Scrutatio

Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

Giobbe 12


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Giobbe per confondere la giattanza degli amici dice, che a nissuno è ignota la potenza, e sapienza di Dio nel governo delle creature, lo stato delle quali egli varia a suo talento.

1Ma Giobbe rispose, e disse:2Dunque soli voi siete uomini, e con voi morrà la saggezza?3Io pure ho un cuore come voi, né a voi la cedo; perocché chi non sa queste cose, che voi sapete?4Chi del proprio amico soffre, com'io, gli scherni, invochi Dio, ed egli lo esaudirà; perocché la semplicità del giusto è derisa.5Egli è una lampana di nissun pregio nel concetto dei ricchi, ma preparata pel tempo stabilito.6Le tende de' ladroni nuotano nell'abbondanza, ed eglino audaci provocano Dio, mentre egli di tutte quelle cose gli ha fatti padroni.7Or tu interroga i giumenti, e ti insegneranno, gli uccelli dell'aria, e ti daranno lezione.8L'aria alla terra, ed ella ti risponderà, ed anche i pesci del mare ti istruiranno.9Chi non sa come tutte queste cose le fece la man del Signore?10Egli ha in sua mano l'anima d'ogni vivente, e lo spirito di ogni uomo composto di carne.11Non è egli l'orecchio, che è giudice delle parole, come de' sapori il palato dell'uom che mangia?12Ne' vecchi sta la sapienza, e nella lunga età la prudenza.13In lui è la sapienza, e la fortezza, in lui il buon consiglio, e l'intelligenza.14Se egli distrugge, nissuno edifica, se egli rinchiude un uomo nissuno gli aprirà.15Se ei rattiene le acque inaridisce ogni cosa, se scioglie ad esse il freno, sommergeranno la terra.16Con lui si sia la sapienza, e la fortezza, egli conosce l'ingannatore, e colui che è ingannato.17Gli uomini di consiglio conduce a finire da insensati, e stolidi rende quelli, che amministrano la giustizia.18Spoglia i regi del cingolo, e i loro fianchi lega con fune.19Privi di gloria ne mena i sacerdoti, e getta a terra i campioni:20Cambia le parole in bocca agli uomini fidati, e a' vecchi toglie il sapere.21Fa cadere il dispregio sopra de' principi, e rialza gli oppressi.22Ei rivela le cose sepolte nelle tenebre, e illumina l'ombra di morte.23Egli fa crescere le nazioni, e le stermina, e sterminate le ritorna nel primo stato.24Egli cambia il cuore de' principi signori dei popoli della terra, e gli inganna, perché camminino inutilmente dove strada non è:25Anderanno tentoni come fosse di notte, e non di giorno, e farà che vadano errando come ubbriachi.

Note:

12,2:Dunque soli voi siete uomini, ec. È un'ironia. Voi soli siete sapienti, e talmente sapienti, che nissuno possa avere sapienza se da voi non l'appara?

12,3:Io pure ho un cuore. I Latini dissero uomo di cuore per uomo saggio, e di buon consiglio. Chi non sa queste cose, ec. Io non cedo a voi riguardo alla intelligenza delle cose, di cui parlate; ne per questo mi esalta più del dovere; imperocchè a chi mai è ignoto quello, che noi andate dicendo intorno alla providenza di Dio, e intorno alla debolezza e miseria spirituale dell'uomo?

12,4:Chi del proprio amico soffre, com'io, gli scherni, ec. Gli amici di Giobbe lo aveano esortato a ricorrere a Dio nelle sue calamità, come se egli avesse bisogno di tali avvertimenti. Or egli pungendo la loro imprudenza dice: ben ha bisogno di ricorrere a Dio chi nel tempo dell'afflizione dal proprio amico riceve schemi, e insulti in vece di consolazioui.
La semplicità del giusto è deriso. Un Greco Interprete osserva, che quando si tratta di cosa ordinaria e comune, Giobbe parla in persona propria, quando di cosa grande, parla in terza persona. Sopra disse: Io pur ho un cuore; qui poi: la semplicità del giusto è derisa. Cosi il grande Apostolo dopo avere per giusta difesa raccontati i travagli del suo Apostolato, venendo a parlare de' favori straordinarissimi ricevuti da Dio dice: Io conosco un uomo, ec., 2. Cor. XII. 2.

