla cattività di Babilonia. Vedi s. Girolamo, Cirillo ec.

44,2:Non temere, Giacobbe mio servo, ec. Si accenna in questo versetto lo speciale amore di Dio verso Abramo e verso Giacobbe, da cui il popolo ebbe il nome d'Israele; e quanto a Giacobbe si allude alla promessa fatta da Dio a Rebecca: Il maggiore sarà servo del minore, Gen. XXV. 24., onde è qui detto, che Dio fu suo aiutatore dal seno della madre. Ma con predilezione ed affetto più grande sarà Dio aiutatore del nuovo Israele, proteggendolo contro il furore di tanti nemici, quanti furono quelli, che afflissero e perseguitaron la Chiesa per più di tre secoli. A questo popolo eletto affinchè fosse santo e immaculato dinanzi a Dio nella carità, si dà molto più giustamente, che all'Ebreo, il titolo di rettissimo, perchè professerà una legge piena di vera giustizia e di perfettis sima santità.

44,3:Perocchè io spanderò acque sopra la terra sitibonda, ec. Sopra la Gentilita, la quale altrove paragonò a un arido infruttuoso deserto.
Spanderò lo spirito mio sopra la tua discendenza, ec. Le acque spirituali, le grazie celesti, e lo spirito di vita diffuso ne' cuori de' Gentili, produrranno belli e preziosi frutti di ogni virtù.

44,4:E germineranno come i salci ....trall'erbette. Il popolo Cristiano sorpasserà in virtù e santità di vita il Giudeo, come i salci piantati presso le acque correnti sopra le tenere erbette si alzano.

44,5:Questi dirà: Del Signore son io: ec. Rappresenta il Profeta l'ardore della fede de' primi Cristiani, i quali si faran gloria di dichiararsi servi di Cristo consacrati al suo culto e al suo servigio. Quegli si darà il nome di Giacobbe, il nome d'Israelita, cioè di fedele, e di cristiano. E l'altro scriverà sulla sua mano: Sono del Signore: come i soldati scrivevano sul pugno il nome del loro generale, così il cristiano vi scriverà: io sono del Signore, sono ascritto alla milizia del Signore. Ma quest'usanza, che i soldati portassero scritto il nome del generale, forse non fu tanto antica, ed è più probabile, che alluda Isaia a' servi, che aveano scritto sul braccio il nome de' loro padroni. E avrà nome simile a Israele: si chiamerà Israelita e Cristiano; non si chiamerà Giudeo, o Greco, o Romano, o Scita ec., ma fedele e seguace di Gesù Cristo. Tanto si glorieranno tutti di questo sol nome.

44,7:L'ordine delle cose dal tempo, ec. Se alcuno ha mai la impudenza di dirsi simile a me, venga a me davanti, e mi esponga l'ordine delle cose fatte dal tempo, in cui io fondai Adamo e i suoi figliuoli sopra la terra, e dipoi annunzi quelle ancor che saranno. La storia de' primi secoli del mondo non si ha in altro libro fuori che nelle Scritture.

44,8:Non temete, non vi turbate: ec. Popolo mio, fidati intieramente di me: io ab antico per mezzo de' miei profeti ti annunziai la verità, e predissi a te le cose future, e voi siete in ciò miei testimoni. Non v'ha adunque altro Dio fuori di me, nè altro fattore o fabbro delle cose, che sono o saranno, fuori di me, nè io alcun altro ne conosco, nè alcun altro può esservi giammai.

