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Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

Isaia 24


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1Ecco che il Signore devasta la terra,
la squarcia e ne sconvolge la superficie
e ne disperde gli abitanti.
2Avverrà lo stesso al popolo come al sacerdote,
allo schiavo come al suo padrone,
alla schiava come alla sua padrona,
al compratore come al venditore,
a chi riceve come a chi dà in prestito,
al creditore come al debitore.
3Sarà tutta devastata la terra,
sarà tutta saccheggiata,
perché il Signore ha pronunciato questa parola.
4È in lutto, languisce la terra;
è squallido, languisce il mondo,
sono desolati il cielo e gli abitanti della terra.
5La terra è stata profanata dai suoi abitanti,
perché hanno trasgredito le leggi,
hanno disobbedito al decreto,
hanno infranto l’alleanza eterna.
6Per questo la maledizione divora la terra,
i suoi abitanti ne scontano la pena;
per questo si consumano gli abitanti della terra
e sono rimasti solo pochi uomini.
7Lugubre è il mosto, la vigna languisce,
gemono tutti i cuori festanti.
8È cessata la gioia dei tamburelli,
è finito il chiasso dei gaudenti,
è cessata la gioia della cetra.
9Non si beve più il vino tra i canti,
la bevanda inebriante è amara per chi la beve.
10È distrutta la città del nulla,
è chiuso l’ingresso di ogni casa.
11Per le strade si lamentano, perché non c’è vino;
ogni gioia è scomparsa,
se ne è andata la letizia dalla terra.
12Nella città è rimasta la desolazione;
la porta è stata abbattuta a pezzi.
13Perché così accadrà nel centro della terra,
in mezzo ai popoli,
come quando si bacchiano le olive,
come quando si racimola, finita la vendemmia.
14Quelli alzeranno la voce,
canteranno alla maestà del Signore.
Acclameranno gioiosamente dal mare:
15«Voi in oriente, glorificate il Signore,
nelle isole del mare, il nome del Signore, Dio d’Israele».
16Dagli angoli estremi della terra abbiamo udito il canto:
«Gloria al giusto».
Ma io dico: «Guai a me!
Guai a me! Ohimè!».
I perfidi agiscono perfidamente,
i perfidi operano con perfidia.
17Terrore, fossa e laccio
ti sovrastano, o abitante della terra.
18Avverrà che chi fugge al grido di terrore
cadrà nella fossa,
chi risale dalla fossa
sarà preso nel laccio,
poiché cateratte dall’alto si aprono
e si scuotono le fondamenta della terra.
19A pezzi andrà la terra,
in frantumi si ridurrà la terra,
rovinosamente crollerà la terra.
20La terra barcollerà come un ubriaco,
vacillerà come una tenda;
peserà su di essa la sua iniquità,
cadrà e non si rialzerà.
21Avverrà che in quel giorno il Signore punirà
in alto l’esercito di lassù
e in terra i re della terra.
22Saranno senza scampo incarcerati,
come un prigioniero in una prigione sotterranea,
saranno rinchiusi in un carcere
e dopo lungo tempo saranno puniti.
23Arrossirà la luna,
impallidirà il sole,
perché il Signore degli eserciti regna
sul monte Sion e a Gerusalemme,
e davanti ai suoi anziani risplende la sua gloria.

Note:

Is 24ss:I cc 24-27 prendono in considerazione, al di là degli eventi prossimi, un giudizio finale di Dio di cui danno una descrizione poetica intersecata da salmi di supplica o di ringraziamento. Annunziano già, sebbene non ne presentino tutti i caratteri, la letteratura apocalittica che si esprimerà in Dn, Zc 9-14 e nel libro apocrifo di Enoch. E' forse una delle parti più tardive del libro di Isaia: non si può metterla prima del V secolo a.C.

Is 24,4:il cielo con la terra: conget.; BJ con i LXX ha: «i grandi della terra».

Is 24,5:l'alleanza eterna: sembra che si tratti qui non dell'alleanza con Abramo o dell'alleanza mosaica, ma di una alleanza universale di Dio con l'umanità quale fu, secondo la tradizione sacerdotale della Genesi, l'alleanza con Noè (Gen 9,9-17). Rotta questa alleanza, sopraggiunge il giudizio contro tutta la terra (v 6).

Is 24,7:Occasione di questa apocalisse (cf. Is 25,2; Is 26,5; Is 27,10s) è la distruzione della città del «caos» (v 10). E' certamente una città pagana opposta a Gerusalemme (Is 26,1-6), e la cui distruzione diventa il simbolo del giudizio divino. La si è identificata con Babilonia, distrutta da Serse I nel 485, o con Tiro, distrutta da Alessandro nel 332, oppure con Samaria, distrutta da Ircano nel 110 a.C. Però la menzione esplicita di Moab in Is 25,10 , la citazione in Is 24,17-18 di Ger 48,43-44 su Moab, come l'allusione ai vigneti (Is 24,7-9), che richiama le vigne di Moab di Is 16,7-10 , tutto ciò lascia pensare che si tratti della rovina di una città moabita, probabilmente la capitale, in un'epoca che non si può determinare.

Is 24,16c:Ripresa della descrizione del giudizio interrotta dal canto sulla città distrutta.