Scrutatio

Venerdi, 19 aprile 2024 - San Leone IX Papa ( Letture di oggi)

Giobbe 9


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Giobbe confessa, che Dio è giusto in tutte le cose, e che l'uomo non può convincere Dio di ingiustizia: l'uomo (dice Giobbe) paragonato con Dio non può giustificarsi: si dimostra la gran possanza, e sapienza di Dio, onde nissuno può resistere a lui, e riconvenirlo: ma Dio affligge l'empio, e l'innocente. Giobbe difende ancora la sua innocenza contro gli amici, rammemorando le sue afflizioni.

1Giobbe rispose, e disse:2Veramente io so, che così va la bisogna, e che l'uomo paragonato con Dio non ha più giustizia.3Se ci vorrà venire a contesa con lui non potrà rendergli conto d'una cosa ogni mille.4Egli il saggio di mente, il forte in possanza; chi mai a lui contradisse, e potè aver pace?5Egli trasporta le montagne, ed elle non se n' avveggono quand'ei nel suo furore le spiana.6Egli dal suo sito scuote la terra, e le sue fondamenta sono sommosse.7Egli comanda al sole, e non nasce, e le stelle tiene egli chiuse come sotto sigillo.8Egli solo distese i cicli, e cammina sui flutti del mare.9Egli creò e Arturo, e Orione, e le Hiadi, e le ascose parti del mezzodì.10Egli fa cose grandi, e incomprensibili, e miracolose, che non possono numerarsi.11S'ei viene a me io noi veggo, e s'egli si parte io non me n'accorgo.12Se egli repentinamente vuoi far disamina, chi rispondere a lui potrà? ovvero chi potrà dirgli: Perché fai cosi?13Egli è Dio, e all'ira di lui nessun può resistere, e sotto di lui si incurvano quei, che reggono il mondo.14Son io qualche cosa di grande, che possa rispondere a lui, e stare a tu per tu con lui?15Io che sebbene avessi qualche ragione non risponderò, ma implorerò la clemenza del mio Giudice.16E quando esaudisse egli le mie suppliche, non crederò che egli abbia avuto riguardo alle mie voci.17Perocché egli mi ruoterà in un turbine, e moltiplicherà le mie piaghe anche senza cagione.18Ei non lascia riposo alcuno al mio spirito, e mi inebria di amarezze.19Se si ricorre alla possanza, egli è potentissimo, se all'equità nel giudicare, nissuno ardisce di rendere testimonianza in favor mio.20Se io vorrò giustificarmi, mi condannerà la mia propria bocca, se io mi dimostrerò innocente egli mi convincerà di reato.21Quand'anche io fossi perfetto, questo stesso sarà ignoto all'anima mia, e mi sarà noiosa la vita.22Questa sola cosa ho detto io: Egli consuma e l'innocente, e l'iniquo.23Se egli flagella, uccida a un tratto, e non rida delle pene degli innocenti.24La terra è data in balìa dell'empio, il quale mette una benda agli occhi de' giudici di essa. E se egli noi fa, chi è adunque, che lo faccia?25I giorni miei sono stati più veloci di uom corridore; sono fuggiti, e nulla hanno veduto di bene.26Sono passati di fuga come nave carica di pomi, come aquila, che vola alla preda.27Allorché io dico: Non parlerò più così; si altera la mia faccia, e mi strazia il dolore.28Io temeva di tutte le mie azioni, sapendo, che non mi avresti perdonato se io peccava.29Ma se anche cosi facendo io son empio, perché mi son io travagliato inutilmente?30Quand' io fossi lavato con acqua di neve, e le mani mie luccicassero per mondezza,31Nulladimeno mi immergerai nella lordura, e avranno di me orrore le stesse: mie vesti.32Perocché non avrò io a difendermi da un uomo simile a me, né da uno, che possa essere com'io convenuto in giudizio.33Non v' ha chi possa entrar dì mezzo trall'uno, e l'altro ad essere arbitro tra noi due.34Ritiri egli da me la sua verga, e non mi agghiadi co' suoi terrori.35Parlerò, e nol temerò; perocché nel timore non poss'io dar risposta.

