Scrutatio

Sabato, 20 aprile 2024 - Beata Chiara Bosatta ( Letture di oggi)

Genesi 47


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Giuseppe, fatto supere a Faraone l'arrivo del padre, e de' fratelli, conduce il padre co' suoi figliuoli alla presenza di lui: e conceduta ad essi per loro abitazione la terra di Gessen, Faraone gli alimenta pel tempo della carestia. La fame preme in tal guisa l'Egitto, che venduti i bestiami, son costretti a vendere anche i terreni; donde ne avviene, che la giunta parte dei frutti è ceduta ai re d'Egitto in perpetuo, eccettuate le possessioni dei sacerdoti. Diciassette anni dopo Giacobbe diventato ricchissimo, e vicino a morire si fa promettere con giuramento da Giuseppe, che lo seppellisca nella Chananea.

1Andò adunque Giuseppe a dire a Faraone: Mio padre, e i miei fratelli colle loro pecore, e armenti, e con tutto quello che hanno, sono venuti dalla terra di Chanaan: e già sono fermi nella terra di Gessen.2E presentò insieme al re cinque persone, gli ultimi dei suoi fratelli:3A' quali quegli domandò: Qual mestiere avete? Risposero: Siam pastori di pecore tuoi servi, e noi, e i padri nostri.4Siam venuti a star pellegrini nella tua terra: perché non vi è erba pe' greggi de' tuoi servi nella terra di Chanaan, e la fame va crescendo: e noi preghiamo, che comandi a noi tuoi servi di stare nella terra di Gessen.5Disse pertanto il re a Giuseppe: Tuo padre, e i tuoi fratelli sono venuti a trovarti.6La terra d'Egitto è dinanzi a te: fa' che abitino in ottimo luogo, e da' ad essi la terra di Gessen. Che se conosci tra di loro degli uomini di capacità, eleggili soprintendenti de' miei bestiami.7Dipoi Giuseppe condusse suo padre al re, e lo presentò a lui: Giacobbe augurò a lui ogni bene,8E interrogato da lui: Quanti sono i tuoi anni?9Rispose: I giorni del mio pellegrinaggio sono cento trent'anni, pochi, e cattivi, e non agguagliano il tempo del pellegrinaggio dei padri miei.10E augurato ogni bene al re, si ritirò.11Giuseppe poi diede al padre, e a' suoi fratelli in Egitto una tenuta in luogo buonissimo in Ramesses, come avea comandato Faraone.12Ed ei dava da mangiare ad essi, e a tutta la famiglia di suo padre, dando a ciascheduno di che cibarsi.13Perocché mancava il pane in tutto il mondo, e la fame opprimeva la terra principalmente dell'Egitto, e di Chanaan.14De' quali (paesi) Giuseppe prese tutto il denaro pel frumento venduto, e lo ripose nell'erario del re.15E i compratori non avendo più moneta, tutto l'Egitto andò a trovar Giuseppe dicendo: Dacci del pane: per qual motivo morremo sugli occhi tuoi per mancanza di denaro?16Rispose loro: Menate i vostri bestiami, e in cambio di questi vi darò da mangiare, se non avete moneta.17E quegli avendoli menati, diede loro da vivere in cambio de' cavalli, e delle pecore, e de' buoi, e degli asini: e quell'anno li sostentò colla permuta de' bestiami.18Tornarono ancora il secondo anno, e gli dissero: Noi non celeremo al signor nostro, che, mancato il denaro, sono mancati insieme i bestiami: e tu ben vedi, che oltre i corpi, e la terra non abbiam nulla.19Perché adunque morremo noi, veggente te? e noi, e la nostra terra saremo tuoi: compraci per ischiavi del re, e dacci da seminare, affinché periti i coltivatori, non si riduca la terra in deserto.20Comprò adunque Giuseppe tutta la terra d'Egitto, vendendo ognuno le sue possessioni pel rigor della fame: e la rendé soggetta a Faraone,21Insieme con tutti i popoli da un'estremità dell'Egitto sino all'altra.22Eccettuata la terra de' sacerdoti data loro dal re, a' quali si davano da' pubblici granai i viveri, e perciò non furon costretti a vendere le loro tenute.23Disse adunque Giuseppe a' popoli: Ecco che, come vedete, Faraone è padrone di voi, e della vostra terra: prendete da seminare, e seminate i campi,24Affinché possiate raccogliere. Darete al re il quinto: le altre quattro parti le lascio a voi per seminare, e per mantenere le famiglie, e i figliuoli vostri.25Risposer quelli: La nostra salute è nelle tue mani: solamente rivolga a noi lo sguardo il signor nostro, e serviremo con piacere al re.26Da quel tempo fino al dì d'oggi in tutta la terra d'Egitto si paga il quinto a' regi: lo che è divenuto come legge, eccettuata la terra sacerdotale, che è libera da questa servitù.27Abitò adunque Israele in Egitto, cioè nella terra di Gessen, e ne fu possessore, e s'ingrandì, e moltiplicò formisura.28Ed ivi egli visse per diciassette anni: e tutto il tempo di sua vita fu di anni cento quaranta sette.29E veggendo, che si appressava il giorno della sua morte, chiamò il suo figliuolo Giuseppe, e gli disse: Se ho trovato grazia dinanzi a te, poni la tua mano sotto la mia coscia: e userai meco di tua bontà, e fedeltà, e non darai a me sepoltura in Egitto;30Ma io dormirò co' padri miei, e tu mi torrai da questa terra, e mi riporrai nel sepolcro de' miei maggiori. Rispose Giuseppe: Io farò quel che hai comandato.31Ed egli: Fanne adunque a me giuramento. E avendo quegli giurato, Israele rivolto al capo del letticciuolo adorò Dio.

