Scrutatio

Venerdi, 19 aprile 2024 - San Leone IX Papa ( Letture di oggi)

Giobbe 40


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Dio riprende Giobbe, perchè pareva che avesse intaccata la sua giustizia: gli fa vedere la sua potenza in Beemoth, e in Leviathan, e gl'impone silenzio.

1E il Signore rispose a Giobbe di mezzo al turbine, e disse:2Cingi da uomo i tuoi fianchi, io ti interrogherò, e tu rispondimi.3Renderai tu vano il mio giudizio, e me condannerai per giustificare te stesso?4Che se tu hai braccio come quello di Dio, ed è simile al suo il tuono della tua voce,5Ammantati di splendore, e levati in alto, e fatti glorioso, e ornati di magnifiche vesti.6Dispergi col tuo furore i superbi, e col tuo sguardo umilia tutti gli arroganti.7Volgi l'occhio sopra tutti i superbi, e confondili, e gli empj annichila dovunque si stanno.8Sotterrali tutti insieme nella polvere, e nella fossa sommergi le loro teste:9E io confesserò, che la tua destra potrà salvarti.10Mira Beemoth, cui io feci con te; egli mangerà del fieno qual bue:11La sua fortezza sta ne' suoi fianchi, e il suo valore nel bellico del suo ventre.12Egli indura la sua coda come cedro; i nervi delle sue cosce son tra di loro intrecciati.13Le sue ossa son come canne di bronzo; le sue cartilagini quasi lame di ferro.14Egli è la primaria tralle opere di Dio: colui che lo fece farà uso della sua spada.15A lui i monti producono l'erbe; ivi vanno a scherzare tutte le bestie de' campi.16Ei dorme all'ombra, al fresco dei cannetti, e in luoghi umidi.17L'ombra assicura il suo soggiorno, ei si caccia trai salci del torrente.18Mira com'egli assorbisce un fiume senza scomporsi, ed ha fidanza, che il Giordano venga a passare per la sua gola.19Ei sarà preso per gli occhi quasi con amo, e saran traforate le sue narici col morso.20Potrai tu tirar fuori il Leviathan e legarli con amo, e con fune la lingua?21Gli porrai tu un cerchio alle narici, e gli traforerai la mascella con un anello?22Forse egli farà a te grandi preghiere, o ti darà dolci parole?23Farà egli patto con te, onde tu lo abbi in ischiavo per sempre?24Scherzerai forse con lui, come con un uccello, e lo legherai per trastullo delle tue serve?25Lo farann' eglino in pezzi i tuo amici, e lo trinceranno i negozianti.26Empierai forse della sua pelle le reti de' pescatori, e della sua testa il serbatoio de' pesci?27Metti la mano sopra di lui, preparati alla guerra, e non far più parole.28Mirate come la sua speranza le tradirà, e a vista di tutti egli sarà precipitato.

Note:

40,3:Renderai tu vano il mio giudizio. Giobbe sostenendo con tanta fermezza la sua innocenza, e lamentandosi delle miserie, nelle quali era involto, sembrava aver data altrui occasione di credere, che egli mal pensasse della divina Giustizia, benché questa sovrana giustizia avesse confessata e celebrata più volte. Dovea però Giobbe voler piutiusto, che altri lo credessero peccatore, dovea permetter piuttosto, che pena delle sue colpe fosser creduti i suoi mali, che servir egli stesso di pretesto a' cattivi per biasimare la Providenza; perocchè molto conviene al servitore fedele il sacrificare anche la propria estimazione alla gloria del suo Signore, e servire a lui (come dicea l'Apostolo) per mezzo dell'infamia, come per mezzo della buona fama, I. Cor. VI. Dio adunque rimprovera qui al sunt'uomo, che in difendendo la sua giustizia nel calor della disputa si era espresso in termini così forti, che chiunque il cuore e l'intenzione di lui non conosceva, avrebbe potuto abusare di sue parole, e immaginarsi, ch' egli volesse per giustificare se medesimo intaccare l'equità de' giudizi di Dio, e quasi pretendere di correggerli e di ritrattarli. Possono ancora queste parole avere quest'altro senso: pretendi tu colle tue querele, che io ritratti il mio giudizio e le mie disposizioni io cangi riguardo a te? Ma non sarebb' egli giusto, che queste disposizioni tu adorassi, e ad esse con amore ti soggettassi, benché ignota ne sia a te la ragione? Il reale profeta diceva: mi tacqui, non aprii la mia bocca, perchè chi tal cosa ha fatto se' tu. Ps. 38. 10.