Note:

9,2:Veramente io so, ec. Osservò il Grisostomo, che questo discorso di Giobbe, col quale risponde a tutto il ragionamento di Baldad contiene una sublimissima filosofia. Notisi, che l'avverbio veramente è qui posto per una maniera di giuramento, come in altri luoghi della Scrittura. Giobbe adunque protesta anche con giuramento, che mai nemmen per sogno ha pensato d'intaccare, o di riprendere la giustizia di Dio, o di esaltare la sua propria giustizia dinanzi a quella del medesimo Dio. Dio è talmente giusto, che tutta la giustizia dell'uomo paragonata con quella di Dio sparisce, e, come spiega s. Gregorio, chiunque ardisce di paragonarsi all'autore di tutti i beni, si priva di quel bene stesso, che avea ricevuto.

9,3:S'ei vorrà venire a contesa ec. Se Dio vorrà chiamare l'uomo in giudizio, e obbligarlo a render conto di sue azioni, delle infinite accuse, che Dio intenterà contro lo stesso uomo, appena potra questi rispondere, e scusarsi sopra una sola. Verita, su di cui è fondata la preghiera di David: Non entrar in giudizio, a Dio, col tuo servo, perocchè nissun de' viventi sarà giustificato nel tuo cospetto. Ps. 142. V. 2. Vedi I. Cor. IV. 4.

9,4:Egli il saggio di mente. ec. Incredibil sarebbe la temerità di un uomo, che ardisse di disputare con Dio. Siccome l'uomo non può vincere Dio colla forza, perché egli è potentissimo, cosi non può vincerlo colla ragione, perche egli è somma sapienza. Non può aver pace, non può aver bene chiunque ardisce o di disputare con lui, o di disprezzare i suoi comandamenti, o di resistere alla sua volontà.

9,5:Egli trasporta le montagne, ec. Descrive l'infinita possanza di Dio, colla quale egli può e trasportare da un luogo all'altro, e spianare gli altissimi monti con tanta facilità e celerità, che gli stessi monti non possono accorgersi della mutazione, che in essi egli opera. Giobbe sovente da senso alle cose inanimate.

9,6:Egli dal sua sito scuote ec. Vale a dire, può scuotere tutta la mole terrestre fino alle sue più intime parti.

9,7:Egli comanda al sole, e non nasce. Alcuni vogliono che alluda Giobbe alle tenebre, che furon per tre giorni nell'Egitto, delle quali era allora recente la memoria; altri poi espongono questo versetto della tetra caligine, che avviene in tempo di qualche orribil tempesta, quando le nere nuvole oscurano di giorno il sole, e di notte ingombrano, e per cosi dire tengon rinchiuse le stelle. Dicendo che Dio tiene chiuse allora le stelle sotto sigillo, allude all'uso di que' tempi, nei quali non essendo introdotte le serrature e le chiavi, le cose tutte, ma particolarmente le più preziose si chiudevano col sigillarle: e colla stessa espressione dimostrasi l'assoluta padronanza di Dio sopra tutti i corpi celesti, de' quall egli dispone secondo la sua volontà.

9,8:Egli solo distese i cieli, ec. Li distese come un gran padiglione, Ps. 103. 2., Imi. XL. 22. Egli è il creatore e facitore de' cicli, onde non e meraviglia, se a lui obbediscono i corpi celesti, il sole e le stelle. Per la stessa ragione il mare superbo è a lui soggetto, ed egli coi suoi piedi lo calca camminandovi come sopra la terra. Gl'interpreti Greci notarono come molte delle cose, che sono qui dette, appartengono allegoricamente a Cristo; così il sole si oscurò nel tempo della Passione; cosi si legge che Cristo camminò sulle acque del mare. v. Athan. Diat. de Trin. Conf. Maced.

