Scrutatio

Martedi, 16 aprile 2024 - Santa Bernadette Soubirous ( Letture di oggi)

Giobbe 21


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Giobbe chiede di essere udito dagli amici pazientemente; cerca il perche alcuni empj sian filici sino al fin della vita, e i giusti pel contrario siano nell'avversità, e risponde, che l'empio è serbato dà Dio pel giorno della perdizione, abbattendo così la falsa consolazione degli amici.

1Rispose Giobbe, e disse:2Ponete mente, vi prego, alle mie parole, e cangiate di opinione.3Soffrite che parli anch' io, e di poi burlatevi, se cosi vi parrà, delle mie parole.4Forse io disputo con un uomo, onde io non abbia ragion di attristarmi?5Miratemi attentamente, e rimarrete stupefatti, e vi metterete il dita alla bocca:6Io stesso quando vi ripenso mi atterrisco, e la mia carne è scossa dal tremito.7Perché adunque vivono gli empj, e sono innalzati, e son possenti per le loro ricchezze?8Veggonsi stare attorno la loro progenie, hanno dinanzi una turba di parenti, e di nipoti.9Le loro case sono tranquille, e in pace, e non si fa ad essi sentire la verga di Dio.10Le loro vacche non sono sterili, e non abortiscono; concepiscono, e non disperdono i loro parti.11Escon fuori in truppa come pecore i loro teneri figli, e saltano, e scherzano.12Portano timpani, e cetre, e danzano al suono degli strumenti.13Passano felici i loro giorni, e in un istante scendono nel sepolcro.14Eglino che dissero a Dio: Va lungi da noi, non vogliam saper nulla de' tuoi documenti.15Chi è quest'Onnipotente, che noi dobbiamo servirlo, e che gioverebbe a noi il pregarlo?16Ma poiché in loro potestà non sono i beni loro, sia perciò lungi da me il sistema degli empj.17Quante volte poi si spegne la lucerna degli empj, e vien sopra di essi la piena, e (Dio) nell'ira sua da ad essi la loro porzione di dolori?18Saran come paglia al soffiar del vento, e come loppa dispersa da turbine.19Serberà Dio a' figliuoli la pena del padre: e quando Dio renderà mercede, allora quegli imparerà.20Vedrà egli co' proprj occhi il suo sterminio, e berà il furore dell'Onnipotente.21Perocché che importa a lui quel che sarà della sua casa, quando il numero de' suoi mesi sia troncato nel mezzo?22Vi sarà forse chi insegni a Dio, a lui che giudica i grandi?23Quegli muore robusto, e sano, e ricco, e felice;24Le sue viscere sono coperte di grasso, e le sue ossa di midollo:25Un altro poi muore tralle afflizioni di spirito, e privo di ogni bene.26E con tutto ciò si giaceranno insieme nella polvere, e saran ricoperti dai vermi.27Certo io comprendo i vostri pensieri, e gli ingiusti giudizj vostri contro di me.28Perocché voi dite: La casa di quel principe dov'è? E dove sono i padiglioni degli empj?29Interrogate chicchessia de' viaggiatori, e sentirete, che in questa guisa egli pensa.30Perocché pel giorno della vendetta è riserbato l'iniquo, e sarà condotto al dì del furore.31Chi biasimerà in faccia a lui i suoi andamenti? E chi a lui renderà quel ch'egli ha fatto?32Egli sarà condotto al sepolcro, e starà immobile tralla turba de' morti.33La ghiaia del Cocito godè di averlo, ed ei tirerà dietro a se tutta la gente, e innanzi a se avrà una turba infinita.34Quanto vana è adunque la consolazione che voi mi recate, mentre è dimostrato, che quel che voi dite repugna al vero?

Note:

21,4:Forse io disputo con un uomo, onde io non abbia ec. Ben ho ragione di attristarmi, e di affliggermi, perché, la mia causa ho da difendere non solo contro i giudizi degli uomini (de' quali non farei gran caso), ma in certo modo anche contro le disposizioni della Provvidenza divina la quale affliggendomi si stranamente, sembra, che giustifichi le accuse de' miei avversari. Tal'è la aposizione di s. Gregorio, la quale tralle molte, che sogliono darsi a questo passo mi sembra la sola, che convenga alla lezione della nostra volgata.

