Scrutatio

Sabato, 20 aprile 2024 - Beata Chiara Bosatta ( Letture di oggi)

Giobbe 24


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Giobbe per mostrare com'ei rettamente pensa intorno alla previdenza di Dio, dice, che a lui son noti i tempi, e novera varie iniquità degli uomini, che saran punite dà lui.

1All'Onnipotente i tempi non sono ascosi; ma quelli, che lo conoscono i giorni di lui non conoscono:2Altri trasportarono i termini, predarono i greggi, e li conducono a pascolare.3Menaron via l'asino dei pupilli, per pegno si presero il bue della vedova.4Gettaron per terra i disegni de' poverelli, e oppressero tutti i mansueti della terra.5Altri quasi asini salvatici del deserto se ne vanno al loro lavoro; vigilanti a rubare approntano il pane pe' lor figliuoli.6Mietono il campo altrui, e vendemmian la vigna di quelli, che furon da loro oppressi con violenza.7Lasciano ignudi gli uomini, togliendo le vesti a quelli, che non hanno altro per ripararsi dal freddo,8I quali restan bagnati dalle piogge dei monti, e non avendo onde coprirsi si rintanano nei massi.9Depredarono violentemente i pupilli, e spogliarono la turba de' poveri.10Rubarono delle spighe a gente ignuda, e che sen va senza vestito, e soffre la fame.11Passano il meriggio tralle ammassate robbe di quelli, i quali pigiando le loro uve soffron la sete.12Fecero sospirare gli uomini nelle città, e il sangue degli uccisi gettò le strida; e Dio non lascia tali cose impunite.13Essi furono ribelli alla luce, non conobbero le vie di Dio, né rientrarono nelle sue strade.14Di gran mattino si alza l'omicida, uccide il meschino, e il povero; e di notte la fa da ladrone.15L'occhio dell'adultero sta attento al crepuscolo, e dice: Occhio non mi vedrà; e imbacucca il suo capo.16Sforzano al buio le case, come il giorno eran rimasi d'accordo, e odiano, la luce.17Se repentinamente spunta l'aurora, la credono un'ombra di morte, e cosi vanno di notte, come di giorno.18Egli è più mobile, che la superficie dell'acqua; maledetta sia sopra la terra la sua eredità, ed ei non passeggi per le sue vigne.19Dalle acque di neve passi agli eccessivi calori, e il peccato di lui va sino, all'inferno.20Si scordi di lui la misericordia: sua delizia siano i vermi; non se ne faccia memoria, ma egli sia fatto in pezzi, come pianta, che non da frutto.21Perocché egli ha divorata la sterile, che non fa figliuoli, e non fece del bene alla vedova.22Ha gettati per terra i forti colla sua possanza; ma quando starà meglio in piedi, non si terrà sicuro della sua vita.23Diegli Dio tempo di penitenza, ed ei ne abusa a divenir più superbo: ma egli tien fissi gli occhi su' suoi andamenti.24Si sono alzati in alto per poco tempo, e non dureranno, e saranno umiliati come tutti gli altri, saran tolti via, e recisi, come i capi delle spighe.25Che se la bisogna non va così, chi potrà convincermi di menzogna, e accusare le mie parole dinanzi a Dio?

Note:

24,1:All'Onnipolente i tempi non sono ascosi; ec. A Dio son notissimi tutti i tempi, il tempo della pazienza, il tempo della vendetta, il tempo di affliggere i giusti, il tempo di consolarli, il tempo dello sperimento, e il tempo della retribuzione; ma gli stessi amici di Dio, quelli, che lo conoscono, e lo adorano, non conoscono questi tempi, ne Dio ad essi gli ha rivelati; non sanno quando sia per essere il giorno, in cui Dio punirà con eterno gastigo gli empi, ne quando sia per essere il giorno, in cui egli premierà in pazienza de' giusti.

24,2:Altri trasportarono i termini, ec. Vuol dimostrare, come già ha detto più volte, che da' suoi mali ingiustamente argomentan gli amici, ch'ei sia peccatore, mentre tanti uomini scelleratissimi vivono senza gastigo riserbati al giorno delle vendette. Trasportare i termini vuol dire rimuovere dal suo posto le pietre poste per indicare i limiti de' poderi, queste pietre erano riguardate dagli antichi come cosa sacra, onde era un'orribile prepotenza il trasportarle dal loro sito per occupare i campi del vicino. Vedi Deut. XIX. 14. XXVII. 17.
E li conducono a pascolare. Non gli ammazzano per mangiarsegli, non occultan la preda, ma senza vergogna o timore di alcuno li menano a pascolare: tanto è il lor ardire, e tanto sanno farsi temere. Vedi cap. XXII. 6.

