Scrutatio

Giovedi, 28 marzo 2024 - San Castore di Tarso ( Letture di oggi)

Giobbe 18


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Baldad accusa Giobbe di giattanza, e di impazienza: descrive le maledizioni degli empj per confermare contro di Giobbe la sua sentenza, viene a dire, che egli solamente pe' suoi peccati è punito.

1Ma Baldad di Sueh rispose, e disse:2Fino a quando getterete voi le parole? Fatevi prima sapienti, e poi parleremo.3Perché ci stimate voi quasi giumenti, e vili sembriamo dinanzi a voi?4O tu, che nel tuo furore laceri l'anima tua, forse a causa di te resterà in abbandono la terra, e le rupi saranno smosse da' siti loro?5Non è egli vero, che la luce dell'empio si spegnerà, e che non darà splendore la fiamma del suo focolare?6La luce nella sua casa si cangerà in tenebre, e la lucerna che sta sopra di lui si estinguerà.7Egli che camminava si franco si troverà in istrettezze, e il suo consiglio sarà suo precipizio.8Perocché egli ha posti i suoi piedi nella rete, e nelle maglie di essa si intrica.9Il suo piede sarà preso al laccio, e la sete contro di lui infierirà.10Il laccio è nascoso in terra, e la rete lungo la strada.11Da tutte parti lo atterriranno le paure, e impacceranno i piedi di lui.12Robusto com'è cadrà in languore per la fame, e l'inedia indebolirà il suo fianco.13Acerbissima morte divorerà la sua bella carnagione, e consumerà le sue braccia.14Quel che nudriva la sua fidanza sarà rapito dal suo padiglione, e lui premerà col piede, qual sovrana, la morte.15La casa di lui, che più non è, sarà abitata da' suoi compagni, la sua casa sarà profumata col zolfo.16Le sue più profonde radici si seccheranno, e i rami più alti saranno recisi.17La memoria di lui perirà sulla terra, e del nome suo ricordanza non si farà nelle piazze.18Dalla luce sarà cacciato nelle tenebre, e traportato fuori del mondo.19Sentenza di lui, nè discendenza non resterà nel suo popolo, nulla di lui rimarrà nel paese dove abitava.20Della sua perdizione rimarranno attoniti quelli che verran dopo, e inorriditi i suoi coetanei.21Così adunque sarà della casa dell'empio, e tale è la condizione di colui, che non conosce Iddio.

Note:

18,2-3:Fino a quando getterete voi le parole, ec. Baldad parla con Giobbe, ma si serve del numero plurale non per maniera di rispetto, come hanno pensato alcuni Interpreti (imperocchè mai s' accorda questo rispetto co'rimproveri, anzi cogli strapazzi, ond'egli assalta il povero Giobbe), ma piuttosto per un ebraismo, di cui si trovano altri esempi nelle Scritture. vedi Mich. I. II. secondo la Volgata, e secondo il testo originale. I LXX tradussero in singolare, fino a quando non rifinirai? Contienti, e lascia, che noi parliamo. Secondo la nostra lezione Baldad accusa Giobbe di loquacità e d'insolenza, e gli dice, che prima di parlare converrebbe, che egli intendesse di che si tratti tra lui e i suoi amici, e in che consista la disputa; che adesso egli ha parlato non solo fuor di proposito, ma con insolenza e temerità, trattando gli amici come bestie irragionevoii, e rigettando i loro avvertimenti qual cosa vile e spregevole. Allude forse alle parole di Giobbe cap. XVII. 10.

18,4:O tu, che nel tuo furore ec. o tu, che a guisa di fiera indomita l'impeto hai per ragione, e come cane rabbioso te stesso laceri e ti fai strumento di tua perdizione.
Forse a causa di te resterà ec. Tu parli continuamente della tua morte; sarà egli un gran male pel mondo, che tu ten vada? Non ci resterà egli chi degno sia di abitar la terra? Vedi i LXX.
E le rupi saranno smosse ec. Dovra egli a causa di te sconvolgersi l'ordine delle cose del mondo, e cambiarsi il corso della Provvidenza?