40,4-9:Che se tu hai braccio come quello di Dio, ec. Ma hai tu tal possanza onde abbi ardimento di opporti e contraddire a' miei giudizi? Hai tu fortezza simile a quella di Dio, e la tua voce ha ella qualche somiglianza con que' terribili tuoni, onde Dio spaventa, e scuote la terra? Se così è, rivestiti della stessa mia maestà, alzati fino al cielo, spiega la tua grandezza, e fatti vedere ammantato di luce e di gloria: quindi per primo saggio di tua possanza umilia, dispergi, annichila tutti i superbi e gli empi; perocchè in questo io mi compiaccio principalmente di far conoscere il potere del mio braccio. Allora lo stesso celebrerò altamente la tua fortezza, e dirò, che di veruno esterno aiuto nè mio, nè di altri tu abbisogni per la tua conservazione e salvezza. Ma tu ben vedi, o Giobbe, quanto sieno sopra le forze di un uomo debole e fiacco le prove, che ti converrebbe di vincere prima di porti a disputare con me, e a voler quasi correggere i miei giudizi e le disposizioni di mia previdenza verso di te.

40,10:Mira Beemoth, ec. Da questo versetto fino al 20. colla descrizione di una bestia di smisurata forza e grandezza viene a dimostrarsi sempre più la possanza infinita di Dio, a cui tal bestia è soggetta, e obbediente, e si umilia la vanità dell'uomo, il quale è tanto inferiore di forze. La parola Beemoth è plurale, ma secondo il genio della lingua Ebrea puo interpretarsi la gran bestia; intorno alla quale, messe da parte le altre opinioni, come poco probabili, due solamente ne riferisco, la prima delle quali per la gran bestia volle che intendasi l'elefante; la seconda poi intende il Demonio; il Grisostomo però credette, che non possa prendersi Beemoth pel Demonio, se non nel senso allegorico. Io mi tengo alla spiegazione sola del letterale. L'elefante è il più grande degli animali terrestri, e per questa ragione puo essere chiamatela bestia per eccellenza, ovvero la gran bestia, come si è detto.
Cui io feci con te. Vale a dire: cui io creai come te, egualmente che te; ovvero cui io creai per abitare teco la terra, e anche per servire a' tuoi bisogni. Alcuni vogliono, che con te spieghi la somiglianza che ha l'elefante coll'uomo riguardo all'indole e all'intelligenza; Imperocchè più di tutti gli altri animali l'elefante si avvicina all'animal ragionevole, come scrivono molti filosofi. Qual bue mangia del fieno. Egli somiglia il bue nella docilità, e anche nella maniera di nudrirsi, perocchè si contenta d'erbe, di foglie e di frutti. Così quost' animale si grande e si forte non cerca colla strage di altri animali il suo sostentamento, come agevolmente potrebbe, se Dio non gli avesse dato inclinazione più dolce, e quasi umana.

40,11:La sua fortezza sta ne'suoi fianchi. Gli elefanti sono sommamente robusti e attissimi a portare pesi quasi incredibili. Si sa, che nelle battaglie si mettevano loro addosso delle torri di legno, dalle quali combatteva un numero di armati, e talora fino a trentadue uomini si trovarono in una di queste torri, come è raccontato i. Machab. VI. 37. Aquila tradusse: la sua fortezza sta nel suo dorso.
E il suo valore nel bellico ec. Dicono, che l'elefante quando e pieno di cibo, e molto più quando gli è stato dato a bere del vino, divien più terribile e furioso; per questo forse è detto, che il valore di lui viene dal ventre. Altri danno altre sposizioni, le quali essendo od egualmente, o più incerte, per brevità le tralascio.

40,12:Indura la sua coda ec. Alcuni per la coda intendono la proboscide dell'elefante, nella quale, come ognun sa, egli ha una forza incredibile, ed ella e come la mano di quest'animale, e di essa egli si serve come l'uomo della mano.
I nervi delle sue cosce ec. Vuol significare, che la robustezza de' fianchi di quest'animale viene dalla copia e durezza de' nervi intrecciati tra loro, onde si fortificano scambievolmente.

40,13:Le sue ossa son come canne di bronzo. Alcuni credono, che queste parole debbono spcialmente intendersi de' denti dell'elefante, i quali per la loro grossezza e durezza somma sono talvolta dagli antichi scrittori chiamati anche corni.

40,14:Egli è la primaria tralle opere di Dio. L'elefante per la sua gran mole, a cui va unita una grande agilità, per la sua fortezza, e molto per per la docilità, e per una certa intelligenza e per altre doti, che in esso si ammirano, con ragione si dice il primo tragli animali terrestri creati da Dio.
Colui che lo fece farà uso della sua spada. Col nome di spada intendesi la forza e la possanza, che ha l'elefante principalmente ne' denti e nella proboscide. Iddio, che lo creò e lo armò, e lo fece si forte non permetterà, ch'egli adopri sempre la sua forza, ma di questa il creatore stesso si servirà quando, e come a lui piacerà. Anche queste parole servono a notare la dolcezza dell'indole, che Dio pose in una bestia tanto possente. Potrebbe pero anche la nostra Volgata tradursi più conformemente all'Ebreo il forte (Dio) che lo fece adatto a lui (messe in poter di lui) la sua spada. Dio armo quest' animale d'una forza grandissima, a cui nulla può resistere, e Dio si serve di lui per eseguire contro gli uomini le sue vendette. L'elefante quand'è in furore diviene oltre modo terribile, atterra gli alberi, rovescia le mura e le case, e non ha paura d'intiere schiere d'armati.

