Scrutatio

Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

Giobbe 15


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Eliphaz accusa Giobbe di giattanza, di impazienza, e di bestemmia contro di Dio, dinanzi a cui dice, che nissuno si trova mondo, e descrive la maledizione degli empj, e degli ipocriti.

1A Eliphaz di Theman rispose, e disse:2Un uomo saggio risponderebbe egli forse parlando in aria, e accenderebbe di calore il suo petto?3Tu colle tue parole fai de' rimproveri a lui, che non è un tuo eguale, e parli in guisa, che non gioverà a te.4Quant'è in te, tu hai discacciato il timore (di Dio), ed hai tolta via l'orazione, che si fa a Dio.5Perocché maestra della tua lingua è statà la tua iniquità, e tu vai imitamdo il linguaggio de' bestemmiatori.6Ti condannerà la tua bocca, e non io, e risponderanno a te le tue labbra.7Se' tu forse il primo uomo che nascesse, e se' tu stato formato prima de monti?8Se' tu forse stato ad udire i consiglj di Dio, e la sapienza di lui sarà ella inferiore a te?9Sai tu qualche cosa ignota a noi? Hai tu qualche sapere, che noi non abbiamo?10Sono de' vecchi, e degli anziani tra noi molto più avanzati in età che i padri tuoi.11Sarebbe ella cosa difficile a Dio il consolarti? Ma ciò impediscono le tue cattive parole.12Perché ti leva in alto il cuor tuo, qual uomo che sta in grandi pensieri gli occhi porti smarriti?13Perché mai il tuo spirito si inalbera contro Dio sino a proferire colla tua bocca sì fatte parole?14Che è l'uomo onde possa essere senza macchia, e giusto apparisca un che nacque di donna?15Mira come tra' santi di lui nissuno è immutabile, e i cieli negli occhi di lui non son puri.16Quanto meno un uom feccioso, e abbominevole, che beve com'acqua l'iniquità?17Io ti convincerò, ascoltami: racconterò a te quello, che io ho veduto.18I saggi parlano, e non tengono ascosi gli insegnamenti de' padri loro.19A' quali soli data fu questa terra, e mai gli stranieri non passarono tra di loro.20L'empio si consuma di affanni in tutti i suoi giorni, perché è incerto quanti saranno gli anni di sua tirannide.21Egli ha mai sempre nell'orecchie uno strepito che atterrisce, e in mezzo alla pace sospetta di tradimento.22Nel buio non crede di tornar a ve derla luce, veggendo spade da tutti i lati.23S'ei si muove per andar a cercar del pane, egli pensa, che il nero giorno imminente gli sta dappresso.24La tribolazione lo atterrisce, e lo ircondano gli affanni, come un re, che si mette in punto per la battaglia.25Perocché egli sua mano stese contro Dio, e si indurò contro l'Onnipotente.26Contro a lui corse a collo interato, e si armò della sua grossa testa.27Egli ha la faccia coperta di grasso, e da' fianchi di lui pende il lardo.28Si è ridotto ad abitare in città desolate, e in case deserte divenute tanti mucchi di sassi.29Egli non sarà sempre ricco, e i suoi beni non dureranno, e non metterà radici nella terra.30Ei sarà sempre in tenebre, i suoi rami saranno arsi dal fuoco, ed esalando il fiato della sua bocca sparirà.31Né da vano errore sedotto crederà di poter essere riscattato a qual si sia prezzo.32Prima che i giorni di lui giungano al loro termine ei perirà, e seccheranno le sue mani.33Sarà di lui come di una vite, di cui sono guaste le uve nel primo fiorire, e come un ulivo, del quale i mignoli cadano a terra.34Perocché steril sarà la progenie dell'empio, e il fuoco divorerà i padiglioni di coloro, che volentieri accettano i doni.35Concepisce dolori, e partorisce l'iniquità, e il seno di lui è gravido di fraudi.

Note:

15,1:Ma Eliphaz ec. Eliphaz, che era stato il primo a parlare con Giobbe torna adesso dopo gli altri due a ripigliare le sue prime massime accusando Giobbe nella stessa guisa, e anche peggio di prima, non impugnando i profondi sentimenti dell'amico, ma attaccandosi alla scorza delle parole.

15,2:Risponderebbe egli forse parlando in aria, ec. Non è da saggio ne il diffondersi in discorsi vani e insussistenza, ne il lasciarsi accendere, e trasportare dall'ira.

