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Giovedi, 18 aprile 2024 - San Galdino ( Letture di oggi)

Isaia 40


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Gerusalemme sarà consolata, e salvata da Cristo. Predicazione del precursore. Gloria, e possanza del Messia. Stoltezza degl'idolatri. Felicità di chi spera in Dio.

1Consolatevi, consolatevi, popol mio, dice il Dio vostro.2Parlate al cuor di Gerusalemme, e racconsolatela; perocché è finita l'afflizione di lei, e la sua iniquità, e perdonata: ella ha ricevuto dalla mano del Signore il doppio per tutti i suoi peccati.3Voce di uno, che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddirizzate nella solitudine i sentieri del nostro Dio.4Ogni valle sarà colmata, e ogni monte, e ogni colle sarà abbassato, e lestrade storte diventeranno diritte, e piane le malagevoli;5Perocché manifesterassi la gloria del Signore, e vedran tutti gli uomini insieme quello, che la bocca del Signore ha annunziato.6Voce di uno, che dice: Grida. Ed io dissi: Che è quello, che io ho da gridare? Tutta carne è erba, e tutta la gloria di lei è come il fiore de' campi.7Si secca l'erba, e cade il fiore ognivolta che il fiato del Signore lo investe. Veramente un'erba è il popolo:8Si secca l'erba, e cade il fiore: ma la parola del Signor nostro sta in eterno.9Sopra un alto monte ascendi tu, che evangelizzi Sionne: alza vigorosa la voce tua, o tu, che evangelizzi Gerusalemme: grida forte, non temere. Dì alle città di Giuda: Ecco il Dio vostro;10Ecco che il Signore Dio verrà con possanza, e il braccio di lui dominerà: ecco che egli ha seco la sua mercede, ed ha davanti a se l'opra sua.11Egli come pastore pascerà il suo gregge: egli colla sua fortezza raccoglierà gli agnelli, e li solleverà al suo seno, porterà egli stesso le pecorelle, che sono piene.12Chi è colui, che ha misurato nel suo pugno le acque, e ha pesati i cieli nella palma distesa? Chi è, che con tre dita sostiene la macchina della terra, e scandaglia i monti, e mette in bilancia le colline?13Chi ha dato aiuto allo spirito del Signore? Chi gli ha dato consiglio, e chi gli ha insegnato?14Chi ha egli chiamato a consulta, e chi è, che abbia istruito lui, e a lui abbia mostrata la via della giustizia, e lo abbia stradato nella scienza, e gli abbia fatto conoscer la strada della prudenza?15Ecco che le nazioni sono come una goccia della secchia, e son valutate come uno scrupolo, che dà il tratto alla bilancia: ecco che le isole son come un granellino di polvere.16E il Libano non ha legna a sufficienza pel fuoco, né le bestie del Libano basterebbero per gli olocausti.17Le genti tutte sono dinanzi a lui come se non fossero, e come un niente, e cosa vuota di essere sono stimate riguardo a lui.18A qual cosa adunque avete voi rassomigliato Dio? o qual immagine farete di lui?19Non è egli il fabbro quello, che ha gettata la statua, e l'orefice l'ha formata di oro, e di lame d'argento l'argentiere?20L'artefice intelligente cerca legno forte, e che non si corrompa, proccura di assicurare l'idolo, che non sia smosso.21Non sapete voi, non avete udito, non fu egli annunziato a voi fin da principio, non avete voi compreso come fu fondata la terra?22Que', che seggono sul globo della terra, e la abitano, sono quasi locuste. Dio distese qual sottilissima cosa i cieli, e li dispiegò come un padiglione, che serve d'alloggio.23Egli riduce nel niente gl'investigatori delle occulte cose, ed annicchila i giudici della terra.24E il loro tronco non è né piantato, né seminato, né radicato nella terra: colpiti dal soffio di lui inaridiscono, e sono dispersi come stoppia da un turbine:25E a qual cosa mi avete voi assomigliato, e a qual cosa agguagliato mi avete, dice il Santo?26Alzate all'alto gli occhi vostri, e considerate chi tali cose creò: chi la loro moltitudine guida con ordine, e tutte pel suo nome le chiama, e per la grandezza della possanza, e della fortezza, e della virtù di lui neppur una rimane indietro.27Per qual ragione dici tu, o Giacobbe, e pronunzi tu, o Israele: Non è noto al Signore lo stato mio, e non preme al mio Dio di farmi ragione?28Ignori tu, e non hai udito, che Dio è l'eterno Signore, che creò la terra quant' ella è ampia; ch'ei non sente fiacchezza, né affanno, ed è imperscrutabile la sua sapienza?29Egli al fiacco dà robustezza; e a que', che non sono, somministra forza, e vigore.30La fresca età verrà meno per la stanchezza, e la gioventù per debolezza cadrà.31Ma que', che sperano nel Signore, acquisteranno nuova fortezza, prenderanno ale di aquila, correranno senza fatica, cammineranno senza stancarsi.

