Scrutatio

Martedi, 23 aprile 2024 - San Giorgio ( Letture di oggi)

Isaia 41


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Potenza di Dio infinita: sua bontà verso degli uomini. Redenzione di Giacobbe. Vanità degl'idoli.

1Si tacciano le isole dinanzi a me, e le genti si riconfortino; si accostino, e allora parlino, andiamo insieme in giudizio.2Chi suscitò dall'oriente il giusto, e chiamollo perchè lo seguisse? Egli umiliò nel cospetto di lui le nazioni, e lo fé superiore ai regi, divenuti come polvere dinanzi alla sua spada, e come stoppia traportata dal vento dinanzi all'arco di lui.3Ei li incalzò, andò avanti senza disastro, orma non si vide de' piedi di lui.4Chi tali cose operò, e condusse a fine? Chi fin da principio tutte ordinò le generazioni? Io il Signore, il primo, e l'ultimo son io.5Le isole videro, e n'ebber timore: le più rimote genti rimasero stupefatte, e si ravvicinarono, e si unirono.6Ciascheduno spalleggerà il suo vicino, e al suo fratello dirà: Fatti animo.7Il bronzista, che lavora al martello, faceva coraggio a quello, che lavorava allora senza incudine, dicendo: La saldatura è buona: e assicura con chiovi la statua, perchè non sia smossa.8Ma tu, o Israele, mio servo, tu Giacobbe eletto da me, stirpe di Abramo amico mio;9Tu, cui io trassi dagli estremi confini della terra, e dalla rimota patria di lui ti chiamai, e ti dissi: Servo mio se' tu, io ti ho eletto, e non ti ho rigettato.10Non aver paura; perocché io son teco: non torcer di strada; perocché io sono il tuo Dio: ti ho fortificato, e ti ho aiutato, e la destra del giusto mio ti sostenne.11Ecco che saranno confusi, e svergognati quelli, che a te fanno guerra: saran come se non fossero, e periranno quei, che a te contraddicono.12Cercherai di loro, e non li troverai questi uomini ribelli a te: saranno come se non fossero, e come distruzione gli uomini, che combattono contro di te;13Perocché io sono il Signore Dio tuo, che te prendo per mano, e ti dico: Non temere, io sono tuo soccorso.14Vermicciuolo come sei, non temere, o Giacobbe, né voi, o morti d'Israele: io son tuo aiuto, dice il Signore; e tuo Redentore è il Santo d'Israele.15Io ti farò diventare come un carro nuovo da tribbiare i grani, armato di denti di ferro: tu tribbierai, e pesterai i monti, e ridurrai in polvere le colline.16Tu le scuoterai, e 'l vento le porterà, e il turbine le spergerà: e tu esulterai nel Signore, ti rallegrerai nel Santo d'Israele.17I poveri, e i mendichi cercano acqua, e acqua non è: secca è per la sete la loro lingua: io Signore li esaudirò, io Dio d'Israele non li lascerò in abbandono.18Io scaturir farò ne' più alti colli de' fiumi, e delle sorgive in mezzo a' campi: il deserto cangerò in istagni di acque, e la secca terra disabitata cangerò in rivi di acque.19Nella solitudine farò venire il cedro, il setim, e il mirto, e la pianta di ulivo: e nel deserto porrò insieme l'abete, l'olmo, e il bussolo:20Affinchè tutti insieme veggano, e sappiano, e ripensino, e intendano, che la mano del Signore ha fatta tal cosa, e il Santo d'Israele la ha creata.21Date fuora la vostra difesa, dice il Signore: proponete se qualche cosa avete di forte, dice il Re di Giacobbe.22Vengano, e annunzino a noi tutte le cose, che sono per avvenire: narrate le cose precedenti, che furon; e noi intenderemo, e sapremo quelle, che verran lor dietro; annunziate le cose future.23Annunziate le cose, che verranno in futuro, e conosceremo, che voi siete dii: fate eziandio del bene, o del male, se pur il potete: e parliamo, e discorriamola insieme.24Ma voi siete dal nulla, e il vostro essere viene da ciò, che non è: abbominazione è colui, che a voi rendo culto.25Lo chiamai dal settentrione, e venne dall'oriente: egli invocò il nome mio, e calpestò i principi come fango, e come il vasaio pesta la molle terra.26Chi tali cose ha predette fin da principio, affinchè noi lo conosciamo: e sino da tempi antichi, affinchè diciamo: Sta per te la giustizia? Ma non è chi profetizzi, né chi predica, né v'ha chi vi senta parlare.27Il primo dirà a Sionne: Ecco che quegli son qui: e darò a Gerusalemme un apportator di lieta novella.28E osservai, e non era alcuno neppur tra questi, che fosse capace di consiglio, e interrogato rispondesse parola.29Tutti adunque sono iniqui, e vane sono le opere loro: e i lor simolacri son vento, e inanità

