Scrutatio

Sabato, 20 aprile 2024 - Beata Chiara Bosatta ( Letture di oggi)

Qoelet 1


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1Parole di Qoèlet, figlio di Davide, re a Gerusalemme.
2Vanità delle vanità, dice Qoèlet,
vanità delle vanità: tutto è vanità.
3Quale guadagno viene all’uomo
per tutta la fatica con cui si affanna sotto il sole?
4Una generazione se ne va e un’altra arriva,
ma la terra resta sempre la stessa.
5Il sole sorge, il sole tramonta
e si affretta a tornare là dove rinasce.
6Il vento va verso sud e piega verso nord.
Gira e va e sui suoi giri ritorna il vento.
7Tutti i fiumi scorrono verso il mare,
eppure il mare non è mai pieno:
al luogo dove i fiumi scorrono,
continuano a scorrere.
8Tutte le parole si esauriscono
e nessuno è in grado di esprimersi a fondo.
Non si sazia l’occhio di guardare
né l’orecchio è mai sazio di udire.
9Quel che è stato sarà
e quel che si è fatto si rifarà;
non c’è niente di nuovo sotto il sole.
10C’è forse qualcosa di cui si possa dire:
«Ecco, questa è una novità»?
Proprio questa è già avvenuta
nei secoli che ci hanno preceduto.
11Nessun ricordo resta degli antichi,
ma neppure di coloro che saranno
si conserverà memoria
presso quelli che verranno in seguito.
12Io, Qoèlet, fui re d’Israele a Gerusalemme.13Mi sono proposto di ricercare ed esplorare con saggezza tutto ciò che si fa sotto il cielo. Questa è un’occupazione gravosa che Dio ha dato agli uomini, perché vi si affatichino.14Ho visto tutte le opere che si fanno sotto il sole, ed ecco: tutto è vanità e un correre dietro al vento.
15Ciò che è storto non si può raddrizzare
e quel che manca non si può contare.
16Pensavo e dicevo fra me: «Ecco, io sono cresciuto e avanzato in sapienza più di quanti regnarono prima di me a Gerusalemme. La mia mente ha curato molto la sapienza e la scienza».17Ho deciso allora di conoscere la sapienza e la scienza, come anche la stoltezza e la follia, e ho capito che anche questo è un correre dietro al vento.18Infatti:
molta sapienza, molto affanno;
chi accresce il sapere aumenta il dolore.

Note:

Qo 1,1:Qoèlet o «l'Ecclesiaste»: l'uomo dell'assemblea (ebraico qahal, greco ekkles¡a). Cioè sia il maestro o l'oratore, sia il rappresentante dell'assemblea, il pubblico personificato e che, stanco dell'insegnamento classico, prende a sua volta la parola. - re di Gerusalemme: finzione letteraria che identifica l'autore con Salomone, il sapiente per eccellenza (1Re 5,9-14).

Qo 1,2-11:Il determinismo del cosmo, quadro monotono della vita umana, provoca nell'Ecclesiaste la noia, in opposizione alla meraviglia e all'adorazione espressa da Gb 38-40 o dal Sal 104 .

Qo 1,2:Vanità delle vanità: il termine che tradizionalmente traduciamo con «vanità» significa in primo luogo «vapore umido», «fiato», e fa parte del repertorio d'immagini (l'acqua, l'ombra, il fumo ecc.) che descrivono nella poesia ebraica la fragilità umana. Ma il termine ha perduto il suo significato concreto ed evoca in Qoèlet l'essere illusorio delle cose e, per conseguenza, la delusione che riservano all'uomo.

Qo 1,3:l'affanno: in ebraico `amal che evoca spesso il lavoro penoso dello schiavo (cf. Dt 26,7), da cui la pena, la sofferenza. Questo vocabolo ricorre molto spesso in Qo: come sostantivo venti volte, tredici volte in forma verbale.

Qo 1,8:Si potrebbe anche intendere: «Ogni parola stanca! E nessuno può dire che l'occhio non è mai sazio» ecc.

Qo 1,13:con saggezza: lo stesso Salomone, con la sua vita fastosa (1Re 10,4ss) e malgrado la sua sapienza (1Re 5,9ss), non ha conosciuto la felicità. - occupazione penosa: in ebraico `injan; questa parola ricorre solo in questo libro, dove ha generalmente una sfumatura peggiorativa: è il lavoro, il mestiere, visto come fonte di fatica e di ansia.

Qo 1,14:inseguire il vento: cioè sforzo inutile, chimera, tempo perso.