Note:

40,1:Consolatevi, consolatevi, popol mio, ec. Il Profeta avea predetto chiaramente la futura cattività del popolo Ebreo a Babilonia, la qual predizione era argomento di gran dolore: ma adesso il Signore per bocca dello stesso Profeta dice, che si consoli lo stesso popolo, perchè dalla sua cattività egli lo trarrà fuori e lo ritornerà nell'antica sua sede: ma questa liberazione è poca cosa in com parazione di un'altra molto maggiore, inestimabil felicità, la considerazione della quale occupa tutto lo spirito di Isaia, e questa si è la venuta del Cristo a liberare il popolo de' credenti dalla durissima tirannia del demonio, e meritare ad essi la libertà e l'adozione di figliuoli di Dio. A questa tendono, e in questa si concentrano tutti i pensieri e le espressioni del nostro Profeta. I LXX lessero: consolate il mio popolo, e così lessero i Padri Greci; ma il senso è lo stesso.

40,2:Parlate al cuor di Gerusalemme, e racconsolatela; ec. Voi Apostoli del Signore, voi sacerdoti, parlate con dolcezza e amore all'afflitta Gerusalemme, e siate voi suoi consolatori. Perocchè è finita l'afflizione di lei, ec. I suoi mali son terminati, perchè le sono state rimesse le sue iniquità. Parla delle varie e molte tribolazioni, colle quali Dio afflisse la Chiesa Giudaica in pena de' peccati del popolo, il quale ora da' Filistei, ora dagli Assiri e da' Caldei, e finalmente da' Greci e da' Romani fu trattato crudelmente. Dio promette, che la nuova Gerusalemme liberata dalla sua iniquità per Cristo sarà libera, primo, dalla schiavitù del demonio e del peccato, e da' mali, che la stessa schiavitù accompagnano; in secondo luogo i figliuoli della stessa Gerusalemme saranno liberi anche dalla schiavitù temporale in quanto ella è pena del peccato; talmente che, se i Giudei convertiti a Cristo continuarono ad essere soggetti a' Romani, e i servi Cristiani a' padroni, che gli aveano comperati, questa servitù divenne per essi esercizio di pazienza, e argomento di merito, e principio di vera libertà e di gloria eterna nel cielo.
Ella ha ricevuto dalla mano del Signore il doppio ec. Il doppio, o sia doppia pena, vuol dire grande e grave pena. Parla Dio delle afflizioni di Gerusalemme come parlerebbe un buon padre del gastigo dato a un figliuolo, che ha peccato: perocchè questo padre intenerito dalle lacrime, e anche più da' segni delle battiture, ch'ei vede nel figliuolo, rimprovera a se stesso di averlo punito troppo severamente, quantunque rispetto al peccato di lui sia stata mite la pena. Nella stessa guisa dice Dio, che Gerusalemme ha sofferto troppo grandi pene e gastighi per tutti i peccati commessi da lei, e per questo egli già ha detto, che i suoi mali e le sue afflizioni saranno finite. Gerusalemme ha peccato, e io l'ho punita; ma all'amore, che io ho per essa, sembrano già troppo gravi e troppo lunghi i mali, che ella soffre, benchè inferiori a quelli, che ella ha meritati: per questo io la libererò e la consolerò.