Note:

41,1:Si tacciano le isole dinanzi a me, ec. Dio vuol parlare, e perciò intima, il silenzio alle isole, vale a dire alle genti, in tal guisa però, che quando egli avrà parlato possano esse disputare, se vogliono, contro di lui; onde dopo aver detto, si tacciano, soggiunge, si riconfortino, si accostino, e parlino ec.

41,2:Chi suscitò dall'oriente il giusto, ec. Chi fu colui, che dalla Mesopotamia (che è all'oriente riguardo alla terra santa) chiamò Abramo il giusto? Abramo è chiamato giusto, perchè tragli empi infedeli solo, o quasi solo, credette a Dio. Lo chiamò Dio perchè lo seguisse, e Abramo ascoltò la voce del Signore e seguitò Dio, obbedendo a lui senza saper dove si andasse, dice l'Apostolo, Hebr. XI. 8.
Egli umiliò nel cospetto di lui le nazioni, ec. Parla in primo luogo della vittoria riportata da Abramo contro i quattro regi e i loro eserciti vittoriosi, Gen. XIV. In secondo luogo parla ancora delle insigni vittorie riportate da Mosè e da Giosuè e dagli altri posteri di Abramo contro gli Amaleciti, i Chananei, i Filistei ec.; imperocchè tutto quello, che a' discendenti di quel patriarca fu conceduto da Dio, era conceduto anche ad Abramo in se quela delle promesse a lui fatte da Dio; e tutta questa felicità data al popolo disceso da Abramo fedele, serve all'intento di Dio, che è dimostrare come da Dio e non dalle false divinità de' Gentili vien tutto il bene.
Divenuti come polvere dinanzi alla sua spada. Dee supplirsi così: divenuti come polvere traportata dal vento ec., supplemento, che si prende dal membro seguente di questo versetto.

41,3:Ei gl' incalzerà, ec. Il popolo disceso da Abramo in calzò i nemici, andò avanti nella conquista della terra di Chanaan senza provar disastro, la conquistò con tanta celerità e facilità, che parve quasi volasse, onde non lasciò vestigio de' piedi suoi nella terra. Non debbo omettere, che vari antichi Interpreti pel Giusto chiamato dall'oriente intesero il Cristo, il quale, quasi sol di giustizia, dall'oriente, dove nacque, con somma facilità e celerità estese la gloria del Padre fino agli ultimi confini del mondo soggettando i regi e le nazioni alla fede in tal guisa, che quasi in un momento si vide la terra, ingombrata pell'avanti dalle nere tenebre dell'idolatria, illustrarsi tutta quanta dalla luce dell'Evangelio, talmente che parve questo nuovo conquistatore non camminasse, ma volasse. Si è già veduto altre volte come le armi e le vittorie temporali servono ne' profeti a di segnare le spirituali vittorie di Cristo. Così secondo l'allegoria.

41,4:Chi tali cose operò ... chi fin da principio ec. Chi fu, che rendette sì chiara e illustre e potente la stirpe d'Abramo, quando questa stirpe a lui fu fedele? Chi è, che fin dall'origine della nazione ne previdde, ne ordinò e dispose una dopo l'altra tutte le generazioni da Abramo fino a Ezechia e fino a Cristo? Io il Signore, che sono prima di tutti i secoli, e tutto il secolo creai, conservo e ordino secondo la mia volontà, e dopo la fine de' secoli sono tuttora. Io sono l'alpha e l'omega, principio e fine, Apocal. XXII. 13. Vedi anche Isai. XXXIV. 10. Tutto questo non potè esser fatto dagli dei delle genti, che sono meno antichi degli artefici, i quali li formano.

