Scrutatio

Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

Genesi 31


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Giacobbe per comando del Signore parte nascostamente con tutta la sua famiglia per tornare al padre. Laban gli corre dietro. Rachele, che avea rubati gli idoli del padre, delude con astuzia Laban, che li cercava. Finalmente, dopo varie querele, e altercazioni, Giacobbe e Laban fatta alleanza, se ne vanno alle case loro.

1Ma dopo che ebbe udite le parole dei figliuoli di Laban, che dicevano: Giacobbe ha usurpato tutto quello che era di nostro padre, e dei beni di lui si è fatto ricco signore:2Osservò ancora, che Laban non lo guardava collo stesso occhio, che per lo passato,3Dicendogli di più il Signore: Torna alla terra de' padri tuoi, e a' tuoi parenti, e io sarò teco.4Fece venire Rachele e Lia al campo, dove ei pasceva i greggi,5E disse loro: Io veggo, che il padre vostro non mi guarda collo stesso occhio, che per lo passato: ma il Dio di mio padre è stato con me.6E voi sapete, come con tutto il mio potere ho servito al padre vostro.7Ma il padre vostro mi gabbò, e ha mutato dieci volte la mia mercede: e con tutto questo Dio non ha permesso, ch'ei mi facesse del male.8Se una volta disse: Quelli di color vario saranno la tua mercede, le pecore figliavano tutte agnelli chiazzati: quando per lo contrario egli disse: Tu prenderai per tuo salario tutti i bianchi, tutti i greggi figliavano agnelli bianchi.9E Dio ha prese le facoltà del padre vostro, e le ha date a me.10Imperocché quando fu venuto il tempo, in cui le pecore dovean concepire, io alzai gli occhi miei, e vidi dormendo i maschi pezzati, e macchiati, e di colori diversi, i quali coprivano le femmine.11E l'Angelo di Dio mi disse in sogno: Giacobbe? E io risposi: Eccomi qui.12Ed egli disse: Alza gli occhi tuoi, e mira i maschi tutti, che cuopron le femmine, pezzati, e macchiati, e di vario colore: perocché io ho veduto tutto quello che ha fatto a te Laban.13Io sono il Dio di Bethel, dove tu ungesti la pietra, e facesti a me il voto. Adesso adunque levati, e parti da questa terra per tornare alla terra dove sei nato.14Rachele e Lia risposero: Riman egli forse qualche cosa per noi delle facoltà, e dell'eredità della casa di nostro padre?15Non ci ha egli riguardate come straniere, e ci ha vendute, e ha mangiato il prezzo, che di noi ha ritratto?16Ma Dio ha prese le ricchezze di nostro padre, e le ha date a noi, e a' nostri figliuoli: fa' adunque tutto quello che Dio ti ha comandato.17Si ammannì adunque Giacobbe, e messi i figliuoli, e le mogli sopra i cammelli, se ne partì.18E prese tutto il suo, e i greggi, e tutto quello che avea guadagnato nella Mesopotamia, incamminandosi verso suo padre Isacco alla terra di Chanaan.19Laban in quel tempo era andato a tosare le pecore, e Rachele rubò gl'idoli di suo padre.20E Giacobbe non volle accusare a Laban la sua fuga.21E partito ch'ei fu con tutto quello che a lui apparteneva, mentre passato il fiume (Eufrate) si avanzava verso il monte Galaad,22Fu portato avviso a Laban il terzo giorno, che Giacobbe fuggiva.23Ed egli, presi seco i suoi fratelli, lo seguitò per sette giorni, e lo raggiunse sul monte di Galaad.24E vide in sogno Dio, che gli disse: Guardati dal dire una torta parola contro Giacobbe.25E Giacobbe avea già teso il suo padiglione sul monte: e sopraggiunto Laban co' suoi fratelli, la sua tenda piantò sullo stesso monte di Galaad.26E disse a Giacobbe: Per qual motivo hai operato in tal guisa, menando via le mie figlie senza mia saputa, come prigioniere di guerra?27Perché hai tu voluto fuggire senza ch'io lo sapessi, e non anzi avvertirmi, affinché ti accompagnassi con festa, e cantici, e timpani, e cetre?28Non mi hai permesso di dare un bacio a' miei figliuoli, e alle mie figlie: ti sei portato da stolto: e certamente adesso29È in poter mio