Scrutatio

Martedi, 23 aprile 2024 - San Giorgio ( Letture di oggi)

Isaia 5


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1Voglio cantare per il mio diletto
il mio cantico d’amore per la sua vigna.
Il mio diletto possedeva una vigna
sopra un fertile colle.
2Egli l’aveva dissodata e sgombrata dai sassi
e vi aveva piantato viti pregiate;
in mezzo vi aveva costruito una torre
e scavato anche un tino.
Egli aspettò che producesse uva;
essa produsse, invece, acini acerbi.
3E ora, abitanti di Gerusalemme
e uomini di Giuda,
siate voi giudici fra me e la mia vigna.
4Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna
che io non abbia fatto?
Perché, mentre attendevo che producesse uva,
essa ha prodotto acini acerbi?
5Ora voglio farvi conoscere
ciò che sto per fare alla mia vigna:
toglierò la sua siepe
e si trasformerà in pascolo;
demolirò il suo muro di cinta
e verrà calpestata.
6La renderò un deserto,
non sarà potata né vangata
e vi cresceranno rovi e pruni;
alle nubi comanderò di non mandarvi la pioggia.
7Ebbene, la vigna del Signore degli eserciti
è la casa d’Israele;
gli abitanti di Giuda
sono la sua piantagione preferita.
Egli si aspettava giustizia
ed ecco spargimento di sangue,
attendeva rettitudine
ed ecco grida di oppressi.
8Guai a voi, che aggiungete casa a casa
e unite campo a campo,
finché non vi sia più spazio,
e così restate soli ad abitare nella terra.
9Ha giurato ai miei orecchi il Signore degli eserciti:
«Certo, molti palazzi
diventeranno una desolazione,
grandi e belli
saranno senza abitanti».
10Poiché dieci iugeri di vigna
produrranno solo un bat
e un homer di seme
produrrà un’efa.
11Guai a coloro che si alzano presto al mattino
e vanno in cerca di bevande inebrianti
e si attardano alla sera.
Il vino li infiamma.
12Ci sono cetre e arpe,
tamburelli e flauti
e vino per i loro banchetti;
ma non badano all’azione del Signore,
non vedono l’opera delle sue mani.
13Perciò il mio popolo sarà deportato
senza che neppure lo sospetti.
I suoi grandi periranno di fame,
il suo popolo sarà arso dalla sete.
14Pertanto gli inferi dilatano le loro fauci,
spalancano senza misura la loro bocca.
Vi precipitano dentro la nobiltà e il popolo,
il tripudio e la gioia della città.
15L’uomo sarà piegato,
il mortale sarà abbassato,
gli occhi dei superbi si abbasseranno.
16Sarà esaltato il Signore degli eserciti nel giudizio
e il Dio santo si mostrerà santo nella giustizia.
17Allora vi pascoleranno gli agnelli come nei loro prati,
sulle rovine brucheranno i grassi capretti.
18Guai a coloro che si tirano addosso il castigo con corde da tori
e il peccato con funi da carro,
19che dicono: «Faccia presto,
acceleri pure l’opera sua,
perché la vediamo;
si facciano più vicini e si compiano
i progetti del Santo d’Israele,
perché li conosciamo».
20Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene,
che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre,
che cambiano l’amaro in dolce e il dolce in amaro.
21Guai a coloro che si credono sapienti
e si reputano intelligenti.
22Guai a coloro che sono gagliardi nel bere vino,
valorosi nel mescere bevande inebrianti,
23a coloro che assolvono per regali un colpevole
e privano del suo diritto l’innocente.
24Perciò, come una lingua di fuoco divora la stoppia
e una fiamma consuma la paglia,
così le loro radici diventeranno un marciume
e la loro fioritura volerà via come polvere,
perché hanno rigettato la legge del Signore degli eserciti,
hanno disprezzato la parola del Santo d’Israele.
25Per questo è divampato
lo sdegno del Signore contro il suo popolo,
su di esso ha steso la sua mano per colpire;
hanno tremato i monti,
i loro cadaveri erano come immondizia
in mezzo alle strade.
Con tutto ciò non si calma la sua ira
e la sua mano resta ancora tesa.
26Egli alzerà un segnale a una nazione lontana
e le farà un fischio all’estremità della terra;
ed ecco, essa verrà veloce e leggera.
27Nessuno fra loro è stanco o inciampa,
nessuno sonnecchia o dorme,
non si scioglie la cintura dei suoi fianchi
e non si slaccia il legaccio dei suoi sandali.
28Le sue frecce sono acuminate,
e ben tesi tutti i suoi archi;
gli zoccoli dei suoi cavalli sono come pietre
e le ruote dei suoi carri come un turbine.
29Il suo ruggito è come quello di una leonessa,
ruggisce come un leoncello;
freme e afferra la preda,
la pone al sicuro, nessuno gliela strappa.
30Fremerà su di lui in quel giorno
come freme il mare;
si guarderà la terra: ecco, saranno tenebre, angoscia,
e la luce sarà oscurata dalla caligine.

