Scrutatio

Mercoledi, 24 aprile 2024 - San Fedele da Sigmaringen ( Letture di oggi)

Giobbe 35


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Eliu falsamente argomentando che Giobbe abbia detto, che a Dio non piace quel che è retto, mostra che non a Dio, ma all'uomo giova la pietà, e nuoce l'empietà.

1Indi Eliu riprese a parlare in tal guisa:2Sembra a te forse giusto quel tuo pensamento quando dicesti: Io son più giusto che Dio?3Perocché tu dicesti: Non piace a te quello, che è retto, o che gioverà a te se io fo del male?4Io pertanto risponderò alle tue parole, e a' tuoi amici insieme con te.5Alza gli occhi al cielo, e mira in contemplando l'etere come quegli è più alto di te.6Se tu peccherai, qual danno farai a lui; e moltiplicando i tuoi delitti, che farai tu contro di lui?7Che se opererai giustamente, che donerai a lui, o che riceverà egli dalla tua mano?8A un uomo simile a te nuocerà la tua empietà, e al figliuolo dell'uomo sarà utile la tua giustizia.9Alzeran quelli le strida contro la moltitudine de'calunniatori, e urleranno oppressi dalla potenza dei tiranni.10E nissuno di essi dice: Dov' è Dio che mi creò, il quale ispira cantici nella notte?11Il quale e fa noi più sapienti degli animali della terra, e ci da senno più che agli uccelli dell'aria.12Allora alzeranno le strida a cagione della superbia de' malvagj, ed ei non gli esaudirà.13Non invano adunque il Signore udirà, e mirerà l'Onnipotente la causa di ciascheduno.14Anche quando tu avrai detto: Ei non pon mente; giudica te medesimo dinanzi a lui, e aspettalo:15Perocché non adesso egli esercita il suo furore, e non punisce a rigore i delitti.16Invano adunque ha Giobbe aperta la bocca, e non rifina di parlare da ignorante.

Note:

35,2:Quando dicesti: Io son più giusto che Dio? Questo certamente nol disse Giobbe, ma Eliu forse pretende, che sia questa una conseguenza delle replicate proteste, che Giobbe avea fatto della sua innocenza, e delle querele, ch'ei faceva con Dio per ragione de' mali gravissimi, onde tuttavia era oppresso. Questo fervido, e crudo accusatore suppone, che Giobbe con tali modi venga a far intendere, che Dio non sia interamente giusto almeno riguardo a lui. Questa empia proposizione vuol cavare Eliu dal discorso di Giobbe per impugnarla.

35,3:Tu dicesti: Non piace a te quello che è retto, o che gioverà ec. Tu dicesti a Dio: Ella è cosa indifferente per te, che io faccia quello che è retto, e giusto, e santo, ovvio ch'io faccia quello che è malfatto, e che e peccato. Tale è il senso di queste parole. Vedi cap. XXXIV. 9. Non sarò felice (quaggiù) pel bene, che io mi faccia, ne sarò disgraziato per le colpe, che io possa commettere.

35,4:E a' tuoi amici insieme con te. Dice, che risponderà anche agli amici di Giobbe, perché sempre suppone che questi non avea saputo confutarlo, onde gli accusa di ignoranza se non fors'anche di pensar come Giobbe.

35,5-6:Alza gli occhi al cielo, ec. Vuol provare, che il fondamento della Provvidenza divina non è in qualche danno o vantaggio, che Dio possa ritrarre da quello che gli uomini fanno, o da quel che e' sopportato. Osserva s. Gregorio, essere in questo luogo prodotte da Eliu delle belle, e forti sentenze, ma che queste sono come tanti dardi, che non feriscono Giobbe, perché sono iugiustamente scagliati contro di lui. Se il cielo per esser tanto elevato sopra la corte misura nostra nissun bene, o male può ricever da noi, quanto meno Dio, che è più alto di tutti i cieli?

35,7:Che se opererai giustamente, che donerai a luiCosì nel salmo XV. I. dice Davidde: Mio Dio se' tu, che de' miei beni non hai bisogno, vale a dire, come spiega s. Basilio, non hai bisogno della nostra giustizia, ma per nostro vantaggio, di ben fare ci comandasti.

35,8:A un uomo simile a te nuocerà ec. È proprio non di Dio, ma dell'uomo, che a lui possa far danno l'ingiustizia d'un altro uomo o giovargli l'altrui pietà. Così l'uomo è per l'altr' uomo talora un Dio, talora una fiera crudele.

35,9:Alzeran quelli le strida ec. Quantunque a Dio non facciano ne danno, ne utilità le opere dell'uomo, non è però, che egli non miri, o che metta in non cale le cose nostre; imperocchè quando i poveri oppressi dalle insidie de' calunniatori, e dalla prepotenza de' Grandi alzeranno le strida a lui, e lo invocheranno, ne otterranno certamente soccorso. Ma spesso accade, che questi uomini infelici, e ridotti in miseria sono ingrati verso del loro Creatore, nè si ricordano de' suoi benefizii, ne lui invocan di cuore. Per questo gridano indarno, e Dio permette, che questi essendo uomini cattivi da altri uomini peggiori ed empi ricevano la pena de' loro peccati. Tale panni essere il più vero senso di questo luogo fino a tutto il versetto 12.

35,10:Il quale spira cantici nella notte? Non si ricordano, che Dio e quegli, il quale può e suole in favor della pietà cangiure le strida di duolo in cantici di allegrezza, consolando i suoi amici nella notte delle afflizioni, e de' dolori, cangiando la loro sorte.

35,11:Il quale e fa noi più sapienti ec. Tra i benefizi di Dio rammenta come il più insigne il dono dell'intelligenza, e della sapienza, per cui l'uomo sopra tutti gli animali distinguesi, e a tutti infinitamente sovrasta.

35,12:Allora alzeranno le strilla a cagione ec. Ma questi ingrati posti nella tribolazione, e vessati da' prepotenti allora alzeranno le strida, ma Dio giustamente negherà loro il bramato soccorso.

35,13:Non invano adunque il Signore udirà, ec. Dal vedere adunque, che Dio non soccorre prontamente agli oppressi, nissuno ne inferisca, che indarno egli ascolti le grida di questi, e che inutilmente egli regga, e conosca i meriti di ciascheduno. Tu vedi, che giustamente egli non esaudisce que' miseri perché cattivi, e ingrati verso di lui: egli adunque gli punisce adesso per le mani de' loro oppressori, e gli oppressori stessi punirà a suo tempo egli stesso com'e' si meritano.

35,14:Anche quando tu avrai detto: ec. Se talora ti viene in pensiero di dire, che Dio non pon mente, non bada alle cose degli uomini, rientra in te stesso, giudica lo stesso con verità, come alla presenza di lui medesimo, e vedrai, che egli con giustizia ti affligge, e dando gloria a questa giustizia, potrai sperare nella misericordia, e a spettarti dal sovrano tuo Giudice una sorte migliore.