24,3:Il bue della vedova. Vale a dire della vedova, che altro non ne aveva per lavorare il piccolo suo campo, ne altro pegno avea da dare al creditore inumano.

24,4:I mansueti della terra. Forse come in altri luoghi il popolo della terra vuol dire la infima plebe, così qui i mansueti della terra sono i mansueti d'infima condizione, e perciò sono esposti alle ingiurie de' cattivi. Vedi 4. Reg. XV. 19. Ezech. XXII. 29., Dan. VI. 9.

24,5:Quasi asini salvatici... se ne vanno al loro lavoro, ec. Il lavoro di questi e il rubare, come si spiega immediatamente. La similitudine dell'asino selvaggio dinota la ferita de' costumi e l'impudenza di costoro, i quali fan professione di mantenere colle rapine la lor famiglia. Vedi cap. VI. 5.

24,10:Rubaronn delle spighe ec. Non dice de' manipoli, ma poche spighe raccolte forse da quegli infelici a una a una ne' campi propri occupati e mietuti dagli stessi ladroni.

24,11:Passano il meriggio ec. Più propriamente si tradurrà: fan tempone, se la scialano, che è il significato del Latino meridiari. Dipinge Giobbe il costume di questi ladroni, i quali ingrassati della roba de' poveri passano i giorni nelle crapule; mentre i poveri spogliati da loro son condannati a lavorare per essi, e pigiando le loro uve non ne cavano per mercede un bicchiere di vino per levarsi la sete.

24,12:Nelle città. Non solo alla campagna, ma nelle stese città in mezzo alla moltitudine de' cittadini esercitarono la lor crudeltà.
E il sangue degli uccisi ec.La voce Latina vulnerati in vari luoghi della Scrittura si prende in cambio di uccisi. Ps. 87. Vers. II. Così pure il Latino anima significa il sangue, il sangue degl'innocenti, il quale grida vendetta, Gen. IV. 10. Apocal. VI. 9. 10.
E Dio non lascia tali con impunite. Alcuni vorrebbono, che si leggessero queste parole per interrogazione. E non è egli vero, o Eliphaz, che Dio molle volte lascia, che si sfoghi il furore degli empi senza che ei ne prenda vendetta, come quegli, che non in questo mondo vuol punirgli, ma nella vita avvenire? Ma seguendo la lezione della nostra Volgata, il senso rimane buonissimo, e molto chiaro: imperocchè secondo questa dice Giobbe: Dio e sempre giusto, e se non punisce adesso queste empietà, non le lascerà pero impunite per sempre.

24,13:Furono ribelli alla luce, ec. Estinsero ne' loro cuori il lume della ragione, e le naturali nozioni del giusto e dell'ingiusto; onde meraviglia non e se non conoscono le vie di Dio, ne alcun pensiero si prendono di tornare a lui.

24,14:Di gran mattino si alza ec. Si alla prima del giorno per andar a caccia di uomini da straziare e uccidere; la notte poi la impiega ne' latrocinii.

24,16:Come il giorno eran rimasi d'accordo. Vale a dire secondo il concerto fatto colle loro impudiche amanti.

24,17:Se repentinamente spunta l'aurora, ec. Se nei loro infami piaceri li sorprende l'aurora, sembra, che per essi ella sia una tetra imagine di morte, che gli atterrisce mettendo loro davanti agli occhi il pericolo di essere scoperti e puniti de' loro attentati.
E così vanno di notte, ec. Sono sempre agitati, e paurosi temendo di essere discoperti e riconosciuti tra le tenebre come di giorno.