44,9:I fabbricatori degl'idoli son tutti un niente, ec. Gli idoli sono un mero niente, e un niente son quei, che li fanno: sono un niente per loro natura, e più ancora per la stupida loro empietà. Come tutto il popolo mio è testimone della mia divinità per le infinite prove, che egli ha della mia potenza, sapienza ec.; così questi fabbricatori de' falsi dei a proprio loro scorno son testimoni del nulla, che sono li stessi dei: ei ben sanno, che cosa fossero questi, prima che avesser data loro la figura, che hanno, e sanno ancora com'ei non hanno nè sentimento nè intelligenza, e sanno come ben possono essi amarli e onorarli, ma senza aspettar da essi verun utile o giova mento. A molti Cristiani potrà forse parere soverchia quasi e troppo lunga cosa il discorrer, che fa sovente Isaia e gli altri profeti contro la idolatria, e gli argomenti, che ei porta e inculca per dimostrare la esistenza di un solo Dio creatore e conservatore e ordinatore di tutte le cose. Per noi, che siamo stati per gran misericordia illuminati da Cristo e dalla sua verità, non sarà ciò tanto necessario; ma infinitamente necessario fu sì pe'tempi, ne' quali parlava Isaia, e sì ancora per quelli, che vennero appresso fino a tanto, che la luce dell'Evangelio giunse a discacciare le nere e dense tenebre, nelle quali quasi tutto il genereumano era involto; e quello, che fu necessario per quelli, è tuttora utile per noi, perchè in primo luogo venghiamo a conoscere da qual' orrenda miseria fummo liberati per Gesù Cristo, onde di gratitudine ci accendiamo e di amore verso di lui; in secondo luogo perchè ci confermiamo sempre più ne' principii fondamentali della re ligione; in terzo luogo finalmente perchè moltissime altre cognizioni in mezzo a tali ragionamenti ci sono intorno alla bontà e sapienza e providenza di Dio, che grandemente ci aiutano a meglio conoscerlo.

44,10:Chi ardi di formare un Dio, ec. Chi fu tanto stolto, mentecatto, furioso, che si credette di poter fare un Dio? È cosa, che fa pietà il pensare, che un uomo vile, me schino, che è per se stesso un niente, s'immaginasse di dar l'essere a un Dio.

44,11:Tutti coloro, che a ciò hanno parte, ec. Tutti quelli, che insieme lavorano e sudano per fabbricare, inverniciare, ornare questo idolo, saranno svergognati: perocchè tutti costoro sono uomini, che hanno la presunzione di voler fare un Dio; verrà un giorno, in cui saranno tutti raunati e presentati dinanzi al mio tribùnale, e tremeranno e saranno pieni di vergogna.

44,12:E'patirà la fame, ec. Quest'uomo, che fa un Dio, patisce la fame, la sete e la stanchezza fino a venir meno. Veramente ha da essere una gran cosa l'opera, che uscirà dalle mani di una creatura, la quale è di tanta potenza, che se non si ristora frequentemente, perisce ella stessa in pochissimo tempo. Vedi s. Girolamo. Dalla viltà dell'artefice si argomenta la viltà dell'opera, che ha da essere qualche cosa di meno del suo fattore. Qui parla dell'idolo di ferro, o di rame, e di altro metallo: nel versetto che segue, di quelli di legno.

44,13:Stende la sua regola. Per misurare quel che dee tagliare del pezzo di legno, da cui vuol cavare il suo idolo.

44,14:E pianta un pino. Quando taglia una quercia, o si mil pianta per farne l'idolo, pianta un pino, affinchè non manchi mai materia da fabbricarne tali dei.

44,18-19:Sono senza intelletto, sono inverniciati ec. Parla dei fabbricatori degl'idoli, i quali dice, che sono senza giudizio, e hanno gli occhi velati, e quasi inverniciati per non vedere nè intendere in cuor loro come è impossibile, che sia Dio un pezzo di legno, una parte del quale ha servito agli usi della cucina, l'altra è stata ridotta in figura di simulacro.