41,5-7:Le isole videro ... le più rimote genti ec. Le vittorie del popol mio, di Mosè, di Giosuè ec. atterrirono le nazioni, alle quali ne pervenne la fama, ed elle conobbero la infinita possanza del Dio di Abramo e n'ebber timore. Vedi Jos. XV. 15., Jos. V. I., e altrove. Ma il vecchio errore fu contro la verità si potente, che tutte queste nazioni divise e discordi nella loro credenza si uniron tutte a odiare la vera religione e il popolo, che la professava, e a difesa de' loro idoli, e in questo si spalleggeranno gli uni gli altri e si faranno coraggio. Così il bronzista, che lavora al martello la statua di uno di questi dei, anima il compagno, che nel lavoro lo aiuta, e gli dice: la saldatura è buona e ben fatta; e con gran divo zione si dà il pensiero di assicurar la sua statua alla muraglia con chiodi, affinchè stia ferma e non possa precipitare per terra. Il Profeta ritocca nuovamente con molta grazia le cure e le diligenze degli artefici nella formazione di questi loro dei, i quali veramente di tutta la loro providenza hanno bisogno. Così qui uno di tali artefici dice: la statua è bella e buona; le parti di essa sono ben unite e collegate tra loro, onde ella sarà durevole; ma egli non si fida talmente del suo lavoro, che non pensi a fermarla stabilmente al muro con grossi e forti chiodi, affinchè non pericoli.

41,8-10:Ma tu, o Israele mio servo, ec. Dimostrata la vanità degl'idoli, si volge Dio agl'Israeliti adoratori suoi, a' quali promette, che sarà loro Dio e loro protettore come lo fu già di Abramo. Ma noi dobbiamo osservare, che non tanto del carnale Israele parla qui il Profeta, quanto d'Israele spirituale, cioè del popolo Cristiano imitatore della fede di Abramo e di Giacobbe; imperocchè congiunge Isaia colla figura la verità in tal guisa, che non è possibile di non vedere, che a questa piuttosto, che a quella, i suoi concetti e le sue parole si riferiscono. Dio adunque da rimoto paese, dalla Caldea, chiamando e a sè traendo Abramo suo servo e amico, con lui trasse insieme i suoi figliuoli, cioè la sua posterità, la elesse, la con servò e la difese e la fortificò e l'aiutò, e colla stessa destra, colla quale sostenne il suo giusto, Abramo fedele, colla stessa destra sostenne la sua discendenza. Tale è il senso di quelle parole: suscepitte dextera iusti mei: ti sostenne la destra, che sostenne, che fu impiegata a sostenere il mio giusto: ti sostenne la mia destra, che fu in favore del mio giusto. Nello stesso senso, anzi in molto miglior senso, Dio elesse in Cristo Gesù i nuovi fedeli fino dall'ultime estremità della terra, e con infinito amore e con tenerissima provvidenza in mezzo alle avversità e alle tempeste del secolo li protegge, e colla medesima destra, con cui sostenne il suo Cristo, colla stessa sosterrà per petuamente il popolo di Cristo pel sommo amore che egli ha per questo loro capo divino, autore e consolatore di lor salute. E questo, e ciò, che in appresso aggiunge il Profeta, tendeva a consolare e confortare i fedeli di tutti i secoli contro la violenza delle persecuzioni e delle tribolazioni, per le quali ha dovuto e dovrà passare la Chiesa di Cristo, e alle quali debbono aver parte tutti quelli che vorranno piamente vivere in Cristo Gesù, come dice l'Apostolo.