15,3:Fai dei rimproveri a lui, che non è un tuo eguale. Intacchi la providenza di Dio, e te la pigli con lui, il quale certamente e senza comparazione è a te superiore, e parli in guisa, che non potrai ritrarne altro che danno.

15,4:Hai discacciato il timore (di Dio). Hai parlato di Dio con irriverenza, senza il rispetto dovuto a quell'altissima maestà.
Ed hai tolta via l'orazione, ec. Hai abbandonato il pensiero dell'orazione, e hai col tuo esempio insegnato agli altri a trascurarla.

15,5:Maestro della tua lingua è stata la tua iniquità. L'iniquità, che abbonda nel tuo cuore, e stata quella, che ha somminlstrato alla tua lingua concetti si rei. Da amara fonte non potea scaturire acqua dolce.

15,7:Sei tu forse il primo uomo, che nascesse, ec. Per questo primo uomo può intendersi Adamo, la sapienza del quale fu in sommo grado, essendo egli stato e il primo padre, e il primo maestro degli uomini; ovvero può intendersi generalmente un uomo superiore agli altri in sapere, in dignità, ec. Finalmente ecco la rsposizione del Grisostomo:Forse tu se' anteriore di età a tutti gli altri mortali, talmente che la stessa lunghezza del tempo, e l'esperienza di molte cose ti abbia istruito?

15,10:Sono de' vecchi e degli anziani tra noi. Se tu sei maggiore di noi nell'età, non per questo tu ne puoi sapere più di noi; perocchè abbiamo avuti de' maestri, i quali e in sapienza e in età superarono te e i tuoi padri, vale a dire i tuoi maestri, da' quali puoi avere imparato quello che sai.

15,11:Le tue cattive parole. Lo accusano non di azioni e di opere perverse, ma sol di parole, o di iattanza, perchè si diceva innocente, o di poco rispetto verso Dio, perché si lamentava de' rigori della divina giustizia; delle quali accuse tutto il fondamento era posto nella mala interpretazione, che, essi davano alle parole dell'amico.

15,12:Gli occhi porti smarriti. Quali ha un uomo, che è fuor di se stesso, occupato l'animo da qualche sentimento, od affetto veemente.

15,14:Un che nacque di donna? Lo stesso nascere da una donna porta seca la condizione di peccatore: e nominando la donna viene a nominarsi la radice, per cosi dir, del peccato: come adunque può da una donna nascere uno, che sia senza macchia, e che possa tenersi per giusto?

15,15:Tra' santi di lui nissuno è immutabile.I Santi di Dio, gli amici più puri e fedeli di Dio sono soggetti a cambiamento e a perdere la loro santità. Vedi Cap. IV. 8.
E i cieli negli occhi di lui non son puri. Le stelle del cielo, che a noi non sembrano altro, che lucentezza e splendore chiarissimo, negli occhi di lui hanno le loro macchie, e non sono senza qualche oscurità.

15,16:Che beve com'acqua l'iniquità. La metafora significa l'appetito, e il piacere nel peccare, e la facilità, la frequenza, l'abitudine di peccare, onde il peccato penetra nell'interiori parti dell'uomo come l'acqua, ch'ei beve. Vedi Ps. 108,18.

15,17:Quello che io ho veduto. Quello, che mediante l'assidua meditazione e la esperienza propria ho imparato.

15,18:I saggi parlano, ec. Oltre la propria testimonianza produce Eliphaz l'autorità de' sapienti, i quali pensano com'egli pensa, e sono appoggiati all'autorità de' padri loro, cioè de' loro maestri.

15,19:A quali soli data fa questa terra, ec. Eliphaz, fa un grande encomio de' sapienti, da' quali disse di aver apparato quel ch'ei sapeva. Dice egli adunque, che quei sapienti furon dati, e costituiti da Dio a reggere il paese in cui agli era nato, e nel quale la sana dottrina, e la schiettezza e parità de' costumi non avea sofferto quell'alterazione, che suole introdursi dal commercio cogli stranieri. E vuol dire, che il suo paese, non era stato soggetto a invasioni di nemici, ma era rispettato da' vicini, e da' lontani, tenuto sempre da' suoi primi abitatori, lo che era grande argomento di buon governo, e anche del buon costume della nazione.

