Scrutatio

Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

Giobbe 36


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Eliu sostiene l'equità del divino giudizio, il quale percuote per istruire, parla per far tornare l'uomo a se, e se torna lo libera da' flagelli. Esorta pertanto Giobbe a ravvedersi, promettendogli tutte le felicità.

1Indi Eliu seguitò a dire:2Soffrimi ancor un poco, ed io mi spiegherò con te: perocché ho tutt'ora da dire per la causa di Dio.3Ripiglierò da' suoi principj la mia sentenza, e proverò, che giusto è il mio Creatore.4Perocché veraci, e senza menzogna sono i miei detti, e una dottrina, che è perfetta, a te piacerà.5Dio non rigetta i potenti, essendo pur egli il Potente.6Ma non salva gli empj, e a' poveri rende ragione.7Non torcerà i suoi sguardi dal giusto: egli è che colloca sopra trono stabile i regi, ed eglino sono esaltati.8E se poi saran messi in catena, o annodati da' lacci di povertà,9Egli ad essi accennerà le opere loro, e le loro scelleratezze, perocché ei furon crudeli.10Aprirà loro le orecchie adiri di correggerli, e gli ammonirà, perché si ritraggano dall'iniquità.11Se ascolteranno, e saranno docili, finiranno i giorni loro felicemente, e gli anni in gloria:12Ma se non ascolteranno, urteran nella spada, e periranno nella stoltezza.13Gli ipocriti, e i furbi provocan l'ira di Dio, e ridotti in catene non alzan la voce a lui.14Moriranno di morte violenta, e la loro vita finirà tragli uomini impuri.15Egli trarrà fuori d'angustia il povero, e nella tribolazione lo istruirà.16Ei ti salverà dalla fossa larga mente angusta, e che non ha fondo sotto di se: ti riposerai alla tua mensa carica di grasse vivande.17La tua causa è stata giudicata come di empio: riceverai secondo i meriti di tua causa.18Non ti soverchi adunque lo sdegno per farti opprimere alcuno, né ti seducano i molti doni.19Umilia senza la sferza la tua grandezza, e tutti quelli, che si fanno forti in lor possanza.20Non allungare la notte (in pensando), come ne' loro paesi alcuni popoli vanno di bene in meglio.21Guardati dal torcere il passo verso l'iniquità; perocché questa cominciasti a seguire dopo la tua afflizione.22Rifletti come Dio è eccelso in sua possanza, e nissun de' legislatori è simile a lui.23Chi potrà indagar le sue vie? E chi potrà dire a lui, Tu hai fatto ingiustizia?24Ricordati che tu l'opera di lui non comprendi, che fu celebrata dagli uomini.25Gli uomini tutti lo veggono, ciascuno lo mira da lungi.26Certamente Iddio è grande, e sorpassa ogni nostro sapere: e il numero degli anni di lui non può rinvenirsi.27Egli attrae le stille dell'acqua, e versa le piogge come torrenti,28Che si sciolgono dalle nuvole, onde tutto lassù è coperto.29Quando egli vuole distende le nuvole, come suo padiglione,30E folgori manda, e i suoi lampi di colassù, e cuopre gli estremi lidi del mare.31Per mezzo di tali cose egli esercita i suoi giudizj sopra le genti, e al gran numero degli uomini da nutrimento.32Nelle sue mani nasconde la luce, e le comanda di tornare di nuovo.33Egli fa intendere a chi lo ama, ch'ell' è suo dominio, e che a quella ei può pervenire.

Note:

36,2:Per la causa di Dio. Per difendere dalle tue accuse la causa della giustizia di Dio. Avviene ad Eliu quello che nota S. Gregorio riguardo a tutti i superhi, che vantandosi di non parlare se non per onore di Dio aiiin di essere meglio ascoltati, se stessi piuttosto, che lui cercano di esaltare.

36,4:E una dottrina, ec. Dee piacere anche a te, se saggio sei, una dottrina soda, e interamente secondo ragione.