farti pagar il fio. Ma il Dio del padre vostro ieri mi disse: Guardati dal parlare con asprezza contro Giacobbe.30Tu desideravi di andartene a trovare i tuoi, e ti stimolava il desiderio della casa paterna, ti si conceda: perché mi hai rubati i miei dei?31Rispose Giacobbe: Quanto all'essere partito senza tua saputa, io temei, che non mi togliessi per forza le tue figlie.32Quanto poi al furto, di cui mi riconvieni; chiunque sia colui, presso del quale ritroverai i tuoi dei, sia messo a morte alla presenza de' tuoi fratelli: fa' le tue ricerche: tutto quello che troverai di tuo presso di me, prendilo pure. Dicendo questo, egli ignorava, che Rachele avesse rubato gl'idoli.33Entrato adunque Laban nella tenda di Giacobbe e di Lia, e dell'una e dell'altra schiava, niente trovò. Ma entrando egli nella tenda di Rachele,34Nascose ella con fretta gl'idoli sotto il basto di un cammello, e vi si pose sopra a sedere: e rifrustando egli tutta la tenda senza trovarli,35Ella disse: Non prenda in mala parte il signor mio, se io non posso alzarmi alla tua presenza: perocché ho adesso il solito incomodo delle donne: così fu delusa l'ansietà del cercatore.36E Giacobbe sdegnato disse con agre rampogne: Per qual mia colpa, o per qual mio peccato mi hai tenuto dietro con tanto calore,37E hai rifrustato tutta la mia suppellettile? Che hai tu trovato di roba della tua casa? ponla qui alla presenza de' fratelli miei, e de' tuoi fratelli, ed ei sieno giudici tra me, e te.38Stetti io per questo venti anni teco? Le tue pecore, e le tue capre non furono sterili; io non mangiai gli arieti del tuo gregge:39Né io ti facea vedere quelle che avea rapito una fiera; io pagava tutto il danno: tu esigevi da me tutto quel che era rubato:40Dì, e notte io era arso dal caldo, e dal gelo, e fuggiva il sonno dagli occhi miei.41E in tal guisa a te servìi per venti anni in tua casa, quattordici per le figliuole, e sei pe' tuoi greggi: tu pur cangiasti la mia mercede per dieci volte.42Se Il Dio del padre mio Abramo, e colui, che è temuto da Isacco, non mi avesse assistito, mi avresti forse adesso rimandato ignudo: Dio ha mirato la mia afflizione, e la fatica delle mie mani, e ieri ti sgridò.43Rispose a lui Laban: Le mie figliuole, e i figliuoli, e greggi tuoi, e quanto tu vedi, son cosa mia: che posso io fare contro de' figli, o sia nipoti miei?44Vieni adunque, e contraiamo alleanza, la quale serva di testimonianza tra me e te.45Prese adunque Giacobbe una pietra, e la eresse in monumento:46E disse a' suoi fratelli: Portate pietre. E quelli, raunatele, ne fecero un monticello, sopra del quale mangiarono.47E Laban chiamollo il Monticello del testimone, e Giacobbe il Monticello della testimonianza, ciascheduno secondo la proprietà del suo linguaggio.48E Laban disse: Questo monticello sarà oggi testimone tra me e te; e per questo fu dato a quel monticello il nome di Galaad, cioè Monticello del testimone.49Il Signore ponga mente, e sia giudice tra di noi, quando ci sarem dipartiti l'uno dall'altro.50Se tu farai oltraggio alle mie figliuole, e se oltre di esse prenderai altre mogli: nissuno è testimone delle nostre parole eccetto Dio, il qual presente ci mira.51E di poi disse a Giacobbe: Ecco il monticello, e la pietra, che io ho eretta tra me e te,52Sarà testimone: questo monticello, io dico, e questa pietra rendan testimonianza, se io l'oltrepasserò istradandomi verso di te, o se tu l'oltrepasserai con intenzione cattiva contro di me.53Il Dio d'Abramo, e il Dio di Nachor, il Dio del padre loro sia giudice tra di noi. Giurò adunque Giacobbe per lui, che Isacco suo padre temeva:54E immolate sul monte le vittime, invitò i suoi fratelli a mangiare del pane. E quelli mangiato che l'ebbero, ivi si fermarono.55Quindi Laban alzatosi, che era ancor notte, baciò i figliuoli, e le figlie sue, e li benedisse, e tornossene a casa sua.