24,18:Egli è più mobile, ec. L'empio è più mutabile, e incostante, che non è la superficie dell'acqua, la quale ad ogni leggero soffio si increspa, e si agita. Vedi. Isai. LVII. 20
Ed ei non passeggi per le sue vigne. Ho aggiunto nella traduzione in voce sua per ischirnire queste parole, le quali in varie diversissime maniere sono esposte dagli interpreti. La più semplice esposizione si è di congiungere questa colla sentenza precedente maledetta sia sopra la terra la sua eredità, vale a dire sieno sterili, e infecondi i suoi poderi: indi soggiunge: e non abbia egli il piacere di passeggiare per le sue vigne, e vederne e gustarne i dolci lor frutti.

24,19:Dalle acque di neve passi agli eccessivi calori. Molti antichi interpreti dopo S. Girolamo (sopra il capo X. di S. Matteo) da queste parole di Giobbe inferirono, che i dannati sieno nell'inferno puniti con doppia pena di ardor cocente e freddo eccessivo, e questa seconda pena credono accennato anche da Cristo, quando disse, Matth. VIII. 12., che nelle tenebre esteriori (pelle quali vien significato l'inferno) sarà stridore di denti.
E il peccato di lui va sino all'inferno. Come se dicesse: di tutti questi mali egli e degno per la ostinazione sua nel peccare; perocchè il peccato è suo compagno fino all'interno, ed egli non abbandona il peccato fino a tanto che il peccato stesso scenda con lui in quell'abisso di mali.

24,20:Si scordi di lui la misericordia. Non abbian pietà di lui ne Dio, ne gli uomini. Questa dimenticanza di Dio viene a dinotare l'eternità, e immutabilità dello stato del reprobo.
Sua delizia sieno i vermi. Di tutti i suoi piaceri, di tutte le passate delizie non altro gli resti ec. non i vermi crudeli, i rimorsi della coscienza, che lo rodano, e lo lacerino crudelmente.
Sia fatto in pezzi, come pianta ec. Sia troncato, e reciso, e gettato nel fuoco come arbore sterile, che nissuno frutto produce se non cattivo e velenoso. L'Ebreo legge: com'arbore d'iniquità. Vuolsi pero osservare, che le parole di Giobbe in questi versetti 18-20 contengono non il desiderio del male degli empi, ma l'approvazione de' giudizi di Dio contro di essi, come anche altrove si è detto.

24,21:Ha divorato la sterile, ec.In voce Latina passero è usata in questo luogo come in Michea v. 6. a significare non l'uffizio del buon pastore, ma la crudeltà di un tiranno spietato, il quale dopo aver messi a morte il marito e i figliuoli, divora le sostanze della vedova priva di ogni consolazione, e di ogni difesa. Una stessa cosa è qui significato con tre voci diverse, la sterile, quella che non partorisce, la vedova, ma questa repetizione ha gran d'enfasi. Oltracciò dove dice e non fece del bene alla vedova, per una figura usata assai volte nelle Scritture si intende la strazio, le fece trattamento crudele.

24,22:Non si terrà sicuro ec. Egli, che colla sua prepotenza ha abbattuti i più forti nella stessa sua felicità agitato dalla mala coscienza tremerà sempre per la sua vita, non si fiderà di nissuno, avrà paura di tutti.

24,23:Ma egli tien fissi gli occhi ec. Dio nol punisce si presto, perché misericordioso, e buono com'egli è, gli lascia il tempo di far penitenza; ma se questi ne abusa per insolentire contro gli uomini, e contro Dio stesso, nissun creda, che Dio perché è lento a punire, sia ancora negligente nel notare, e tener registro di tutte le azioni, anzi di tutti ancora i pensieri di lui.

24,24:Come tutti gli altri. Ovvero: come tutte le altre cose, secondo la sorte stabilita a tutte le altre cose della terra. Sembra però cosa più semplice, e naturale l'intendere, che questi tiranni dopo aver abusato stranamente di lor possanza periranno, wme è avvenuto mai sempre a tutti gli altri nell'eta precedenti.
Come i capi delle spighe. Come son recise le spighe del campo arrivate che sono a maturità, così mieterà Dio al tempo da lui stabilito le vite di questi empi.

24,25:Che se la bisogna non va cosi, ec. Benché gli empi nelle stesse loro prosperità abbiano per carnefice la propria coscienza, onde anche al presente sono veramente infelici, contuttociò egli è ancor vero, che non sempre in questa vita ricevon essi pena condegna delle loro ini quità. Che se v'ha chi nol creda, esca fuori, e citandomi al tribunale delle verità, mi convinca, se può, di menzogna.