9,9:Egli creò e Arturo, e Orione, e le Hiadi. Sotto le costellazioni, che sono qui nominale s'intendono comprese tutte le altre, nelle quali come in tutto l'ornato dei cieli spicca visibilmente l'infinita possanza, e sapienza del Creatore.
E le ascose parli del mezzodi. Intende il polo antartico, e le stelle, che sono ad esso vicine, le quali sono invisibili a chi abita nell'Idumea orientale, come lo sono anche agli abitatori dell'Europa.

9,11:S'ei viene a me, io nol veggo, ec. Giobbe benché affermi costantemente di non essere consapevole a se stesso di alcun delitto, non perciò si giustifica, ne si crede sicuro di essere in grazia: quindi umilmente contessa tale essere la sua, e la comune ignoranza dell'uomo in questa vita, ch'egli non può sapere con certezza ne quando Dio sia con lui, ne quando da lui si allontani. V. Gregorio lib. IX. 1. 19. Questa sposizione è la più naturale, e lega con quello che segue.

9,12:Chi rispondere a lui potrà? Chi potrà provarsi innocente, e purgarsi dalle accuse, che da lui gli saranno date.
Chi potrà dirgli: Perché fai così? V' ha egli forse chi possa come giudice superiore domandar conto a Dio della sentenza, ch'egli avrà data?

9,13:Quei, che reggono il mondo. Alcuni spiegano queste parole degli Angeli, per ministero dei quali Dio governa le cose inferiori; altri le intendono de' regi, e de' principi della terra. Il senso egli è, che tutte le create potesta sono soggette a Dio, e tremano ad ogni suo cenno.

9,16:E quando esaudite egli le mie suppliche, ec. Se ei mi esaudisce, non lo attribuirò al merito di mie preghiere, ma alla bontà e clemenza di lui; perocchè tale mi riconosco dinanzi a lui, che appena ardirò di sperare, che ei mi esaudisca. È da osservarsi come questi sentimenti di Giobbe sono totalmente contrari alla falsa dottrina degli eretici, i quali hanno insegnato, che, a quelli soli son rimessi i peccati, e quelli soli sono esauditi da Dio, i quali fermamente si persuadono, essere ad essi perdonati per Cristo i peccati, ed essere esaudite le loro preghiere. Vedi anche il versetto 21.

9,17:Perocchè egli mi ruoterà in un turbine, ec. Quando costa lui piacerà, egli mi ruotera in un vortice di calamità e di mali, accrescera le mie pene senza che possa dirsi il perché egli faccia cosi. Quelle parole anche senza cagione escludono non ogni qualunque cagione, ma quella, a cui gli amici di Giobbe attribuivano le sventure del loro amico, vale a dire i suoi peccati. Giobbe intendeva, che i mali mandatigli dal Signore non eran pena, o flagello, ma sperimenta. Senza cagione vale lo stesso, che senza motivo nel capo II. 3.

9,19:Se si ricorre alla possanza, ec. Se io venissi a contesa con Dio, io rimarrei sempre perdente. Imperocchè ricorrere io a de' protettori potenti, che mi difendano? Ma egli non ha chi l'agguagli in possanza. Cercherò lo di trattar la mia causa in formale giudizio? Ma la giustizia di lui e tanto certa e nota e riverita da tutti, che nissuno avrà coraggio di prendere le mie difese, e tutte le creature prenderanno le parti di Dio contro di me. Rendere testimonianza vale in questo luogo patrocinare, difendere la causa di un reo.

9,20:Se io vorrò giustificarmi, ec. Se mancandomi gli avvocati vorrò io sostenere da me stesso, e provare la mia innocenza, mi condannerà la mia propria bocca come presuntuoso e superbo, e anche senz'altro delitto sarebbe mia condannazione la mia difesa.
Se io mi dimostrerà ec. Se io vorrò dimostrarmi innocente, ec.