40,3:Voce di uno, che grida nel deserto: ec. Io odo la voce di chi alle nazioni intima ad alta voce: Preparate la strada al popolo del Signore, che torna da Babilonia a Gerusalemme secondo l'ordine dato da Ciro. Tale è quel senso letterale, che serve di velo ad un altro senso inteso e voluto primariamente dallo Spirito del Signore: perocchè noi sappiamo, che qui si parla del precursore di Cristo, il quale nel deserto preparò le vie al Salvatore i vitando tutti i Giudei a penitenza. Il Profeta adunque espone qui il motivo, che egli ha di esortare Gerusalemme e il popolo Ebreo a consolarsi. Consolatevi, consolatevi, popol mio; perocchè io già odo la voce del precursore del Messia, il quale v'invita a prepararvi e disporvi a vedere la fine delle vostre miserie nella remissione di tutti i vostri peccati. Questo gran bene sarà conceduto a voi da Cristo, la cui venuta è annunziata da Giovanni. Tutti quattro gli Evangelisti e tutta la Chiesa hanno già da gran tempo fissata la intelligenza di questo luogo; e lo stesso Giovanni a sè lo applicò quando avrebbe forse potuto farsi credere non precursore del Verbo e del Messia, ma l'istesso Verbo e il Messia. Matth. III. 3. Luc. III. 4.
Preparate la via del Signore, ec. Viene il Cristo, il vostro Salvatore e il vostro Re; preparate a questo Signore la strada, togliendone gl'impedimenti e tutto quello che può offendere gli occhi di lui; togliete di mezzo gli errori, i vizi, i peccati, e preparatevi diligentemente a ricevere ne' vostri cuori la fede e la grazia, ch' ei viene a recarvi: tutto questo è compreso in quelle poche parole del Precursore: fate penitenza, perocchè il regno de' cieli è vicino, Matth. III.
Raddirizzate nella solitudine i sentieri del nostro Dio. Giovanni predicava alle turbe, che andavano nel deserto a trovarlo: egli adunque dice loro: in questa solitudine, nella quale voi potete meglio attendere alla parola di Dio e alla vostra salute, in questa solitudine cominciate a prendere nuovi sentimenti e nuovo spirito per preparare la via al Cristo, che è nostro Dio.

40,4:Ogni valle sarà colmata, ec. Togliete dagli animi vostri tutto quello, che è storto, ineguale, troppo alto o troppo dimesso, finalmente tutto quello, che non è secondo i principi della retta ragione illuminata dalla fede.

40,5:Manifesterassi la gloria del Signore, ec. Il Verbo fatto carne, che riconcilierà gli uomini col celeste suo Padre, istruirà gli stessi uomini, opererà a benefizio di essi molti miracoli. Egli è qui detto gloria del Signore con molto miglior ragione di quel che fu detta gloria del Signore quella nube, nel mezzo di cui lampeggiava la viva fiamma, e si udiva la voce di Dio, Exod. XIX. 9. 16. Questo Verbo adunque, gloria del Padre Dio, e Dio egli stesso, apparirà e si vedrà sopra la terra, e annunzierà il Vangelo, e la via del cielo dimostrerà a tutti gli uomini, i quali vedranno tutti quanti l'adempimento pieno e perfetto di tutte le cose predette da Dio stesso per mezzo de' suoi profeti.