Note:

31,7:Ha mutato dieci volte la mia mercede. Nelle scritture dieci volte è posto per molte volte, Levit. XXVI. 26. Eccles. VII. 20. Zachar. VII. 23. Ma qui S. Girolamo prende quest'espressione letteralmente e sembra che cosi vada presa in questo luogo; perché la stessa cosa d'aver cambiato dieci volte riguardo alla mercede dovuta a Giacobbe è rinfacciata a Laban nel versetto 41. Questi pertanto, ogni volta si veniva a fare la divisione del bestiame, che era suo, da quello, che era di Giacobbe (la qual divisione faceasi due volte l'anno) veggendo, che la parte di Giacobbe ora vantaggiata sopra la sua parte, non volea più stare a quello che erasi pattuito; onde bisognava che questi si contentasse di fare nuova convenzione. Così andò la cosa per cinque interi anni: onde ha ragione Giacobbe di dire, che per dieci volte Laban mutò la mercede pattuita. Il sesto anno poi egli se ne fuggì, come Dio gli avea comandato.

31,8:Le pecore figliavano tutte ec. Tutte le pecore vuol dire la massima parte delle pceore e cosi di poi tutti i greggi intendesi la massima parte dei greggi; e in sostanza vuol dire che a dispetto delle angherie di Laban, Dio faceva sì, che il meglio, e il più del frutto da bestiami toccava sempre a Giacobbe.

31,12:Io ho veduto tutto quello, che ha fatto a le Laban. Assai bella è a questo passo la riflessione del Grisostomo: Di qui noi, impariamo, che se allora quando ci sarà fatta ingiuria, noi sarem mansueti e pazienti e pacifici, godrem più copioso e abbondante l'aiuto divino. Noi ci mettiamo pertanto a combattere con quelli, che ci premono e ci calunniano; ma sopportiam generosamente, sapendo, che Dio non ci disprezzerà. Riconosciamo noi la sua amorevolezza: perocchè egli ha detto: a me la vendetta, e io renderò mercede, hom. 57.

31,14-15:Riman egli forse qualche cosa ec. Che abbiam più noi da sperare delle facoltà e dei beni di nostro padre? Egli ci ha quasi diseredati, e dandoci a te senza dote, e usurpandosi tutta la mercede, che tu avevi meritato colle fatiche di quattordici anni, la qual mercede era il prezzo, che tu pagassi per averci, e dovea essere nostra dote.

31,19:Rachele rubò gl'idoli di suo padre. La voce Ebrea Teraphim renduta qui con quella d'idoli si prende altrove in altri sensi. Ma da Ezechiello XXI. 2., e da Zacharia X. 2. apparisce, che sotto questo nome s'intendevano tra' Caldei certe figure superstiziose, le quali si consultavano per sapere le cose future. Molti dotti Interpreti credono che i Teraphim fossero Thalismani, cioè figure di metallo gettate, o incise a certi aspetti di pianeti, alle quali figure si attribuivano effetti straordinarii; ma adattati alla qualità del metallo, al nome dei pianeti e alle figure, che in essi erano rappresentate. In oriente regna tuttora la superstiziosa e ridicola mania di questi Thalismani e degli Amuleti o sia preservativi contro gl'incanti, contro le disgrazie ec. Questi Amuleti sono iscrizioni sulla carta, o sulla carta pecora, o sopra pietre preziose. Sembra molto verisimile, che questi idoli, o Teraphim di Laban fossero figure, nelle quali ci credeva, che risedesse qualche soprannaturale virtù.
Il motivo, per cui Rachele si portò via questi idoli, non è notato nella Scrittura; onde chi ne assegna uno, e chi un altro. Alcuni padri credono, che ella gli adorasse, come anche, Lia, e volesse averli con se nel viaggio; e il non averne fatto motto a Giacobbe (come si vede vers. 32.) sembra un grande indizio, che Rachele non fosse ancora esente da questa superstizione. Vi sono però gl'interpreti, che suppongono che questi idoli fosser d'oro, e fossero quello, che v'era di più pregiato in casa di Laban; onde Rachele se li prese in compensazione dell'ingiustizia, che pretendeva essere stata fatta dal padre a se, e alla sorella. Comunque ciò sia, quando ella possa essere assoluta dalla superstizione, non può essere in verun modo assoluta dal peccato di furto. Vedi vers. 32.

