Scrutatio

Mercoledi, 24 aprile 2024 - San Fedele da Sigmaringen ( Letture di oggi)

Isaia 57


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Morte del giusto. Minacce contro gli Ebrei idolatri, e iniqui. Pace, e consolazioni di quelli, che si convertiranno: il cuore degli empj è un mare in tempesta.

1Il giusto perisce, e non v'ha chi in cuor suo vi rifletta: e gli uomini pii sono rapiti, né alcuno ne ha sentimento; perocché prima che vengano i mali, il giusto é rapito.2Venga la pace: riposi nel suo letto chiunque ha camminato nella rettitudine.3Ma voi appressatevi qua, o figliuoli d'una indovina, stirpe di padre adultero, e di prostituta.4Di chi vi siete voi fatti beffe; contro di chi avete voi spalancata la bocca, e messa fuori la lingua? Non siete voi figliuoli scellerati, razza di bastardi?5Voi, che vi deliziate cogl'idoli sotto ogni pianta ramosa, immolando i pargoletti presso a' torrenti, e sotto massi scavati?6La tua porzione è colà, dove corre il torrente, ivi è il tuo bene, la versi libagione, offerisci sagrifizio. Non mi muoverò io a sdegno per cose tali?7Sopra un monte eccelso, e sublime collocasti il tuo letto, e colà salisti per immolarvi delle vittime.8E dietro alla porta, e dietro all'imposta hai collocato il tuo ricordo: e vicino a me hai peccato ricettando l'adultero: hai ingrandito il tuo letto, e con essi hai fatta alleanza: hai amato di star con essi scopertamente.9E con unguento regio ti se' profumata, ed hai moltiplicati i tuoi belletti. Hai mandati lontano i tuoi ambasciadori, e se' stata umiliata fino all'inferno.10Nella moltitudine di tue vie ti sei defatigata: non hai però detto: mi darò posa: hai colle mani tue trovato da vivere, per questo non porgi a me preghiera.11Che è quello, che temesti tu, che mancasti di fede, e non ti ricordasti di me, né a me pensasti in cuor tuo? perch'io taceva, come se non vedessi, tu pur ti scordasti di me.12Io farò conoscere la tua giustizia, e non gioveranno a te le opere tue.13Allorché tu alzerai le grida, ti salvino quegli, che tu hai radunati: ma tutto costoro se li porterà il vento, e un soffio li sbaragliera. Chi poi in me pon sua fidanza, avrà in eredità la terra, e possederà il mio monte santo.14E io dirò: Fate la strada, date il passaggio, allontanate dal sentiero, e alla via del mio popolo gli impacci;15Perocché queste cose dice l'eccelso, e il sovragrande, che abita l'eternità, e santo è il nome di lui: nelle altezze egli fa sua dimora, e nel santo, e collo spirito contrito, ed umile, per vivificare lo spirito degli umili, e per vivificare il cuore contrito.16Imperocché io non per sempre disputerò, né sino al fine riterrò il mio sdegno; perchè dalla mia faccia viene lo spirito, ed io creo le anime.17Per la scellerata avarizia di lui io mi adirai, e lo ho flagellato: ascosi a lui la mia faccia, e arsi d'indegnazione; ed ei se n'andò vagabondo seguendo le vie del suo cuore.18Vidi i suoi andamenti, e lo sanai, e lo ricondussi, e rendetti a lui le mie consolazioni, cioè a quelli di lui, che lo piangevano.19Ho creata la pace frutto delle (mie) labbra, pace a colui, che è lontano, e a colui, che è vicino, dice il Signore, e li ho sanati.20Gli empj poi sono come mar procelloso, che non può star in calma, i flutti del quale ridondano di sordidezza, e di fango.21Non è pace per gli empj, dice il Signore Dio.

Note:

57,1:Il giusto perisce, e non v'ha ec. Parla il Profeta della morte dei giusti, i quali sono il sostegno della repubblica, e l'oppressione de' quali è il più sicuro indizio di futura rovina: e benchè egli voglia parlare dei giusti, che erano a suo tempo, e di quelli ancora, che furon ne' tempi seguenti, contuttociò non è da dubitare, che egli abbia principalmente in mira il giusto per eccellenza, il Cristo, la oppressione e morte del quale descrisse egli nel capo 53.; e questa morte, come quella ancora degli Apostoli e de' Martiri di Cristo, fu cagione delle atroci calamità, che soffrirono i Giudei puniti per tanta lor crudeltà da Dio per mano de' Romani.
E gli uomini pii ec. Letteralmente gli uomini misericordiosi, ma il senso è lo stesso, la voce ebrea significando la pietà verso Dio e verso la patria. Si lamenta allamente il Profeta non solo che il giusto e gli uomini pii sieno oppressi, ma che sieno oppressi senza che alcuno si risenta, si svegli e consideri dove debba andar finalmente a finire tanta ingiustizia. Come se riunendo quello che disse alle fine del capo precedente, venga egli a dire: Il giusto perisce, gli uomini pii sono lapidati, cacciati nelle prigioni, uccisi, e frattanto i pastori del popolo, i capi della repubblica sbevazzano, s'ubriacano, e contenti di essersi levati dattorno questi uomini, che gl'importunavano colle loro prediche, non pensano ad altro, che a vivere allegramente.
Prima, che vengano i mali, il giusto è rapito. È indizio di rovina imminente (come si è detto) la persecuzione e la oppressione de' giusti; e di più Dio con bontà dal mondo li toglie, perchè non veggano i mali estremi della loro patria. Così Dio tolse dal mondo Giosia, perchè non vedesse la cattività del popolo a Babilonia, 4. Reg. XXII. 20.