12,5:Ma preparala pel tempo stabilito. Il giusto e una lampana, una facella preparata da Dio a risplendere nella sua casa al tempo determinato ne' suoi divini decreti; ma i ricchi felici, e superbi nissun conto ne fanno; perocchè negli occhi loro non ha luce ne splendore la pietà e la virtu, ma l'oro, l'argento, le dignità e le grandezze mondane.

12,6:Provocano Dio, mentre egli ec. Provocano ad ira l'Onnipotente servendosi de' doni di Dio come di armi ad offenderlo.

12,7-10:Or tu interroga i giumenti, e t'insegneranno, ec. Quello che tutte le creature rispondono all'uomo e indicato v. 9.10, ed è, che Dio e il Creatore e Governatore di tutte le cose, che tutte sono sotto l'assoluta sua potesta, e specialmente l'uomo, cui egli umilia, o innalza, affligge, o conscia secondo le sempre giuste disposizioni di sua previdenza.

12,11:Non è egli l'orecchio, ec. Sembra contenersi in queste parole una maniera di proverbio, di cui però non e facile di vedere l'applicazione, e la connessione con quel che precede. Mi atterrò alla sposizione dei Grisostomo, e di vari altri Interpreti Greci, e Latini, secondo la quale il sentimento di Giobbe si è, che in dottrina riguardante la provvidenza e la sapienza di Dio è tanto facile a intendersi da ogni buon intelletto, quanto è facile all'orecchio il giudicare delle parole, e al palato il decidere intorno a' sapori.

12,12:Ne vecchi sia la sapienza, ec. Alcuni interpretano: se ne' vecchi sta la sapienza, e se nella lunga età sta la prudenza, che dovrem pensare di Dio, il quale e l'antico de' giorni.' Dan. VII. 9. Questa sposizione lega ottimamente con quello, che segue: in lui (in Dio) è la sapienza, e la fortezza. Dove è da notare, che l'una, e l'altra cosa (la sapienza, e la fortezza) servono alla perfettissima providenza di Dio.

12,14:Se egli rinchiude un uomo ec. Se ad un uomo che si affatica, e s'industria per conseguir qualche suo fine, Dio preclude la strada, se lo incatena, e lo chiude in un carcere, nissuna potenza creata patrà rimetterlo in libertà, ne renderlo capace di operare.

12,15:Se ei rattiene le acque ec. Se vieta alle acque discendere a rinfrescare la terra, ella si testa tutta arsa e abbruciata; se da loro assoluta libertà, scorreranno furiosamente a sommergere la stessa terra.

12,17:Gli uomini di consiglio conduce a finire da insensati. Vedi 2. Reg. XV. 31., XVII. 14., Isai. III. 3. XIX. 12.

12,18:Spoglia i regi del cingolo ec. Il balteo era l'ornamento principale degli illustri guerrieri, come apparisce da Omero, e da Virgilio; fors'anche fu dapprima ornamento de' soli principi, onde spogliare uno del balteo vuol dire privarlo dell'autorità, dell'onore, della dignità reale.

12,19:Privi di gloria ne mena i sacerdoti. Tra' principali gradi, e condizioni di uomini (sopra dei quali Dio esercita la somma sua potestà) sono annoverati i sacerdoti, i quali in ogni tempo, e presso tutte le genti furono in grandissimo onore. Dio adunque spoglia della loro gloria, ogni volta che a lui piace, gli stessi sacerdoti, e li caccia dalle lora sedi.

12,20:Cambia le parole in bocca ec. Permette, che quegli stessi uomini, che erano stati sempre veraci e fedeli, si allontanino dal vero e dal retto con danno de' popoli, che seguono i loro consigli.

12,22:Rivela le cose sepolte ec. Tutte le cose sono nude e aperte agli occhi di Dio. Heb. IV. 13.

12,24:Cambia il cuore de' principi. Toglie a' principi il lume dell'intelletto, ovvero il coraggio e la costanza. Ma in prima sposizione sembra convenir meglio con quel che segue.
E gl'inganna. Fa, che vadano errando (così l'Ebreo) e camminando per una strada, che strada non è perché a nissun termine, vale a dire al conseguimento de' loro desideri non li conduce.

12,25:Anderanno tentoni come fosse di notte, e non di giorno, ec. Esprime mirabilmente l'accecamento, lo spirito di errore, e di vertigine in cui cade un uomo privato ch'ei sia della luce di Dio. Vedi Isai. XXIX. 19., XIX. 14., Jerem. XXV. 15.