31,21:Passato il fiume. L'Eufrate, ch'è di mezzo tra la Mesopotamia e la Chananea.
Verso il monte Galaad. Monte, che è quasi unito al Libano, e ha alle sue radici un'ampia e fertil regione chiamata Galaad. Vedi Deuter. XXXIV. I. Jerem. XIII. 6. Questo nome di Galaad lo ebbe questo monte per la ragione detta nel versetto 18.

31,39:Ne io ti facea vedere ec. Io non ti portava a vedere giammai qualche lacero membro di bestia rapita, o lacerato dalle fiere: tutto il danno anche casuale, e avvenuto senza mia colpa toccava a me a pagarlo.

31,47:Laban chiamollo il Monticello del testimone, e Giacobbe il Monticello della testimonianza. Nell'Ebreo la cosa (parlando rigorosamente) e viceversa, dicendosi, che Laban lo chiamò il monticello della testimonianza, e Giacobbe il monticello del testimone dee credersi, che dalla trascuratezza dei copisti venga la lezione differente che si ha adesso nella vulgata. Ma nel versetto 48, dell'Ebreo si attribuisce a Laban di avere dato il nome di Galaad a quel monticello, e bisogna tradurre colla vulgata fu chiamato per nome Galaad, benché l'Ebreo porti: diede (Laban) a quel monticello il nome di Galaad il senso però e lo stesso dell'una frase e dell'altra. Mancano ancor nell'Ebreo, e sono state aggiunte dal traduttore quelle parole: ciascheduno secondo la proprietà del suo linguaggio: vedasi però da questo passo, che la lingua Caldea era differente già dall'Ebraica usata da Giacobbe, benché in origine fossero probabilmente una medesima lingua.

31,50:Se tu farai oltraggio alle mie figlie... nissuno è testimone delle nostre parole ec. Laban vuol dire, che se Giacobbe verrà giammai a violare l'alleanza, che egli stabilisce oggi con lui, egli non citerà contro di lui altra testimonianza, che quella di Dio, il quale tutto vede e ascolta, di quello, che io pattuisco tra me o te (dice Laban) sarà sempre testimone Dio, che vede tutto, e ha possanza di punire chi viola i patti.

31,53:Il Dio d'Abrahamo e il Dio di Nachor, il Dio del padre loro. Notisi, che la voce usata nell'Ebreo e nel Caldeo in vece di il Dio può tradursi gli dei, e che con questa sono sovente significati gl'idoli dei Gentili. Abbiam già veduto, che Thure e Nachor adorarono i falsi Dei, come facea Laban, unendo il loro culto con quello del vero Dio; cosi egli qui giura per gli dei di Tharu e di Nachor; donde osservano gl'interpreti essere lecito ad un fedele di ricevere il giuramento, che un infedele farà de' suoi falsi numi; anzi essere anche lecito in caso di necessità l'esigere un tal giuramento. Giurò adunque Giacobbe ec. Giacobbe Intero nella sua fede giura per colui, al quale il padre suo Isacco rendeva il culto, e l'onore che è dovuto al solo vero Dio.

31,54:E immolata sul monte le vittime ec. Giacobbe offerse a Dio ostie pacifiche in rendimento di grazie della pace fatta col suocero.