Scrutatio

Venerdi, 29 marzo 2024 - Santi Simplicio e Costantino ( Letture di oggi)

Giobbe 26


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Giobbe dice, che nulla d'aiuto può dare l'uomo a Dio, e la incomprensibile potenza di lui fa vedere per le sue opere.

1E Giobbe rispose, e disse:2A chi vuoi tu dar soccorso? forse ad uno che sia spossato? e vuoi tu sostentar le braccia di un che forza non abbia?3A chi dai tu consiglio? forse a colui che saggezza non ha? ed hai fatto mostra della moltissima tua prudenza?4A chi volevi tu insegnare, se non a lui che fece gli spiriti?5Ecco che i giganti gemono sotto le acque insieme cogli altri, che in esso dimorano.6Agli occhi di lui è aperto l'inferno, e l'abisso non ha telo che lo ricuopra.7Egli ne' vuoti spazj stese il settentrione, e sopra il niente sospese la terra.8Egli che serra le acque nelle sue nuvole, affinchè tutte insieme non precipitino al basso.9Egli nasconde alla vista il suo trono, e le sue nubi spande sopra di esso.10Tirò i confini intorno alle acque, per sino a tanto che la luce, e le tenebre abbiano fine.11Le colonne del cielo tremano, e si impauriscono ad un cenno di lui.12Dalla possanza di lui furon riuniti in un attimo i mari, e la sapienza di lui percosse il superbo.13Lo spirito di lui ornò i cieli, e pelle mani di lui fu tratto in luce il tortuoso serpente.14Ecco che si è rammentata una parte delle opere di lui: che se quello, che abbiamo udito o una piccola stilla rispetto a quel che può dirsi, chi potrà reggere al tuono di sua grandezza?

Note:

26,2-4:A chi vuoi tu dar soccorso? ec. Secondo la comune sparizione degli Interpreti Greci e Latini Giobbe rimprovera a Baldad di avere preteso di difendere la causa di Dio, come se questi di difensore, e di avvocato avesse bisogno. Dio (dice Giobbe) non abbisogna nè del tuo aiuto, nè de' tuoi consigli, perché egli è la stessa possanza, ed e fonte di ogni sapienza, e creatore degli spiriti, i quali da lui ricevono e l'essere, e l'intelligenza. Or tu non per zelo dell'onore di Dio, ma per ambizione, e vanità, e per far pompa di sapere, hai voluto intimorirmi col mettermi davanti agli occhi la grandezza della maestà di Dio e l'altissimo sua sapienza, e la sua santità, affin di rimuovermi dal ricorrere al suo tribunale. Credi tu forse di farti un merito con Dio esaltando con tanto sfarzo di parole, la severità de' suoi giudizi, come se pari alla giustizia non fosse in lui la misericordia e la bontà?

26,5:Ecco che i giganti gemono ec. Giobbe ripiglia adesso il discorso cominciato da Baldad, e tesse un gravissimo elogio della potenza di Dio, e degli altri divini attributi. Ricorda in primo luogo la vendetta, che Dio prese de' superbi giganti annegati nelle acque del diluvio insieme cogli altri uomini, che conviveano con quei scellerati, e ne imitavano i costumi. Vedi Sap. XIV 26.

26,6:Agli occhi di lui è aperto ec. L'occhio di Dio penetra fin nelle cupe e profonde viscere della terra, fin nell'inferno, fin nel luogo di perdizione, nell'abisso in cui sono rinchiusi i dannati.

26,7:Ne' vuoti spazi stese il settentrione. Pel settentrione intende il polo, o piuttosto l'emisfero settentrionale visitabile agli abitanti dell'Idumea; ma quel ch'ei dice di questa s'intende detto anche dell'opposto emispero australe, od antartico.
E sopra il niente. Un poeta Latino (Ovid. fast. VI.) disse nella stessa guisa: la terra simile ad una palla non ha sostegno, per cui si regga.

26,8:Serra le acque nelle sue nuvole, ec. Egli tien chiuse le acque nelle sue nuvole come in tanti otri, e le ritiene nell'alto quando a lui piace, e quando a lui piace le manda a irrigare, e fecondare la terra e talora anche a sommergerla. Il Grisostomo, e altri han creduto, che in questo luogo ancora sia una tacita allusione al diluvio.

