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Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

Isaia 51


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Consola Sionne coll'esempio di Abramo, ed esorta a confidare di ricevere da Dio la consolazione promessa. Felicità di Sionne. I nemici di lei saranno umiliati.

1Udite me voi, che seguite la giustizia, e cercate il Signore: ponete mente alla pietra, donde voi foste tagliati, e alla sorgiva, donde voi foste tratti.2Ponete mente ad Abramo padre vostro, e a Sara, la quale vi partorì: e perocché lui, che era solo chiamai, e lo benedissi, e lo moltiplicai.3Il Signore adunque consolerà Sionne, e tutte le sue rovine ristorerà, fe i suoi deserti renderà come luoghi di delizia, e la sua solitudine come giardino del Signore. Gaudio, e letizia sarà con lei, rendimento di grazie, e voci di laude.4Badate a me, popol mio, e ascoltami, o mia tribù: perocché da me uscirà la legge, e la mia giustizia ad illuminazione de' popoli poserà sopra di essi.5Sta per venire il mio giusto, il Salvatore, ch'io mando, s'è messo per istrada, e le braccia mie reggeranno i popoli: me aspetteranno le isole, e nel braccio mio spereranno.6Alzate al cielo gli occhi vostri, e mirate giù in terra: perocché i cieli svaniranno come fumo, e la terra si consumerà come una veste, e i suoi abitatori periranno com'ella. Ma la salute ch'io mando, starà in sempiterno, e non verrà meno la mia giustizia.7Udite me voi, che sapete quello, che è giusto, popolo mio, nel cuor di cui è la mia legge: Non temete gli obbrobri degli uomini, non temete le loro bestemmie;8Imperocché gli consumerà il venne come una veste, e come lana saran divorati dalla tignuola: ma la salute, ch'io mando, starà in sempiterno, e la mia giustizia per tutte le generazioni.9Alzati, alzati, ammantati di fortezza, o braccio del Signore: alzati come negli antichi giorni, e alle passate etadi. Non se' tu quello, che percuotesti il superbo, feristi il dragone!10Non se' tu quello, che seccasti il mare, le acque dell'abisso tempestoso, che nel profondo del mare facesti strada, per cui passassero i deliberati?11Adesso pure quei, che il Signore ha redenti ritorneranno, e verranno a Sionne cantando laude, coronati di sempiterna allegrezza, gaudio, e allegrezza avran costante, e fuggirà il dolore, e i gemiti.12Io, io stesso vi consolerò: chi se' tu, che tema un uom mortale, e un figliuolo dell'uomo, che seccherà come l'erba?13E ti se' scordato del Signor, che ti fece, che distese i cieli, e fondò la terra: e tutto di hai avuto paura del furor di colui, che ti affliggeva, e si preparava a sterminarti: dov'è adesso il furor del tiranno?14Presto verrà colui, che viene ad aprire: egli non farà morire fino allo esterminio, e il pane di lui non verrà meno.15Ed io sono il Signore Dio tuo che sconvolgo il mare, e gonfiano i suoi flutti. Signor degli eserciti è il nome mio.16A te ho poste in bocca le mie parole, e ti ho custodito all'ombra della mia mano, affinchè tu pianti i cieli, e fondi la terra, e dica a Sionne: Tu se' il mio popolo.17Alzati, alzati, levati su, o Gerusalemme, tu che dalla man del Signore hai bevuto il calice dell'ira sua, hai bevuto il calice sonnifero fino al fondo, lo hai succhiato sino alla feccia.18Tra tutti i figli, che ella ha generati, non è chi sia a lei di sostegno, e tra tutti i figliuoli, che ella ha allevati, non è chi la prenda per mano.19Due son le sciagure, che hai in contrate. Chi si affliggerà per te? Devastazione, e sterminio, e fame, e spada. Chi ti consolerà?20I tuoi figliuoli giaccion per terra, stanno assopiti a' capi di tutte le strade, come un orige preso alla rete: satolli d'ira del Signore, e di sua vendetta.21Per questo ascolta tu poverina, ed ebbra, ma non di vino.22Queste cose dice il tuo Dominatore, il Signore, e Dio tuo, che combatterà pel suo popolo: Ecco che io ho a te tolto di mano il calice sonnifero, la feccia del calice dell'ira mia, tu nol beverai mai più.23E porrollo in mano a quelli, che ti hanno umiliata, e hanno detto a te: prostrati, affinchè noi passiamo; e tu desti il tuo corpo come terra, e come strada a que', che passavano.