9,21:Quand' anche io fossi perfetto, ec. Quand'io affidato alla propria coscienza pretendessi di consolarmi colla rimembranza della passata mia vita, nol potrei fare, perche non posso esser certo di min innocenza; onde nulla più mi rimane, che il tedio di vivere, e la brama di morire.

9,22:Questa sola cosa ho dett'io, ec. Io non presumo di me stesso, temo e rispetto i giudizi di Dio; quello però, ch'io sostengo si è, che l'ingiustizia o la giustizia dell'uomo non può arguirsi dalla maniera, onde Dio tratta l'uomo nella vita presente; perocchè egli, che è sempre giusto, affligge anche fino alla morte l'innocente e l'iniquo, l'uno in pena de' suoi trascorsi, l'altro per isperimento, ed esercizio di virtù.

9,23:Se egli flagella, uccida a un tratto, ec. Se anche l'innocente non dee esser libero da' flagelli, la mia preghiera si è, che egli voglia abbreviare la prova, e mi mandi a un tratto la morte, ne le pene e le querele degl'innocenti metta in non cale, come se argomento di piacere e diriso fossero per lui le loro miserie. Non suole Dio (dice Giobbe) disprezzar le preghiere degl'innocenti, ne burlarsi de' loro gemiti, ne compiacersi de' loro affanni. Mi esaudisca egli adunque, e da si dura tentazione mi sciolga.

9,24:La terra è data in balia dell'empio, il quale ec. Benché e gl'innocenti e gli empi sieno flagellati sovente allo stesso modo da Dio; contuttociò ella è cosa ordinaria il vedere l'empio, che domina e signoreggia nel mondo, e accieca i giudici della terra, i quali per compiacerlo violano ogni regola di giustizia.
Ovvero: Mentre nella vita presente i buoni sono afflitti come i cattivi, sembra, che il governo del mondo posto sia nelle mani di un empio tiranno, il quale a giudicare la terra non altri magistrati, o giudici elegge, se non ciechi e ignoranti, che pervertano le leggi, e ogni buon ordine. Per questo tiranno alcuni interpreti credono accennarsi il demonio; e questa seconda sposizione sembra forse miglior della prima.
E se egli nel fa, chi è adunque che lo faccia? Letteralmente: Che se non è egli, e chi è adunque? E se questa disposizione di cose non vien da Dio, da chi adunque verrà? Da segreto giudizio di lui, e per altissimo arcano ordine di sua previdenza egli avviene, che l'empio trionfi, e che il giusto passi sua vita nell'afflizione.

9,25:Più veloci di uom corridore; ec. si dee intendere di un bravo corridore spedito a portar nuova di qualche avvenimento, il quale per la speranza del premio accelera il corso.
E nulla han veduta di bene. Sono spariti con tanta velocità, che non solo non mi hanno dato tempo di godere, ma neppur di vedere alcun bene, o felicità.

9,26:Come nave carica di pomi.Per trasportare dei pomi vi abbisogna una nave molto leggera, e spedita al corso; perocchè se troppo durasse la navigazione, verrebber di leggeri a guastarsi.

9,27:Allorché io dico: Non parlerò ec. Se io mi risolvo di astenermi dalle querele, e di sopprimere le mie parole, il dolore mi affoga, e son costretto a dimostrarla al di fuori coll'alterazione, che leggasi sul mio volto.

9,28:Io temevo di tutte le mie azioni, ec. il Caldeo e i LXX: Io temo. La volgata esprime, che questo religioso timore fu sempre nel cuore di Giobbe.
Non mi avresti perdonato, se io peccava. Perdonare in questo luogo, come in molti altri, significa non punire, esimere dalla pena. Io sapeva, che se avessi peccato, non avresti lasciato di gastigarmi.

