Scrutatio

Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

Proverbi 17


font

Varj effetti della prudenza, e della stoltezza; della pietà, e della empietà.

1Val più un tozzo di pane secco colla pace, che una casa piena di vittime con la discordia.2Il servo saggio comanderà a' figliuoli stolti: e dividerà trai fratelli l'eredità.3Come si prova l'argento col fuoco, l'oro nel grogiuolo; così il Signore prova i cuori.4Il malvaggio ubbidisce alla lingua ingiusta; e l'ingannatore da retta alle labbra bugiarde.5Chi disprezza il povero, fa oltraggio a chi lo creò: e chi si gode della rovina altrui, non anderà impunito.6Corona de' vecchj sono i figliuoli de' figliuoli, e gloria de' figliuoli sono i loro padri.7Non conviene allo stolto il parlar sentenzioso, né al principe una lingua mendace.8Carissima come una gemma ella è quella cosa, che uno aspetta con impazienza; da qualunque lato egli sì volga, si diporta con prudenza.9Chi cela l'altrui peccato s'acquista amore; chi lo dice, e lo ridice mette discordia tragli amici.10Una correzione fa più a un uomo prudente, che cento percosse allo stolto.11Il malvaggio va sempre a caccia di contese; ma l'Angelo crudele sarà spedito contro di lui.12E meglio imbattersi in un orsa quando le sono stati rapiti i suoi parti, che in uno stolto, il quale si fida di sua o stoltezza.13Chi rende male per bene, non vedrà mai partire da casa sua la sciagura.14Chi comincia la rissa, da la stura all'acqua, e dee ritirarsi dalla lite prima di ricevere oltraggio.15Chi giustifica l'empio, e chi condanna il giusto, è abbominevole l'uno, e l'altro dinanzi a Dio.16Che giova allo stolto l'aver delle ricchezze, mentre non può comperare lo sapienza?
Chi molto alta fa la sua casa, va cercando rovine; e chi ricusa di imparare, caderà in guai.
17Chi è amico, ama in ogni tempo; e il fratello si sperimenta nelle afflizioni.18Lo stolto fa galloria, quando è entrato mallevadore al suo amico.19Chi vuoi far nascere discordie, a cerca liti: e chi alza molto la sua porta cerca rovine.20Colui che ha il cuore perverso non avrà bene, e colui, che è doppio di lingua caderà in sciagure.21Lo stolto è nato per suo vitupero; ma nemmeno il padre di lui ne avrà consolazione.22L'animo allegro fa l'età florida: lo spirito malinconico secca le ossa.23L'empio riceve di nascosto dei doni per sovvertire le vie della giustizia.24Sulla faccia dell'uom prudente riluce la sapienza: gli occhi degli stolti scorrono vagabondi le estremità della terra.25Il figliuolo stolto è l'ira del padre, e il dolor della madre, che lo ha generato.26Non è buona cosa il far torto al giusto, né l'offendere il principe, che fa giustizia.27Chi sa moderare il suo discorso, egli è dotto, e prudente: e l'uomo erudito è di spirito riservato.28Anche lo stolto, se tace, è riputato per sapiente; e per intelligente, se tien serrate le labbra.

Note:

17,1:Un tozzo di pane secco colla pace, ec. È meglio di vivere di pane asciutto in pace e tranquillità, che esser sempre a lauti conviti colla discordia. Delle vittime offerte in sacrifizio pacifico soleva farsi banchetto, coune si è notato più volte. Questa bella sentenza è mirabilmente esposta da s. Efrem Tract. de Patient., et consumm.saec. Non posso contenermi dal riferire qualche cosa di ciò, ch'egli dice intorno alla pace e tranquillità dell'animo: O tranquillità, avanzamento dell'uom religioso! o tranquillità, scala del cielo o tranquillità, strada al regno de' cieli o tranquillità, madre della compunzione o tranquillità, amica della penitenza! o tranquillità specchio de' peccatori, che all'uomo fai vedere le proprie sue colpe e iniquità! o tranquillità, che non rattieni le la crime o tranquillità, che generi la mansuetudine! o tranquillità, che hai per compagna la umiltà! o tranquillità, che l'uomo conduci a stato di vera pace! tu fermezza dell'anima; tu giogo soave e peso leggero, che ristori e porti chi porta te; tu letizia dell'animo e del cuore; tu freno degli occhi, e delle orecchie, e della lingua; tu, che uccidi la sfrenatezza, e se'nemica della imprudenza; tu madre della religione, e della pietà; tu carcere delle passioni, tu aiutatrice di tutte le virtù, tu amica della povertà volontària, tu campo di Cristo di ottimi frutti fecondo. O tranquillità congiunta col timor del Signore, muraglia e parapetto di que”, che bramano di combattere per l'acquisto del regno de' cieli.