41,11-12:Ecco che saranno confusi, ec. Promessa, che si è adempiuta e si adempirà ancora sino alla fine de' secoli in favor della Chiesa, i nemici della quale avranno per loro fine la vergogna, l'ignominia, la perdizione. Si cercherà un giorno e si dirà: Che è stato di tanti nemici persecutori fieri e crudeli, che si credettero di espugnare colla loro possanza la Chiesa? Che è stato di tante sette di eretici ribelli alla loro Madre, che tentarono di avvilirla e di sopraffarla? Di tutti costoro il nome stesso sarebbe forse dimenticato e sepolto, se a gloria della Chiesa, la quale li vinse, non fosse segnato ne' fasti di lei.

41,14-16:Vermicciuolo come sei, non temere, ec. Queste espressioni si adattano molto bene a' principi della Chiesa nascente, della Chiesa fondata da dodici pescatori di nissuna autorità e di nissun potere per loro stessi, ingrandita in que' primi giorni non da' molti nobili, non dai molti potenti, non da' sapienti secondo la carne, ma da moltitudine di uomini di basso lignaggio, di nissun sapere, di nissun credito; perseguitata con estremo furore dagli Ebrei, contrariata e nimicata e assalita nella sua infanzia e debolezza da' grandi e potenti del secolo, i quali talora poterono non ingiustamente credersi di averla estinta e che fossegià morto e finito Israele. Ma le cose stolte del mondo elesse Dio per confondere i sapienti, e le cose deboli del mondo elesse Dio per confondere le forti, e le ignobili cose del mondo e le spregevoli elesse Dio, e quelle che non sono, per distruggere quelle che sono, I. Cor. I. 26. 27. 28. Queste parole di Paolo, secondo me, sono la più bella sposizione, che dar si possa di questo luogo di Isaia, mostran do l'Apostolo l'adempimento delle cose predette qui dal Profeta. Giacobbe, il quale secondo quelli, che non hanno altri occhi se non di carne, è un verme, sarà a' danni de' suoi potenti e superbi nemici un carro nuovo armato di denti di ferro, che tribbierà non la paglia del grano, ma i monti e i colli, e li ridurrà in polvere da esser dispersa da' venti e da' turbini.

41,17-18:I poveri e i mendichi cercano acqua, ec. Gli uomini, particolarmente i Gentili, privi di acqua, vale a dire di ogni salutare dottrina e di ogni bene spirituale, languivano miseramente, e la loro stessa miseria parlava per essi e chiedea refrigerio alla loro sete. Io li esaudirò, e nel loro estremo bisogno li aiuterò mandando per essi il Maestro della giustizia, e farò, che ne' luoghi aridi, sterili, alpestri, abbondino le grazie e i doni dello Spirito santo.

41,19-20:Nella solitudine farò venire il cedro, il setim, ec. Ho voluto porre il nome Ebreo di questo secondo albero, perchè a mettere spina non si direbbe nè s'intenderebbe una gran cosa. Il legno di setim, odoroso, incorruttibile e risplendente, fu messo in uso nella fabbrica del tabernacolo di Mosè, Exod. XXV. 10. La incolta Gentilità, che era prima deserto spogliato di ogni bene, coltivata da' miei Apostoli sarà ornata, come terra felice, di ogni amenità e bellezza di sante virtù. E chiunque vedrà cangiamento sì grande, non potrà far a meno d'intendere, che la sola mano di Dio potè operare prodigio si grande.

41,21:Date fuora la vostra difesa, ec. Su via, nazioni, che adorate gli dei di sasso, d'oro, d'argento, venite, mettete fuora le ragioni, che propor potete in vostra difesa; se alcun valevole e forte argomento avete per iscusarvi e giustificarvi, fate che noi lo sentiamo, dice il vero Dio, quel Dio che governò Giacobbe, e tanti segni e tante prove ha dato della specialissima provvidenza, con cui governa quel popolo.