36,5-6:Dio non rigetta i potenti. ec. Dio rende una giustizia eguale a tutti senza accettazione di persone. Ma Dio frequentemente umilia e abbatte i potenti, non perché sono potenti, perocchè egli non rigetta, non odia la possanza, che vivo da lui, che è il solo potente; ma punisce l'abuso della potenza, l'empietà, e lo strazio, che quelli fanno de' poveri.

36,7:Non tornerà i suoi sguardi dal giusto. Dio ama la giustizia, e lo protegge sia ne' piccoli, sia ne' grandi: questa egli rimunera anche cogli onori regali.

36,8-10:E se poi saran messi in catena, ec. Se la scena si cangia per essi, e se cadouo in miserie, Dio non per altro addiviene se non per le loro colpe, perchè abusammo della potenza, onde sono con giustizia puniti da Dio, anzi le loro pene secondo l'intenzione di Dio, son destinato a far si, che riconoscano quelli le proprie iniquità, e si emendino, e ritornino alla giustizia.

36,11-12:Se ascolteranno... finiranno ec. Se udiranno la voce di Dio, che per mezzo di que' flagelli gli ammonisce, dopo che Dio gli avrà emendati, e corretti, goderanno al finir della prova uno stato lieto e felice; ma se sono indocili periranno senza rimedio.

36,13:E ridotti in catene non alzan la voce a lui. Parla di coloro, i quali all'esterno fan professione di pietà, ma son furbi, e ipocriti, e in vece di trar profitto da gastighi s'indurano nè vogliono riconoscere i loro mali come effetto de' lor peccati, ne a Dio ricorrono per implorare da lui soccorso. Con queste parole Eliu vuol trafiggere il santo Giobbe, il quale non voleva, che a' suoi peccati si attribuissero le sue sventure.

36,14:E la loro vita finirà tra gli uomini impuri. Tanto nel testo Ebreo, come nella volgata è accennato quel'orrendo vizio, da cui venne l'incendio di Sodoma, al qual incendio sembra verisimile, che alludano queste parole nelle quali un simile gastiag è predetto agl'ipocriti.

36,16:Ei ti salverà ec. Avea detto nel versetto precedente, che Dio dopo aver istruito il povero nella tribolazione lo libererà. Applica adesso a Giobbe la sua dottrina: se tu emendato dalla tribolazione riconosci, che i tuoi mali erano dovuti a' tuoi falli, e umiliato ricorri a Dio, egli ti trarrà fuori dal baratro di miserie, in cui sei quasi sepolto, baratro stranamente angusto, e senza fondo, ne temine; e ti farà godere un dolce riposo congiunto colla copia di tutti i beni.

36,17:La tua causa è stata giudicata ec. Or tu se' stato condannato da Dio non come potente (vedi Vers. 5.), nè come grande, ma come ampio, e perciò se' punito secondo i meriti della tua causa.

36,18:Non ti soverchi adunque lo sdegno ec. Eliu vuole insegnare a Giobbe la maniera di vivere pell'avvenire, e di ammendare le iniquità delle quali suppone ch'ei fosse reo. Vinci l'ira affinchè non t'induca ad opprimere i tuoi prossimi, vinci l'avarizia affinchè l'amore della giustizia non sia più spento in te dall'amor de' donativi.

36,19:Umilia senza la sferza. Ovvero non per forza, cìoe non costretto da' flagelli, co' quali è punita da Dio la superbia.
E tutti quelli che si fanno forti in lor possanza. Non saprei trarre un miglior senso dalle parole della nostra Volgata. L'Ebreo è oscuro egualmente.

36,20:Non allungare la notte (in pensando), come ne' loro paesi alcuni popoli vanno di bene in meglio. Secondo questo senso, che mi e paruto il migliore, che possa darsi alla nostra volgata, Eliu attribuisce a Giobbe l'invidia dell'altrui felicità, e lo esorta a deporre questa trista passione, la quale non altro può servire che ad esacerbare i suoi mali, e fargli parer più lunghe e dolorose le notti.

36,21:Guardati dal torcere il passo verso l'iniquità.Parla dell'iniquita, colla quale Giobbe (secondo l'opinione di Eliu) accusava Dio, come ingiusto: in questa orribile empietà dice Eliu, che Giobbe era caduto, dopo che era caduto in miseria.