17,2:Il servo saggio comanderà ec. Vuol dimostrare, che la sapienza val più della libertà e delle ricchezze. Il servo saggio governerà i figliuoli del padrone, a' quali sarà dato per curatore, e farà loro le parti della eredità per dare a ciascuno la sua parte. Così Giuseppe, benchè servo, per la sua sapienza comandò nella casa di Putifare, e di poi nella reggia di Faraone e in tutto l'Egitto. Saranno servi dello schiavo sapiente gli uomini liberi. Eccli. X. 28.

17,3:Così il Signore prova i cuori. Per mezzo delle tentazioni e delle tribolazioni. Così fu provato Giobbe, Abramo, Giuseppe, Tobia ec. Eccli. II. 5.

17,4:Il malvagio obbedisce ec. L'uomo malvagio segue volentieri i consigli o le suggestioni di chi gli suggerisce cose cattive e ingiuste, perchè tali cose sono conformi al suo genio e alla pravità del suo cuore: così l'ingannato re ascolta, e fa a modo di chi gli suggerisce fraudi e menzogne, perchè di tali cose egli si pasce.

17,5:Chi disprezza il povero, ec. Vedi sopra XIV. 31.

17,6:Gloria de' figliuoli sono i loro padri. La gloria de' padri è ornamento e splendore de' figli, nella stessa guisa, che i cattivi costumi de' figliuoli disonorano i padri; e viceversa sono onorati i padri dalle virtù de' figliuoli.

17,7:Nè al principe ec. Quanto in bocca dello stolto stanno male le parole gravi e sentenziose, altrettanto disconviene al principe la menzogna; al principe, le parole del quale debbono essere stimate come oracoli di Dio, cap. XVI. 10., al principe, la cui maestà sarebbe avvilita e disonorata dalla bugia, la quale è detta da Aristotele il vizio degli schiavi. Quindi emmi sempre paruto poco decente il giuramento, che faceano gl'Imperadori Greci nel prender possesso del trono, di dire sempre la verità; se pure non dobbiam credere, che tal giuramento fosse introdotto nella decadenza dell'impero, quando corrotti sommamente i costumi di quella nazione, l'antica inclinazione alla menzogna dovette essere il comun vizio di ogni genere di persone nella Grecia.

17,8:Da qualunque lato egli si volga, ec. Qualunque cosa intraprenda, si diporta con prudenza affine di non restar privo di quello, che aspetta, e per vedere una volta adempiuti i suoi desideri. Così i santi pel vivo desiderio della propria salute si studiano in tutta la vita di camminare con tutta circospezione e con prudenza Cristiana e di non uscir giammai della strada, che conduce alla vita.

17,9:Chi cela l'altrui peccato. Chi nasconde l'ingiuria fatta a sè, ovvero ad altri, questi si concilia l'amore di quello, da cui fu offeso, e contribuisce a mantenere l'amicizia dell'offensore con quelli, che furono offesi: chi propala l'ingiuria, e ne parla e ne riparla, è cagione di discordia e di rottura tra quelli, che erano amici.

17,11:L'angelo crudele sarà spedito ec. Dio manderà l'angelo cattivo, l'angelo di Satana a gastigarlo, a punirlo colla morte. Vedi Ps, LXXVII. 49.