Note:

47,2:Cinque persone, gli ultimi de' suoi fratelli. Questa maniera di parlare dinota, che Giuseppe non scelse tra' fratelli quelli di personale più vantaggiato, ma o prese quelli, che gli capitaron i primi davanti, come spiega il Vatablo e altri; ovvero prese quelli, che erano men vistosi e da dar meno nell'occhio per la bellezza del corpo, affinchè a Faraone non venisse voglia di servirsene nella milizia o alla corte; lo che non volea Giuseppe per timore, che i fratelli non prendessero le usanze degli Egiziani. Vedi Perer.

47,6:La terra d'Egitto e dinanzi a te. Ti offerisco tutto l'Egitto; scegli la parte, che più ti piace.

47,9:I giorni del mio pellegrinaggio. Letteralmente la vita di Giacobbe fu un pellegrinaggio continuo, come si è veduto, ma in un altro senso, a cui mirava principalmente il santo Patriarca, egli come tutti i giusti non si considerava se non come forestiere su questa terra, aspirando alla vera patria, che è il cielo. Vedi quello, che si è detto. Heb. XI. 13. Gli anni, che egli avea vissuto, erano pochi in paragone delle lunghe vite degli antichi Patriarchi, ed erano stati anni cattivi, cioè pieni di grandi afflizioni.

47,18:Tornarono il secondo anno. Intendesi il secondo anno dopo la permuta de' bestiami, che era il quarto o il quinto della gran carestia.

47,21:Insieme con tutti i popoli da un'estremità dell'Egitto fino all'altra. Il re essendo divenuto padrone di tutte le terre, e fin de' bestiami, i popoli erano divenuti suoi schiavi, non avendo proprietà nemmen di un palmo di terreno. Questo stesso fatto è indicato anche da autori profani.

47,22:Eccettuata la terra de' sacerdoti ec. I sacerdoti ricevendo da' granai del re il vivere in quegli anni calamitosi, non furon perciò costretti a vendere le loro possessioni. E' notato, che queste possessioui i sacerdoti le aveano avute dal re; lo che non dovrà intendersi di quel re, che regnava allora, ma di alcun altro assai più antico. Diodoro di Sicilia scrive, che il terzo de' terreni del paese fu assegnato da Osiri a' sacerdoti, affinché ne spendesser l'entrate ne' sacrifizj e nel culto degli dei.

47,25:Serviremo con piacere al re. Saremo volentieri non sudditi, ma schiavi di Faraone.

47,26:Si paga il quinto a' regi. Così era al tempo di Mosè; e così continuò ad essere in appresso, come viene raccontato da Erodoto, Diodoro, Giuseppe e S. Clemente d'Alessandria.

47,29:Poni la tua mano sotto la mia coscia. Vedi cap. XXIV. 2. Non darai a me sepoltura in Egitto. Lo stesso leggasi di Giuseppe, cap. I. 24. Giacobbe e come gli altri Patriarchi, muore nella fede; poiché eleggendosi la sepoltura nella terra di Chanaan dimostra la sua ferma credenza alle promesse di Dio, delle quali rimiva da lungi l'adempimento, e negli animi de' suoi posteri ravviva la stessa fede, affin di tenerli distaccati da' beni e dagli allettamenti dell'Egitto, e disposti ad udire la voce di Dio e seguirla, allorché egli vorrà, ch'ei ritornino in Chanaan. Giacobbe vuol essere sepolto in quella terra nella quale riposano i piissimi suoi progenitori Abramo e Isacco, in quella terra, nella quale sola sarà un dì il vero culto di Dio e il suo tempio, in quella terra, nella quale egli sa, che dee nascere, morire, ed essere sepolto e risuscitarc il Cristo; in questa terra sperata dalla sua fede, nella quale era una figura e un pegno della patria celeste, in questa terra volle esser sepolto. Giacobbe morto (dice un antico interprete) diede a' vivi l'esempio, che nella speranza della patria celeste amassero il pegno dell'eterna eredità.

47,30:Ma io dormirò co' padri miei. Professione chiarissima dell'immortalità dell'anima.

47,31:Israele rivolto al capo del letticciuolo adorò Dio. I LXX lessero: Israele adorò la sommità del bastone di lui: e questo passo è riferito dall'Apostolo (Hebr. XI. 21.) secondo questa versione, la quale era in uso a' suoi tempi, e il senso di questa lezione egli è che Giacobbe rendette esteriormente onore alla potestà di Giuseppe; ma interiormente adorò la regia polestà di Cristo rappresentata da Giuseppe, che ne era figura. Vedi le note a questo luogo nella lettera agli Ebrei.