Scrutatio

Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

Genesi 30


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Rachele sterile, e Lia, che più non partorisce, danno al marito le loro serve, dalle quali ottengono due figliuoli per ciascheduna. Oltre a questi Lia due altri ne partorisce, ed una figlia, e Rachele partorisce Giuseppe: dopo la nascita de' quali Laban pattuisce la mercede da darsi a Giacobbe, il quale cosi diviene assai ricco.

1Ma Rachele veggendosi sterile, portava invidia alla sorella, e disse al suo marito: Dammi de' figli, altrimenti io morrò.2Le rispose disgustato Giacobbe: Tengo io il luogo di Dio, il quale ti ha privata della fecondità?3Ed ella: Io ho, disse, la serva Bala: prendila, affinché la prole di lei io mi prenda sulle mie ginocchia, e di lei io abbia de' figli.4E diede a lui Bala per moglie: la quale5Data a marito concepì, e partorì un figliuolo.6E disse Rachele: il Signore ha giudicato in mio favore, e ha esaudita la mia voce, dandomi un figlio: e per questo chiamollo col nome di Dan.7E di nuovo Bala ingravidò, e partorinne un altro,8In proposito del quale disse Rachele: il Signore mi ha messa alle mani colla mia sorella, e io l'ho vinta; e chiamollo Nephtali.9Veggendo Lia, come avea lasciato di far figliuoli, diede a suo marito la sua schiava Zelpha.10E avendo questa concepito, e partorito un figliuolo,11Disse ella: Fortuna: e chiamollo perciò col nome di Gad.12Ne partorì Zelpha anche un altro.13E Lia disse: Questo è per mia beatitudine: perocché beata mi diranno le donne: per questo lo chiamò Aser.14Ma essendo Ruben andato alla campagna in tempo che mietevasi il grano, trovò delle mandragore, le quali egli portò a sua madre Lia. Ma Rachele disse: Fammi parte delle mandragore di tuo figlio.15Rispose quella: Ti sembra egli poco l'avermi rapito il consorte, se non mi togli anche le mandragore del mio figlio? Disse Rachele: Dorma egli questa notte con te in ricompensa delle mandragore di tuo figlio.16E tornando alla sera Giacobbe dalla campagna, uscì incontro a lui Lia, e: Meco, disse, verrai: perché ti ho caparrato col prezzo delle mandragore del mio figliuolo. Ed egli si dormì con lei quella notte.17E il Signore esaudì le preghiere di lei: e concepì, e partorì il quinto figliuolo,18E disse: Il Signore mi ha renduta mercede, perché diedi la mia schiava a mio marito: e gli diede il nome d'Issachar.19E di bel nuovo Lia concepì, e partorì il sesto figliuolo,20E disse: Il Signore mi ha dotata di buona dote: anche questa volta si starà con me il mio marito per avergli io fatti sei figliuoli: e per questo chiamollo col nome di Zabulon.21Dopo di questo partorì una figlia per nome Dina.22Ricordatosi il Signore anche di Rachele la esaudì, e la rendé feconda.23E concepì, e partorì un figliuolo, dicendo: Il Signore ha tolto il mio obbrobrio.24E chiamollo col nome di Giuseppe, dicendo: Il Signore diami ancora un altro figliuolo.25Ma nato che fu Giuseppe, disse Giacobbe al suo suocero: Dammi licenza, che io me ne torni alla patria, e nella mia terra.26Dammi le mogli, e i miei figliuoli, per li quali sono stato a' tuoi servigi, affinché io me ne vada: tu sai qual sorte di servigio sia stato il mio.27Disse a lui Laban: Possa io trovar grazia dinanzi a te: io ho conosciuto alla prova, che Dio mi ha benedetto per causa tua.28Determina tu la ricompensa, ch'io debba darti.29Ma quegli rispose: Tu sai in qual modo ti ho servito, e quanto sieno augumentati nelle mani mie i tuoi beni.30Poco tu avevi prima ch'io venissi a te: ora sei divenuto ricco: e il Signore ti ha benedetto alla mia venuta. È adunque giusto, che io pensi una volta anche alla casa mia.31E Laban gli disse: Che ti darò io? Ma quegli replicò: Non voglio nulla ma se farai quello ch'io chiedo, pascerò di nuovo le tue pecore, e n'avrò cura,32Raduna insieme tutti i tuoi greggi, e metti da parte tutte le pecore variegate, e macchiate di pelame: e tutto quello che verrà fosco, e macchiato, e vario tanto di pecore, che di capre, sarà la mia mercede.33E parlerà un dì a mio favore la mia fedeltà, allorché verrà il tempo concordato tra noi: e tutto quello che non sarà di vario colore, o macchiato, o fosco tanto di pecore, come di capre, mi dimostrerà reo di furto.34Disse Laban: Mi piace quello che domandi.35E quel giorno separò le capre, e le pecore, e i capri e i montoni di vario colore, e macchiati: e tutto il gregge di un sol colore, cioè di bianco, e nero pelame lo diede in governo de' suoi figliuoli.36E pose una distanza di tre giorni di viaggio tra sé, e il genero, il quale pascolava il rimanente de' suoi greggi.37Prese adunque Giacobbe delle verghe di pioppo verdi, e di mandorlo, e di platano, e ne levò parte della corteccia, levata la quale, dove le verghe erano spogliate, spiccò il bianco: e dove non erano state toccate rimasero verdi: onde in tal guisa risultò vario colore.38E le pose ne' canali, dove gettavasi l'acqua, affinché venute a bere le pecore, avesser dinanzi agli occhi le verghe, e concepissero rimirandole.39Ed avvenne, che le pecore in calore miravano le verghe, e figliavano agnelli con macchie, e pezzati, e sparsi di vario colore.40E Giacobbe divise il gregge, e pose le verghe nei canali davanti agli occhi degli arieti: ed erano di Laban tutti i bianchi, e i neri: gli altri poi tutti di Giacobbe, avendo i greggi separati tra loro.41Quando adunque alla primavera dovean concepire le pecore, mettea Giacobbe le verghe ne' canali dell'acqua dinanzi agli occhi dei montoni, e delle pecore, affinché queste concepissero in guardandole:42Al tempo poi, in cui le pecore concepiscono, e portano per la seconda volta, non metteva le verghe. E le pecore della seconda eran di Laban: quelle poi della prima figliatura erano di Giacobbe.43E questi si fece ricco formisura, e fece acquisto di molti greggi, di serve, e servi, e di cammelli, e asini.