17,12:È meglio imbattersi in un' orsa ec. Uno stolto, vale a dire un uomo cattivo, dalla stessa sua malvagità renduto ardimentoso e protervo, il quale perciò tutto si crede lecito, e non teme nè Dio nè gli uomini, un tal uomo è una fiera indomita peggiore di tutte le fiere. Egli a occhi chiusi commette qualunque iniquità, e guai a chi ha da trattare con esso. L'orsa è più feroce dell'orso, ed è terribile quando le sono stati rubati i suoi figli.

17,13:Non vedrà mai partire ec. Merita, che ed egli e la sua famiglia sia sempre in miserie; perchè Dio odia sommamente l'ingratitudine. Così avvenne all'empia ingratissima nazione, la quale per prezzo de' suoi benefizi diede a Cristo la morte, onde nella casa dell'Ebreo alberga ed albergherà la maledizione fino al loro ravve dimento.

17,14:E dee ritirarsi dalla lite ec. Colui, che dà principio a una rissa, è simile a chi rompendo l'argine, che ritiene l'acqua corrente, è cagione, che questa si getti con gran furia sulle campagne, e meni grandi rovine: chi adunque ha sapienza, fin da principio si ritira dal litigare, prima di aver sofferto oltraggio e danno, e prima d'immischiarsi in una guerra, la quale con suo grande disgusto e svantaggio può durar molti lustri.

17,15:Chi giustifica l'empio, ec. Intendendosi questa sentenza del giudice, giustificare vuol dire assolvere, dichiarare innocente. Può per altro intendersi ancora di quelli, che palliano i vizi col nome di virtù, e alle virtù danno il nome di vizi.

17,16:Mentre non può comperare la sapienza. E vuol dire, che le ricchezze senza la sapienza non solo sono vane e inutili, ma anzi dannose, perchè si faran servire alle passioni e al peccato.
Chi molto alta ec. Consiglia in tutte le cose l'aurea mediocrità; perchè a' voti tropp' alti e repentini sogliono i precipizi esser vicini. Così quelli, che fanno pompa di un sapere, che veramente non hanno, e si allacciano la giornea (come suoi dirsi), si espongono alla confusione, se non procurano d'imparare prima di fare i maestri.

17,17:È il fratello. L'amico stesso, che pell'amore si considera ed è come fratello, anzi più che fratello, cap.XVIII. 24.

17,18:Lo stolto fa galloria ec. Crede di aver fatta una bell'impresa a entrar malievadore per l'amico; ma che ne verrà? l'amico trascurerà di pagare, e lo stolto sara vessato dal creditore, che vuole il suo, e converrà, che ci lo paghi.

17,19:Chi vuol far nascere discordie, cerca liti. Perchè dalle liti vengono naturalmente le discordie, e le divisioni. Quanto alla seconda parte del versetto ella può aver relazione alla prima, perchè uno, che alza troppo la porta, ossia la propria casa togliendo la luce a' vicini, si tira addosso de' contrasti e delle liti.

17,21:Ma nemmeno il padre ec. Vuol dire ne averà afflizione e dolore.

17,24:Gli occhi degli stolti ec. Siccome nella faccia, e particolarmente nel guardo posato e modesto la sapienza si ravvisa del saggio; così pel contrario l'imprudenza dello stolto si riconosce agli occhi instabili, vagabondi, sempre in moto.

17,26:Non è buona cosa ec. Vale a dire è cosa pessima il far danno al giusto, e l'offendere, cioè parlar male, calunniare il principe, o sia magistrato, il quale pronunzia (come giustizia il richiede) in favore del giusto.

17,27:E l'uomo erudito è di spirito riservato. Sa contenere il suo spirito, affine di non parlar temerariamente, affine di non dire quello che dee tacersi, affine di non gettare mal a proposito il fiato e le parole.

17,28:Se tace, è riputato per sapiente. Lo stolto, che non parla, è come una statua della sapienza, perchè colla sua taciturna gravità fa figura di saggio. Ciò serve a dimostrar sempre più quanto sia utile e commendevole la moderazione della lingua.