18,5:La luce dell'empio si spegnerà. La luce è qui posta per la prosperità e per gli onori e le grandezze, onde risplende un uomo, e distinguesi sopra la terra. La prosperità dell'empio non è come la luce del sole, o delle stelle, luce costante e durevole; ma come quella di una candela, che da se stessa consumasi.

18,6:E la lucerna che sta sopra di lui. Alludesi qui al costume di tenere pendenti le lucerna accese nelle stanze per meglio illuminarle. Cosi in Virgilio Eneid. 1. Le lumiere pendean da' palchi d'oro.

18,7-8:E il mio consiglio sarà sua precipizio. Le stesse sue male arti (che egli stima saviezza e prudenza) e le invenzioni, colle quali crede di render sicura la sua felicità, lo precipitano in angustie, dalle quali non può liberarsi. Imperocchè dispone Dio, che egli vada da se medesimo a farsi prendere nella rete o nel laccio.

18,9:E la sete contro di lui infierirà. La sete è qui lo stesso, che gli uomini assetati rammentati nel cap. v. 6. pe' quali intendonsi i ladroni, quelli, che facevan mestiero di predare e rubare, come generalmente facevano e fanno gli Arabi. E sembra, che qui si alluda a quel ladroni, che aveano saccheggiate le sostanze di Giobbe.

18,11:La atterriranno le paure. Persiste nella metafora della caccia, e descrive l'empio come un animale selvaggio perseguitato dai cacciatori. Or trattandosi della caccia la parola formido significa gli spauracchi, per mezzo de' quali si scacciano le bestie, e si riducono a gettarsi da loro stesse nella insidie già preparate. Vedi Jerem XLVIII.44. L'empio non veggendo da tutte le parti se non terrori, si resterà sbigottito, e la paura stessa gli impaccerà i pledi talmente, che non potrà dar un passo per sottrarsi alla sua perdizione.

18,13:E consumerà le sue braccia. Ovvero la possanza, le forze di lui, il braccio nelle Scritture dinota la potenza. Vedi Ps. LXXVII.14, XXXVI. 17. ec.

18,14:Quel che nudriva la sua fidanza ec. Quello, che rende presuntuoso e superbo l'empio sono le ricchezze, gli onori, la numerosa famiglia, ec. Tutto questo (dico Baldad) sarà rapito, portato via dal padiglione, o sia dalla casa dell'ampio. Non debbo però tacere, che pel, nome di tabernacolo alcunl intendono il corpo, onde il senso sarebbe, che la sanità, la robustezza del corpo, sulla quale l'empio fondava la speranza di lunga e prospera vita, sarà a lui tolta percotendolo Dio con malattie incurabili e mortali. Anche questo anderebbe a ferire Giobbe e alluderebbe al misero stato di lui. La lezione de' LXX può favorire questa sposizione.
E lui premera' col piede... la morte. La morte qual tiranno crudele calpestera l'empio vinto, e prostrato, e ridotto in sua potestà. Quanto al rito di calpestare i nemici vinti. vedi Jos. X. 22.

18,15:La casa di lui, ec. I compagni, o sia i vicini lieti della morte dell'empio occuperanno la casa di lui, e i suoi beni allorché egli più non sarà.
Sarà profumata col zolfo. la sua casa sarà occupata e abitata da altri, ma noi sarà se non quando sarà stata espiata e purificata col zolfo; imperocchè prima di questa espiazione nissuno vorrebbe abitare in luogo profanato e renduto immondo dall'empio. L'uso dello zolfo nell'espiazioni fu antichissimo presso varie nazioni; a questo uso credesi, che si alluda in questo luogo.

18,17:E del nome sua ec. Vale a dire nelle adunanze degli uomini non sarà mai rammentato per onore il nome di lui.

18,20:Dalla sua perdizione ec. Letteralmente: del giorno di lui. La voce giorno è usata nello stesso senso, Ps. XXXVI., 18 CXXXVI. 7., Ezech. XXI. 25., e significa l'ultimo giorno della vita, giorno grande e terribile, in cui scoppia la vendetta di Dio sopra gli empi.