57,2:Venga la pace, riposi ec. Augura e predice ai giusti la pace eterna, di cui goderanno nella vita futura, perchè camminarono nella giustizia.

57,3:Figliuoli di una indovina. Figliuoli non di Abramo e di Sara, ma di una indovina, ovver di una maga, figliuoli di padre adultero e donna infame. È noto come nelle Scritture l'idolatria è chiamata fornicazione e ndulterio, onde vuol dire figliuoli di padre e di madre idolatri.

57,4:Avete voi spalancata la bocca, e messa fuori la lingua? Con queste due frasi è descritta la petulanza degli Ebrei, che insultavano e schernivano Cristo; perocchè a lui rivolge l'occhio ad ogni tratto il Profeta, e agli strani trattamenti ch' ei soffrirà dalla Sinagoga.

57,5:Voi, che vi deliziate cogl'iddii ec. Non siete forse figliuoli bastardi e scellerati voi, che onorate i vostri dei coll'abbandonarvi a' vostri impuri piaceri ne' boschetti in fami e sotto ogni ramosa pianta? Di questi boschetti è parlato più volte ne' libri de' Re. Vedi.
Immolando i pargoletti ec. Offerendo a questi vostri dei la carne e il sangue de' teneri vostri bambinelli, infelici per esser nati da padri si lussuriosi e sì inumani.

57,6:La tua porzione è colà dove corre il torrente, ivi è il tuo bene: ec. Alcuni suppongono, che il Profeta rimproveri agli Ebrei di avere adorato le pietre stesse dei torrenti, superstizione non nuova tra' Pagani, da' quali poteron prenderla gli Ebrei. Il Vatablo perciò tradusse: nelle lisce e pulite pietre del torrente è la tua porzione. Altri credono, che si parli degli altari eretti alle sorgenti dei torrenti, i quali consideravansi come tante divinità. Ho tradotto in guisa, che o l'una o l'altra specie d'idolatria si può intendere significata. Abbiam parlato delle pietre adorate da' Gentili sotto il nome di Bethule, Gen. XXVIII. 18.

57,7:Sopra un monte eccelso e sublime collocasti ec. Parla dell'idolatria come di un adulterio. Tu non avesti rossore degli oltraggi, che fai al Signore; tu andasti sugli alti monti ad alzare altari per onorarvi le false e impure divinita. De' luoghi eccelsi consacrati agl'idoli si parla sovente nei libri dei Re: ivi al culto degli dei andavan dietro le più orribili oscenità.

57,8:E dietro alla porta... hai collocato il tuo ricordo. Parla delli dei Lari, i quali stavano dietro alle porte in ogni atrio delle case de' gentili, come notò s. Girolamo. Tu pure, o Ebreo, dice il Profeta, hai dentro la porta di tua casa e dietro alle imposte i tuoi idoli, i quali e nell'uscire di casa e nell'entrarvi ti ricordano, ch' ei sono i tuoi difensori e il principio di tua buona fortuna.
E vicino a me hai peccato, ec. Parla agli Ebrei sempre sotto la figura di un'adultera. Tu non ti sei contentata di idolatrare ne' luoghi eccelsi e ne' boschetti e dentro le domestiche mura, ma anche vicino a me, accanto a me, nello stesso mio tempio hai condotto l'adultero, il tuo idolo. Il re Achaz fece un altare profano simile a uno veduto da lui in Damasco, e lo pose nel luogo santo, nel sito dove era prima l'altare degli olocausti. Manasse poi empiè i due cortili del Tempio di altari consacrati alla milizia del cielo. Vedi 4. Reg. XVI. II. 12. XXI. 4. Hai ingrandito il tuo letto, ec. Hai moltiplicati li tuoi indegni amatori, i tuoi idoli, e, rotta la mia alleanza, con questi perfidamente hai fatta lega. Hai amato di star con essi scopertamente. Senza vergognarti del tuo obbrobrio, peccando con isfrenata licenza, dice s. Girolamo.