9,29:Ma se anche cosi... io son empio ec. Se con tutto il timore di offendere il mia Dio, se con tutta la sollecitudine di guardami dal disgustarlo, io son trattato come se fossi un empio, qual'è il frutto, che io ritraggo di tutto quello, che io feci nella passata mia fila? Sentimento umano, somigliantissimo a quello del santo Davidde, Ps. 72. 13. Io dissi senza motivo adunque purificai il mio cuore, e lavai le mie mani cogl'innocenti? E fui tutto di flagellato, fui sotto la sferza di gran mattino? santi sanno benissimo, che i buoni travagli hanno frullo di gloria, Sap. III.15; ma in un subitaneo e indeliberato movimento dell'animo i sensi esprimono della natura, secondo in quale le afflizioni e i dolori sano tenuti come un vero male.

9,30-31:Quand'io fossi lavato con acqua di neve, ec. Correggi: le sue precedenti querele, e mirando cogli occhi della fede l'ordine e le disposizioni della Providenza divina nell'economia della salute eterna de' giusti, dice, che sa come non potrà andar esente dalle pene e dalle afflizioni, quantunque con ogni studio procuri di consentire la purezza dei costumi e il candore della coscienza. L'acqua di neve è migliore dell'acqua comune per l'uso di lavarsi, come quella, che contiene molto nitro, onde fu adoperata dagli antichi nelle lavande de' piedi e delle mani avanti i conviti.
M'immergerai nella lordura. La volgata ha espresso malto bene il senso dell'originale, che dice: M'immergerai in una fossa; vale a dire in una fossa piena di fango e di sozzura. Per quanto io mi studii di serbarmi puro e mondo da ogni colpa, tu mi riputerai come immondo, e come immondo mi farai comparire a' propri miei sguardi, manifestandomi gl'infiniti occulti miei mancamenti, i quali mi renderanno tanta deforme e laido e sozzo, che le stesse vestimenta avranno orror di toccarmi. Noi diciamo, che una veste piange addosso a una persona, quando a lei mal si adatta; e con più forte espressione si attribuisce qui alla veste il disdegno e l'avversione a toccare le carni del peccatore. Così viene a significarsi l'estrema confusione e l'orrore, che proverebbe un uomo anche giusto, a cui fosse con lume superiore manifestata la bruttezza e il numero degli occulti suoi mancamenti.

9,32:Non avrò io a difendermi ec. più letteralmente: non avrò io a rispondere ec., ma la parola rispondere e qui usata in significazione forense a dinotare la difesa, che fa un reo alle accuse portate contro di lui. Contro un uomo, che mi accusasse (dice Giobbe) ben potre'io difendermi e produrre argomenti e ragioni per iscolparmi, e se mi fosse sospetta un primo giudice, potrei appellare a un giudice superiore. Ma se Dio mi accusa, io non ho che rispondere, e se Dio mi condanna non ho dove ricorrere, perchè egli e giudice inappellabile.

9,33:Non v'ha chi possa entrar di mezzo ec. Dio è liberissimo ne' suoi giudizii, nissuno od uomo, od Angelo può entrar di mezzo, e prescrivere le leggi, secondo le quali debba da Dio esser trattato l'uomo, nissuno può far da arbitro e mediatore per riconciliare l'uomo con Dio. Ma è qui da osservare come Giobbe desideri, anzi in certo modo predica quel Mediatore tra Dio e gli uomini, il quale essendo insieme e Dio e uomo, poteva e distruggere in se stesso le nimista, ed mangelizzare la pace, Ephes. II.16. 17.

9,34-35:Ritiri egli da me la sua verga, ec. Piaccia a Dio di permettermi di parlare, e perciò cessi egli di sbigottirmi colla vista della grande sua maestà, la quale di un sacro orrore e terrore mi ricolma; perocchè senza questo non potre'io trovar parole da difendere la mia causa.