Note:

51,1-2:Ponete mente alla pietra, ec. Parla agli Ebrei convertiti e fedeli, come nel capo 49. Ricordatevi di Abramo, che è quel masso donde foste tagliati voi, i quali come tante pietre formate la casa di lui, e ricordatevi di Sara, che vi partorì. Ricordatevi, che da Abramo vecchio e da Sara vecchia e sterile io vi trassi tutti quanti voi siete. Abramo era solo quand' io lo chiamai, e lo benedissi, e questa mia benedizione fu il principio della posterità, che ebbe Abramo, simile nel numero alle arene del mare.

51,3:Il Signore adunque consolerà Sionne, ec. Piccolo gregge de miei fedeli del Giudaismo disperso, non temere, io ti consolerò: io, che da un solo uomo trassi l'immenso popolo de' figliuoli di Abramo secondo la carne, creerò un numero innumerabile di figliuoli di lui secondo lo spirito, per ristorare la perdita, che tu, o Sionne, hai fatta di tanti figliuoli rimasi nella incredulità. Così sarà (dice il Profeta), e Dio cangerà il deserto della gentilità in un paradiso terrestre, simile a quello di Eden (Gen. II.), e quel deserto, dove prima non erano se non tenebre e aridità e tristezza, risuonerà di gaudio, e di letizia, e di rendimenti di grazie e di cantici di lode al Signore. Le genti, che prima bestemmiavano Dio, spergiuravano, con tendevano, mormoravano ec., non avranno lingua se non per esprimere la loro gratitudine verso Dio per le ine narrabili sue misericordie verso di esse. per celebrarlo e lodarlo dì e notte insieme con quel Salvatore divino, per cui di quello, che erano, son divenuti quello, che sono, cioè di figliuoli d'ira, figliuoli di Dio, eredi di Dio, e coeredi di Cristo. Elle diranno: Benedetto Dio, e Padre del Signor nostro Gesù Cristo, il quale ci ha bene detti con ogni benedizione spirituale del cielo in Cristo, siccome in lui ci elesse prima della fondazione del mondo, affinchè fossimo santi e immacolati nel cospetto di lui per carità: il quale ci predestinò all'adozione de figliuoli per Gesù Cristo a gloria sua secondo il beneplacito della sua volontà, Efes. I. 3. 4. 5. Ho voluto mettere questo esempio della gratitudine amorosa e fervente, che ogni Cristiano dee avere del benefizio sommo di sua redenzione, perchè può servire di eccitamento a più d'uno, che forse non abbastanza riflette al debito grande, che per questo sol titolo abbiamo con Dio e con Gesù Cristo.

51,4:Popol mio ... mia tribù: perocchè ec. Parla sempre a' Giudei fedeli usciti dalla tribù di Giuda rimasta in piede con quella di Beniamin dopo la dispersione delle altre dieci tribù: ed è noto, che da essa uscì il Cristo, per ragione del quale ell' era in ispecial modo tribù del Signore. Da me (dice Dio) uscirà la legge, lo che mostra, che di un'altra legge si parla diversa da quella di Mosè; e ciò tanto piu, perchè questa legge illuminerà non un solo popolo come quella di Mosè, ma i popoli, cioè tutti i popoli; ed ella è chiamata giustizia di Dio, ovvero legge di giustizia, sia perchè ella insegna tutto quello, che è giusto e santo, sia perchè la giustizia e la giustificazione viene da lei a quelli, che la professano; ed un altro carattere di questa legge è notato poserà sopra di essi: vale a dire stabilmente, non di passaggio, lo che viene a indicare la fermezza della Chiesa delle genti nella fede e nella legge del Salvatore.

51,5:Sta per venire il mio Giusto, ec. Ecco la ragione del gaudio di Sionne. Il mio Giusto (dice il Padre), il mio Salvatore, il Salvatore, che io promisi già agli uomini, sta per venire, e non tarderà. Le braccia mie reggeranno i popoli. I LXX tradussero: nel mio braccio spereranno le genti, alludendo a Cristo, che è la potenza e il braccio del Padre, per mezzo di cui il Padre operò la salute degli uomini: il senso della Volgata è l'istesso, intendendosi per braccia di Dio la possanza infinita, che Dio dimostrò nel soggettare tutte le genti a Cristo colla sola arme della parola. La voce iu dicare, significa qui, come in altri luoghi, reggere, governare. Vedi cap. XI. 10.
Me aspetteranno le isole, ec. La moltitudine delle nazioni a me indirizzeranno i loro voti, e nel Cristo, mia possanza e virtù, spereranno.