57,9:E con unguento regio ti se' profumata, ec. Alcuni vogliono, che ciò s'intenda del dio Moloch, che significa Re, in onore del quale gli Ebrei si profumassero e s' imbellettassero per celebrare le sue feste. Altri credono, che si accenni uno de' mezzi, pe' quali l'idolatria fece grandi progressi nel popolo Ebreo, vale a dire la corrispondenza co' re stranieri, la superstizione de' quali abbracciarono gl'Israeliti per godere della loro protezione. Questo secondo senso è forse migliore per quello che segue: hai mandati lontano i tuoi ambasciadori: cioè fino nell'Assi ria, donde Achaz chiamò Theglathphalasar in suo aiuto (vedi qui Ezech. XXIII. 16. ec.). E moltiplicati in tal guisa i tuoi idoli, tu che eri una volta donna onorata, e gloriosa sei divenuta una peccatrice infame, ridotta ad avere per tuoi di i demoni.

57,10:Nella moltitudine di tue vie ti se' defatigata: ec. Tu i se' affaccendata e stancata nel cercare per ogni parte Dei tutelari; ma non ti dai posa per questo, e de' nuovi ancora ne cercherai; e tu credi già di avere, col cercare e trovar tanti dei, trovato il modo di sostenerti e di vivere, e per questo non ricorri più a me, nè mi preghi di aiuto.

57,11:Che è quello, che temesti tu, ec. E quando tu fosti caduta nel baratro, in cui ti trovi, avesti tu qualche timore dell'ira mia? No: tu violata la fede data a me, non ti se' più ricordata di me, non hai pensato più a me; perchè io dissimulava e pazientava, tu non facesti più verun caso di me.

57,12:Farò conoscere la tua giustizia. Io (non temere) farò sapere all'universo tutto, come tu se' giusta, e riconoscente e pia verso di me. Ognun vede, che è qui una forte ironia.
Le opere tue. Gl'idoli, opere delle tue mani.

57,13:Quelli, che tu hai radunati. Gl'idoli, cui tu da varie nazioni prendesti.
Possederà il mio monte santo. Sarà cittadino di Sionne, cioe della Chiesa nel tempo presente, e cittadino del Cielo nella eternità.

57,14:E io dirò: Fate la strada, ec. È qui la stessa esortazione, che si lesse cap. XL. 3.: preparate la via del Signore. ec. Perocchè si descrive qui la bontà del Signore, il quale dopo aver punita l'iniquità del suo popolo colla cattività di Babilonia lo richiamerà dal suo esilio a Gerusalemme, e dipoi, quando lo stesso popolo avrà meritato co' suoi peccati di essere abbandonato all'ultima sua rovina, riunirà e raccoglierà nella sua Chiesa gli avanzi d'Israele per mezzo degli Apostoli e de' predicatori del Vangelo.

57,15-16:Che abita l'eternità. Che abita in se stesso, nella sua divinità, che è eternità come pure immensità.
Fa sua dimora, e nel santo, e collo spirito contrito ec. Dio fa sua dimora nel suo santuario, e fa sua dimora cogli uomini, che hanno il cuore contrito e umiliato, e a questi egli dà vita e ristoro e consolazione. Egli adunque dice, che non sempre disputerà, non per sempre sarà sdegnato, nè fino a punire gli uomini con tutta quella severità, che meriterebbono i loro peccati; perchè egli è il creatore delle anime, e non ama disperdere quello, ch' egli ha fatto. Si umilii adunque l'uomo e si penta, e troverà misericordia e perdono. Nelle ultime parole di questo versetto si allude a quelle della Genesi, dove si legge, che Dio ispirò in faccia a Adamo un soffio di vita, Gen. II. 7.

57,17:Per la scellerata avarizia di lui. Per la scellerata insaziabile sua volontà di peccare. Parla del popolo Ebreo.
Se n'andò vagabondo seguendo le vie del suo cuore. Pena gravissima è quella di un peccatore, cui Dio abbandona, lasciandolo seguire le corrotte inclinazioni del suo cuore.

57,18:Vidi i suoi andamenti, ec. Lo vidi ingolfarsi sempre più negli errori e nelle miserie spirituali, e ne ebbi pietà, e lo sanai e lo feci tornare a me, e lo consolai, vale a dire, consolai quelli che erano pentiti e piangevano i loro peccati.

57,19:Ho creata la pace frutto delle (mie) labbra, pace a colui, che è lontano, ec. Ho creata la pace, che è frutto di mie promesse. Ho fatto quel, che io avea promesso, dando la pace, cioè il Cristo autor della pace: e questa pace è pe' lontani, cioè pei Gentili, ed è pe' vicini, cioè per li Giudei, e gli uni e gli altri saranno sanati da me secondo la mia parola. Ed è qui da notare con s. Girolamo, come riguardo a questa pace sono nominati prima i Gentili, che gli Ebrei, perchè con ardore più grande sarà accolto Cristo dalle genti, che dagli Ebrei.

57,20-21:Gli empi poi sono ec. Gli umili, i penitenti contriti di cuore, sia Gentili o sia Giudei, avranno la pace: ma il cuore degli empi è come un mare sempre in tempesta, che non può aver bonaccia, e i flutti di questo mare, che sono le passioni, che gli sconvolgono, sono pieni di sordida schiuma e di fango; ed è questo tutto il loro guadagno. Conclude adunque Dio per bocca del suo Profeta, che la pace non è fatta per gli empi.