41,22-23:Vengano, e annunzino a noi tutte le cose, ec. Vengano questi vostri dei, e dimostrino l'esser loro divino col predire a noi le cose future: anzi voi stessi, o dei muti, raccontateci solamente le cose, che furon già ne' secoli addietro: dite quello, che a principio Dio fece, ordinò, dispose, e da questo noi intenderemo e sapremo, che voi saprete anche quello, che verrà dietro a quelle prime cose: ma soprattutto annunziate le cose, che saranno, se volete che noi crediamo che sia in voi qualche cosa di divino: ovvero fate del bene agli uomini, o fate loro anche del male,se avete tal potestà, e poi parleremo e discorreremo insieme di quello, che debba dirsi di voi. Ma voi siete senza senso e senza parola, e nè il passato nè il futuro potete sapere e se qualche volta il demonio per bocca vostra ha parlato e anche predetto il futuro, ciò in primo luogo proverebbe qualche cosa in favor del demonio, non in favor vostro; e di più le predizioni di lui ambigue, oscure, facili a tirarsi a sensi diversi e contrari, provano l'acutezza di questo spirito maligno, il quale abusò della stolta credulità degli uomini per ingannarli senza che la stessa conosciuta e sperimentata falsità degli oracoli abbia servito a disingannare la pazza curiosità de' vogliosi.

41,24:Ma voi siete dal nulla. Voi come materia di oro, di argento ec. siete creature tratte dal nulla dalla mano del Creatore; come idoli adorati dagli stolti, voi siete dal nulla, e siete creati tali dalla vana immaginazione e dall'errore di chi per dii vuol riconoscervi. Il vostro essere viene da ciò, che non è: il vostro essere in qualità di dei viene dal nulla, è fondato nel nulla ed è un nulla: per la qual cosa (conclude Dio) è degno di abbominazione chiunque a voi rende culto, anzi egli è abbominazione e anatema per la sua empietà.

41,25:Lo chiamai dal settentrione, e venne dall'oriente. Torna a parlare di Abramo, il quale fu chiamato da Dio dalla Caldea, che è all'oriente riguardo alla terra santa, e fu nuovamente chiamato quando era a settentrione nella Mesopotamia; onde chiaramente potrebbe tradursi cosi: lo chiamai da settentrione sendovi egli venuto dall'orien te. Questo giusto adunque, che invocò e adorò il nome del vero Dio, e coll'aiuto del medesimo Dio divenne si grande, ed ebbe una posterità sì potente, che debellò e conculcò re potenti, come uno che fabbrica vasi di creta pesta co' piedi la terra, di cui fa l'impasto; questo giusto è un vivo e grande esempio di quello, ch'io fo e posso fare in vantaggio di chi mi onora, e in me, e non nei falsi dei, ripone le sue speranze.

41,26:Chi tali cose ha predette ec. Quali mai degl'idoli delle nazioni previde e predisse da principio e fin ab antico quello, che dovea essere di Abramo e della sua posterità? Dicasi se alcuno lo ha predetto, affinchè lo conosciamo, e affinchè diciamo, che egli ha ragione, che la giustizia sta per lui, e che egli ha la scienza, che è propria di Dio. Ma di tutti gli dei delle nazioni uno solo non è, che possa annunziare e predire il futuro, un solo non è, di cui siasi mai udita la favella.

41,27:Il primo dirà a Sionne: ec. Dio sarà il primo e il solo, che predirà il futuro, e dirà a Sionne: ecco, sono qui quelli, che prediranno il futuro nel nome mio; e a Gerusalemme manderà chi le porti lieta novella, un Isaia, un Geremia ec., i quali le annunzieranno la venuta del Cristo e la predicazione del suo Vangelo e il regno del medesimo Cristo sopra la terra. Ma ciò ancora può intendersi degli Apostoli, successori de' profeti, i quali pre dicheranno a Gerusalemme e a tutto il mondo il Vangelo del Salvatore, e cacceranno i demoni, e distruggeranno gl'idoli e la idolatria.

41,28-29:E osservai, e non era ec. Io (dice adesso il Profeta) stetti osservando se almen tra questi adoratori dei falsi dei alcuno vi fosse capace di buon consiglio e d'intelligenza, od alcuna cosa sapesse rispondere alle interrogazioni e agli argomenti proposti. Per la qual cosa concludasi, che costoro son tutti gente iniqua, che toglie al vero Dio l'onore dovuto a lui per darlo a' simulacri, opere vane delle loro mani, perocchè questi simulacri non altro sono se non vento e inanità.