Note:

Is 5,1-7:Poema composto da Isaia all'inizio del suo ministero, forse ispirandosi a una canzone di vendemmia. Il tema della vigna-Israele, scelta poi rigettata, già preparato da Osea (Is 10,1), sarà ripreso da Geremia (Ger 2,21; Ger 5,10; Ger 6,9; Ger 12,10) e da Ezechiele (Ez 15,1-8; Ez 17,3-10; Ez 19,10-14 ; cf. Sal 80,9-19; Is 27,2-5). Gesù lo trasferirà nella parabola dei vignaioli omicidi (Mt 21,33-44p ; cf. anche il fico sterile, Mt 21,18-19p). In Gv 15,1-2 , rivelerà il mistero della «vera» vigna. - Altri aspetti del tema della vigna in Dt 32,32-33 e Sir 24,17 .

Is 5,2:scelte viti: BJ traduce: «uva vermiglia». In ebraico soreq, nome di una pianta scelta (Is 16,8; Ger 2,21 ; cf. Gen 49,11), designata dal colore dei suoi grappoli.

Is 5,8-24:Anche queste maledizioni datano dall'inizio del ministero di Isaia, ma forse non sono state pronunziate tutte nella stessa occasione. Alle sei maledizioni di Is 5,8-24 , si propone di aggiungerne una settima, Is 10,1-4 , che sarebbe stata spostata per caso. La maledizione è uno dei generi della predicazione profetica (cf. le referenze marginali). Qui, Isaia è abbastanza vicino ad Amos.

Is 5,10:dieci iugeri, cemed, corrispondono pressappoco a due ettari e mezzo, un bat a una quarantina di litri; efa ha la stessa capacità per il grano e comer vale dieci volte di più.

Is 5,14-16:I vv 14-16 sembrano fuori contesto e possono essere uniti al poema di Is 2,6-22 , il cui «ritornello» (vv 9 e 11) si ritrova qui (v 15).

Is 5,16:La «santità» di Dio (cf. Is 6,3) lo «separa» da tutte le creature: al di sopra di esse, non è contaminato da esse. Ma questa santità trascendente di Dio si esprime nei suoi rapporti con gli uomini, mediante la sua «giustizia», che ne sottolinea il carattere morale: Dio ricompensa il bene e punisce il male, al momento del suo «giudizio». A questa giustizia non si oppone la bontà misericordiosa, poiché è ancora la sua «giustizia» che Dio, fedele alle sue promesse, compie, perdonando a Israele o al peccatore pentito (Mi 7,9; Sal 51,16). La giustizia sarà per eccellenza la virtù del regno messianico, quando Dio avrà trasmesso al popolo qualche cosa della sua santità (Is 1,26; Is 4,3 ; cf. Mt 5,48).

Is 5,17:capretti: con i LXX; il TM ha: «stranieri».

Is 5,19:E il «giorno di Jahve», che il profeta ha annunziato (Is 2,12) e che gli scettici invocano su di sé per sfida.

Is 5,23:innocente: con i LXX; il TM ha il plurale.

Is 5,25:Il brano Is 5,25-30 si allaccia al poema di Is 9,7-20 , di cui si ritrova qui il ritornello.

Is 5,26-30:Si potrebbe collegare questo poema a una delle grandi invasioni assire del tempo di Isaia: quella di Tiglat-Pilèzer III nel 735 o nel 732 quella di Salmanassar nel 722, quella di Sargon nel 711 o quelle di Sennàcherib nel 701. Ma l'invasore non è nominato e ciò può essere espressione di un tema generale: Dio chiama una nazione potente come strumento della sua vendetta (cf. Dt 28,49-52 e qui sotto, Is 10,6+).

Is 5,26:popolo: conget. secondo il contesto; il TM ha il plurale.

Is 5,30:su di lui: per BJ non è l'invasore, ma il paese di Giuda (cf. il seguito del v). - tenebre...: le tenebre del «giorno di Jahve» (Am 5,18; Am 5,20).