Note:

30,1:Portava invidia alla sorella. Un antico proverbio dice, che le donne sono querule e invidiose. Rachele non era ancora quello che fu di poi, onde non è miracolo, se veggendo la fecondità della sorella, e paragonandola colla sua disavventura se ne inquietava.
Dammi de' figli, altrimenti ec. Alcuni vogliono, che Rachele (sapendo, come il padre di Giacobbe avea ottenuto colle sue preghiere la fecondità a Rebecca) domandi al marito, che impetri la stessa grazia per lei, perché altrimenti ella di afflizione si morrebbe. Ma il disgusto, che a tali parole mostrò Giacobbe, e la risposta di lui sembra, che dia ragione al Grisostomo di dire, che qui Rachele parlò con un po' di stoltezza.

30,3:Prendila, affinché ec. Sposala, affinché il figlio, che ella partorirà posso io prenderlo per mio, e metterlo sulle mie ginocchia, qual madre. Cosi ella corretta da Giacobbe risponde (dice il Grisostomo) più saggiamente, dimostrando, che la sola brama di aver prole, la quale partecipi alle promesse di Dio, è cagione, che ella sopporti di mal animo la sua sterilità.
S. Agostino lib. XXII. cont. Faust. cap. 48. e 49, fa l'apologia di Giacobbe contro i Manichei, i quali rimproveravano a questo santo Patriarca, come un gran delitto, l'avere avuto quattro mogli. Il fatto di Giacobbe, come osserva S. Agostino, non era né contro la natura, né contro il costume (assolutamente parlando) di que' tempi, e la propagazione della stirpe d'Abrahamo, propagazione tante volte promessa da Dio, sembra, che inchiudesse la permissione della pluralità delle mogli, ma dove gli empi trovano occasione di mordere, e di biasimare, i saggi e i giusti ammireranno con ragione in questo medesimo fatto la temperanza di Giacobbe. Una sola moglie egli sposò di sua volontà che fa Rachele. Si è veduto, come per fraude del suocero fu costretto a sposare anche Lia; e le due serve non di propria elezione le sposò, ma per compiacere le mogli.

30,6:Chiamollo col nome di Dan. Dan significa giudicare, far giudizio.

30,8:Mi ha messa alle mani ec. Dio ha voluto, che io abbia avuto a disputare dell'onore della fecondità colla mio propria sorella moglie dello stesso marito: ma io con astuzia avendo fatto sposare a lui la mia serva son rimasa vincitrice. Nephtali, vale lottatore, combattitore vantaggioso.