40,6-8:Voce di uno, che dice: ec. Il Profeta ode uno, che al cuore gli parla e gli ordina di alzar la voce e di gridare, che tutti gli uomini sono erba, e tutta la gloria di tutti gli uomini è un fiore del campo; e come la tenera erbetta e il fiore del prato al calor del sole appassisce e si secca, così e gli uomini e la lor gloria a un soffio dello spirito di Dio spariscono e tornano nel nulla; ma la parola del Signore è stabile in eterno. Insegna il Profeta agli uomini in qual modo debbano preparare la via al Signore: pensi l'uomo, che egli è carne, che la carne è un'erba fragile, e la gloria della carne è fior del prato: questo pensiero fonda l'anima nella umiltà, ne reprime e ne toglie i vizi, e v'innesta le virtù: perocchè l'umiltà fa strada alla grazia. Dice adunque il Profeta: l'uomo è carne; ma se egli, conosciuta la suaviltà e miseria, da tal cognizione ne trarrà un vero spirito di umiltà, Dio, la cui veracità non può mancare giammai, adempierà sopra di lui le sue promesse, manderà a lui il Salvatore, il quale lo farà ricco e grande e felice col metterlo a parte di tutti i suoi beni. Ma un altro fine ancora si ha nell'invitare gli uomini a ricordarsi come la carne è erba, e questo fine si è di far intendere agli uomini fino a qual segno si umilierà e si annienterà il Verbo del Padre prendendo la carne stessa dell'uom peccatore, benchè scevra di peccato; donde ancora ne viene, che essi comprendano come alla grazia di Cristo e alla gloria eterna pervenir non possono se non per dono di Dio, e per l'unione di fede e di amore col loro Salvatore. Vedi s. Girolamo e Teodoreto.

40,9-10:Sopra un alto monte ec. È un'esortazione agli Apostoli e a tutti i predicatori dell'Evangelio, che da luo go elevato, per essere intesi da molti, con voce alta e sonora, senza timori, senza riguardi terreni, con tutta la loro forza annunzino a Sionne, a Gerusalemme e alle città della Giudea la venuta del Signore loro Dio, del Signore, che viene con gran possanza, onde il braccio di lui acquisterà a lui il dominio di tutte le genti: perocchè in Cristo non solo la divinità, ma anche la carne unita al verbo ha possanza eterna per redimere gli uomini e debellare tutti i loro nemici.
Ecco che egli ha seco la sua mercede. Egli ha seco onde ricompensare e quelli, che annunzieranno la sua pa rola, e tutti quelli, che l'abbracceranno con fede e amore; perocchè egli non solo comunicherà ad essi i doni spirituali, de' quali egli è pieno senza misura, ma sarà egli stesso l'amplissima eterna loro mercede.
Ed ha davanti a se l'opra sua. E voi potrete fidarvi dello zelo, col quale egli opererà la vostra salute; perocchè questa grand'opera ingiuntagli dal Padre suo l'avrà continuamente davanti agli occhi, e ad essa sarà sempre inteso per tutto il tempo di sua vita mortale, onde egli vicino a dar la sua vita per la redenzione dell'uomo potrà dire al Padre suo: Ho compiuta l'opra, che tu mi desti da fare, Jo. XVII. 74.

40,11:Egli come pastore pascerà ec. Gesù Cristo amò grandemente questa similitudine del pastore, onde più volte la ripete, perchè ella spiega la natura e la condizione del dominio, che egli vuole avere sopra degli uomini: egli sarà loro Re, ma Re pastore, e qual pastore con grande affetto e benignità e sollecitudine governerà e pascerà il suo gregge, e s'inchinerà a tutti i bisogni del medesimo gregge. Il Profeta descrive qui tutto quello, che sa e può fare un amoroso pastore per le sue pecorelle: ma egli non ha potuto andar tanto avanti in questa descrizione, quanto coll'eccessiva sua carità andò questo nostro divino Pasto re, il quale e diede la vita per le sue pecorelle, e le pasce delle stesse sue carni sante, e col divino suo sangue le abbevera, affinchè abbiano vita, e vita più compiuta e perfetta, affinchè sieno una stessa cosa con lui, come egli una stessa cosa è col Padre, Jo. X. 10. XVII.22.