21,5:Miratemi attentamente, ec. Considerate seriamente l'eccesso di mia miseria, paragonate il mio stato presente con quel ch'io fui, e le calamità, ch'io soffro colla maniera di vivere tenuta da me, e certamente rimarrete stupefatti, e non potendo comprendere le ragioni percui così mi tratta il mio Dio, terrete un profondo silenzio, astenendovi dal sentenziare contro di me come pur fate.

21,6:Io stesso quando vi ripenso mi atterrisco, e la mia carne è ec. Io stesso, cui debb'essere omai familiar cosa il soffrire.

21,7:Perché adunque vivono gli empi, ec. Ecco la risposta di Giobbe agli argumenti di Sophar: se queste cose io softro pelle mie colpe, e perché adunque vivono gli empi, anzi sono innalzati, anzi sono ricolmi di beni?

21,12:Portano timpani e cetre, ec. Si parla de' figliuoli degli empi, l'educazione de' quali figliuoli molle ed effeminata tutta consiste nell'apparare, ed esercitarsi nel suono, nel canto, nel ballo piuttosto che negli studii, per mezzo de' quali si formi il costume, e si apprenda la vera virtù. Dove la volgata letteralmente porta al suono degli organi, abbiam tradotto al suono degli strumenti, perché nissuno credesse, che debba intendersi il nostro organo, strumento di invenzione molto più recente. L'organo degli Ebrei e descritto da s. Girolamo ep. ad Dardam.

21,13:E in un istante scendono ec. Sovente accade, che dalla felicità, e dalle delizie passano gli empi al sepolcro senza provare gli spasimi di mortal malattia, ne sentire gli errori, che loro recherebbe la preveduta vicina morte. Muoiono in piena sanità, in un momento e repentinamente, la qual cosa agli uomini privi di religione sembra una bella sorte.

21,15:Chi è quest' Onnipotente, ec. Sentimenti di un empio, che nega Dio almen co' fatti, nega la sua previdenza, e non avendo altra regola di sun condotta se non il piacere e il comodo temporale, rinunzia alla pietà, perchè la crede inutile per la vita presente.

21,16:Ma poiché in loro potestà ec. Ma la felicità degli empi non è ne vera, ne sicura, ne perpetua, ne essi possono portarla seco nell'altra vita, e mentre essi scendono nello stato di morte, non scende con essi la loro gloria. Ps. 48. 18. Dio perciò mi guardi dal seguire il sistema di costoro.

21,17:Quante volte poi si spegne ec. Queste parole possono intendersi o del cangiamonto di fortuna nella vita presente, ovvero della morte degli empi, nella quale passano questi dalla temporale loro felicità in un abisso di miserie, dando Dio a ciascheduno di essi la porzione di dolori e di tormenti conveniente alla moltitudine, e all'enormita dei loro peccati. La prima sposizione è seguita da molti Interpreti; ma la seconda pare, che meglio combini con tutto quel che segue.

21,19:Serberà Dio a' figliuoli la pena del padre. ec. i figliuoli imitatori della paterna ingiustizia son riserbati agli stessi supplizi.
Allora quegli imparerà. Quando Dio lo punirà, allora l'empio intenderà come v'ha una previdenza e una giustizia, che gastiga i peccatori, e conoscerà la gravezza e la enormita di sue scelleraggini dalla grandezza medesima del gastigo.

21,21:Perocchè che importa a lui ec. Egli berà il furore dell'Onnipotente nell'altra vita (Vers. 20) perocchè piccol pena sarebbe alle iniquità di lui la sua morte, e anche lo sterminio della sua casa e de' suoi figliuoli, i quali non importerebbe a lui, che restassero infelici sopra la terra.

21,22:Vi sarà forse chi insegni a Dio? Ha egli bisogno Dio di maestro, da cui apprendere la maniera di governare il mondo? Egli è il Giudice de' potenti, i quali sembra, che non abbiano al mondo chi possa tenerli a freno. Ma Dio sa la maniera di conquidere a suo tempo la loro arroganza.