30,11:Fortuna: ovvero prosperità. E l'esclamazione di Zelpha in vedersi madre di questo nuovo figliuolo. I LXX lessero ho avuto buona fortuna; e il Caldeo, e il Siro hanno lo stesso senso, ch' è seguitato dal maggior numero degl'interpetri antichi e moderni. Lia adunque diede a questo figliuolo il nome di buona fortuna, e con ciò fece vedere, che ella non era ancora interamente esente dalla superstizione del suo paese, e della casa di Laban uomo idolatra, nella qual casa ella dovea aver sentito nominare sovente, e fors'anche invocare come una divinità la buona fortuna. Ved. cap. XXXV. 24.

30,13:Questo è per mia beatitudine. I LXX beata me! Cosi applaudisce a se stessa per aver avuto un sesto figliuolo.

30,14:Fammi parte delle mandragore ec. I LXX, e il Caldeo leggono come la volgata mandragore, ovvero frutti di mandragora; e quantunque tra' moderni interpetri siano non pochi quelli, che pretendono di dare un altro significato alla voce del testo Ebreo, io non credo, che tutte le ingegnose congetture possano mettersi in paragone coll'autorità de' LXX, e del Caldeo, trattandosi di un frutto, che dovea essere cognitissimo nella Mesopotamia, e nella Giudea, che è rammentato anche nella Cantica. Questo frutto assai bello e odoroso è buono a conciliare il sonno, a cacciar la tristezza, e a dare la fecondità, conforme attestano moltissimi autori antichi e moderni. Posto ciò, ognuno intende, per qual motivo Rachele avesse tanta premura di avere una parte delle mandragore trovate da Ruben. Ella però si rimase sterile, fino a tanto che a Dio piacque di consolarla.

30,15:Ti sembra egli poco l'avermi rapito ec. Lia rinfaccia a Rachele l'aver tolto a lei Giacobbe, il quale veramente avea sposata prima lei. Rachele però avrebbe ben potuto ritorcere l'argomento.

30,18:Gli diede il nome di Issachar. Vale a dire, uomo della ricompensa, della mercede.

30,20:Chiamollo col nome di Zabulon. Alcuni interpretano Zabulon, abitazione, coabitazione.

30,21:Per nome Dina. Questo nome ha la stessa radice, che quello di Don. Gli Ebrei dicono, che Dina la moglie di Giobbe.

30,23:Il mio obbrobrio. La sterilità, la quale era considerata come un gran disonore.

30,24:Chiamollo col nome di Giuseppe, ec. Significa uno, che crescerà, augumenterà. ec., volendo Rachele dimostrare la speranza di non restare con questo solo figliuolo, ma di averne ancora un altro. Giuseppe venne alla luce l'anno nonagesimo primo di Giacobbe, il decimo quarto anno dopo il suo arrivo nella Mesopotamia.

30,27:Possa io trovar grazia dinanzi a te. E una specie di complimento di Laban, come s'ei dicesse: Fammi grazia di ascoltarmi.

30,31:Non voglio nulla; ma se farai ec. Non voglio da te nulla gratuitamente, ovvero non voglio, che tu mi dia mercede: non son io un mercenaio; fa solamente quello, che io dirò.

30,32:E tutto quello, che verrà fosco, e macchiato, e vario... sarà mio. La lana delle pecore varia di colore è poco stimata, perché non può fingersi; e lo stesso dicasi del pelo delle capre, delle quali però il pel nero era stimatissimo; onde Giacobbe non chiede le capre di color nero, ma quelle di color fosco. Cosi egli si contenta di aver per ricompensa i rifiuti, per cosi dire, de' greggi di Laban.

30,33:E parlerà un dì a mio favore la mia fedeltà, allorché ec. Vale a dire: tu vedi qual disuguaglianza si trovi in questo patto in mio svantaggio. Tu mi lascerai le pecore e le capre di un solo colore, ed io non dovrò avere, se non quello, che di esse nascerà pezzetto, e macchiato di vari colori, e quello di un sol colore debbono essere tue. L'ordine naturale delle cose ti mostra, ch'è, come se io patteggiassi, che tu dovessi avere ogni cosa. Ma io spero, che la giustizia, colla quale ho proceduto e procedo con te, mi assisterà, e mi otterrà da Dio quel la mercede, che tu non vorresti darmi. E tutto quello, che non sarà di vario colore... mi dimostrerà reo di furto. Quando dovran dividersi alla fine dell'anno i nuovi parti secondo il concordato tra noi, ove mai io ne ritenessi alcuno, che non fosse di vario colore mi contenterò di essere condannato qual ladro.

