Scrutatio

Giovedi, 28 marzo 2024 - San Castore di Tarso ( Letture di oggi)

Proverbi 4


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Il saggio col suo esempio esorta gli altri a cercare la sapienza, della quale dimostra l'utilità: schivare le vie degli empj, imitare i giusti, custodia del cuore, della bocca, e dei passi.

1Figliuoli, ascoltate i documenti del padre, e state attenti ad apparar la prudenza.2Un buon dono farò io a voi: guardatevi dall'abbandonare i miei precetti.3Perocché io pure era tenero figlio del padre mio, e unigenito nel cospetto della mia madre:4E quegli mi istruiva, e diceva: Da nel tuo cuore ricetto alle mie parole, e osserva i miei precetti, ed avrai vita.5Fa acquisto della sapienza, fa acquisto della prudenza: non ti scordare delle parole della mia bocca, e non di lungarti da esse.6Non la abbandonare, ed ella sarà tua protettrice, amala, ed ella ti salverà.7Principio di sapienza egli è lo stadio di possedere la sapienza, e a spese di tutto il tuo comperar la prudenza:8Fa ogni sforzo per averla, ed ella ti ingrandirà: ella ti farà glorioso quando tra le braccia la stringerai:9Ella aggiungerà ornamento di grazie al tuo capo, e ti cingerà le tempie di illustre corona.10Figliuol mio, ascolta, e fa con serva di mie parole, affinchè si moltiplichino gli anni della tua vita.11Ti indirizzerò per la via della sapienza, ti condurrò ne' sentieri della giustizia:12E quando in essi sarai entralo non troverai angustia a' tuoi passi, ne inciampo al tuo corso.13Tieni costante la disciplina, non la abbandonare: serbala intatta, perché ella è la tua vita.14Non prendere inclinazione ai sentieri degli empj, e non invidiare la loro via ai malvaggj:15Fuggita, non vi mettere il piede, tirati a parte, abbandonala:16Perocché non dormono se prima non han fatto del male, ed è tolto il sonno a costoro se non han procurato qualche rovina:17Mangiano il pane dell'empietà, e il vino bevono della ingiustizia:18Ma la via de' giusti, simile alla luce (che comincia a risplendere), la quale s'avanza, e cresce fino al giorno perfetto.19Tenebrosa è la via degli empj: non sanno dove sia il (lor) precipizio.20Figliuol mio, ascolta le mie parole,e ai miei parlari porgi le tue orecchie.21Non li perdere di vista giammai: serbagli in mezzo al tuo cuore:22Imperocché sono vita per quei, che giungono a discoprirli; e per tutto l'uomo son sanità.23Con ogni vigilanza custodisci il cuor tuo, perché da questo viene la vita.24Scaccia da te la malvagità della lingua, e lungi dalle tue labbra la detrazione.25Veggan diritto gli occhi tuoi, e te tue pupille facciano scorta ai tuoi passi.26Fa diritta carreggiata ai tuoi piedi: e in tutto il tuo procedere avrai stabiliti.27Non torcere né a destra, né a sinistra: ritira il tuo piede dal male: perocché le vie, che sono alla destra il Signore le ama, ma quelle della sinistra sono storte. Or egli farà che diritto sia il tuo corso, e che tu felicemente ti avanzi nel tuo viaggio.

Note:

4,1:Ascoltate i documenti del padre. Egli è Salomone, che parla adesso, come apparisce dal versetto 3.

4,2:Un buon dono farò io a voi. Ispirandovi le massime di virtù e di saviezza. colle quali ordinare la vostra vita.

4,3-4:Io pure era tenero figlio ec. Io fui figliuolo di santo e sapiente genitore, fui amato dalla madre mia con grande affetto come amar si suole an figlio unigenito; e il padre mio fin da' più teneri anni m'instruì, e m'insegnò la sapienza. Notisi, che Salomone ebbe tre fratelli nati anch'essi da Bethsabea, Simmaa, Sobab, e Nathan, I. Paral. III. 5.; onde la voce unigenito dee esporsi della predilezione, che ebbe la madre verso di lui, alla qual predilezione potè molto contribuire non solo la docilità e l'indole placidissima di questo figliuolo, ma fors'anche il sapersi già dalla madre, che Salomone era destinato da Dio successor di Davidde, e che Dio stesso avrebbe maravigliosamente illustrato il suo regno.

4,5:Fa' acquisto della sapienza, ec. Quest'esempio dimostra quali sieno i primi, gl'importanti insegnamenti, che istillar si debbono ne' teneri animi de' figliuoli da'lor genitori. Ma quanto sono diversi i primi rudimenti di educazione, che dansi comunemente da' padri mondani ai figliuoli!

4,6:Non l'abbandonare, ec. Unisciti a lei con indissolubil legame; ella ti sarà sempre compagna fedele, ti custodirà da ogni male e ti salverà.

4,7:Principio di sapienza ec. Comincia ad essere sapiente chi, conoscendo il pregio di essa, studia i mezzi di acquistarla, ed è risoluto di averla quand'anche tutto quel, ch'ei possiede, dar dovesse per farne acquisto. La sapienza è quella preziosa perla, per cui l'accorto mercadante vende tutto il suo per comperarla., Matth. XIII.4.6.

4,8:Quando tra le braccia la stringerai. Le braccia, colle quali la sapienza si stringe, sono, come nota un antico Interprete, la contemplazione e l'azione.

4,12:Non troverai angustia a' tuoi passi, ec. L'esercizio delle virtù accresce le forze dell'anima, e le interne consolazioni, colle quali Dio rimunera la fedeltà e l'amor dei suoi servi, rendono ad essi facile il camminare nelle vie di Dio; onde sta scritto Isai. XI. 3. Quelli, che sperano nel Signore, prenderan nuova forza, vestiranno ale come di aquila; correranno senza fatica, cammineranno senza stancarsi.

