Scrutatio

Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

Giobbe 25


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Baldad sul riflesso della sublimità di Dio, e della bassezza dell'uomo, dice, che l'uomo paragonato con Dio non può giustificarsi.

1MA Baldad di Sneh rispose, e disse:2Potente, e terribile è quegli, che mantien la concordia nell'alte sue spere.3Si può forse contare il numero di sue milizie? e chi è che non partecipi della sua luce?4Può egli forse un uomo esser giustificato, ove si paragoni con Dio, o apparir mondo uno che è nato di donna?5Certamente la luna stessa non ha splendore, e le stelle non sono pure dinanzi a lui:6Quanto men l'uomo che è putredine, e il figliuolo dell'uomo che è un verme?

Note:

25,2:Potente e terribile è quegli, ec. Giobbe avea detto, Cap. XXIII. 3-7, che avrebbe desiderato di far sue difese dinanzi a Dio, e avrebbe sperato di uscir vincitore. Baldad accusa Giobbe di audacia, e di temerità, perché ardisce di appellare al tribunale di quella maestà terribile, e onnipossente, dinanzi a cui l'uomo e un mero nulla, al tribunale di quella sapienza, che regge con tanto ordine l'armonia degl'immensi, e innumerubili corpi celesti, al tribunale di quella santità, dinanzi alla quale l'uomo non e che immondezza.

25,3:Si può forse contare il numero ec. Per queste milizie alcuni intendono il sole, la luna, e le stelle; altri intendono gli Angeli, che stanno intorno al trono di Dio, la moltitudine de' quali è detta migliaia di migliaia. Apocal. V. 12., e quam seconda sposizione sembra evidentemente migliore, perocchè trattasi in questo luogo di dimostrare l'infinita grandezza del Re de' regi, ricresciuta (per così dire) dall'immenso esercito di ministri, e servi, e soldati, che lo circondano, obbedienti a' suoi cenni, ed esecutori fedeli de' suoi decreti.
E chi è che non partecipi della sua luce? Questa luce dinota la sapienza infinita di Dio, che tutto penetra, a cui nulla è ignoto. Della luce di lei partecipano e gli uomini, e gli Angeli. e per benefizio di lei tutti hanno la luce, e intelligenza, di cui vanno adorni.

25,4:Apparir mondo uno che è nato di donna? Vedi sopra XIV. 4.

25,5:La luna stessa non ha splendore, e le stelle ecc. In paragone del sommo sole, che è Dio, la luna e senza splendore, e le stelle perdono la candidezza della lor luce. Per la luna, e le stelle intendonsi le più nobili e più perfette creature. Vedi cap. IV. 17. XV. 14., ec.