Scrutatio

Venerdi, 19 aprile 2024 - San Leone IX Papa ( Letture di oggi)

Proverbi 16


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L'uomo propone, e Dio governa. Dio ha fatte le cose tutte per se medesimo: egli odia la superbia. Giudizi di Dio; saggezza dei re. Dio fa il tutto con peso, e misura. La sorte e regolata dal Signore.

1Appartiene all'uomo il preparare l'animo suo, e al Signore il governare la lingua.2Tutte le vie dell'uomo sono manifeste a lui: ma il Signore pesa gli spiriti.3Riferisci al Signore le opere tue, e i tuoi pensieri avran buono effetto.4Tutte le cose le ha fatte il Signore per se stesso: anche l'empio (che è serbato) pel giorno cattivo.5Il Signore ha in abbominazione tutti gli arroganti; ancorché eglino abbiano molti confederati, non resteranno impuniti. Il principio della buona strada consiste nel praticare la giustizia: ed ella è accetta al Signore più, che le vittime.6Colla misericordia, e colla verità si espia l'iniquità: e col timor del Signore si schiva il male.7Quando le vie dell'uomo piaceranno al Signore, egli farà, che i nemici di lui alla pace rivolgami.8Val più il poco con giustizia, che i molti beni colla iniquità.9Il cuore dell'uomo fa i suoi disegni; ma spetta al Signore di dirigere i suoi passi.10Le parole del re sono oracoli; la bocca di lui non errerrà nel giudicare.11I giudizi, del Signore sono pesati a giusta bilancia, e le opere di lui son tutte come le pietre del sacco.12Sono in abbominazione dinanzi al re quelli, che operano empiamente; perchè la giustizia è la fermezza del trono.13Le labbra giuste piacciono ai regi: chi parla secondo equità sarà amato.14Lo sdegno del re è annunzio di morte: ma l'uomo saggio lo placherà.15Il volto ilare del re da la vita, e la clemenza di lui è come la piova serotina.16Fa acquisto della sapienza, perché ella vale più dell'oro, e fa acquisto della prudenza, che vale più dell'argento.17Il sentiero de' giusti è rimoto dal male: chi tien conto dell'anima sua, è costante nella sua via.18Alla caduta va innanzi la superbia, e avanti alla rovina si inalbera lo spirito.19E meglio l'essere umiliato coi mansueti, che spartire la preda co' superbi.20Chi ha intelligenza in un negozio, ne uscirà a bene: ma chi spera nel Signore, è beato.21Chi ha in cuor la saggezza, avrà nome di prudente, ed essendo di dolce parlare avrà premj maggiori.22L'intelligenza è fonte di vita per chi la possiede: la dottrina degli stolti è sciocchezza.23Il cuore dell'uom sapiente amaestrerà la bocca di lui, e aggiungerà grazia alle sue labbra.24Un bel parlare è un favo di miele, dolcezza dell'anima, sanità delle ossa25Havvi una strada, che all'uomo sembra diritta; ma il suo fine mena a morte.26L'uomo, che lavora, lavora per se medesimo, perché la sua bocca i costringe.27L'empio va scavando del male ed ha fuoco ardente sulle sue labbra.28L'uomo perverso suscita liti, e i ciarlone mette divisione trai principi.29L'uomo iniquo seduce il proprio amico, e lo mena per istrada non buona30Chi con occhio fisso sta macchinando cose cattive, mordendosi le labbra eseguisce il male.31Corona di dignità ell'è la vecchiezza, che si troverà nelle vie della giustizia.32E da più l'uom paziente, che i valoroso; e colui che è padrone dell'animo suo, è da più che l'espugnator di fortezze.33Si gettano le sorti nell'urna; ma il Signore è quegli, che ne dispone.