15,20:l'empio si consuma di uinuni ec. Abbiamo seguito nella traduzione il senso non solo dell'Ebreo e dei LXX, ma di tutte ancor le versioni, e questo senso era ancora indicato chiaramente da tutto quel che segue. Comincia adunque Eliphaz a metter fuori le massime annunziate di sopra. Tutto quello, ch'ei dice è verissimo; ma l'applicazione di queste verità è ingiusta.

15,21:E in mezzo alla pace ec. Quando non ha nemico, che pensi a offenderlo.

15,22:Nel buio non crede ec. Alcuni spiegano figuratamente queste parole: se l'empio cade in qualche sciagura, si da subito per uomo perduto, non ha più speranza di ritornare in stato migliore. Sembrami assai più naturale il riferirle a' notturni terrori, nei quali l'agitata coscienza rappresenta all'empio intiniti pericoli di morte ora dalla parte di Dio, ora dalla parte degli uomini.

15,23:A cercar del pane. A provedere alla necessità della vita. Può forse anche intendersi ridotto l'empio, come sovente accade, o mendicare il suo sostentamento, onde disperando di trovare chi lo soccorra, si crede sempre vicino a perire.

15,24:Come un re, che si mette in punto ec.Li corteggio, l'accompagnamento dell'empio saranno le tribolazioni e gli affanni, dai quali sarà circondato, come un re, che sta per entrare in battaglia e circondato dalle sue guardie e dalle sue schiere.

15,25:Sua mano stese contro Dio. Ecco l'orrenda scelleraggine, per cui l'infelice si fece degno di tante sciagure: egli stese la mano per dichiarar la guerra a Dio.

15,26:A collo interato, e si armò ec. Sue armi furono la temerità e la superbia.

15,27:Ha la faccia coperta di grasso, ec. Dopo il disprezzo di Dio, e la noncuranza de' beni, e de' mali avvenire, l'empio a nulla più pensa, che a nutrire la propria carne, ad empiere il ventre, e ingrassarsi. S. Giacomo considera costoro come, tante vittime della giustizia divina, che s'ingrassano pel di dell'immolazione. Vedi Jac. V. 5.

15,28:Si è ridotto ad abitare in città desolate. Minaccia all'empio la ruina della sua città e della sua casa, e la totale desolazione delle sue possessioni. Imperocchè alla maniera de' profeti si dà per fatto quello, che certamente sarà. I LXX lessero questo versetto a modo d'imprecazione: abiti città deserte, case disabitate, e altri si prenda quel che egli avea messo da parte.

15,30:Ei sarà sempre in tenebre. Queste tenebre sono le, afflizioni, i pericoli, le angustie e le ansietà dello spirito.
I suoi rami. Intendesi ia figliuolanza dell'empio.
Ed esaltando il fiato della sua bocca sparirà. Descrivesi con vivi colori la repentina morte dell'empio, il quale sano tuttora, e vegeto, e pien di vita, in un momento finisce di respirare e di vivere. Vedi Vers. 32.

15,31:Nè da vano errore sedotto ec. Non avrà nemmen la falsa consolazione di sperare in alcun modo la liberazione da tanto sciagure. Dispererà di se stesso, non vedrà via, ne mezzo alcuno di salute.

15,32:E seccheranno le sue mani. La stessa voce Ebreo significa le mani, e i rami di una pianta: onde ripigliando la similitudine usata nel versetto 30, si dice: seccheran tutti i rami di questa pianta infelice. E secondo la volgata seccherà, sarà annichilato il potere, la forza dell'empio.

15,33:Sarà di lui come di una vite. Con queste due belle similitudini della vite, e dell'ulivo, che restano o per grandine, o per eccessivo calore e siccità spogliati dei loro frutti, vuol descrivere lo sterminio di tutto la posterita dell'empio. E ciò sembra detto da Eliphaz relativamente alla morte de' figliuoli di Giobbe.

15,34:Che volentieri accettano i doni. Anche questo sembra una tacita accusa di Giobbe come se egli fosse stato avido di donativi, e di turpi guadagni, per amore dei quali cosi sovente si viola la giustizia.

15,35:Concepisce dolori, ec. di tanta sciagura degnissimo è l'empio, il quale è tutto inteso a recare altrui dolori e affanni, e riduce ad effetto le inique sue trame e le fraudi, delle quali ha piena la mente e il cuore.