36,22:Rifletti come Dio è eccelso in sua possanza ec. Eliu da questo versetto in poi sino alla fine del capitolo celebra la possanza e la sapienza di Dio, e sembra molto probabile per quello, che egli dice, vers 33. che con questo egli voglia sollevare la speranza di Giobbe promettendogli una sorte migliore, purché si ravvegga, e dia luogo in cuor suo a' precedenti avvertimenti.
E nissun de' legislatori ec. Eccelso com'egli e, si abbassa Dio a istruire e illuminare gli uomini; e quello che a questi egli insegna è sempre e giustizia e verità e santità, e cospira al bene e alla vera felicità del genere umano. Per questo Dio non ha tra' legislatori chi lo rassomigli.

36,24:L'opera di lui non comprendi, che fu ec. Quest'opera secondo molti Interpreti ell'è l'opera della creazione, nella qual' opera risplende una potenza e sapienza e bontà superiore alla intelligenza degli uomini. Quest' opera dice Eliu, che e cantata da tutti gli uomini, i quali considerando il mondo e l'omato de' cieli e lo splendore e ordine delle stelle, da tutto questo sentono dirsi, che il tutto e opera di un Creatore sovrano. Vedi Aug. de Verb. Dom. serm. 55. Alcuni credono usata in questo luogo in parola cantare, perché anche ne' primi tempi la storia delle cose, e particolarmente di quelle riguardanti la religone si conservo nelle popolari canzoni.

36,25:Gli uomini tutti lo veggono, ec. Lo veggono per la cognizione di Dio, che si acquista mediante la considerazione delle creature.
Da lungi. Vale a dire imperfettamente e con qualche oscurità, come avviene delle cose poste in gran distanza da noi. Veggiamo adesso a traverso di uno specchio per enimma, I. Cor. XIII.12 Ottimamente sopra queste parole un antico interprete scrisse: Benché taluno sia cosi freddo e malvagio, che pongo studio nel dilungarsi dal suo Creatore, non può nulladimeno ascondersi dal calore di lui, e perciò alcun mortale non havvi il quale da lungi non senta Dio, e non lo intenda.

36,27-28:Attrae le stille dell'acqua ec. Solleva dal mare l'acqua in minutissimi e leggerissimi vapori, che salgono in alto,e questi addensati dipoi rivolge in grossissimo piogge.

36,29-30:Quando egli vuole, distende le nuvole, come ec. Delle stesse nuvole talora egli si forma come un ampio padiglione, nel quale egli nasconde la sua Maestà, e di dove fa sentire agli uomini la sua possanza mandando e lampi . tuoni e folgori e grandini sopra la terra, e il mare stesso quant'egli è ampio colle stesse nubi ricuopre, quasi con denso velo, nelle grandi tempeste. Ho procurato di seguire quanto si potea più dappresso la lettera della nostra volgata per esporre questo luogo, che è dagl' interpreti tirato a diversissimi sensi.

36,31:Per mezzo di tali cose ec. in quelle stesse nubi, e della loro materia egli forma e tuoni e fulmini e grandine e à pioggia di diluvio per castigo de' popoli, e insieme vi forma le dolci pianure, e le rugiade benefiche, onde si feconda la terra a produrre il sostentamento di tutta l'immensa turba degli uomini.

36,32:Nelle sue mani nasconde la luce, ec. Gl' interpreti Greci credono indicarsi in questo luogo la vicissitudine de' giorni e delle notti, della luce e delle tenebre. Dio tiene quasi nelle sue mani la luce, apre le mani, e la luce apparisce, e torna di nuovo a farsi vedere agli uomini.

36,33:Egli fa intendere a chi lo ama, ch'ell'e' suo ec. Il sol nascente annunzia la gloria e la magnificenza del Creatore, e per esso Dio fa intendere a' suoi amici come egli abita una luce inaccessibile, la quale è suo dominio e sua eredità, e può, e dee divenire anche la loro eredità.