30,35:Separa le capre, e le pecore... di vario colore... e tutto il gregge di un sol colore...lo diede in governo de' suoi figliuoli. Di chi sono questi figliuoli messi da Laban al governo dei greggi separati di un solo colore, cioè o bianco, o nero, e rimessi a Giacobbe? Sono indubitatamente i figliuoli di Laban. Quest'uomo avaro e sospettoso, affinchè Giacobbe non potesse in qualche modo o frodare le figliature, o introdurre tra' suoi greggi delle pecore, o delle capre di vario colore, dà a Giacobbe come per compagni e aiuti, ma in realtà per esploratori, i suoi figliuoli, ed egli si ritira coi suoi greggi tre giornate di strada lontano dal genero. Cosi egli non ha paura, e che il suo bestiame possa mescolarsi con quello di Giacobbe, nè le sue pecore e capre di colore vario essere vedute dalle bianche e nere di Giacobbe.

30,37-38:Prese... delle verghe di pioppo verdi, ec. Ecco l'arte usata da Giacobbe per avere delle pecore e capre d'un sol colore de' parti di color vario. Egli prende delle verghe o scudisci di varie piante, ne incide, e ne leva in più luoghi la scorza; cosi queste verghe restano di vario colore: dipoi le pone ne' canali, dove andavano i greggi ad abbeverarsi; il resto e assai chiaro.

30,40:E Giacobbe diviso il gregge ec. Era riuscito a Giacobbe colla diligenza descritta nei versetti 37. 38. 39. di avere degli agnelli e dei capretti pezzati di vario colore: questi egli separò dagli altri, e questi egli procurava di mettere davanti alle pecore al tempo, in cui sogliono concepire. Vedesi però e in questo, e nel Seguente versetto, ch'ei continua a mettere delle verghe nei canali, dove i suoi greggi andavano a bere, osservata però la distinzione posta nel verso 42. Altri per queste parole divisa il gregge intendono ch'egli andasse separando via via, e mettendo in disparte gli agnelli e i capretti macchiati e di vario coloro, che erano suoi, e non li lasciava stare mescolati coi greggi di Laban, affinché questi non avesse pretesto di queietarsi, perché Giacobbe si procurasse un si gran profitto col mettere quegli agnelli e capretti dinanzi alle bianche pecore e capre, affinchè queste facesser simili i loro parti.

30,42:Al tempo poi della seconda figliatura. Noi supponghiamo, che le pecore nella Mesopotamia figliassero due volte, come suppose S. Girolamo, e come avviene in Italia. E detto nel versetto precedente, che Giacobbe metteva la verghe nei canali al tempo di primavera, quando le pecore doveano concepire; lo che egli certamente faceva, perché bramava, che di vario colore fossero, o per conseguenza suoi gli agnelli, che dovean poi nascere nell'autunno. Dico adesso, ch'egli non metteva le verghe nei canali al tempo, in cui per la seconda, ovvero per l'ultima volta le pecore concepivano: vale a dire nel tempo d'autunno. D'onde fassi evidente, che Giacobbe sapeva, che migliori a più robusti erano i parti concepiti in primavera, e partoriti in autunno, che quei concepiti in autunno, e partoriti in primavera; e perciò i primi egli volea per se, e lasciava i secondi a Laban.
Due cose sono ancora da notare in questo fatto. In primo luogo il Grisostomo, e dietro a lui gl'interpreti Greci hanno creduto, che l'avere le pecore di Giacobbe partoriti agnelli di vario colore al vedere le verghe da lui messe nei canali fosse un effetto non naturale, ma sopra le leggi della natura, e per conseguenza miracoloso. S. Girolamo, S. Agostino, e dietro ad essi moltissimi interpreti sostengono, che ciò poteva accadere naturalmente per la forza della immaginazione, per ragion della quale si sono vedute, e si veggono sovente impressi nei corpi degli uomini, e degli animali i segni di quelle cose, che agitarono la fantasia delle madri nel tempo del concepimento e della gravidanza. La storia naturale é piena di simili esempii; i quali benché difficilmente possano comprendersi, e spiegarsi, non è però possibile di negarli. In secondo luogo si disputa, se Giacobbe poteva senza colpa servirsi di un tal meno per migliorare il suo contratto contro l'intenzione del suocero, il quale certamente suppose, che a Giacobbe dovessero toccare le pecore di vario colore, che tali nascessero senz'arte e fortuitamente: ma se noi porrem mente,che Dio stesso suggerì a Giacobbe questo mezzo di ritrarre finalmente la giusta mercede di tante e si lunghe fatiche, delle quali tutto il frutto fino allora era stato di Laban e che per conseguenza Dio volle, che a lui si appartenesse il bestiame che mediante una tal'arte dovea nascere, non avremo bisogno di ricorrere ad altre ragioni di giustiticarlo. Vedi cap. XIII. 9. 11. 12.