Note:

16,1: Appartiene all'uomo il preparare ec. Può ben l'uomo (aiutato da Dio) prepararsi colla meditazione, e formare un buono e utile ragionamento; ma se Dio con nuova grazia, e con nuovo aiuto non governa e regge la lingua di lui, non potrà egli bene esporre quello, che ha preparato. La stessa verità ha luogo ancor nello scrivere i propri concetti, i quali nè può l'uomo formarli senza il divino soccorso, nè comunicarli altrui per iscritto senza nuovo soccorso. Tal'è la vera sposizione di questo versetto, di cui perciò inutilmente tentarono di abusare i Pelagiani nemici della grazia di Cristo per dimostrare, che possa l'uomo da se medesimo, e colle sole forze del libero arbitrio preparare e disporre l'anima propria, per inferirne, che il cominciamento di nostra salute sia dalla volontà nostra, e non da Dio. Dice adunque Salomone, che all'uomo appartiene il preparare l'animo suo, e a Dio il governare la lingua, non perchè necessario non sia all'uomo l'aiuto del Signore per l'una cosa come per l'altra, ma perchè maggior aiuto è necessario per la seconda, che per la prima, perchè la seconda è più difficile, essendo generalmente più difficile l'eseguire una cosa che il pensarla; perocchè è più in nostra potestà il volere, e il pensare, che il fare; ma l'uno e l'altro è sempre opera più di Dio, che dell'uomo. E quanto alla necessità di maggior aiutoper fruttuosamente esporre quello, che si è meditato, oltre le altre cose conviene ancora di osservare, che in colui che parla, e in quelli che ascoltano, si danno sovente tali segrete disposizioni, che per adattare a queste il discorso in guisa, che persuada, bisogna, che Dio regga la lingua dell'oratore; e finalmente può ben l'uomo parlare alle orecchie dell'uomo, ma il parlare al cuore dell'uomo, cioè il dare alle parole dell'uomo forza e virtù di persuadere, questo a Dio appartiene, onde la bella preghiera di Esther, XIV. 13: Metti nella mia bocca parole adattate nel cospetto di quel lione, e il cuor di lui volgi a odiare il nemico nostro. Potrebbero ancora queste parole di Salomone esporsi semplicemente in tal guisa: faccia l'uomo quello che ei può, mediti seco stesso diligentemente quello che dee dire, e Dio reggerà la lingua di lui, perchè convenientemente e confrutto egli parli.

16,2:Tutte le vie dell'uomo sono manifeste a lui: ec. In questo luogo le vie dell'uomo sono l'esterne azioni dell'uomo: queste all'uomo son manifeste; ma la cognizione dell'interno dell'uomo, la cognizione dello spirito e del cuore, da cui le azioni stesse procedono, a Dio è riserbata: donde avviene, che sovente l'uomo pure e sante creda certe sue opere, le quali nel cospetto di Dio non sono nè pure nè sante nè buone, perchè da cattivo principio procedono, da amor proprio, da umano rispetto ec., onde l'Apostolo: nemmen io fo giudizio di me medesimo, imperocchè non sono a me consapevole di cosa alcuna, ma non per questo sono giustificato: ma chi mi giudica egli è il Signore, I.Cor.IV.3.4. Nissuno adunque giudichi se stesso, nissuno del proprio giudizio s'insuperbisca, ma temano tutti gli uomini il giudizio di Dio.

16,3:Riferisci al Signore le opere tue, ec. L'Ebreo legge: Volgi al signore le opere tue, donde sembra evidente il senso, che abbiam dato alla nostra Volgata: volgi all'onore e alla gloria del Signore tutte le opere tue, e i tuoi pensieri avran buon effetto, arriveranno a buon fine, ti condurranno all'adempimento de' tuoi desiderii. Un dotto Ebreo nello stesso senso espone così: Tutto quel, che tu fai, riferiscilo al servigio di Dio, e i tuoi pensieri avran buon effetto, aiutandoti Dio affinchè tu ottenga il termine delle tue brame.

16,4:Le ha fatte il Signore per se stesso.> Per la sua gloria. Anche l'empio (che è serbato) pel giorno cattivo: abbiamo aggiunto quelle parole che è serbato, le quali sono espresse nel Caldeo, e ne' LXX, e si sottintendono nell'Ebreo e nella Volgata. Avendo detto, che Dio ha fatto tutto per la sua gloria, poteva alcun dire, ma non è egli opera di Dio anche l'empio? E l'empio dà egli forse gloria a Dio, cui egli disonora piuttosto colla sua vita? Risponde: Dio ha creato per la sua gloria anche l'empio pel giorno cattivo, vale a dire, perchè egli pure dia gloria a Dio in quel giorno dell'ira e della vendetta, in cui egli (che visse e morì nella ostinata sua empietà) sarà terribilmente punito, e colla stessa sua dannazione glorificherà la giustizia divina.