51,6-8:Alzate al cielo gli occhi vostri. La salute e la giustizia, che io darò al mondo per Gesù Cristo,sarà stabile più del cielo e più della terra; ella è eterna, come l'autore di essa è eterno. Il cielo e la terra passeranno, ma non passeranno le mie parole, disse Cristo, Matth. XXIV.35 Quanto a quello, che dicesi, svaniranno i cieli come fumo, dee ciò spiegarsi nella stessa guisa, che si spiegò la espressione ancor più forte del salmo CI. 17., dove dicesi: Questi (i cieli) periranno, cioè saranno cangiati in meglio alla fine del mondo. Vedi Rom. VIII. 19. 20., Hebr. I. 10. II. 12. Ma dalla stabilità della salute recata da Cristo ne deduce Dio stesso una bella e forte esortazione a' giusti, che amano la legge di Cristo, di non temere le persecuzioni e gli obbrobri degli uomini avversi al Vangelo, i quali bestemmieranno eziandio il nome di Cristiani e di Cristo: perocchè tutti costoro ben presto passano, e saran consunti da' vermi: ma la salute e la giustizia e la gloria de' giusti durano in eterno.

51,9:Alzati, alzati, ammantati di fortezza, ec. Sono parole del Profeta, il quale e in nome suo e in nome di tutti i giusti sospira, e prega, che il Cristo, braccio del Signore, sorga e colla sua fortezza venga a debellare il demonio e il peccato, come in antico debellò e conquise il superbo Faraone, che era figura del gran nemico degli uomini. Faraone è detto dragone, che è un gran mostro o di mare o di fiume, come la balena o il coccodrillo; e il coccodrillo era simbolo dell'Egitto: anzi alcuni Interpreti vogliono che Faraone voglia dir coccodrillo. Vedi Ezech. XXIX. 3. Isai. XXVII. I.

51,11:Adesso pure quei, che il Signore ha redenti, ec. Ciò, che Dio fece per la salute temporale del popol suo risveglia la speranza e i desideri del Profeta, il quale sapeva benissimo come tutte quelle cose erano figura di altre, che Dio volea fare un giorno per salvare lo spirituale Israele. Dice egli adunque: come tu, o Dio, asciugasti le acque del mare, e facesti per esso passare i liberati, e li conducesti pieni di gaudio fino al monte di Sion; così adesso quelli, che tu riscatterai dalla tirannide del demonio, li farai entrare nella santa città di Sionne, nella tua Chiesa, dove canteranno le tue lodi coronati di letizia, la quale sarà come un saggio del gaudio sempiterno, che goderanno nella Sionne del cielo, dove la felicita de' giusti è non solo stabile e ferma, ma pura ed esente da qualunque mistero di afflizione e di dolore.

51,12-13:Io, io stesso vi consolerò: chi se' tu, che tema ec. Grande debbe essere la consolazione, che Dio stesso prepara e da a quelli, che soffrono pel nome di Cristo. Imperocchè parla qui il Signore a' Cristiani timidi e pusillanimi, i quali per timor de' Giudei o de' Romani Imperatori vacillavano nella fede, e li riprende della poca fidanza, che hanno nella divina bontà e potenza. Se tu pensassi alla grandezza infinita, e alla possanza del Signore, di cui tu se' servo, non temeresti come fa colui, che ti affligge, il quale ben presto non sarà più: perocchè quello, che avvenne a Faraone, avverrà a tutti i nemici della Chiesa. Si dice adesso: dov'è quel superbo e potente Faraone, che perseguitava il popol di Dio? Si dirà una volta: dove sono gl'Imperatori di Roma, i grandi, i potenti della terra, i quali tutte le forze loro rivolsero a cercar di estinguere il nome Cristiano?

51,14:Presto verrà colui, che viene ad aprire. Presto verrà il braccio del Signore ad aprire le carceri de' fedeli im prigionati per amor suo. Così fece a s. Pietro, Atti XII. II; ned egli permetterà, che i nemici possano tutto quel, che vorrebbono, e per un numero d'uomini, ch'ei potranno uccidere, farà egli sorgere un numero di fedeli senza comparazione più grande; e nè il pane temporale nè lo spirituale mancherà giammai a' servi suoi.