21,23-26:Quegli muore robusto e sano ec. Dio pe'suoi altissimi fini non serba sempre, sia verso degli empi, sia verso dei giusti uno stesso tenore di provvidenza nel tempo di questa vita. Vedrai de' giusti felici, e felici degli empi, vedrai parimente talvolta e de' giusti e degli empi languire nella miseria. I beni e i mali di quaggiù sono comuni ai buoni e a' cattivi; donde apparisce, che non son questi ne veri beni, ne veri mali, vedi Eccli. IX. 2. L'uomo fedele non bada, e non pensa se non a quella vita, nella quale (come dice s. Gregorio) colla risurrezione della carne si giunge alla diversa retribuzione, che Dio dà a quelli, e a questi; quando vedrassi manifesta la differenza, che corre tral giusto, e l'empio. Malach. III. 18 Ma quanto al tempo di adesso sono soggetti a tutte le miserie, e anche alla morte non solo gli empi, ma anche i giusti.

21,27-28:Certo la comprendo ec. Ben io intendo come quello, che voi andate dicendo in generale contro degli empi, lo dite per me, e contro di me, e volete che io lo applichi a me stesso. Onde di me voi parlate allorché dite: che è stato della casa di quell'uomo, che era già si potente? Come sono sparite le tende, nelle quali albergavano i tanti servi, e i bestiami di lui, e de' figliuoli, i quali essendo flagellati in tal guisa da Dio dovean essere peccatori?

21,29:Interrogate chicchessia de viaggiatori ec. Alcuni vogliono, che questa sia una maniera di proverbio, colla quale venga a significarsi, che la cosa, di cui si parla è tanto chiara, e indubitata, che ne possan rendere testimonianza anche i più imperiti, e tutti quelli che passano per la strada. Altri suppongono, che citi Giobbe a confermazione di sue parole la sperienza di quelli, i quali mercatando sapienza e senno girano il mondo studiando i costumi delle genti, e osservando gli andamenti delle umane cose.

21,30:Pel giorno della vendetta è riscrbato ec. Ecco quello, che e notissimo, e provato dalla sperienza: gli empi sono moltissime volte esenti da' mali di questa vita, per che sono riserbati al giorno della perdizione, al giorno della vendetta. La longanimità di Dio li sopporta fino a quel giorno.

21,31:Chi biasimerà in faccia a lui i suoi andamenti? ec.Frattanto l'empio vive tranquillo, nissuno ardisce di parlargli e correggerlo; nissuno è in istato di punirlo pel male, ch'ei fa.

21,32:E starà immobile ec. Ovvero durerà lungamente. Imperocchè alcuni vogliono, che intenda Giobbe di spiegare come l'empio potente dopo aver passati felicemente i suoi giorni è condotto onorevolmente al sepolcro, in cui lungamente, e per secoli ancora conservasi il suo cadavere imbalsamato alla maniera degli Orientali, e particolarmente degli Egiziani.

21,33:La ghiaia del Cocito godè ec. nell'Ebreo leggesi le zolle, ovvero le pietre del torrente. Il Cocito è nome di un fiume dell'inferno, fiume celebre nelle favole de' poeti, e s. Girolamo per ischiarire il sentimento di Giobbe mise il Cocito in vece del nome generale di torrente. Sopra di che vuolsi osservare, che in antico (e particolarmente in Oriente) sotterravansi i morti nelle caverne e nelle tane, che sovente si trovano presso a' torrenti. A tal costume alludendo Giobbe vuol dire, che l'empio è accolto volentieri dalla turba de' morti e dei dannati, i quali in gran numero gli fanno una specie di carteggio, molto differente però da quello, che a lui facevasi mentre era in vita. Alcuni pretendono, che con quelle parole tirerà a sé tutta la gente, ec. venga a significarsi l'effetto de' mali esempi, e degli scandali dati dall'empio, il quale molti innanzi a se mandò all'inferno, e molti ne manderà dopo di se, tutti quelli cioè, i quali seguiteranno a imitare la sua mala vita. Ma la prima sposizione parmi più letterale, e un pensiero simile a questo di Giobbe leggesi in Isaia XIV. 9., Ezech. XXII. 28. 29. 30.

21,34:Quanto vana è adunque ec. I vostri ragionamenti adunque sono inetti, perché non sono buoni a recarmi veruna consolazione, benchè questo e non altro debba essere il fine, per cui siete venuti a discorrere, e trattenervi con me; ma oltre a ciò gli stessi ragionamenti possano sopra un falso principio, vale a dire, che gli empi son sempre puniti quaggiù, il qual principio si è dimostrato falsissimo.