16,5:Il principio della buona strada ec. La voce Greca potrebbe tradursi: la somma, la sostanza; onde il senso sarebbe: la via buona, che conduce alla vita, ella è in sostanza il fare opere giuste e sante: ed è quello stesso, che Cristo disse: se vuoi giungere alla vita osserva i comandamenti, Matth. XIX. 12.; perocchè il nome di giustizia si estende a tutte le virtù, che formano il vero giusto.

16,7:Farà, che i nemici di lui alla pace rivolgansi. Quando l'uomo cerca sinceramente di piacere a Dio, Dio, che è padrone de' cuori degli uomini, frequentemente fa, che l'uono stesso non sia travagliato dalle contradizioni di que' che l'odiavano, fa che questi stessi cerchino la pace e la concordia. In un altro senso, quando l'uomo è perfettamente soggetto a Dio, Iddio fa, che sieno soggetti all'uomo i sensi e gli appetiti e la carne, e gli stessi demoni. Vedi. Luc. X.19.

16,10:Le parole del re sono oracoli. Gli editti, le leggi, le sentenze del re sono da riputarsi come oracoli di Dio, di cui il re è ministro, conforme è detto dall'Apostolo, onde Dio specialmente lo assiste, affinchè nel giudicare e nel comandare non erri. È adunque obbligazione dei sudditi di oblbedire alle leggi e agli ordini de' loro sovrani non tanto per timor della pena, quanto per principio di coscienza e per obbedire a Dio medesimo.

16,11:È le opere di lui son tutte come le pietre del sacco. Questa seconda parte del versetto è una repetizione della prima, perocchè prima che l'oro e l'argento fosse coniato in moneta, quelli che contrattavano, portavano a cintola una bilancia, e nella borsa le pietre per pesare l'argento e l'oro, che davano o ricevevano: le pietre erano ciascuna di un dato peso. Questa sentenza adunque significa, che i giudizi di Dio sono esattissimi e giustissimi come pesati in esattissima bilancia, e le opere di Dio sono come quelle pietre (giustissime di peso), colle quali si pesa l'oro e l'argento dagli uomini nel vendere e nel comprare. Notisi, che i giudizi di Dio sono, primo, le pene, colle quali punisce Dio i peccatori giusta il peso dei loro peccati: secondo i premi, che Dio dà a' giusti proporzionati alla loro giustizia: terzo i vari stati degli uomini, dei quali Dio ha voluto, che l'uno nascesse povero e l'altro ricco, l'uno di sana costituzione di corpo, l'altro debole e mal sano, l'uno nobile, l'altro ignobile, ec., e tutto questo viene da Dio, e da lui con ottimi fini, e con rettissimo giudizio fu ordinato; quarto le tentazioni e le tribolazioni, nelle quali, come dice l'Apostolo Do, che è fedele, non permette, che l'uomo sia tentato oltre il potere e le forze, che sono a lui somministrate dalla grazia, I. Cor. X. 13.

16,12:Sono in abbominazione dinanzi al re, ec. Da Dio passa al re, perchè questi è in terra un'immagine del medesimo Dio; il re adunque, che adempie le parti di buon re, imita Dio, ed ha in odio l'iniquità, l'ingiustizie e la empietà, e la punisce sapendo, che base del trono ella è la giustivia, vale a dire la vendetta de' malvagi.

16,13:Le labbra giuste piacciono a' regi: ec. Dà un'idea di un re saggio, il quale ama il giusto, e ama, che chi gli parla, non parli se non di cose giuste, e tien cari quelli, che in tal guisa gli parlano, benchè talora gli dicano cose non conformi al suo interesse, o alle sue inclinazioni: questi egli preferisce a que' vili adulatori, i quali fingendo zelo e affetto pel principe ad altro non pensano, che a giugnere a' loro fini col secondare in ogni cosa il genio dello stesso principe.

16,14:L'uomo saggio lo placherà. Così Gioabbo per mezzo della donna di Thecua placò lo sdegno di Davidde contro Assalonne.

16,15:Come la piova serotina. Alcuni intendono quella pioggia, che cadeva dopo la raccolta, e dopo i grandi calori dell'estate: altri intendono la pioggia di primavera. Vedi Tob. XXIX. 21. 22. 23. Significa adunque, che la clemenza del re consola, ricrea, conforta e letifica i sudditi.