51,15:Sconvolgo il mare, e gonfiano i suoi flutti: ec. Io sono, son lo stesso, che metto il mare in tempesta per purificarti, o Sionne, ed anche per far conoscere la possanza della mia grazia nella virtù e nella costanza insuperabile de' tuoi Martiri, che te ancora renderanno gloriosa. Ma come io son padrone del mare del secolo per isconvolgerlo, così ne sono padrone per metterlo in calma.

51,16:A te ho poste in bocca le mie parole, ec. Dopo aver parlato alle mistiche membra della Chiesa, parla Dio al capo di lei, al suo Cristo; ma quello, che a lui egli dice, è detto ancora per le membra, e particolarmente pei predicatori del Vangelo. Io ho posto in bocca a te le mie parole, affinchè nella bocca ad essi tu le ponga. Così fece Cristo, onde al Padre rivolto disse: le parole che tu de sti a me, le ho io date ad essi,Jo. XVII. 8. lo protessi te all'ombra della possente mia mano, ed essi ancora saranno da me protetti; perocchè io ti mandai a creare un nuovo mondo spirituale, il Regno di Dio, che è la Chiesa fondata nella fede, nella speranza e nell'amore; onde alla Chiesa stessa tu dica, ch'ella è il popolo, di cui tu sei Re, il gregge, di cui tu se' Pastore, e i figliuoli di lei da te abbiano nome come da te hanno l'essere. Tutto questo conviene specialissimamente alla chiesa de' Gentili, di cui in Osea dice Dio: chiamerò popol mio quello, che non era mio popolo, ed egli dirà a me: mio Dio sei tu, II. 24.

51,17:Alzati, alzati, levati su, o Gerusalemme, tu che dalla man del Signore ec. Si volge qui il Profeta alla Gerusalemme incredula, che avea negato e rigettato il suo Cristo, onde avea bevuto fino all'ultima stilla il calice dell'ira di Dio, sendo stata severamente punita delle sue grandi iniquità per mano di Tito e de' Romani. Questo calice, che significa la misura delle pene proporzionata ai peccati, è detto anche calice sonnifero, vale a dire, che reca sopor mortale.

51,18:Tra tutti i figli, che ella ha generati, ec. I figliuoli di lei le hanno fatto più male, che gli esterni nemici. Tutti si sono quasi accordati a procurare la sua estrema rovina.

51,19:Due son le sciagure ... devastazione e sterminio, e fame e spada. Benchè nomini quattro cose, due però sono i flagelli, la fame e la spada, che devastarono e sterminarono la città. Chi si affliggerà per te? I tuoi mali son tanto estremi, che chiunque li vede rimane stupido e incapace di aprir bocca per ispiegare quel ch'egli sente, o per consolarti.

51,20:Come un orige preso alla rete: ec. I tuoi figliuoli languenti, come assopiti per la fame, giacciono a' capi delle strade come un bue salvatico lungamente perseguitato da' cacciatori, e vinto e preso alla rete.

51,21:Ebbra, ma non di vino. Ebbra di amarezza e di assenzio. Dopo la descrizione degli orrendi gastighi, co' quali punì il Signore la ribelle Sinagoga, passa il Profeta a consolare i Giudei fedeli convertiti a Cristo,i quali insieme col popolo delle genti componevano già la nuova chiesa, la quale dopo la rovina di Gerusalemme crebbe e si propagò grandemente.

51,22:Ho a te tolto di mano il calice sonnifero ... tu nol beverai mai più. La nuova Gerusalemme non soggiacerà alla sorte della Giudaica. Ella potrà ben essere scossa e agitata e sconvolta dalle persecuzioni, dalle eresie, dagli scismi, ma non mai sopraffatta nè estinta.

51,23:E porrollo in mano a quelli ec. Il calice dell'ira sterminatrice lo beranno i persecutori della chiesa, i Neroni, i Deci, i Diocleziani ec., i quali cercarono con ogni mezzo di umiliarla, di calpestarla e distruggerla. È noto per molti esempi dell'istoria sacra e profana l'uso di calpestare i nemici vinti. Vedi Jos. X. 24., ed a questo si allude anche nel salmo CIX. I.