26,9:Nasconde alla vista il sua trono, e le sue nubi ec. Il firmamento di stelle, ornato coll'infinita magnificenza di tanti corpi celesti altro non è che una cortina posta davanti al trono di Dio, ed è il velo che a noi l'occulta.

26,10:Tiro i confini intorno alle acque, ec. Parla delle acque del mare contenute dentro i loro limiti secondo le disposizioni del Creatore. L'espressione dell'originale, è più forte: pose legge, prescrisse legge alle acque ec. Vedi Ps. CIV., Jerem. v. 22. 9. Prov. VIII. 27. 29.
Per sino a tanto che la luce, ec. vale a dire in perpetuo sino alla fine del mondo.

26,11:Le colonne del cielo ec. Alcuni per le colonne del Cielo intendono gli Angeli, la quale sposizione sembra piuttosto allegorico, che letterale: per la qual cosa credo, che Giobbe voglia qui intendere gli altissimi monti i quali diconsi toccare il cielo: e certamente i poeti dissero, che il monte Atlante era una delle colonne, che sostengono il cielo. I monti come tutte le creature sentono il comando del loro Creatore, e ne riverisoono la maestà e ad un cenno di lui tremano, e si scuotono con gran fracasso. Simili espressioni abbiamo ne' salmi, Ps. XVII. 16.,CIII. 7.

26,12:Furon riuniti in un attimo i mari. Secondo in nostra volgata sembra a prima vista, che Giobbe voglia alludere a quel luogo della Genesi, dove si legge, che per comando di Dio furono riunite le acque in un sol luogo, che ebbe il nome di mare, Gen. I. 9. Secondo i LXX. verrebbe a significarsi la potenza di Dio nel riunire, cioè nel calmare in un attimo i flutti del mare agitato, e (per cosi dire) spezzato nella tempesta; il qual sentimento, come ognun vede, può stare anche colle parole della Volgata. Così Cristo sgridò il vento, e disse al mare: taci, non fiatare. Marc. IV. 39. vedi Ps. XIII. si potrebbe tradurre: dalla possanza di lui furono in un attinto ammassati i mari; lo che verrebbe ad accennare il miracolo del passaggio del mar rosso, la fama del qual passaggio dovette ben presto spargersi per tutti i paesi, e venire la notizia di Giobbe: e allora il superbo percosso dalla sapienza di Dio sarà Faraone, che così pure è chiamato in altri luoghi delle Scritture. Vedi. Ps. LXXXVII. 12., Isai. v. 9. E la capienza di lui percosse il superbo. La sapienza di lui attutisce, e frena la ferocia del mare orgoglioso.

26,13:Lo spirito di lui orna i cieli. Ovvero abbellì i cieli. Ornamento e bellezza de' cieli sono le stelle, le quali dallo spirito, cioè dal comando di lui ebbero l'essere. Davidde imitò Giobbe allorché disse: per la parola del Signore, furono stabiliti i cieli, e per lo spirito di lui tutte le loro virtudi; cioè (secondo l'Ebreo) tutto il loro esercito. Ps. XXXII. 6. Non debbo però tacere, che alcuni interpreti credono, che Giobbe abbia voluto parlare della creazione degli Angeli.
Il tortuoso serpente. La diversità grandissima delle sposizioni date a questa luogo ne dimostra l'oscurità. Senza star qui a riferirle ad una ad una dirò, che sembra più naturale l'intendere o il gran dragone, il serpente antico, che si chiama Diavolo e Satana, Apocal. XII. 8., ovvero la costellazione celeste detta il dragone.

26,14:Che se quello, che abbiamo udita ec. Se quel che abbiamo imparato, ovvero se quello che Dio ci ha rivelato intorno alle opere di sua potenza altro non è, se non una piccolissima goccia rispetto al mare immenso di sue meraviglie, chi non resterebbe sbalordito, e fuori di se, se egli col tuono grande della sua voce ci spiegasse egli stesso a parte a parte i misteri profondi della natura, ci disegni altissimi della creatrice sapienza?