16,18:Alla caduta va innanzi la superbia, ec. La superbia è il principio e la cagione delle grandi cadute non solo in mali di pena, ma anche in mali di colpa, permettendo Dio, che 'l superbo cada in aperti e obbrobriosi delitti in pena della stessa sua superbia. Vedi August. de civ. XIV.13.

16,19:Che spartire la preda co' superbi. Ovvero: che arricchire in società co' superbi.

16,20:Chi ha intelligenza ec. Chi ha intelligenza e capacità per qualche negozio, che ha tra mano, lo condurrà a buon fine, ma beato egli sarà se diffidando della propria intelligenza e capacità confiderà solo nel Signore, da cui dee venir tutto il bene.

16,21:Ed essendo di dolce parlare. Insegna, che due sono gli uffizi della sapienza e dell'uomo saggio: primo, aver il cuore ricco di sapienza; secondo sapere esporre con soavita e con grazia i concetti della stessa sapienza; per la qual cosa alla sapienza dee andar unita la eloquenza, affinchè quella sia perfetta, e servir possa al bene anche degli altri mediante il talento della parola. Allora la saplenza riporterà premi maggiori e da Dio e dagli uomini, perchè migliori effetti produrrà a benefizio di molti.

16,22:Fonte di vita. Vale a dire, è principio di molti beni l'intelligenza (o sia la sapienza) a chi la possiede.

16,23:Il cuore dell'uom sapiente ec. Come se dicesse: dalla sapienza, di cui è pieno il cuore del saggio, scaturiranno parole sagge, le quali dalla stessa sapienza saranno asperse di grazia.

16,24:È un favo di miele, ec. Come un favo di miele diletta il palato, e ristora, e nudrisce, e conforta l'uomo; così il bello e saggio parlare diletta le orecchie, ricrea lo spirito, e pasce non solo l'anima, ma anche il corpo, e conforta le ossa, nelle quali sta la principal fortezza del corpo.

16,26:Perchè la sua bocca il costringe. Perchè la bocca e la fame gli chieggono il pane necessario a sostentare la vita. Lo stato dell'uomo dopo il peccato è tale, che egli dee lavorare per vivere, secondo la sentenza di Dio ad Adamo: Nel sudore del tuo volto mangerai il tuo pane. Gen. III. 19.

16,27:Va scavando del male. Va a cercare il male fin sotterra, diremmo noi con frase similissima all'Ebrea: come si cercano con grande studio e diligenza i tesori nascosti nelle viscere della terra; così l'empio va cercando e studiando le calunnie, le frodi, e tutti i mezzi di far del male. Ed ha fuoco ardente sulle sue labbra, per accendere discordie, risse, guerre colla sua maldicenza. La lingua è un fuoco... ed essendo accesa dall'inferno, la ruota del nostro vivere accende. Jacob III. 6.

16,28:E il ciarlone ec. L'Ebreo propriamente porta il susurrone, il delatore; questi colla sua cattiva lingua mette divisione tralle principali persone della città.

16,30:Chi con occhio fisso sta macehinando ec. Si toccano certi segni, a'quali può conoscersi, che un uomo ha in testa cattivi disegni, affinchè gli altri possano guardarsene. È da temersi un uomo, il quale con occhio fisso, immobile, sta come concentrato in gran pensiero,e si morde le labbra, che è segno di animo risoluto alla vendetta.

16,31:La vecchiezza, che si troverà ec. La vecchiezza è un diadema di gloria all'uomo, cui la stessa vecchiezza trovò camminante nelle vie della virtù e della giustizia.

16,32:E colui che è padrone dell'animo suo, ec. Colui, che è padrone de' suoi affetti, delle sue passioni, dei suoi desideri, e sa tenerli a freno e soggetti alla ragione e alla fede. Queste verità sono state conosciute anche dai filosofi, e messe in bella luce da' poeti Gentili. Vedi tra gli altri Orazio lib. 11. ode sec.

16,33:Si gettano le sorti nell'urna; ec. Tutte le cose, anche quelle che fortuite si chiamano, dipendono da Dio e dalla providenza di lui sono regolate. Se per esempio si tira la sorte per dividere l'eredità tra' fratelli, che uno abbia la parte migliore, o la peggiore, alla volontà di Dio dlee attribuirsi. Quindi con ragione s. Agostino biasima que' Cristiani, i quali con espressione comportabile appena in un uomo Gentile in vece di dire: Dio ha voluto questo: sovente dicono: la fortuna ha voluto, la fortuna ha fatto ec.