4,17:Mangiano il pane dell'empietà, ec. Mangiano pane guadagnato per via di scelleraggini, e bevon vino acquistato colle violenze, e colle rapine. Ovvero: dell'empietà si cibano come di pane, e l'iniquità bevono come il vino.

4,18:Simile alla luce (che comincia a risplendere), ec. Paragona la vita de' giusti all'aurora nascente, di cui la luce va sempre crescendo sino al giorno perfetto. Così questi figliuoli della luce (come li chiama Cristo Jo. XII. 35. 36., Luc. XVI. 8.) sono luce del mondo, e si avanzano di virtù in virtù fino alla perfezione. Così de' Cristiani dice l'Apostolo: in mezzo ad una nazione prava, e perversa, e in mezzo ai Gentili voi splendete come luminari nel mondo, Philip. II. 5. E siccome l'aurora finisce nel sole, così i giusti mediante la pienezza della sapienza e della grazia, e finalmente della gloria in Dio si trasformano. Vedi 2, Cor. III. Is.

4,19:Tenebrosa è la via degli empi: non sanno ec. Piena di caligine, di errori, d'ignoranza è la via degli empi; per tal via camminando costoro non veggono i precipizi, verso i quali si stradano, e non sanno guardarsene; quindi in sempre peggiori mali traboccano, e finalmente vanno a precipitare nell'inferno.

4,22:Per tutto l'uomo son santità. Sanano tutto l'uomo; non solo lo spirito, ma anche la carne dell'uomo riceve sanità mediante i precetti della sapienza: la voce carne si pone nelle Scritture a significare la concupiscenza, la quale nella carne ha sua sede. L'Ebreo legge: Son medicina: lo che più chiaramente suppone la depravazione della natura dell'uomo per lo peccato.

4,23:Con ogni vigilanza custodisci il cuor tuo, ec. Ovvero: con ogni vigilanza tien difeso, munito il cuor tuo. Tutte le diligenze, tutte le cautele, che tu adoperi per custodire una cosa, che ti preme di conservare, tutte usale a custodire il cuor tuo. Imperocchè da questo verrà a te la vita quando tu lo custodisca attentamente, e puro e mondo lo serbi; da questo verrà a te la morte, se ne trascuri la diligente custodia. Vedi Matth. XV. 19., ec.A difesa adunque del cuore (dice s. Bernardo) vegli contro gli allettamenti della carne, la severità della disciplina, contro il giudizio di Dio, il giudizio della propria umile confessione: perocchè (dice l'Apostolo) se noi giudicheremo noi stessi non sarem giudicati: contro la dilettazione, che nasce dalla rimembranza delle colpe passate, la frequente lezione della divina parola: contro le moleste tentazioni, la perseverante orazione, contro le inquietudini, che vengono dai fratelli, la pazienza, e la compassione. Serm. 4. 6.

4,24:La malvagità della lingua, ec. La seconda parte del versetto espone e illustra la prima. Dopo la custodia del cuore raccomanda l'assai difficil custodia della lingua, affinchè non prorompa in parole, che offendano la fama del prossimo, e la mutua carità.

4,25:Veggan diritto gli occhi tuoi, ec. Gli occhi tuoi sieno governati con ritenutezza e modestia, mirino direttamente, non si volgano con vana curiosità a destra e a sinistra: e' ti son dati principalmente per indirizzare i tuoi passi, e per condurti con sicurezza; non li girar vagabondi sopra tutti gli oggetti quando tu se' per istrada, ma attendi a far tuo cammino: imperocchè la sfrenata libertà degli occhi apre al nemico la via per portare nel tuo cuore la corruzione. Siccome quando noi gli occhi fissiamo in quelle cose, le quali naturalmente giovano alla vista (per esempio il color verde, le acque limpide, ec.) per segreta natural forza alla vista medesima ne ritragghiamo vantaggio; così qualunque volta lo sguardo gettiamo sopra gli obbietti della voluttà, offeso ne resta, e ferito l'animo dalla medesima voluttà. Basil. de s. Virgin.

4,26-27:Fa' diritta carreggiata a' tuoi piedi: ec. Cammina per la via piana e diritta della ragione, della legge e della virtù: non declinare nè a destra, nè a sinistra, e allora il tuo procedere sarà virtuoso e costante. Perocchè le vie, che sono alla destra, il Signore le ama, ec. Quando di sopra avvertì di non declinare nè a destra nè a sinistra, paragonò la destra, e la sinistra colla via della virtù, che è via di mezzo, perocchè nel mezzo sta la virtù, da cui il vizio declina verso l'una o verso l'altra parte o per eccesso, o per difetto; quando poi dice: le vie, che sono alla destra, il Signore le ama, paragona tra di loro due vie, cioè quella della virtù, e quella del vizio: delle quali la destra, che è quella della virtù, è approvata da Dio. Ecco la sposizione del Nazianzeno, Or. 26. Non declinare a destra, nè a sinistra, affinchè per qualunque di queste contrarie cose tu non cada nello stesso male, cioè nel peccato. Per altro la destra parte è lodata con quelle parole: le vie, che sono alla destra il Signore le ama. Come mai adunque quegli che loda la destra, da lei ci allontana? S'intende certamente quella, che sembra destra via, ma tale veramente non è; alla qual cosa alludendo in altro luogo dice: non essere oltre modo sapiente....Perocchè egualmente offendono la virtù e l'eccesso, e il difetto, come una misura si guasta col levarie, o con aggiungerle qualche cosa. Nissuno adunque pretenda di esser più sapiente di quel, che conviene, nè più esatto della legge, nè più sublime dei divini comandamenti.