40,12:Chi è colui, che ha misurato ec. Descrive il Profeta con forti e belle immagini la infinita potenza e sapienza di Dio, e ciò egli fa per dimostrare come Dio, che tante altre grandi cose ha fatte e fa a benefizio dell'uomo, farà anche questa sì ammirabile e grande, e che ogni umano intendimento sorpassa, di mandare il suo Verbo vestito di carne mortale a recare al mondo la grazia e la salute, a pascere e governare il gregge di Dio e condurlo fino alla vita immortale. Non sembri a voi incredibile un tal complesso di meraviglie, dice il Profeta: perocchè tutto questo è opera di Dio, la cui possanza e sapienza da verun termine non è ristretta. Dio adunque le vaste e profonde acque dell'Oceano contiene, affrena e governa col la stessa facilità, con cui un uomo nel vuoto della mano tiene poche gocce di acqua: egli colla palma distesa non sol misura l'ampiezza dei cieli, ma li pesa ancora e li sostiene, e regge con tre sole dita la mole di questa terra, e i monti e le colline stabilisce nel loro equilibrio, affinchè nel sito loro si tengano.

40,13-14:Chi ha dato aiuto allo spirito del Signore? ec. Il Signore per creare e conservare e governare tutto quello, che egli fece, non ha avuto bisogno nè di mano, che l'aiutasse, nè di consiglio, che lo dirigesse, nè di maestro, che a lui insegnasse: nissuno fu chiamato da lui a consulta, nissuno mostrò a lui a far quello, che è giusto, nissuno aprì a lui la via della scienza e della prudenza.

40,15:Ecco che le nazioni sono come una goccia ec. Considera, o uomo, qual piccola parte si tu di quella goccia di acqua, che rappresenta quello che sono le genti tutte dinanzi a Dio, dice il Grisostomo in cap. I. Ephes.
Come uno scrupolo, che dà il tratto ec. Sono come quel nonnulla, che aggiunto a uno de' due pesi uguali, che stanno nelle due parti della bilancia, fa, che quella parte dia in giù e l'altra s'innalzi.
Ecco che le isole ec. I grandi paesi, che sono di là dal mare, come l'Italia, la Grecia ec., erano detti isole dagli Ebrei, come si è veduto altre volte.

40,16:E il Libano non ha legna ec. Dio è tanto grande e immenso, che nè tutte le legna del Libano, nè tutte le bestie del Libano formar potrebbero sacrifizio degno di lui. Una sola vittima e un sol sacrifizio può egli avere, che a lui convenga, e questa è l'unico Figlio, il quale fatto uomo si offrirà sulla croce,sacrifizio d'infinito merito, sacrifizio, per ragione del quale furono a Dio accetti gli altri, quando furono offerti.

40,18:A qualcosa adunque avete voi rassomigliato Dio? ec. Dopo aver parlato della infinita grandezza di Dio, viene a parlare della cecità delle genti, le quali si formavano i loro dei di legno, di sasso, di bronzo ec., e gli adoravano, e ad essi ricorrevano nelle loro necessità, scordate del lor Creatore. Cangiarono (dice Paolo) la gloria dell'incorruttibile Dio per la figura di un simulacro di uomo corruttibile, e di uccelli, e di quadrupedi, e di serpenti, Rom. I. 23. Questa stranissima e quasi incredibile cecità, comune presso tutti i popoli della terra, era il primo grandissimo ostacolo al Vangelo di Cristo, e al Vangelo di Cristo dovea toccare di liberarne il mondo, come avvenne. Per questo il Profeta si stende qui a dimostrare la somma vanità della idolatria.

40,19-20:Non è egli il fabbro ec. Le vostre statue che altro son elleno se non opere di mano d'uomo? Se ella è di bronzo, un fabbro la gettò; se d'oro, la fece un orefice; se d'argento, ella è opera di un argentiere. L'artefice intelligente cerca legno duro e forte, che non sia guastato dall'umidità e dai tarli, e fatta la statua la veste di lame d'oro e d'argento, e l'assicura con martello e rampini al muro, perchè ella non cada a terra e si guasti. Non è egli cosi, che si fanno i vostri dei? E cose tali è egli possibile che sieno da voi credute e onorate come vere divinità?