44,22:Ho sciolte qual nuvola le tue iniquità, ec. Qual nuvola, o qual nebbia, cui il sole od il vento dissipa e scioglie, ho io sciolte le tue iniquità e i tuoi peccati.
Ritorna a me, perch' io t'ho redento. Ti riscattai dalla schiavitùdine dell'Egitto; ti riscatterò dalla schiavitudine di Babilonia; ma da schiavitùdine ancor peggiore io ti trarrò sciogliendo le tue iniquità e i tuoi peccati. E che a questa miglior redenzione si alzi la mente del Profeta, si riconosce dal giubbilo e dal fervore, con cui e i cieli e la terra e i monti e le selve invita a cantare le lodi del Signore, che ha fatto misericordia, sciogliendo cioè le iniquità e i peccati (come egli ha detto) e ricolmando di grazie lo spirituale Israele.

44,25:Vani rendo i presagi degl'indovini....fo cadere all'indietro i sapienti, ec. Le vanissime arti d'indovinare il futuro mediante l'osservazione delle stelle o delle interiora degli animali, e dal volo e dal garrir degli uccelli, da' fulmini, da' sogni ec. furono sbandite dal mondo insieme colla idolatria dal Vangelo di Cristo, e i falsi sapienti, che o professavano tali arti, o vi facevano sopra gran fondamento, perderono la loro riputazione e la ingiusta fama di cui godevano.

44,26:Che riduce ad effetto la parola del suo servo, ec. Io sono quegli che ratifico tutto quello, che da' miei nunzi, da' miei profeti, è predetto intorno a Ciro mio servo, e intorno alla ristorazione di Gerusalemme e del Tempio. In un senso però migliore, e direttamente voluto dal Profeta e dallo Spirito santo, vuol dire: io adempirò esattamente tutto quello che riguarda il mio servo, il Cristo, e i consigli, cioè l'impresa grande de' suoi Apostoli, che anderanno a portare il vangelo di lui per tutta la terra, onde la spirituale Gerusalemme, la Chiesa, sarà popolata da gran moltitudine di cittadini.

44,27:Io, che dico all'abisso: Asciugati, ec. Questo abisso è Babilonia fondata in mezzo alle acque, ond'ella è chia mata mare, cap XXI.I. Ciro asciugò le acque dell'Eufrate, fagendole correre per canali a ciò preparati, ed entrò in Babilonia. Da questo tu dei intendere, o Israele, come per liberarti dalla schiavitù del demonio io saprò un giorno domare la potenza dell'inferno, e vincerlo, af fin di trarre dalle sue mani il popolo de' redenti.

44,28:Io, che dico a Ciro: Tu se' il mio pastore, ec. Tu se' il pastore eletto da me a salvare le mie pecorelle, e a riunirle disperse, e a farle tornare al loro ovile, a Gerusalemme, affinchè sia riedificata Gerusalemme e il Tempio sia rifabbricato. Veggiamo qui nominato pel suo proprio nome cento anni e più innanzi al suo nascere quel Principe, di cui la Providenza voleva servirsi per liberare il popolo Ebreo dalla futura schiavitù di Babilonia. Dimostrazione più evidente non può, cred' io, domandarsi della verità della Religione, e dell'assoluta potestà, con cui Dio dispone di tutte le cause seconde, e le dirige colla sua eterna sapienza all'adempimento dei suoi disegni e al bene della sua chiesa. A Ciro fu mostrata questa profezia, onde egli nel suo editto fatto in favor degli Ebrei confessò, che dal Dio d'Israele riconosceva l'impero, il quale lo avea fatto nominare ne' suoi Profeti, e avea detto, che egli fabbri cherebbe a lui un tempio in Gerusalemme. L'adempimento di questa prima liberazione vuole Dio che sia riguardato e considerato da' Giudei come una figura e un pegno sicuro di quella, che sarà opera del Messia, il quale scioglierà lo spirituale Israele da' lacci del peccato e del demonio, e fonderà la nuova città santa, la Chiesa Cristiana, vero tempio del Signore, in cui egli abiterà fino alla fine de' secoli. Vedi Giuseppe Ebreo Antiq. XI. 1.;1 Esd. I. 2.