40,15:A lui i monti producono le erbe: ec.L'elefante non e carnivoro, egli si contenta dell'erbe; ed e così mansueto, che possono attorno a lui scherzare gli altri animali senza paura.

40,16-17:E dorme all'ombra, al fresco ec. L'elefante sta volentieri intorno a' fiumi, e ne' luoghi paludosi. Vedi Arist. Hist. IX. 72., e Aelian. IV. 24., il quale dice, che potrebbe perciò chiamarsi animale palustre. Egli beve con gran piacere l'acqua torbida, e se ella e chiara la intorbida co' piedi prima di bere, Aeliam XVII. 7.

40,18:Ha fidanza, che il Giordano ec. Pel Giordano è inteso qui un gran fiume. L'elefante patisce molto la sete, e beve grandissima copia d'acqua ad un fiato, Arist. Hist.VIII. 9.

40,19:Ei sarà preso per gli occhi ec. Un animale tanto grande e tremendo sarà preso dall'uomo, e sarà ridotto in ischiavitù col fargli vedere quello ch'egli ama. Dicesi, che i cacciatori si servano dell'elefante femmina per tirare il maschio nella fossa cieca preparata per prenderlo, e quando vi è caduto lo addomesticano col fargli patire la fame.

40,20:Potrai tu tirar fuori il Leviathan? La massima parte degli Interpreti pel Leviathan intendono la balena. Cosi dopo aver dipinto il carattere del più grande tragli animali terrestri, Dio chiama Giobbe a considerare il massimo tragli acquatici. La balena è una specie di Cetaceo. Cosi si chiamano que' pesci, i quali respirano per mezzo del polmone, si accoppiano, concepiscono, figliano e allattano nella maniera stessa, che fanno gli animali quadrupedi. Tra' cetacei la balena è il più grande, donde avviene, che il nome di balena sia dato talora a' pesci più grossi, benché di specie differente. Non è miracolo se la pesca della balena sia descritta in questo luogo non sol come difficile, ma come impossibile in un tempo, in cui la navigazione era solamente lungo le costiere del mare, dove non istanno le balene, le quali hanno bisogno di acqua molto profonda, mentre anche in oggi di tutte le pescagioni, che fansi nel Mediterraneo, e nell'Oceano, quella della balena è la più difficile e più pericolosa. Il cominciamento della pesca della balena si pone probabilmente al principio del secolo XVI, poco dopo lo scoprimento dell'America.
E legarli con amo ec. Vale a dire con amo appeso alla fune.

40,21:Gli porrai tu un cerchio alle narici, ec. Volea dire: tu non potrai addomesticare questa bestia mettendogli un cerchio alle narici come si ta a' bovi.

40,22-25:Forse egli farà a te grandi preghiere. Con elegante prosopopeia viene a dire, che la balena e un mostro indomabile all'uomo. Tu non la vincerai, tu non la ridurrai in tuo potere, ne (quasi schiavo preso in guerra) la costringerai a implorare la tua clemenza colle preghiere e colle adulazioni offerendosi al tuo servizio; non potrai farne tuo trastullo, ne legarlo in un cantone della tua casa per divertimento delle tue donne, come faresti di un uccello. Non potrai farne banchetto a' tuoi amici tagliandolo a pezzi, ne venderlo a' negozianti, i quali così diviso lo portino in altri paesi.

40,26:Della sua pelle ec. Del suo corpo, delle sue carni. Tu non la prenderai con veruna specie di reti, tu non potrai mettere cogli altri pesci la balena nel tuo serbatoio.

40,27-28:Metti la mano ec. Se tu non credi a quello ch' io dico, fanne da te stesso la prova; ma sappi, che aspra e pericolosa sarà la pugna, e meglio sarebbe il non vantarsi e il non assumere si grande impresa. Osservate in fatti come colui, che ebbe tanto ardimento resta ingannato dalla sua stolta speranza, e a vista di tutti precipitato nel fondo del mare, lasciando agli altri l'esempio di non tanto presumere. Il testo originale di questo versetto è da alcuni tradotto più chiaramente in tal guisa: Vana è la speranza di prenderlo (questo mostro del mare), e al solo vederlo (l' uomo) resterà sbigottito.