40,21:Non sapete voi, non avete udito, ec. Non avete voi potuto apprendere dalla ragione comune e dalla tradizione degli antichi uomini come dal solo unico vero Dio fu fondata la terra, e non da Giove, nè da alcuno di quei bugiardi dei vostri?

40,22:Que', che seggono sul globo della terra ....sono quasi locuste. Il Creatore, che sta ne' cieli, mira gli uomini, che abitano e riempiono la terra, come tante meschine cavallette.
Dio distese ....i cieli, ec. Dio distese i cieli, e li di spiegò qual padiglione di sottilissima tela, affinchè sotto di essi, come sotto di un vasto padiglione, alloggiassero gli uomini.

40,23:Egli riduce nel niente gl' investigatori ec. Egli umilia profondamente i filosofi, che investigano i segreti della natura, perchè (come dice l'Apostolo) avendo conosciuto Dio nol glorificarono come Dio, nè a lui grazie rendettero, ma infatuirono ne' loro pensamenti, e si ottenebrò lo stolto lor cuore, Rom. I. 21. Per simil ragione annichila Dio i giudici, cioè i regi della terra, i quali il loro essere non riconoscono da lui.

40,24:E il loro tronco non è nè piantato, ec. Questi grandi del mondo sono com' albero, ovver ramo di albero non seminato nè piantato nella terra, onde non ha radici, e a un soffio leggero di Dio è gettato per terra quel tronco che faceva sì gran figura, ed è sperso quasi paglia leggera, che è trasportata da turbine impetuoso.

40,26:Considerate chi tali cose creò: ec. Parla del sole, delle stelle e de' pianeti, la sola vista de' quali fa intendere l'esistenza del Creatore sovrano: onde disse Davidde: la gloria di Dio annunziano i cieli, Ps. XVIII. Gli astri (come abbiam già veduto) sono chiamati milizia del cielo, esercito del cielo: questo esercito in bellissima ordinanza è guidato da Dio, il quale ciascuno degli astri chiamò pel proprio suo nome, e tutti fino ad uno a' comandi dell'Onnipotente obbediscono; nissuno si tira in dietro, nè viola o altera gli ordini dati da lui.

40,27-28:Per qual ragione ec. Or ciò essendo, come mai Giacobbe, come mai il popolo Ebreo potrà egli dire, che Dio non vede il suo stato e non ha pensiero di lui, nè preme a lui di fargli ragione e di liberarlo? Ma Giacobbe dee pur sapere come il Signore, che creò la terra, non lascia di governarla nè per fiacchezza, perch' egli a fiacchezza e affanno non è soggetto, nè per ignoranza, perchè la sapienza di lui è infinita. Come adunque ebbe pensiero di Giacobbe negli andati tempi, ne ha cura anche adesso.

40,29:. Egli al fiacco dà robustezza, ec. Non solo Dio è esente da lassitudine, che anzi egli è la fortezza del fiacco, e il vigore e la robustezza dà a quelli, che erano già quasi piu non fossero.

40,30-31:La fresca età verrà meno ec. Le forze, che Dio dà all'uomo, sono senza paragone maggiori di quelle, che egli dalle naturali cagioni riceve. La fresca età, la gioventù vegeta e forte, per mille accidenti cade in debolezza e diviene spossata: ma quelli, che in Dio confidano, acquisteranno nuova e non mai da lor conosciuta fortezza, prenderanno ali forti e vigorose come di aquila, correranno senza affaticarsi, cammineranno nella via del cielo senza provare stanchezza. Giacobbe adunque, in vece di perdersi d'animo nelle sue avversità, si conforti colla ferma speranza in Dio e nell'amorosa sua providenza, e di tutte le avversità e di tutti i mali sarà egli più forte.